Green Eyes
Mi guardavo intorno, e accanto a me c’era il vuoto.
Era strano, perché mi sembrava di essere attorniato da mille volti e
mille chiacchiericci, alcuni eccitati, altri ansiosi. L’espresso per
Hogwarts ci avrebbe condotti in un posto incantato, dove ognuno di noi avrebbe appreso ogni tipo di magia. Ero felice a
quest’idea, per questo avevo deciso di andarci. Nonostante sapessi cosa
gli altri avrebbero pensato di me. Nonostante fossi consapevole della paura che
incutevo.
Non era mai stato strano per me, non avere nessuno accanto.
La mia natura avrebbe fatto del male a chiunque, persino alla persona
più buona e disponibile del pianeta. Avevo paura anch’io di me
stesso. Per questo riuscivo a comprendere la paura degli altri.
Eppure, non so per quale motivo, credevo che almeno in
quest’occasione, ci sarebbero state così tante persone da rimanere
quasi soffocato dal loro calore. E invece c’era sempre una barriera tra
me e gli altri. Una barriera riconoscibile in quel vuoto tra me e loro.
Mossi qualche passo incerto,
credendo di essere io troppo lontano. Ma loro si mossero di conseguenza.
Così, quando sentì l’ombra di troppi sguardi su di me e di
troppi mormorii dovuti alla mia presenza affrettai il passo e salì
velocemente sul treno.
Sospirai, chiedendomi come avessi potuto pensare che le cose
sarebbero state diverse. Avevo undici anni, ero ormai abituato agli sguardi
strani della gente. Eppure in me non si era mai spenta la speranza di trovare
un amico.
Mentre camminavo lentamente lungo il corridoio rosso, mi
guardavo intorno in cerca di uno scompartimento vuoto. Non ero abbastanza forte
da reggere lo sguardo indagatore degli altri, che si soffermava spesso sui miei
lunghi tagli o sui vestiti trasandati. Non avrei potuto spiegare la
realtà del mio aspetto senza procurare un orribile terrore nei loro
occhi, e un’ulteriore ferita al mio cuore.
Trovai un ultimo scompartimento vuoto alla fine del
corridoio. Mi accomodai stanco, poiché qualche notte prima mi era
successo di nuovo, inesorabilmente. Il mio corpo era cambiato, ed io avevo
perso la ragione per tutte quelle ore buie, ritrovandomi sfinito accanto ad un
albero in una foresta. Mi massaggiai la testa chiudendo le palpebre e cercando
di scacciare via i pensieri tristi. La mia natura mi precludeva lo stare con
gli altri. Ma sarei diventato un mago. Un mago bravissimo, mi ripromisi. La
scuola sarebbe stata il mio primo pensiero, ed io mi sarei impegnato tantissimo
e occupato con dedizione di ogni materia. Si, ce l’avrei
fatta. E quel giorno, gli altri mi avrebbero apprezzato davvero.
< < Scusami, posso entrare? > >.
Una voce piccola e dolce mi raggiunse, interrompendo i miei
pensieri. Sapevo che probabilmente non stava parlando con me, ma mi fermai
comunque ad ascoltare il suo suono melodioso. Sarebbe stato bello che qualcuno
mi parlasse con un tono così dolce, pensai. Non volli aprire gli occhi,
preoccupato di vedere il vuoto davanti a me. Di rendermi conto che nessuna voce
così angelica mi avrebbe mai parlato. Che quei campanellini così timidi
mi sarebbero stati preclusi per sempre.
< < Ehm… scusami… > >. Ancora quel
suono. Ascoltarlo mi faceva sentire sereno. Mi sembrava un’azione
così normale ed usuale farlo senza aprire gli occhi. Quel suono dolce
stava entrando inesorabilmente in me.
Fu quando sentì un tocco
delicato e caldo sulla spalla, che mi costrinsi ad aprire gli occhi sorpreso.
La prima cosa che vidi furono due occhi verde smeraldo che mi guardavano
insicuri e timidi. Erano profondi come il mare. Ma avevano una sfumatura
leggera attorno all’iride, che dava ancora più bellezza a quello
sguardo. Poi i miei occhi catturarono la sua immagine, incorniciando il volto
dolce di un angelo. Un bellissimo angelo dai capelli rossi lievemente ondulati.
Un volto chiaro, ma con delle gote rosse da bambina. Accennò ad un
sorriso, ed il mio cuore si colmò all’istante di un sentimento
caldo e avvolgente. Nonostante fuori dal treno
stessero cominciando a cadere lievi gocce di pioggia e a spirare un vento
freddo, in quello scompartimento lei riuscì a portare la primavera. Il
suono di campanelli mi riportò alla realtà interrompendo ancora
una volta i miei pensieri.
< < Scusami se ti ho disturbato. Volevo chiederti se potevo sedermi qui… gli altri scompartimenti sono
occupati ed io non conosco nessuno > > disse con dolcezza. < < mi
sento un po’ fuori posto > > ammise infine.
Io annuì, e non seppi come lei giudicò la mia
espressione. Doveva essersi addolcita talmente tanto quando
quel calore mi aveva avvolto che lei sembrò sentirsi subito a suo agio.
< < Io sono Lilian Evans. In realtà preferisco Lily, quindi mi farebbe
piacere che mi chiamassi così > > affermò con calore. Mi
fece sorridere. E in quel momento esistevamo solo io e lei.
< < Il mio nome è Remus
Lupin > > risposi cordiale < < tranquilla
Lily, anch’io preferisco il tuo diminutivo. Sarò onorato di
chiamarti così > >.
Lei mi sorrise apertamente.
< < anche perché è
così che mi chiamano gli amici > > continuò < < e
credo ci sia un motivo se in tutto quest’enorme espresso mi sia trovata
bene solo con te > >.
La guardai, confuso e sorpreso allo stesso tempo. Lei si
preoccupò tutto d’un tratto.
< < ho detto qualcosa di sbagliato? > > chiese
subito.
Mi ritrovai a balbettare una risposta confusa.
< < no… no non
è… cioè… perché ti senti fuori posto? > >
chiesi infine, ricordando quello che mi aveva detto pochi attimi prima.
< < oh > >. Il suo sguardo
s’intristì. < < Io… sono babbana
di nascita. Non conosco questo mondo, non sento ancora di farne parte. Non ho
ancora trovato qualcuno che… beh… mi possa
capire > > concluse. In quegli attimi sentì il suo dolore unirsi
al mio. Restammo in silenzio per qualche istante, ed io sentì per la
prima volta di aver trovato qualcuno simile a me.
< < neanch’io mi sento
molto parte di questo mondo > > ammisi
d’un tratto. Lei alzò di scatto lo sguardo e concentrò
tutta la sua attenzione su di me e sulle mie parole. < < è
difficile a volte, non avere qualcuno che riesca a
capirti. Io lo so meglio di chiunque altro, fidati > >. Le mie parole
erano amare, ma sapevano di una verità nascosta che riuscì ad
arrivarle.
< < oh, lo so > > rispose. Mi sorprese ancora.
< < e come fai a saperlo? > > le chiesi con un
sorriso abbozzato.
< < credo che sia stato questo a portarmi qui > >
spiegò semplicemente lei < < secondo me il destino incrocia le
strade delle persone per dei motivi ben precisi. Io ho sentito il tuo dolore
far parte del mio > > concluse sorridendo.
In quegli attimi mi accorsi quanto avrebbe
dovuto parermi strano stare lì a parlare con una ragazza
così dolce e disponibile. Eppure mi sembrò una delle cose
più giuste e naturali che avessi mai vissuto in vita mia. Ci scambiammo
sguardi dolci, senza più una goccia di insicurezza o inquietudine.
< < sono sicura che diventeremo ottimi amici > >
riprese Lily < < dev’essere per questo
ora sono qui con te > >.
Amici?
Mi resi conto di quanto mi suonasse strana e lontana quella
parola, ma allo stesso tempo quanto appropriata e affettiva risultasse al mio
cuore. Soprattutto se immaginavo come amica proprio Lily.
< < non ho mai avuto amici > > confessai. Non
seppi spiegarmi perché decisi di rivelare i miei più profondi
pensieri a quell’angelo dai capelli rossi.
< < non ci credo > > rispose lei sventolando una
mano < < un ragazzo così dolce come te
avrà sicuramente un drappello di amici e una fila considerevole di ragazze
che gli vanno dietro > > disse convinta. Feci una risata di fronte alla
sua espressione di ovvietà.
< < io credo che questa definizione si addica
più a te > > risposi.
< < cosa? Io? Nooo, sembra
che il sangue rosso li faccia scappare tutti a gambe levate. Preferiscono il
sangue blu. Anche se io personalmente non so come faccia a non fargli orrore un
fluido blu che scorre nelle vene. Sembra anche che dia un senso di
superiorità e allo stesso tempo di imbecillità… ci
crederesti? > >.
Restai un attimo allibito da quel ragionamento, poi scoppiai
a ridere sinceramente, e lei mi accompagnò. Le nostre risate fecero eco
nello scompartimento, e mi riempirono il cuore e l’anima.
< < a me il sangue blu fa abbastanza schifo > >
dissi ad un tratto, prendendo parte alla sua brillante ironia.
< < bene, sono contenta che la pensi così. Il
tuo sangue di che colore è? > >
< < mmh… una volta mi
sono tagliato con una pagina di un libro e si è macchiato di rosso.
Credo sia questo il suo colore > >
< < ne ero convinta. Ma… povero libro, come
l’avrai ridotto! > >
< < guarda che il mio libro sta benissimo! > >
risposi con finta indignazione < < è bastato un colpo di bacchetta
e puf! Tornato come nuovo! È per il mio dito
che ti saresti dovuta preoccupare. Quello era un libro
assassino > >
< < giusto, un libro assassino > > ripeté
lei ricominciando a ridere < < e come sta il tuo
caro ditino? Tutto bene o non si è più ripreso per il trauma? >
>
< < mmh, credo stia
abbastanza bene ora > > risposi mostrandole la mano destra.
< < fammi controllare per sicurezza > >
continuò lei prendendomi la mano. Quel tocco ormai conosciuto mi
procurò un ulteriore sollievo. Erano così belle le sensazioni che
sapeva donarmi.
< < oh mio dio, che cicatrice > > disse Lily ad
un tratto, definendo con l’indice il contorno di lungo taglio sul palmo
della mia mano. Io la ritrassi di scatto, punto di soprassalto sul tasto
dolente della mia esistenza. Un aspetto dal quale lei non era scappata. Non
ancora.
< < quello non è stato un libro > >
osservò seria, portandosi al petto la mano che era rimasta a
mezz’aria. < < come mai non è andato via con un colpo di
bacchetta? > > cercò di dire per rialleggerire
nuovamente l’atmosfera fattasi d’un tratto pesante.
< < sarebbe meglio che tu non lo sapessi > > le
dissi con amarezza.
< < e perché mai? > > insistette.
< < perché ho paura >
> risposi automaticamente.
< < e di cosa dovresti avere paura Remus?
Di impressionarmi? > >. La guardai negli occhi. Non c’era il minimo
barlume di paura, fastidio o irrequietezza in lei. Solo desiderio di
comprendere.
< < ho paura che anche tu possa andartene > >
ammisi malinconicamente.
Lily rimase colpita all’istante, come se un raggio di
sole l’avesse trafitta in pieno cuore. La sua espressione si fece dolce,
come nel primo sorriso che mi aveva rivolto. E riportò la primavera.
Posò la sua mano sulla mia, sporgendosi in avanti per
avermi più vicino.
< < Remus, io non me ne
andrò mai > > promise < < ricordi cosa ho detto? Sento il
tuo dolore nel mio. Posso aiutarti a portare questo fardello, come tu stai
inconsapevolmente facendo con me, anche solo con la tua presenza e le tue
parole > >. Indicò il corridoio < < Là fuori non
riesco a sentirmi a casa. Non mi sento compresa, apprezzata o voluta. Qui con
te si. E credimi, non avevo la minima speranza di sentire una cosa del genere.
Mi ero già preparata a passare tutto l’anno sui libri > >
ammise, senza staccare i suoi occhi dai miei. Fu come se quel verde oceano
riuscisse a leggere dentro di me. Quei campanellini diedero voce ai miei
pensieri, senza che ci fosse il bisogno che dicessi nulla. E in quegli istanti
seppi, che non se ne sarebbe andata. Che sarebbe
rimasta.
< < hai mai sentito parlare di lupi mannari? > >
chiesi infine, abbassando lo sguardo.
< < si > > mi rispose
semplicemente. < < sono persone comuni ma si
trasformano in lupi con la luna piena. In quelle notti perdono la ragione e
sarebbero capaci di aggredire chiunque, anche chi in condizioni normali non
attaccherebbero mai. Diventano schiavi di un istinto omicida, insomma > >.
Sorrisi amaramente e annuì.
< < questa > > spiegai, mostrandole la cicatrice
sulla mano destra < < non è una semplice cicatrice > >
< < è una cicatrice fredda > >
osservò lei arguta.
< < esatto. Ti resta soltanto se vieni
morso da una creatura come un lupo mannaro. E chi viene
morso… è costretto a seguire lo stesso destino > > conclusi
inerme. Attimi di silenzio seguirono le mie parole. Non volevo alzare lo
sguardo. Sapevo che avrei scorto almeno una goccia di paura nei suoi occhi
verdi. Dopo attimi che parvero un’eternità, le sue riflessioni
ebbero fine. Sottrasse di scatto la sua mano che era ancora posata sulla mia
sinistra. Ed io sbarrai gli occhi, mentre quel calore che adoravo mi stava
abbandonando.
Alzai piano lo sguardo, pieno di dolore, rotto dall’angoscia.
E la vidi in piedi, di fronte a me, mentre le sue iridi smeraldo diventate ormai lucide facevano scorrere una lacrima
solitaria. Non feci in tempo a capacitarmi di quell’immagine,
che subito sentì il suo calore inondarmi completamente. Me la ritrovai
stretta a me, mentre cercava di nascondere i singhiozzi nel nero della mia
mantella. Mi stringeva in una morsa strettissima, che non vacillò
nemmeno per qualche istante. Ogni distanza tra me e lei si era annullata. E la
barriera di vuoto che avevo con gli altri venne
abbattuta dal calore del suo abbraccio.
< < mi dispiace > > mi mormorò tra i
singhiozzi.
Io la strinsi piano, non essendo abituato ad un contatto
così ravvicinato. Le posai una mano sui capelli rossi, e un’altra
sulla schiena ancora scossa dalle lacrime. Socchiusi anch’io gli occhi, e
inspirai a fondo, facendomi invadere dal profumo di gigli che improvvisamente
riuscivo a sentire. Probabilmente non era l’odore di fiori veri e propri quello che sentì in quegli attimi.
Era Lily. Era lei che riuscivo a sentire, con tutti i miei
sensi. Con tutto il mio cuore.
< < grazie > > mormorai. E non ci fu più
bisogno di parole per suggellare quel legame che tra me e lei si era creato.
< < Adesso mi fa paura > > dissi, guardando
timoroso l’enorme castello che si ergeva davanti a noi. L’espresso
per Hogwarts si stava velocemente svuotando, e tutti
gli studenti erano ormai scesi dai vagoni, mormorando eccitati in direzione
della grande fortezza. Alla mia sinistra, c’era Lily, che si era legata i
capelli in uno chignon improvvisato. Fece una smorfia.
< < non fare il fifone Remus.
Di cosa hai paura? > > mi chiese spavalda. La fissai intensamente, e
riuscì a percepire quella parte forte del suo carattere che mi era
sfuggita. La misi alla prova.
< < beh, lì… > > dissi, indicando verso
sinistra < < c’è un lago enorme. Dicono che dentro ci abiti una piovra gigante > >. Lily si alzò sulle
punte, posando una mano sulla mia spalla e cercando di scorgere la distesa
d’acqua ancora troppo lontana. Poco dopo si arrese e tornò a
guardarmi truce.
< < cos’è, con tutto quello che avremo da
studiare vorresti fare anche il sommozzatore? > > chiese poco convinta.
La fissai offeso.
< < non è tutto. Più a destra
c’è anche una foresta con ogni genere di creature al suo interno >
>.
Lily deglutì ed un po’ della sua sicurezza
andò via.
< < ho letto il libro della storia di Hogwarts > > disse stizzita, cercando di apparire
ancora sicura. < < non ci possiamo andare, è proibito > >
concluse. Mi fissò vittoriosa.
< < ci sono anche i fantasmi > > continuai,
cercando di infonderle un po’ di paura.
< < cosa possono fare? Passarti attraverso? > >
mi chiese ridendo. < < No Remus, credo che
l’unica cosa dalla quale ci dovremo guardare saranno i Serpeverde. Ho sentito che hanno il sangue blu > >.
< < che schifo, ancora quell’orribile
colore > > dissi facendo una smorfia. La feci
ridere.
< < ho capito che ti piace il rosso Remus. Piace anche a me > > disse sorridendo.
< < anche il verde è un bel colore > >
affermai. Dopo quel giorno, il verde sarebbe stato tra i miei colori preferiti,
ne avevo il vago sentore.
< < mmh > >. Lily ci
pensò su. < < non credo esista una casa rosso e
verde. No, credo dovrai accontentarti del rosso e dell’oro > >
constatò infine.
< < io invece credo che esista un modo per avere
sempre vicino il rosso e il verde. Basterà avere vicina te > > le
dissi dolcemente.
< < sarò la tua casa > > disse lei con convinzione < < però non vale. Tu dovrai essere
la mia, se no non se ne fa niente > > continuò incrociando le
braccia. Voleva tenermi il muso per finta, ma riuscivo a sentire che era
felice.
< < sarò la tua casa Lily > > le dissi.
Quella frase mi suonò tanto come una promessa.
E riuscì sin da allora a sentire che l’avrei
sempre mantenuta.
Lei mi sorrise serena e mi afferrò la mano sinistra.
< < Anch’io sarò la tua casa. Sarò
la tua più cara amica. E ti starò accanto anche quando il tuo
piccolo problema ti farà perdere fiducia in te stesso. Non sei un mostro
Remus. Sei la persona più umana che io abbia mai conosciuto. E, se un giorno dovessi
scordarlo, ti prenderò la mano sinistra come sto facendo ora. Ti
ricorderò quello che in realtà sei > > mi promise
intensamente.
< < e cosa sono Lily? > > chiesi curioso.
< < il ragazzo più dolce che
io conosca > > rispose lei < < e con la mano sinistra più
calda che io abbia mai stretto > > aggiunse cominciando a ridere < <
credo di essere stata mancina in una mia vita precedente. Preferisco la mano
sinistra alla destra, chissà perché > >.
< < forse un giorno incontreremo il tuo fantasma e ce lo spiegherà > > osservai, mentre muovevamo
insieme qualche lungo passo in direzione delle barche.
< < chissà > > rispose lei, abbozzando un
sorriso.
Così mi trascinò su una barca, e insieme
osservammo quell’enorme castello avvicinarsi
sempre più, con i nostri cuori che battevano all’unisono,
ansiosi per quella nuova avventura che presto avremmo vissuto. Sapevo
che Lily mi sarebbe stata sempre accanto, come in quegli istanti. Sapevo che, amica o cos’altro, sarei sempre stato legato a lei da
un affetto particolare. Sapevo che, come avrei sempre sentito la sua tristezza
insieme alla mia, avrei anche sentito la sua
felicità e i suoi sorrisi. Sapevo che quegli occhi verdi non mi
avrebbero più lasciato solo, facendomi sempre ricordare chi ero in
realtà.
Sapevo che, quella mano stretta salda nella mia, non se ne
sarebbe mai andata. E che quella casa che avevo finalmente trovato, mi avrebbe
sempre accolto con un profumo di gigli.
Fine
Note dell’autrice:
Questa one-shot è nata per
commemorare un’amicizia che, a mio parere, dev’essere
stata davvero profonda. Immaginarmeli insieme in un’amicizia
indispensabile mi ha dato subito l’ispirazione per scrivere. Remus e Lily mi piacciono particolarmente.
Le parole di Lupin nel terzo
capitolo della saga mi hanno supportata, ed è nata questa storia. Ho
immaginato che Remus e Lily si fossero incontrati
prima di tutto il resto. Aggiungo anche che sto lavorando su una long fic, che partirà proprio dalla fine di questa one-shot. Ma è ancora in lavorazione ^^ Bene, spero
vi sia piaciuta, grazie in anticipo a chi
commenterà.
ValHerm