Maternità/Paternità
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon
non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di
Naoko Takeuchi e della Toei Animation.
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- San Valentino (Iria, due mesi, e Rei madre stressata)
Rei aprì gli occhi, con la mente intorpidita, al
suono di un vagito. A volte sembrava un miagolio, a volte una
nenìa arrabbiata. Stava imparando a distinguere i diversi
pianti di sua figlia. Nel cuore della notte, a qualunque ora fosse,
Iria aveva fame. Ma non era notte: in un qualche modo si era fatto
giorno, tra due o tre risvegli che Rei non era stata a contare. I
gemiti di sua figlia avevano una nuova tonalità quella
mattina: nei suoi lamenti c'era una nota di paura. Rotolò su
un fianco, allungando il braccio per toccare la culla aperta su un lato
che avevano attaccato alla fiancata del letto. La sua mano
toccò minuscole membra calde che si dimenavano con
forza sorprendente.
«Eccomi» mormorò, senza neppure
aprire gli occhi. Il sole non colpiva direttamente la loro camera, ma
anche un lieve chiarore era doloroso per i suoi bulbi oculari, provati
dalla mancanza di sonno. Si tirò su, arrancando, e a tastoni
trovò il corpicino offeso dalla sua bambina, che reclamava
attenzione.
Le offrì qualche mormorio di rassicurazione mentre
sbadigliava a se la sistemava sopra un braccio, tirandosi su la maglia
del pigiama. Il freddo del primo mattino le ricordò,
confusamente, che un tempo non era stato familiare per lei scoprire i
seni come se fosse normale sparare le tette al vento, senza alcuna
remora. La vergogna andava a farsi benedire,
rimuginò, quando con quel semplice gesto si poneva finiva ad
un ululante vagonata di proteste infantili.
La boccuccia di sua figlia si attaccò al suo
capezzolo, ponendo fine ai pianti.
Rei la cullò tra le braccia, sbadigliando con le
palpebre ancora ostinatamente serrate. Voleva tornare a dormire.
Forse, se si fosse ben sistemata contro i cuscini del letto...
Iria cominciò ad annaspare per la posizione sbagliata della
testolina.
Svegliandosi del tutto, Rei adagiò più
correttamente sua figlia contro l'incavo del gomito e usò le
dita dell'altra mano per porgerle correttamente il capezzolo. La sua
piccola bocca affamata si attaccò con voracità.
A parte la traccia di una lacrima, Iria era rosea e appariva
ben riposata. Quando avrebbe imparato a concedere quel lusso anche a
sua madre?
Senza forza, Rei vagò con lo sguardo per la stanza,
registrando l'assenza di Yuichiro al suo fianco accanto al letto.
Era andato in bagno? Era uscito?
Controllò l'ora - sette del mattino - e si chiese
se suo marito avesse colto l'occasione per tornare a correre. Non lo
faceva da una vita - più precisamente, da quando era nata
Iria. Al pensiero che si fosse concesso quello svago, Rei voleva
strozzarlo.
Non era giusto. Anche se standole accanto probabilmente lui
non avrebbe potuto fare nulla di più utile che passarle la
bambina, non era giusto lo stesso.
Perché doveva essere lei quella intrappolata?
Perché Iria voleva stare in braccio solo a lei, e sembrava
che volesse trascorrere la vita con la bocca attaccata al suo seno? Per
Rei era una specie di prigione di cui non vedeva la fine.
Avrebbe dovuto essere grata di avere una bambina sana che
cresceva a vista d'occhio, ma da circa due mesi le sembrava di non
avere più una vita propria. Era diventata un'estensione di
Iria - la sua latteria personale e la sua fonte di coccole preferita,
l'unica che accettava quando voleva andare a dormire.
Aprì gli occhi di una fessura minuscola, per
osservare il visino dell'essere che la teneva incatenata.
Supponeva di non essere già impazzita solo
perché non aveva mai visto ciglia più lunghe in
un essere umano. Non aveva mai toccato capelli più morbidi,
o una pelle altrettanto serica. Non aveva neppure mai visto occhi
così grandi, pozze di dolcezzza. Inoltre nessuno, nessuno
mai, aveva avuto bisogno di lei come se in sua assenza il mondo
cessasse di essere un luogo buono e sicuro.
A due mesi Iria la stringeva con tutte le sue forze con le
manine. E se da una parte sembrava dire 'mia!', reclamando una
proprietà del suo corpo che la disturbava, dall'altra Rei
ricambiava il sentimento, stringendola di rimando, beandosi
occasionalmente, in una maniera che sorprendeva lei stessa, della
comunione che avevano trovato in coppia. Si appartenevano, in un modo
in cui non appartenevano a nessun altro.
In realtà non le sarebbe spiaciuto includere in
quel circolo Yuichiro. Così, tanto per affidare Iria anche a
lui, sapendo che la bimba non avrebbe iniziato a strillare dopo un
quarto d'ora. Supponeva fosse un po' colpa sua - Yu aveva
tentato di dirglielo. Non riusciva a resistere quando Iria piangeva e
si allungava verso di lei, quasi buttandosi nel vuoto dalle braccia di
suo padre. Si sentiva in colpa nel non accontentarla e, forse,
così rafforzava in lei l'idea che solo nella sua stretta
potesse trovare conforto e sicurezza.
Ma una bambina poteva capire davvero quei concetti? Aveva solo
due mesi, non meritava che le dessero ciò di cui sentiva il
bisogno?
Dondolò avanti e indietro, piano, a occhi chiusi,
sperando con tutte le sue forze che il movimento cullasse sua figlia.
Ma i piedini di Iria premevano contro il suo bicipite, come se stesse
pedalando. Lei era bella sveglia.
Rei si destò con la sensazione di una spazzola che
le scorreva tra i capelli. Si era addormentata. In mezzo secondo
controllò che Iria fosse ancora viva tra le sue braccia
mentra si voltava e si rendeva conto che Yuichiro aveva preso a
spazzolarle la chioma. Registrò il pigiama che lui ancora
indossava e i resti delle occhiaie sul suo volto. «Allora
non eri uscito» decretò.
«Ero in bagno» rispose lui tranquillo,
senza alzare la voce, per non agitare la bambina. «Stavo per
uscire e venire a prendere Iria, poi ho sentito che ha smesso di
piangere.»
Rei non replicò, confusa e stranamente cullata dai
denti della spazzola che le scorrevano tra le ciocche. Non capiva il
motivo del gesto. «Ho un aspetto così
orribile?»
«Hm? No. Volevo fare qualcosa per te.»
Le venne da piangere. Lacrimò nella sua testa per
non sembrare troppo patetica o bisognosa, anche se le sarebbe piaciuto
da morire essere stretta e protetta da ogni avversità - come
lei stava facendo con la bambina. Yuichiro la abbracciava spesso, senza
risparmiarsi. Ma per quanto amore e sostegno le desse, a volte Rei
sentiva di essere adagiata in un pantano di depressione da cui non
poteva uscire. Al massimo guadava verso un punto poco profondo, dove le
sembrava quasi di tornare ad essere una persona normale.
Con la spazzola Yuichiro districò un nodo,
solleticandole la schiena piacevolmente mentre proseguiva nella sua
opera.
«Saranno come paglia» dichiarò
lei. «Non ci ho messo il balsamo ieri.»
«Sono morbidi lo stesso. Belli come al
solito.»
Rilasciando in un unico sospiro un'ondata di stress che non
aveva saputo di conservare nel petto, Rei girò la testa e la
adagiò nell'incavo del collo di lui. Minacciò di
non resistere ad un pianto sconsolato quando sentì lo
schiocco di un bacio sulla fronte.
«Oggi usciamo» dichiarò
Yuichiro.
«Hm? Dove? Perché?» Non sapeva
lui quanto era complicato?
«Ci portiamo dietro Iria.»
Era scontato. «Non ho voglia di allattare in
pubblico.» Sapeva che Ami ne era capace, ma lei non aveva la
sua stessa bassa soglia del pudore.
«Andiamo in un posto isolato»
ribatté lui.
«Sono stanca...»
«Più tardi, quando sarai riposata. Dopo
il pisolino di metà mattina.»
«Perché...?» Forse Yu aveva
voglia di girare da qualche parte, ma poteva andare da solo se gli
andava.
«È San Valentino, Rei.»
Rei si tirò su. Non ebbe il tempo di reagire con
una replica, perché Iria stava per piangere di nuovo: aveva
esaurito il latte dalla tetta che aveva svuotato.
Spostandola, Rei strinse gli occhi stanchi, per provare a
svegliarsi. «Ma non siamo il 12?»
«È già arrivato il 14. Ho
pensato di andare in un posto di montagna, dove non c'è
nessuno.»
Dannazione, lei non aveva avuto modo di fare piani...
«Sarà uno stress....»
Lui scosse la testa. «Preparo io tutte le cose di
Iria. E le tue. Se serve, andremo solamente a dormire in questa piccola
baita. Sarà un po' di aria nuova per tutti. Così
questa piccolina» le accarezzò la testa,
«vedrà per la prima volta un luogo diverso dalla
città.»
Yuichiro aveva voglia di far fare tante cose ad Iria. Voleva
farle scoprire il mondo, se la immaginava già cresciuta.
Rei lo invidiava.
Aveva delle repliche sulla punta della lingua - sentiva di
dimenticare qualcosa, come se ci fosse qualche variabile che non
stavano prendendo in considerazione pensando di spostarsi di casa, da
dove uscivano a stento per fare la spesa. Ma con la spazzola Yuichiro
tornò a pettinarle i capelli e, dopo un attimo, Rei
dimenticò ogni obiezione. Voleva rimanere così,
con qualcuno che si prendeva cura di lei per tutta la vita.
Iria stava battendo il suo petto con le manine. Non aveva
più fame, teneva il suo capezzolo in bocca come un mero
ciuccio, succhiando senza voglia.
Rei la allontanò, per asciugarsi col pigiama e poi
pulirle le gocce di latte dal viso. Si sorprese quando colse l'ombra di
una curva nelle labbra di sua figlia - poi il flash di un
sorriso sdentato, pieno e consapevole, rivolto nella sua direzione.
"Ho mangiato! Grazie!"
«Guarda» commentò, per
condividere il momento.
Yuichiro spuntò da dietro la sua testa.
«Oh, che bellina!» Mollò la spazzola e
afferrò Iria tra le grandi mani, come sapeva fare solo lui,
sostenandola sotto le braccia e dietro tutta la testa. «Sei
felice, hm? Sei felice?» Giocò ad avvicinarsi e ad
allontanarsi dal volto di Iria, che lo osservava meravigliata ed
estasiata. Le decantò dolcissime banalità,
lodandola per essere tanto bella e una così brava bambina.
Tra le risatine sue e della piccola la ammonì per non
dormire di più, confermandole che a prescindere le voleva
tanto bene.
Cambiò tono di voce quando si rivolse a Rei.
«Hai visto che occhi meravigliosi?»
Già, erano stupendi; nemmeno nelle riviste lei ne
aveva visti di tanto dolci ed espressivi.
«Ti somiglia un sacco, Rei.»
Davvero? «Ma ha la tua bocca. E le tue
sopracciglia.»
«Ha il tuo naso. Per fortuna.»
«Ha le tue mani. I piedi, non riesco ancora a
capire.» Li esplorò e mentre maneggiavano la loro
bambina, si rese conto che ci stavano giocando come se fosse una
bambola.
Quei momenti erano belli. Avrebbe voluto che l'intera
esperienza materna si limitasse alla contemplazione di una neonata che
non chiedeva e non pretendeva cose da lei, bensì imparava
piano piano ad essere una persona separata.
Yuichiro portò la piccola contro il petto,
appoggiandole il mento sopra la spalla. «Vediamo se oggi
riesce a distrarsi un po'.»
«Da cosa?»
«Da te. Stando qui dentro, finisce col pensare che
al mondo ci sia solo tu. E vuole assorbirti.»
Rei non se ne venne fuori con una risposta.
«Questo pomeriggio, quando piange, lasciamela un
pochino. Le faccio vedere cose. E le insegno che al mondo
può stare bene anche se c'è solo il
papà.»
Lei volle piangere di gioia.
Yuichiro sapeva quale emozione le aveva provocato.
«Vuoi che riprenda a pettinarti?»
Perché no? Fece per riprendere in braccio la
bambina.
Lui gliela allontanò dalle mani.
«Può stare ferma qui, sul letto, ad
osservarci.»
«Ma piange» protestò Rei,
mentre lui adagiava Iria sul piumino soffice.
«Perché non è abituata. Ma sta
bene anche lì, non succede niente.»
Supponeva di sì, però...
Yuichiro quasi la tirò via, a più di un
metro di distanza, mentre riprendeva a pettinarla. Rei all'inizio non
si rilassò, mentre guardava con apprensione sua figlia che
si guardava attorno e sembrava che da un momento all'altro stesse per
iniziare a disperarsi. Ad un certo punto emise un paio di
lamenti, ma Yuichiro la interruppe sovrastrandola con un canto.
Sgranando gli occhi, Rei ascoltò inebetita mentre
suo marito si esibiva nell'ultimo successo pop del momento - una
canzone trasmessa almeno venti volte al giorno in tv, durante una
pubblicità.
Distratta, ci mise un attimo a notare che sua figlia aveva
avuto la sua stessa reazione. Fissava attonita lo strano uomo che,
dietro sua madre, emetteva versi stonati.
A Rei uscì una risata - la prima leggera
che ricordasse di aver fatto da un po' di tempo a quella
parte.
Vide che un angolo della bocca di Iria la imitava in risposta,
come se si rendesse conto lei stessa che c'era qualcosa da ridere.
La sua bambina pensava. Osservava. Reagiva. Cresceva,
e presto non l'avrebbe più intrappolata.
Si sporse verso di lei, contro le proteste di Yuichiro, per
prenderla e farla ballare tra le braccia.
Nonostante tutto, ti amo da impazzire.
Portò la sua guancia alla bocca, inspirando il suo
profumo fino ad inebriarsene.
23
- San Valentino (Iria, due
mesi, e Rei madre stressata) - FINE
NdA: Uh! Aveva avuto in mente di scrivere un episodio relativo
al compleanno di Rei - un paio di mesi dopo questa occasione, ma ho
pensato che mancasse il contesto dato da questa celebrazione
precedente, che in realtà volevo già raccontarvi
due mesi fa :P
E così sono tornata indietro ed è venuto
fuori questo pezzo. Due mesi dopo Rei sarà più
serena, non preoccupatevi. Riuscirà persino ad uscire fuori
a cena senza sua figlia, lasciandola ad Ami (e approfittando di un
riposino di 4 o 5 ore che la bimba si fa di solito a quell'ora).
Dopo aver passato sei giorni a curare le mie nipotine - di cui
una di dieci mesi - mi sono fatta qualche osso e ho voluto scrivere un
altro episodio di questa raccolta :)
Che ve n'è parso?
Elle
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