Riflesso Distorto

di Luschek
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Riflesso Distorto 



Johanna 

«Hilda?» 

Dal bozzolo di lenzuola giungono pigolii, versi che d’umano non hanno nulla.  

Prima che la creatura emerga dal suo giaciglio, Johanna sa già che Hilda, la sua piccola, dolce, coraggiosa Hilda, non è più lì.  

Il vassoio scivola, cocci di vetro schizzano, il succo d’arancia macchia il tappeto, le posate producono un clangore metallico, Twig guaisce sorpreso e osserva inorridito il riflesso distorto della sua padrona. 

«Dov’è mia figlia?!» grida la donna, il cui corpo adesso è ridotto a tremiti e timori. 

Il cucciolo di Troll, dinanzi quel terrore, applaude e ride, contento della nuova vita che la sua mamma gli ha donato con tanto amore. 

 

 

 

Hilda 

La pietra su cui è stesa è fredda e dura.  

Gli spuntoni della roccia la infastidiscono e lì dove pungono la pelle, Hilda allunga le dita per sfiorare la zona irritata. 

Si accorge di quello, solo quando tasta il pelo irto.  

Nota quell’altro, quando porta la mano sul petto e non trova il cotone del pigiama, bensì l’epidermide ricoperta di peluria. 

Un grido squarcia la notte, le domande le tempestano la mente, le gambe si affrettano alla ricerca di una risposta. 

Arranca fuori dalla conca e la trova: la sua nuova madre è seduta dinanzi al fuoco, placida, e le scocca un’occhiata premurosa e consapevole. 

È stata lei a distorcerla.





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