→ Ewan
Cassian Hill
→ Forty-one years old
→ Face claim: Diego Luna
Newquay, Cornwall
Le dita della mano che regge
la bottiglia ne sfiorano il collo in vetro. È un gesto che non ha mai perso,
qualcosa che forse non sa neanche gli appartiene. Per anni Ewan lo ha fatto;
per anni ha tenuto la bottiglia fra le dita, il pollice libero di muoversi
lungo la fredda superficie del collo, a carezzarlo distrattamente quando la
propria attenzione è tutta per altro. Ora, infatti, è l'oceano ciò che lo
attrae, l'oceano che è lì, distante eppure così vicino da far entrare l'odore
di salsedine. Ewan lo ha addosso come una secondo pelle ormai da sei anni, da
quando ha raggiunto la città con il necessario al seguito e non se n’è più
andato.
È stata forse la
decisione più drastica che abbia mai preso nella sua intera vita, eppure non ne
è assolutamente pentito, come per tutte le altre prima e dopo di essa. Londra
era diventata soffocante. Non era più la città giusta per lui, il posto dove
rimanere e invecchiare, dove vivere e morire. Lo ha realizzato dopo l'ennesimo
errore, quando si era allontanato da Londra e aveva raggiunto Newquay per fare surf. Lì, tra la cittadina e una delle
spiagge, aveva visto la piccola casetta, intorno a essa niente se non il rumore
del mare, e l'aveva reclamata per sé con il più grande colpo di testa che
avesse mai fatto. Gli c'erano voluti mesi per rimetterla in sesto, mesi che
aveva trascorso dormendo su un divano vecchio e troppo piccolo, mentre intorno
a lui ogni cosa cominciava a prendere forma, inclusi i contorni di quella che è
poi diventata la sua nuova vita. Per pagarsi da vivere aveva iniziato a fare
lavoretti per i residenti, piccole riparazioni, falegnameria, e al contempo si
esercitava per conoscere l'arte di produrre tavole da surf, il business
perfetto per quella città, un artigianato che ora padroneggia quasi alla
perfezione, e che comincia a fargli avere un nome anche al di fuori di Newquay.
Si è costruito da solo
quella nuova possibilità, e nel silenzio della sua nuova casa – davvero l'ultima,
stavolta ne è sicuro – ha ormai realizzato che quello è davvero il suo
scenario. Non Londra, non New York, quello: lo sciabordio delle onde e la pace
dei sensi.
Lo zampettio
sul pavimento alle sue spalle gli confermano che è vicino, e un istante dopo il
suo braccio viene toccato una, due, tre volte, finché Ewan non volta il
capo.
Pal lo sta osservando con i
suoi occhi nocciola. Inclina appena il capo di lato, finché l'uomo non porta
una mano su di lui, le dita ad affondare nel pelo morbido e chiaro, che sa di
salsedine quanto la pelle del suo padrone.
«Su, forza. Sali.»
Poche parole e un cenno
del capo, e il cane si issa sul davanzale sufficientemente largo, su cui Ewan è
seduto da un po' con la sua birra in mano, le gambe a ciondolare nel breve
vuoto che lo separa dal tetto del garage sottostante. Pal si lascia sfuggire un lungo
sbadiglio, appena prima di stendersi e posare la testa sulla coscia di Ewan,
cercandolo con gli occhi come fa sempre.
Hanno uno strano modo di
comunicare, i cani, Ewan e il suo in modo particolare, ma hanno imparato a
conoscersi fin troppo bene in quei cinque anni trascorsi insieme.
Lo ha trovato sulla
spiaggia, un cucciolo dal pelo arruffato e dall'energia irritante. La prima
volta che lo ha visto era tutto solo al tramonto, intento ad abbaiare alle
onde; una delle cose più strane e buffe al contempo in cui l'inglese si fosse
imbattuto. Lo aveva incontrato di nuovo il giorno dopo, stesso posto, stessa
ora e stessa curiosa abitudine, così aveva fatto quello che all'epoca considerò
un grave errore: gli aveva prestato attenzione. Forse troppa, perché il
cucciolo bianco lo aveva seguito fino a casa, e aveva continuato a ronzargli
intorno di continuo anche nei giorni successivi.
«A quanto pare non è di nessuno.»
‹ Allora forse dovresti tenerlo. ›
«Non posso.»
‹ E perché no? Hai spazio, un sacco di persone lo terrebbero. ›
«Io non sono un sacco di persone.»
‹ No, infatti. Tu sei molto più polemico. Per questo dico che un cucciolo
potrebbe aiutarti. ›
Non lo voleva, eppure ora
sono lì. Pal si era insinuato nella sua vita
proprio come aveva fatto il suo nome, con costanza e senza imposizione. Così
come non gli aveva mai davvero scelto un nome – fino a rendere
quell’appellativo il suono a cui il cane risponde – allo stesso modo Ewan non
aveva mai davvero accettato di farlo entrare in casa. Eppure è successo; un
collare e una medaglietta a confermarne l'appartenenza e un legame saldo del
tutto diverso da quelli che l'uomo ha stretto nel corso degli anni.
A Ewan ancora gli pare
strano avere un cane. Da piccolo gli facevano paura, e crescendo non ha mai
manifestato interesse nell'averne uno. Eppure ora prendersi cura di Pal è la cosa più naturale che gli
riesca, perfino più del suo lavoro, o della nuova vita che si è ritagliato in
Cornovaglia. Si assomigliano, gli hanno detto, e lui proprio non sa dire se sia
vero. Il suo cane non è altro che un grosso cucciolone, ora, con un'energia che
per certi versi Ewan proprio non riesce a capire dove possa trovare; lui,
invece, a volte si sente perfino più vecchio dei suoi quarant'anni. Una cosa in
comune però c'è l'hanno, ed è quell'amore per il mare che hanno dimostrato
entrambi. Pal non abbaia più alle onde, ma
continua a giocarci, e risponde al richiamo del vento che sale dalla baia come
fosse la voce del suo padrone. Ewan, invece, nell'acqua continua a trovare la
sua personale pace, il moto continuo che lenisce le sue tante cicatrici. Nessuno
dei due è mai davvero appartenuto all'oceano, ma hanno entrambi trovato la loro
dimensione lì, ed è questa la cosa che più fa sentire l'uomo confuso,
nonostante il pensiero di ciò si stia allontanando dalla sua mente ogni giorno
più del precedente. Ha smesso di chiedersi cosa lo abbia portato lì, cosa si è
lasciato alle spalle, perché lo ha fatto, tutto. Non si pone più domande a
riguardo, perché ogni giorno più del precedente sente di aver trovato il suo
posto nel mondo, quello che per mesi, anni, si è erroneamente convinto di
possedere già. Non può che essere quello, però, nella sua piccola casetta che
si affaccia direttamente sul mare, in una cittadina che conta tanti abitanti
quanto un solo quartiere della capitale Inglese.
Pal ha chiuso gli occhi. La
sera avanza mentre il sole cala, e per un altro giorno Ewan è riuscito a
sopperire alle sue mancanze con qualcosa di apparentemente improbabile come il
suono del mare e l'odore di salsedine. A Londra non era così. La capitale è
capace di rendere assordante il dolore, portarlo a essere un'entità con cui
confrontarsi, anche quando l'unica soluzione è imparare a conviverci. La
differenza sta tutta lì, nelle sfumature che acquisisce il silenzio, nel
sottofondo che aleggia nell'aria. Il confronto è inevitabile, ma Newquay ha già vinto, qualcosa che solo dieci anno prima
Ewan non avrebbe mai potuto credere possibile. Ma forse nulla di tutto ciò gli
sarebbe sembrato possibile; non quella casa, non quella città, né quella
solitudine piacevole. E certo non Pal, probabilmente l'ultima creatura che avrebbe mai pensato di trovarsi
accanto.
Dalla baia sale la
brezza. Sale spesso quando arriva la sera, il momento della giornata che Ewan
si è scoperto preferire, e a quanto pare non solo lui. Il cane, infatti, apre gli
occhi e alza la testa, sguardo e cuore rivolti in direzione dell'oceano,
affacciato proprio fuori dalla loro finestra. Strappa un sorriso all’uomo, allo
stesso modo di ogni altra volta, ennesimo esempio del loro tempo trascorso
insieme.
«Ho capito» mormora
piano, mentre la risata si spegne.
Si sposta dal davanzale,
torna a posare i piedi sul pavimento del soggiorno, per poi abbandonare la
birra quasi vuota sul tavolo e infilare la felpa. Il cane non lo ha seguito; è
ancora fermo nella stessa posizione, e la sua attenzione pare del tutto rivolta
a ciò che sta accadendo fuori, nel silenzio della spiaggia interrotto solo
dallo sciabordio del mare.
« Pal.»
L’animale lo guarda.
«Andiamo.»
Quella parola e un cenno
del capo, tutto ciò che serve affinché Pal lo segua.
Si sono trovati, di
quello Ewan è certo, due randagi che non potevano fare altro che incontrarsi.
Così ciò che hanno fatto è stato costruirsi intorno una quotidianità che un
tempo l’uomo avrebbe considerato noiosa, ma che adesso gli calza a pennello. È
di quello che ha bisogno, ora, una sua personale idea di silenzio e qualcuno in
cui rivedersi, anche se solo una parte di sé, quella rimasta integra, la stessa
che ha seppellito sotto anni di errori prima di donarla a Pal, la curiosa bestiola che abbaiava
alle onde e che Ewan, all’inizio, nemmeno voleva con sé.