Did
you ever want to kiss anyone?
«Per caso
qualcuno ha visto Ray?» Chiese Emma entrando nella sala da
pranzo.
«No.
Hai già controllato in biblioteca?» le rispose
Oliver alzando lo sguardo dalla mappa che stava studiando.
L’amica fece segno positivo con il capo. Guardò
gli altri ma tutti scossero la testa.
«Antennina»
Yuugo
e Lucas erano appena arrivati nella stanza con delle posate e la
tovaglia.
«In
cucina»
Che
stupida, come ho fatto a non pensarci.
Emma
sorrise, abbracciò velocemente entrambi gli adulti e corse
verso il luogo suggerito.
«Raaaayyy»
Il
ragazzo sentendo urlare il proprio nome alzò gli occhi al
cielo e, dall’eco dei passi, capì che presto se la
sarebbe ritrovata dietro.
«Ehy
Ray» lo richiamò quando arrivò
all’ingresso della cucina.
«Non
c’è bisogno di richiamarmi, il mio udito funziona
benissimo» disse il corvino mentre lei si avvicinava per
vedere cosa lui stesse cucinando.
«Hai
bisogno di qualcosa, Emma?»
Lei
fece uno dei suoi soliti sorrisi. «Il libro blu con le stelle
in rilievo, sai dove è? Mi servirebbe per il gioco di
stasera con i piccoli»
«L’ultima
volta lo avevano Alicia e Jemina. Prova a vedere nel secondo cassetto
del comodino della camera, di solito i libri li mettono
lì» le rispose continuando a tagliare le verdure.
«Ti
serve altro?» aggiunse, notando che lei non si era ancora
all’allontanata.
«Mmm…
forse»
Emma
poggiò la schiena su uno dei mobili, vicino al ragazzo.
Stette per lunghi istanti a osservare il suo migliore amico. Negli
ultimi due anni Ray era cambiato molto: era diventato alto, molto
più di lei, le sue spalle si erano allargate e il suo fisico
si stava lentamente irrobustendo, anche i capelli erano cresciuti,
forse un po’ troppo, ma a lei piacevano
così. Tuttavia, non era solo il fisico a essere cambiato, anche lui come persona era maturata.
«Trovi
che io sia cambiata negli ultimi due anni?»
Non
c’era bisogno che lui la osservasse, sapeva già la
risposta, ma decise comunque di fermarsi, spostando il suo sguardo su
di lei: sì, decisamente. Il suo fisico stava iniziando a
sembrare quello di una giovane donna e anche il suo modo di fare stava
diventando più consapevole, ma questo non glielo avrebbe mai
detto.
«È
normale, Emma» rispose semplicemente prima di riprendere il
lavoro. La ragazza sorrise, sapeva che le risposte banali di Ray
nascondevano pensieri ben più articolati, pensieri che lui
non avrebbe mai espresso a voce alta.
Entrambi
non dissero più nulla e rimasero in silenzio a lungo. Le
loro conversazioni erano fatte così: l’altro
avrebbe parlato quando ne avrebbe sentito il bisogno.
Le
era mancato stare da sola con lui senza dover pensare a nulla di
importante. Ultimamente, a causa delle ricerche sulle sette mura, la
maggior parte delle loro interazioni riguardavano solo le missioni.
Guardarlo
preparare il pranzo le dava una sensazione di calore e pace. Mentre lo
osservava una domanda si fece largo nella sua mente, una domanda che
non tardò a essere espressa.
«Hai
mai voluto baciare qualcuno?»
Una
domanda semplice, spontanea, diretta. Forse fin troppo.
Ray
sentendola rischiò di bruciarsi con il contenuto della
pentola che stava spostando.
«Ehy!
Stai bene?» chiese la ragazza preoccupata.
«Non
preoccuparti, non è successo nulla» disse
poggiando il cibo, per poi guardarla stupito.
«Piuttosto,
che razza di domanda è?»
«Non
lo so. L’ho solo pensato e detto. Tutto qua.»
Emma,
maledetta, quando imparerai che alcuni pensieri non possono essere
espressi con tale leggerezza.
Nonostante
i suoi pensieri e l’imbarazzo, Ray, con lo stupore di
entrambi, rispose.
«Sì»
Emma
spalancò i suoi occhi verdi. A questo tipo di domande Ray
non risponde mai, e piuttosto che mentire se ne resta in silenzio o
cambia strategicamente argomento.
Ray
si pentì di aver aperto bocca quando vide
un’ondata di curiosità attraversare gli occhi
della persona accanto a sé.
«Chi?»
Nessuna
risposta.
«Chi?
Anna? Gilda? Violet?»
Stessa
domanda, stessa conclusione.
«Non
lo dirò a nessuno, daiii»
Il
ragazzo non le rivolse nemmeno un’occhiata, continuava solo a
girare il minestrone.
Emma
mise il broncio.
«Se
io ti rigirassi la domanda tu non risponderesti. Non fare domande a cui
non sei pronta a rispondere tu per prima, Emma.» Aveva
ragione, come sempre, ma per una volta voleva essere lei ad avere la
meglio.
«E
invece sì»
Ray
alzò un sopracciglio: «Sul serio?»
Emma
fece segno positivo con il capo. Sul viso di Ray si dipinse uno strano
ghigno, aveva abbandonato il mestolo e si era avvicinato.
«Allora
rigiriamo la domanda. Emma, hai mai voluto baciare qualcuno?»
«Sì»
«Bene,
e vorresti dirmi, gentilmente, chi?» chiese poggiando la
propria fronte contro quello di lei. Emma sentì il suo viso
diventare più caldo, i loro visi erano troppo vicini, ma
continuò a guardarlo dritto negli occhi, il suo orgoglio non
le avrebbe permesso di abbassare lo sguardo per prima.
Dovevo
star zitta, maledizione, ma ormai è troppo tardi per tirarsi
indietro.
Il
suo cuore stava accelerando, lo sentiva, e l’ansia la stava
divorando. Prese coraggio e, dopo un profondo respiro, disse quello che
non avrebbe mai pensato di dover dire ad alta voce, soprattutto davanti
a lui.
«Tu.»
Ray
sgranò gli occhi: era difficile sorprenderlo, ma Emma era
riuscita a farlo ben due volte quel giorno.
Come
poche volte in vita sua, Ray decise di assecondare le proprie emozioni:
eliminò la distanza tra i due premendo le sue labbra contro
quelle di Emma. Un piccolo, dolce e casto bacio. Pochi secondi dopo si
staccò trovando davanti a sé una Emma sconvolta.
L’espressione di Emma era talmente buffa che Ray
iniziò a ridere.
Solo
quado sentì la sua risata, Emma sembrò
riprendersi. Vedendolo, Emma, tra il miscuglio di emozioni che stava
provando in quel momento, si sentì pervadere dalla rabbia.
«Non
è divertente prendere in giro le persone» Gli
urlò, sentiva gli occhi pizzicare: si sarebbe messa a
piangere molto presto se il corvino non avesse smesso.
Pur
non smettendo del tutto di ridere, Ray
l’abbracciò. Emma cercò di divincolarsi
ma il ragazzo la tenne stretta a sé.
Non
lo farei mai Emma. Non su questo.
Le
sussurrò.
«Allora
perché…»
«Perché
mi sono messo a ridere? Perché la tua espressione era buffa,
pel di carota.»
Emma
alzò lo sguardo, i suoi occhi verdi erano ancora un
po’ lucidi ma mostravano un certo stupore. Ray la
guardò confuso. «Erano anni che non mi chiamavi
così»
Solo
allora il corvino si rese conto di come l’aveva chiamata: era
stata una cosa istintiva.
Emma
gli sorrise dolcemente ma, di colpò, si allontanò
dall’abbraccio, ricordandosi improvvisamente che lui
l’aveva baciata. Le guance di Emma si tinsero di un rosso
vivo. Ray aggrottò la fronte, ma prima che potesse chiederle
qualcosa fu interrotto.
«Perché
lo hai fatto?» gli chiese seria.
«Davvero,
non ci arrivi da sola?»
Nonostante
la domanda fosse una già di suo una risposta, a Emma non
bastava, voleva sentirselo dire chiaramente.
«Voglio
esserne sicura»
«Uh?
Di cosa?» Eccolo, lui e la sua voglia insopportabile di
metterla sempre in difficoltà.
«Del
bacio. Perché l’hai fatto? Dimmelo.»
Emma si riavvicinò.
«E
se non volessi dirtelo?» le chiese tirandole su il volto con
due dita, sogghignando.
«Non
ti rivolgerò più la parola» Era una
minaccia assurda e insensata, lo sapeva, ma la sua mente non aveva
altre idee. «Neppure se mi stessero per uccidere?»
«Neanch—»
«Ray,
Nat ha bisogno di te, terminiamo noi qui in cucin–
Oh»
Violet
e Gillan erano appena entrate in cucina interrompendo il loro discorso.
Emma girò leggermente lo sguardo e vide che le due avevano
una strana espressione. La cosa non le piacque.
Vedendole
Ray lasciò andare il viso della ragazza e si
spostò leggermente, composto come sempre.
«Non
fate quelle facce, c’è un malinteso» il
tono di voce era calmo, ma gli occhi verdi di Emma dicevano
qualcos’altro. E le ragazze l’avevano compreso: lei
era una brava bugiarda, ma non era paragonabile a Ray,
perciò se avessero voluto sapere qualcosa, l’unico
modo sarebbe stato quello di stuzzicare la ragazza dai capelli
arancioni.
«Sul
serio? Allora, sareste disposti a raccontarcelo questo
malinteso?»
«Beh,
fatevelo raccontare da Emma, ragazze, io vado da Nat. La zuppa
sarà pronta tra 10 minuti, il pane è nel
forno» annunciò Ray andando verso la porta.
«Okay,
ci vediamo dopo!» lo salutarono le altre.
Prima
di andarsene, però, ebbe un’esitazione. Si
girò per guardare Emma: stava cercando di salvarsi dal terzo
grado messo in atto dalle due amiche più grandi.
«Emma
– la chiamò, attirando su di lui
l’attenzione di tutte e tre – eri tu.» E
sparì.
Eri
tu.
Emma
ebbe un tuffo al cuore, divenne completamente rossa mentre nella sua
mente continuavano a ripetersi quelle due parole ininterrottamente.
«Emma?
Cos’è successo?» le chiese per
l’ennesima volta Violet.
«Niente,
proprio niente» disse Emma mentre le sue labbra si
dispiegavano in un enorme sorriso nonostante l’imbarazzo.
Le
due si guardarono confuse.
Qui
è decisamente successo qualcosa. Pensarono
all’unisono.
Angolo
autrice
Come
al mio solito scopro cose scritte mesi e mesi fa, a caso. Meraviglioso.
Va
beh, lasciamo stare. Come state? Io non lo so, in liena di massima
direi bene.
Eccomi
qui una OS che secondo me non è uscita così male,
scritta quasi un anno e mezzo fa.
Spero
vi strappi un sorriso e vi piaccia.
Un
bacio,
~ Ale
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