Promise
Promise
Ancora rumore, fuori: uomini che parlavano. Motori che si accendevano con un ruggito.
Eppure nella mia stanza, dove ero stata costretta al riposo, c’era troppo silenzio.
-Xingke?-
Inutile. Non mi guardava.
Non importava quante volte l’avessi chiamato o con che tono. Quante volte gli avessi sfiorato la spalla.
Se ne restava sempre
lì, seduto di fianco al letto dove mi avevano confinata finche
“non mi fossi ripresa”. Il guaio era che stavo benissimo.
Certo, ammettevo a me
stessa, sarebbe stato tutto perfetto: Xingke mi aveva salvata da un
matrimonio che non volevo, da un marito che avrei odiato, in un mondo che non volevo conoscere. Non in quel modo.
Zero mi aveva presa in ostaggio e ancora ero stata salvata. Sempre da lui.
Che aveva chiesto a
chiunque, buoni o cattivi che fossero, di salvarmi. La stessa persona
che sei anni fa mi aveva promesso che mi avrebbe mostrato il mondo
esterno.
E che sapeva di avere ancora poco tempo. Non volevo sprecarlo.
Purtroppo però il
mio salvatore mi aveva rivolto le spalle fin da quando mi avevano messa
a letto. Non mi aveva più guardata.
-Xingke?- chiamai ancora, sempre più timidamente.
Ancora nessuna risposta:
rimaneva lì, fermo, la testa affondata nelle coperte, piegato
sul letto come se non mi volesse vedere; come se non volesse vedere
nulla: né Zero, né il mondo né quello che stava
facendo la Britannia.
Stavo per pronunciare il
suo nome di nuovo [anche se quel giorno avrei potuto consumarlo, quel
nome, tante erano le volte che l’avevo urlato per paura o per
fiducia o per sentirlo semplicemente più vicino.] quando lo
sentii sospirare pesantemente.
Le mie dita, poggiate delicatamente sulla sua spalla, si alzarono e abbassarono assecondando il movimento del suo respiro.
-Vi ascolto.-
Lo disse stancamente, è vero, ma non mi ferì: era dolce. Come lo era sempre stato.
E poi non mi aspettavo
che mi parlasse, dopo quel silenzio. In fondo ero uscita nel campo di
battaglia, mi ero messa in pericolo. Avevo rischiato di far uccidere me
stessa e anche lui.
Bella imperatrice, Tianzi, davvero. Senza un minimo di spina dorsale.
Scossi il capo, con
un’incredibile voglia di piangere. Chissà, forse era solo
lo stress accumulato. -Zero ha detto che posso scegliere.- commentai,
puntandogli gli occhi addosso.
E, aggiunsi fra me e me, l’aveva detto in tono talmente teatrale che mi aveva quasi fatto paura.
Alle mie parole Li
Xingke, uomo che avevo salvato e che da poche ore mi aveva
abbondantemente ricambiato il favore, alzò la testa per
guardarmi; i suoi occhi erano opachi ma percepii la sua
curiosità.
- E allora ho pensato che
fosse il momento giusto per un piccolo capriccio, ora che qualcuno mi
ha detto che posso decidere per me.- snocciolai, velocemente, con
l’imbarazzo che mi infiammava le guance. Non avevo mai scelto,
nella mia vita, né avevo espresso a voce alta un vero capriccio.
Ne avevo, certo, ma soccombevano di fronte alla mia responsabilità.
Eppure, in fondo, se ero solo un Simbolo perfettamente sacrificabile, allora potevo anche essere egoista; No?
Sentivo lo sguardo
indagatore, vagamente preoccupato, che cercava di sondarmi per
indovinare il mio desiderio. Eppure ero convinta che lui sapesse.
Non poteva aver dimenticato.
Lo guardai dritto negli
occhi, risoluta, quando trovai il coraggio necessario per chiedere
-Vorrei vedere il mondo esterno. Con te.- .
Ecco, quello sì che era il tono di una Principessa; Non quello piagnucoloso che avevo usato fino a quel momento.
Al contrario della mia espressione caparbia Xingke sorrise, con un’aria vagamente compiacente.
Soddisfatta.
Forse credeva che mi fossi dimenticata la promessa? Beh, certo, erano pur sempre passati sei anni.
Ma io di certo non scordavo così facilmente le cose importanti.
- Perfetto.-
Fu tutto qui quello che
disse. In una parola ne aveva dette altre mille: sono felice, mi hai
fatto preoccupare. Ora andrà tutto bene, ci sono io con te e
molte altre.
Tutto in quel semplice tono di voce pacato e sincero.
Ricambiai il
sorriso che mi rivolgeva, contenta che avesse accondisceso così
facilmente al mio più grande desiderio.
Non aveva dimenticato la promessa, mai, come mi aveva dimostrato prima.
Speravo solo di riuscire a dirgli quanto gli volessi bene con una sola parola; quanto gli fossi grata per avermi salvato.
Dissi solo quello che pensavo, in effetti: l’unica parola che ritenevo adatta a spiegare i miei sentimenti.
Non era semplice da dire, descrivere o spiegare, eppure usai la formula più semplice del mondo.
-Grazie.-
I know you're always there
To hear my every prayer inside
I'm clinging to the promise of a lifetime
I hear the words you say
To never walk away from me and leave behind
The promise of a lifetime
(Promise of a Lifetime- Kutless)
Chiedo
umilmente perdono per eventuali errori, ma non sono ancora troppo
pratica di Code Geass ed è la mia prima Fic in questo fandom.
Spero solo di essere riuscita a mostrare almeno una parte della
smisurata adorazione che provo per questo pairing *___*
Elle
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