Raggio di Sole
"...tanto
già lo sapevi
che tornavo da te senza niente da dire senza tante parole
ma con in mano un raggio di sole
per te che sei lunatica
niente teorie con te soltanto pratica
praticamente amore..."
Lorenzo Jovanotti, "Raggio di
sole"
L'oscurità del corridoio è
opprimente, ma non è il buio delle torce ormai quasi consumate. E' qualcosa di
più denso e fisico: un'ombra che per qualche tempo ha oscurato i giorni felici
di scuola, saltuariamente, all'inizio, diventando man mano più persistente, fino
a trasformarsi in una tenebra fitta malamente illuminata da qualche scintilla di
speranza.
Questo di solito non è un
pensiero da Neville. Ma questi proprio non sono i tempi che Neville avrebbe
voluto vivere.
Ma è andata così.
Ignorare di essere in guerra
non la farà scomparire.
Lui non lo può dimenticare,
nemmeno in sogno. I suoi incubi sono infestati da carte ripiegate di caramelle
che devono avere un qualche oscuro significato, ma che continuano ad
allontanarsi dalla sua comprensione in un vortice di dolore che può solo
immaginare. Per ora.
Perché se continua così, come
quel giorno, prima o poi avrà l'occasione di provare sulla sua pelle quello che
è successo ai suoi genitori.
Ultimamente si chiede come
sarebbe, finire come loro, ripiegato nella sua stessa mente e rinchiuso tra le
mura fredde di un ospedale; e se non sarebbe meglio riunirsi a sua madre.
Ma no.
Resistere è possibile. Lui può
farlo; può mostrare agli altri come alzarsi e sfidare la paura. E facendolo, lui
di paure non ne ha quasi più.
Tiene la testa alta, Neville,
nel buio. Di più proprio non può fare, ma è qualcosa.
E vale il dolore dell'ultima
punizione.
E' stanco.
Desidera fortemente il suo
letto e un buon sonno; ma non ha nessuna voglia di tornare in dormitorio.
Seamus non fa che guardarlo
con occhi incerti, adesso che sono rimasti solo loro due, nella stanza con
cinque letti.
Si chiedono insieme dove sia
Dean, e se stia bene. Si chiedono che stiano combinando Harry e Ron; e non hanno
risposte.
I suoi piedi prendono una
strada familiare, che porta lontano dalla Torre di Griffondoro. Percorre tre
volte di seguito lo stesso corridoio, immerso in un vago desiderio di pace, di
tranquillità e di un po' di luce per quella giornata troppo buia.
E dietro la porta comparsa per
magia, la Stanza della Necessità lo accoglie, amichevole e familiare, poco più
che un salottino con un vecchio divano tarmato che odora di chiuso, come quello
di casa.
E Luna è seduta a gambe
incrociate sul tappeto liso.
Per un attimo lo sfiora il
dubbio che lei sia una fuggevole produzione della stanza stessa.
Ogni ombra della stanza, il
riflesso del fuoco, il buio della disperazione che qualche volta prende Neville
alla gola, a dispetto del suo coraggio. Sono cose che esistono, sì, cose molto
concrete in quelle giornate.
Ma non toccano Luna.
Lei agita svogliata la
bacchetta verso il focolare antiquato e dai freddi chiocchi di legno scaturisce
in un istante un bel fuoco caldo. Poi gira appena la testa, scosta dal viso i
capelli spettinati, e lo guarda sorridente.
Neville è confuso. Come fa lei
ad essere nel suo rifugio?
-Mi è venuta bene?- chiede
Luna. -La stanza- aggiunge. -Ho cercato di farla come la fai tu di solito-.
Quindi lei ha creato quel
posto per lui. E' stato un gesto carino, dolce e un po' strambo. Come Luna, del
resto.
Il pensiero lo fa arrossire,
anche se non sa bene perché. Luna non gli ha mai fatto quell'effetto. Ginny, a
volte. Mai Luna. Forse è solo perché non aveva mai pensato che lei fosse carina.
-Neville?- lo chiama lei,
molto piano.
Lui se ne è rimasto piantato
come un asino sulla porta, a non sapere cosa dire. Come ci si comporta con una
come Luna, una che sembra sempre persa nel suo mondo, ma che poi lo conosce così
bene da essere lì, in quel momento e in quel luogo?
Gli piacerebbe saperlo. Forse
Harry saprebbe come fare, cosa dirle per ringraziarla. Ma a Neville esce solo un
"grazie" impacciato, mentre finalmente avanza verso il divano a cui piedi siede
lei.
Per qualche minuto nessuno dei
due parla. Neville si siede e il divano cigola sotto il suo peso, e Luna volge
lo sguardo verso il fuoco, dandogli le spalle. Si perdono in un silenzio
confortevole e tranquillo, e Neville sente pian piano sciogliersi la tensione
dei muscoli stanchi, e quella molto più tenace dell'angoscia che accompagna il
passare di quei giorni bui. Quello è un angolo di pace, e Luna tra tutti è la
persona con cui è giusto dividerlo, anche se non ci aveva mai pensato, prima.
Poi lei sembra d'improvviso
scivolare all'indietro, gli occhi sempre fissi nelle fiamme, fino a poggiare la
schiena dolcemente contro il suo ginocchio. Chiunque altro con un gesto del
genere l'avrebbe stupito, ma Luna è così naturale in qualsiasi cosa fa, che
sembra siano stati seduti così fin dall'inizio dei tempi.
Sembra una cosa naturale,
anche se non se la sarebbe mai aspettata. E altrettanto naturalmente gli viene
da passarle piano una mano tra i capelli, metà carezza e metà conforto, come
fosse una bambina, ma non proprio. La presenza di lei e quelle lieve carezze
illuminano la giornata. C'e Luna, e va tutto bene, si trova a pensare Neville,
c'è Luna e i suoi capelli sono morbidi e finissimi, e odorano di legna bruciata
e di frutta, un odore che gli ricorda quello del suo cassetto più prezioso, a
casa, quello che contiene i regali di sua madre, conservati con amore anno dopo
anno.
Poi Luna ride piano, e gira
indietro la testa a guardarlo, di sotto in su, al contrario. Ha le labbra rosse
alla luce del fuoco, e la mano di Neville rimane intrappolata tra la testa di
lei e il suo ginocchio. Luna ha le labbra rosse e lui le vede rovesciate, ma
comunque sorride.
E Neville le bacia il sorriso,
ancora una volta senza sapere perché. O forse lo sa. Sente il bisogno di tenersi
stretta quella luce che è Luna in quel momento; strana, lunatica Luna, sì, ma
bellissima Luna che quella sera è lì con lui mentre lui per la prima volta la
bacia al contrario.
Dolcissima Luna che disperde
le tenebre di quella giornata senza nemmeno bisogno di fare qualcosa.
E Neville la bacia senza
sapere cosa sta facendo, senza pensare; e Luna lo bacia come se fosse così da
sempre.
E' un raggio di sole che
allontana l'angoscia. E Neville ha sempre pensato che baciare una ragazza fosse
tutt'altra cosa.
E quel rifugio stanco, un'ombra della vecchia casa dove Neville è cresciuto,
improvvisamente diventa accogliente. Il tappeto non è più liso, i cuscini
sfiniti del divano si fanno morbidi sotto di lui, e il calore lo invade, e viene
dal fuoco allegro e da Luna, gli passa sul viso come il primo vento caldo
dell'estate; ora la stanza piccola è accogliente e davvero il suo rifugio lo fa
sentire protetto. Nei buchi della carta da parati sembrano ricomparire le figure
fantastiche create dai suoi giochi di bambino, e forse quello che sente è odore
di biscotti? O è la pelle di Luna che profuma di mandorle?
Ogni cosa è cambiata attorno a lui, ogni cosa è migliore in quella nuova
scoperta. Forse è solo la magia profonda di quella stanza, che adatta il
contorno delle cose a quello che Neville sente dentro di sé. Magari è solo
magia.
Ma da quella sera ogni cosa
avrà tutta un'altra luce, anche l'orrore della guerra e la guerra che è
diventata la scuola.
Perché c'è Luna, e va tutto
bene.
Questa fic mi è stata
richiesta ed è stata scritta appositamente per Chu, come premio per avermi
fregato in questo meme.
Sua la ship e sua l'idea della canzone: io ho solo messo insieme le due cose.^^
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