Accarezzo
con lo sguardo il mio riflesso allo specchio; le onde dorate dei miei
capelli, il mio collo da cigno, il mio abito di seta azzurra. Brividi
di aspettativa mi percorrono la schiena mentre penso che, ben presto,
dirò addio alle folli maschere che mi sono portata dietro
per
vent'anni e hanno serrato il mio animo nella loro morsa spietata,
tentando di risucchiarmi via la speranza che un giorno sarei stata
libera.
Candida,
devota, pura e bella come un fiore, così
mi avrebbero voluta i miei genitori, mia sorella maggiore, l'uomo
convinto che domani mattina gli verrò incontro all'altare,
la
società intera. Darei qualsiasi cosa per vedere i loro
sguardi
scandalizzati mentre mi strappo via la collana di perle e i guanti di
seta, mentre i miei vestiti ricadono a terra in un ammasso di
merletti e gonne voluminose e il mio corpo – ricoperto di
lividi
impressi dalle mani e dalle bocche dei miei amanti – ritrova
conforto in una giacca nera da uomo, un paio di pantaloni e degli
stivali ammaccati con le punte incrostate di fango.
Eccomi
rifiorire e risplendere come una rosa che sboccia in primavera. Fremo
di gioia mentre sollevo un paio di forbici – la mia bocca si
veste
d'un sorriso, i miei occhi ardono, le mie dita tremano. Gli ultimi
istanti della mia vita da donna, prima che le lame inizino ad
aggredire i capelli.
Ho
atteso questo momento da sempre; mi rivedo bambina che si sbuccia le
ginocchia mentre gioca in giardino, ragazzina che giura a se stessa
che non si sposerà mai,
adolescente che cavalca in pantaloni da uomo e con il cappello del
padre calato in testa.
Il
cuore mi batte in preda all'estasi. Le ciocche cadono a terra una a
una, ogni onda dorata che abbandona il mio capo è un passo
in più
verso il mondo da cui hanno sempre cercato di tenermi lontana.
Mi
vedo rinascere, mi sento bruciare del fuoco della rivoluzione che
mezzo secolo fa ha portato la mia patria a impugnare le armi,
combattere e sacrificarsi per le promesse della libertà,
della
fraternità e dell'uguaglianza. Nelle mie vene scorre lo
stesso
fuoco, lo stesso ardimento; il mondo malato che mi circonda
è sempre
stato troppo cieco per accorgersene.
Octave,
marcisci pure davanti a quel maledetto altare.
Porto
finalmente una mano tra i corti riccioli che mi circondano il viso,
in questo momento così simile a quello di mio padre. Quante
volte
mio cugino Félix – l'attore gitano, il rinnegato
della famiglia –
mi ha ripetuto che io e lui ci somigliamo come due gocce d'acqua?
Recupero
il borsone da viaggio da sotto il letto prima di spalancare la
finestra – davanti a me l'aperta campagna e il cielo
d'inchiostro
screziato dalle luci tremolanti delle stelle – e calarmi
giù. Solo
pochi minuti e sarò in sella a Zena, solo poche ore e
sarò tra le
strade di Parigi, pronta a bussare alla porta di Félix e
iniziare
una nuova vita – Giselle Flaudert è
morta, da oggi sarò
semplicemente Gérard.
Tutto
ciò che appartiene al passato svanirà; addio a
questo stupido
villaggio, addio a una famiglia che ha visto in me una schiava ancor
prima che un essere umano, addio ai sorrisi di circostanza, alla
compostezza dei salotti borghesi, ai braccialetti di madreperla e ai
nastri tra i capelli.
Un
ultimo sguardo alla villetta illuminata dai raggi pallidi della luna;
non riesco a provare neanche un briciolo di rimpianto, non mentre il
gelido vento di fine autunno mi graffia il viso e io respiro a pieni
polmoni quest'aria che ha il sapore della vita che ricomincia.
Volto
le spalle a quella che è stata la mia prigione e mi inoltro
lungo il
sentiero che porta alle scuderie. Zena è lì che
mi aspetta, pronta
a condurmi tra le strade brulicanti di Parigi e nell'abbraccio
fraterno di Félix, verso un'esistenza che sarà
solo mia,
che mi appartiene di diritto dal momento in cui ho esalato il mio
primo respiro in questo mondo e da cui nessuno
potrà mai più tenermi lontana.
Note
Questa flash/breve oneshot
partecipa al contest "Storie Alfabetiche"; lo scopo era quello di
scrivere una storia in cui ognuno dei 21 periodi iniziasse con una
lettera diversa, seguendo l'ordine alfabetico. (I periodi si
interrompono solo con i punti fermi, per cui al loro interno possono
essere presenti trattini o punti e virgola) Se non vi siete accorti
dell'utilizzo di questo espediente, allora posso dire di essere
riuscita nel mio intento!
Ho deciso di trattare un tema a cui tengo molto e sul quale volevo
scrivere da parecchio tempo. Il contesto della storia rimane un po'
vago ma ovviamente ci troviamo in Francia, intorno alla metà
dell'Ottocento. Volevo rappresentare un parallelismo tra i valori della
Rivoluzione Francese e lo spirito della protagonista, che ha un forte
senso patriottico e sente di portare dentro di sé quegli
stessi valori "nonostante" il suo essere donna. Giselle arriva a
compiere un vero e proprio atto rivoluzionario nel momento in cui
decide di scappare di casa assumendo un'identità maschile,
perché questo è il suo unico modo di essere
veramente libera e di conoscere in prima persona il mondo. Da
qui il titolo, "La Rivoluzione nel sangue".
Spero che qualcuno abbia apprezzato la storia, ringrazio in anticipo
chiunque lascerà una recensione :)
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