RICOMINCIARE

di Tetide
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CAPITOLO 8 CAPITOLO 8


A bordo, l’atmosfera si era molto alleggerita, e se ne accorsero tutti.
Infatti, anche se continuava a non mostrare un’allegria esagerata, Madeleine non mostrava neanche più quell’espressione oppressa, quasi angosciata, che aveva avuto nei giorni precedenti.
Il giro proseguiva bene, la comitiva organizzava ogni giorno divertimenti sempre nuovi, ed i porti di attracco erano tra i più belli del Mediterraneo; solo il gran caldo appannava un po’ la perfezione di quel viaggio.
Oscar si era molto distesa; ogni giorno praticava immersioni, insieme ad André e ad Axel.
“Questa volta ne ho visto uno grosso: un banco di corallo grande così!” André fece un gesto eloquente con le mani,
“Dove?” gli chiese il cognato,
“Proprio qui, sotto i tuoi piedi, imbranato! Come hai fatto a non vederlo?”.
Dalla barca si udì uno scoppio di risa. Anche Madeleine, seduta sul bordo dello scafo con i piedi ciondoloni, vi si unì.
“Ci si diverte, eh?” Louis le era venuto vicino porgendole un bicchiere; lei lo prese, continuando sempre a guardare il mare, sorridendo.
“E’ una giornata troppo bella per non farlo”,
“Magari, vorresti fare un tuffo anche tu”,
“Al momento, no: ho mangiato troppo, stamattina!”,
“Quand’è così…”.
Il ragazzo si girò verso l’azzurra distesa, lo sguardo perso nel blu dell’orizzonte.
In quel momento, riemerse Oscar, e si sedette accanto alla collega.
“Ah, se ci vedesse Victor…”,
“Credi che approverebbe?”,
“Non credo! Lui è sempre così compassato, misurato…”,
“Di una noia mortale!”, la rossa lo aveva detto sottovoce, ma ad Oscar non sfuggì: si guardarono negli occhi, scoppiando entrambe a ridere sommessamente.
“Sono felice di essere venuta e di essere con voi. Siete persone speciali”.
Oscar la guardò “Anche noi siamo felici di averti qui, e soprattutto, siamo felici di vederti stare meglio”.
Madeleine ebbe un leggero sussulto; Oscar le si avvicinò col viso, abbassando la voce “Perché è così,  vero? Stai meglio, vero?”;
Madeleine abbassò gli occhi, buttandosi all’indietro una ciocca di riccioli rossi “Vi eravate accorti che… insomma, che io… non ero… prima…”,
“Sì, tesoro, tutti!” Oscar la abbracciò “E non importa se non vuoi raccontare cosa ti era successo, l’importante è che tu adesso stia meglio!”.
Louis non parlava. Per tutto il tempo era rimasto in disparte ad osservare la conversazione tra le due donne, spesso non riuscendo nemmeno a capire le parole, tanto parlavano piano. Si sentì di troppo e si alzò, dicendo di andare in cucina.
Madeleine lo seguiva con gli occhi bassi “Anche lui sta male…”,
“Sì, proprio così; ed anche questo vi unisce: non dirmi che non te ne sei accorta?”.
La ragazza sorrise “Sì, ci ho pensato. Ma non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo. Fino ad ora, almeno”,
“E adesso sta scoccando una scintilla. Vero?” Oscar si era avvicinata al viso dell’amica; questa abbassò lo sguardo, sospirando.
“Non lo so. E’ tutto così… strano, ecco! All’improvviso, per la prima volta dopo tanto tempo, mi sento come sgravata da un peso… eppure non riesco a trovare la forza per…”,
“… Per?”,
“…Per ricominciare!”.
Le due ragazze rimasero un po’ in silenzio.
“Senti, Oscar…”,
“Dimmi pure”,
“Quand’è stato che tu ed André… che tu hai capito… beh, sì, insomma che lui era quello giusto?”.
Oscar rise nel suo solito modo cristallino, che faceva venire il sole nel cuore di chi la ascoltava; poi rispose: “L’ho sempre saputo, Mad; solamente, mi sono resa conto di saperlo solo nel memento in cui lui mi ha dato il coraggio di accettare la mia natura di donna”,
“Ma non mi avevi detto che era stato tuo cognato Axel a…”,
“No. Lui mi ha solamente dato il coraggio di ammetterlo con me stessa: ha tirato giù il paravento che mi ero costruita dentro di me, per impedirmi di vedere ciò che il mio cuore aveva scoperto ed urlava con forza. Ma è stata la stessa presenza di André al mio fianco per tanto tempo, il suo proteggermi silenzioso e costante, e soprattutto la verità evidente che mi ha messo di fronte riguardo alla mia natura, a farmi capire che l’amavo: il mio cuore, la mia anima lo hanno amato nel momento in cui lui ha tirato fuori la donna che avevo dentro di me, e che si nascondeva. Solo la mia testa si ostinava a non voler capire ancora; ma a quella, come sai, ha pensato Axel”.
La ragazza rossa tirò un profondo sospiro, girandosi a guardare il mare.
“Visto che siamo in vena di confidenze… Anche io ho avuto qualcosa da mandare giù, Oscar, qualcosa di molto amaro: una cosa chiamata colpa”,
“E per cosa, se è lecito?”,
“Per avere causata la morte di colui che amavo”,
“Cosa??? Ma che stai dicendo?”.
Madeleine sorrise tristemente “Succede anche ai migliori di doversi confrontare con i propri fantasmi; il mio ha stravolto la mia vita”.
Si girò a guardare Oscar, che tutto si sarebbe aspettata di sentire, ma non questo; le sorrise, poi tornò a fissare il mare.
“Sai che ho lavorato per mezza America; mi sono sempre trovata bene, ovunque andassi, ma non avevo mai avuto una storia davvero importante prima di allora, prima di lui”.
Oscar non parlava.
“Quando mi trasferirono a Los Angeles, dapprincipio non ne fui molto contenta; nella mia precedente destinazione mi ero trovata bene, andarmene e ricominciare tutto daccapo sarebbe stata dura; ma tant’è…
Ero a Los Angeles da circa un anno, quando conobbi lui: si chiamava Kenneth, era un giovane designer, che ogni tanto collaborava con l’azienda per creare le confezioni dei prodotti; ci trovammo a lavorare assieme, e sin da subito capii che lui era diverso: non era uno dei soliti, impegnatissimi miei colleghi superdirigenti, buoni soltanto a pensare al profitto; era un libero professionista, e solo di rado accettava di collaborare con qualche grossa azienda. “Voglio sentirmi libero, io! Non potrei mai vivere in una gabbia dorata, come voi!”, ripeteva sempre. Diventammo amici, poi un giorno andai a visitare il suo studio: era un vero guazzabuglio, c’era di tutto e di più, là dentro! Si vedeva che era vero ciò che aveva detto sulla propria scelta di vita!
Fu allora che capii che lui era l’uomo per me: quando vidi che era tutto ciò che io non ero! Era libero, privo delle rigide regole che scandivano la mia vita; era solare, travolgente: ti faceva sentire bene! Anche noi, come tu ed André, eravamo la luce e l'ombra! E poi era dolce, così dolce! Ci mettemmo assieme quasi subito. Ci amavamo. Eravamo felici. E nulla più.
Durò quasi un anno; poi, un brutto giorno, lui arrivò dicendomi che era finita; aveva deciso di fidanzarsi ufficialmente con Sherilyn Tall, la nipote di uno dei nostri azionisti di maggioranza. A me crollò il mondo addosso.
Sherilyn Tall: l’avevo conosciuta per caso ad un party; una vera oca, che a malapena sapeva mettere due parole in fila ed aveva interrotto gli studi di legge perché stanca di studiare dopo soli tre mesi! E poi, era una sgualdrina: era passata nei letti di tutti i milionari della città per farsi fare regali, favori e cose simili, almeno fino a quando il suo caro zietto non l’aveva presa sotto la sua ala, permettendole di fare la bella vita senza doversi più sollevare la sottana. Aarghh! Quanto detesto quelle come lei! Tu puoi capirmi, Oscar: è anche colpa di quelle come lei, se, a volte, le donne non sono apprezzate come dovrebbero per le loro capacità intellettuali, ma sono viste solo come oggetti!”.
Oscar ricordò quando, da ragazza, voleva a tutti i costi essere un ragazzo, accorgendosi di quanta poca considerazione, nel paesetto in cui era cresciuta, godessero le ragazze con un grande sogno nella vita.
“Dunque?” chiese, rivolgendosi alla collega,
“Dunque, quella sera io e lei avevamo litigato di brutto: una scenata, a cui aveva assistito buona parte del consiglio di amministrazione dell’azienda; lei mi aveva provocato per una stupidaggine ed io ero scoppiata. Ma tutti, o quasi, i presenti diedero ragione a me.
Lei divenne livida di rabbia: rimase ferma a guardarmi, e giurò che un giorno me l’avrebbe fatta pagare.
E quel giorno era arrivato: lei mi aveva portato via il mio Kenneth.
Feci di tutto per fermarlo, ma non ci fu verso: era diventato freddo, scontroso pure. Andò via, lasciandomi in lacrime, da sola, nella nostra casa che avevamo da poco affittato insieme.
Io ero disperata; più di una volta cercai di chiamarlo e di parlargli, ma non c’era nulla da fare: non mi permettevano di parlargli, oppure, se gli parlavo, lui troncava la conversazione. Tentai perfino il suicidio, una notte in cui non ce la facevo più.
Fu la mia migliore amica e collega a salvarmi, Helen. Mi portò all’ospedale ed avvertì Kenneth via e-mail; lui la raggiunse e parlarono a lungo. Quando mi svegliai, all’ospedale, lui era accanto a me, e mi disse che avrebbe ripensato a tutto e preso la decisione migliore per entrambi.
Circa una decina di giorni dopo, mi telefonò dicendomi che aveva deciso di ritornare con me; dietro di lui, potevo sentire le grida di Sherilyn che con la sua voce querula lanciava minacce ad entrambi. Poi interruppe la conversazione.
Io mi sedetti, aspettando gli eventi. Aspettavo che da un momento all’altro Kenneth riaprisse la porta, tornando da me. Invece passarono molte ore, e si fece buio, ma lui non veniva. Verso le dieci, squillò il telefono: era l’ospedale, che mi diede la notizia della morte dell’uomo che amavo, in un incidente avvenuto quel pomeriggio.
In quel momento, il mio mondo crollò.
Ai funerali, era presente anche Sherilyn: e la sola cosa che fece, fu di venirmi incontro dicendomi: “Lo hai ucciso tu! Quando ha messo giù il telefono è uscito come una furia per venire da te! E tutto per il tuo infantile tentativo di riavvicinarlo! Io ho cercato di fermarlo, dicendogli che non poteva guidare in quello stato, ma inutilmente! Se ne è andato via, ed è morto! Se tu non gli avessi fatto il lavaggio del cervello per riprendertelo, sarebbe ancora vivo, non avrebbe mai avuto quell’incidente!”.
Continuò a ripetermi queste sue terribili parole ogni giorno: mi telefonava in ufficio, a casa, mi mandava lettere minatorie; fu così che chiesi il trasferimento in Patria. Fui accontentata, e mandata a Parigi, nella prima delle filiali che chiedeva un direttore centro ricerche. Il resto lo sai”.
Per tutto il tempo, Oscar non aveva osato aprir bocca: era rimasta con gli occhi sbarrati, ravviandosi di tanto in tanto i capelli.
“Oh, Mad… come potevo… io non potevo immaginare che ci fosse questo dietro alla tua tristezza… credevo si trattasse di un semplice lutto, o di una separazione… scusami se non ho capito…”.
L’altra le sorrise debolmente, chinando il capo in avanti “E come avresti potuto sapere?”.
Oscar si mosse d’improvviso, andandole vicina e prendendole le mani tra le proprie “Però ora stai bene! Non è vero? Lo abbiamo visto tutti, in questi ultimi giorni…”,
“Sì, Oscar, ora sì. Le tue parole dell’altro giorno sono state profetiche per me: SI PUO ’ RICOMINCIARE A VIVERE, hai detto! Mi hai portato bene, amica mia.
L’altro giorno siamo andati tutti a telefonare a casa, ricordi? Ricordi anche che mio fratello era in Giappone, per lavoro? La verità era un’altra: non era in Giappone, era a Los Angeles; ed aveva preferito non dir niente né a me, né a papà ed a mamma”,
“E perché mai?”,
“Perché era stato chiamato là dalla polizia. Vedi, poco tempo  fa, i Tall sono stati coinvolti in un grosso scandalo finanziario: truffa, ricettazione, e chi più ne ha… sono stati arrestati, e la loro casa perquisita dalla polizia, che nel corso delle ricerche ha trovato il diario di Kenneth, che lui aveva lasciato lì, andando via; magari, quella serpe di Sherilyn glielo aveva nascosto per dispetto. Così, aprendolo e vedendo che Kenneth non aveva più familiari in vita, ma dovendo comunque consegnare a qualcuno il diario, e vedendo che il nome che compariva più spesso era il mio, ha cercato di contattarmi presso l’azienda dove avevo lavorato; là, li hanno avvertiti del mio trasferimento e hanno dato loro l’indirizzo della mia famiglia a Marsiglia, dove la polizia ha contattato per puro caso Philippe. Mio fratello è corso a Los Angeles per prendere il diario; e quando abbiamo telefonato, lui mi ha svelato una grande verità, che mi ha sciolto dalle catene della mia colpa: lì, Kenneth aveva scritto che i Tall lo avevano ricattato, che Sherilyn lo aveva praticamente costretto a fidanzarsi con lei, al solo scopo di portarmelo via per potersi vendicare di me a causa della figura vergognosa che le avevo fatto fare tanto tempo prima: se l’era legata al dito!”,
“Ma come avevano fatto a ricattarlo?”,
“Lo avevano minacciato di farmi risultare colpevole di appropriazione indebita di beni dell’azienda, e lui pur di salvarmi aveva accettato: cosa avrebbe potuto fare un piccolo designer di fronte al loro potere? Solo che, una volta fidanzati, quella lo aveva trattato come uno straccio, continuando a frequentare dei ricconi per i suoi sporchi scopi, e lo aveva messo continuamente in ridicolo, definendolo “un fallito”.
Kenneth non ce la faceva più, e minacce o non minacce aveva deciso di andarsene, magari denunciandoli alla polizia, qualunque cosa fosse successa in seguito: dunque, non era stato a causa mia, se quel giorno era uscito come una furia ed aveva poi avuto l’incidente; non era stata colpa né mia, né delle mie richieste di rivederci ancora, sarebbe tornato comunque. Non erano state le mie pressioni di poco tempo prima a farlo uscire di lì quel giorno, lo avrebbe fatto comunque!”,
“Quindi l’incidente non era colpa tua, lo avrebbe avuto comunque. Giusto?”,
“Giusto. Quel giorno aveva comunque deciso di andarsene da quella prigione dorata!”.
Cadde di nuovo il silenzio.
“Ora capisco che cosa devi avere vissuto, Mad. Mi dispiace… mi dispiace tanto per tutto!”.
Lei alzò il viso, gli occhi lucidi.
“Non importa: ora tutto è finito! E poi, ci siete voi, i miei amici, la mia nuova famiglia!”.
Scoppiò a piangere, abbracciata a Oscar: un pianto di sfogo, di sollievo.
In disparte, nascosto dietro un angolo, Louis aveva ascoltato tutto.
Anche tu sei stata ferita, amica mia…
Madeleine si calmò un po’, staccandosi da Oscar ed asciugandosi gli occhi “Senti, Oscar… anche se ora sto… meglio, non so se è il caso di ricominciare daccapo… in quel senso!”,
“Vuoi dire con Louis?”,
“Sì, esattamente. Non è giusto rimpiazzare Kenneth così in fretta, dopo quello che ha significato per me. Non credi?”,
“Tesoro, credi che il tuo amore sarebbe felice di vederti sola per sempre? Se davvero ti amava come dici, non è questo che vuole!”.
La rossa la guardava, perplessa; Oscar si alzò.
“Ad ogni modo, non ci sono regole su questo: nessuno può dirti cosa fare. Devi solo seguire il tuo cuore: segui il tuo cuore, e non potrai sbagliare! Io l’ho fatto, ed ora sono felice!” si rituffò in acqua.   




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