Indy spara per primo

di IndianaJones25
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    INDY SPARA PER PRIMO

    Il Cairo, Egitto, 1936

   «Non potete farmelo! Sono americana!»
   Inseguendo le urla rabbiose di Marion, Indiana Jones si fece largo a pugni e a calci attraverso le strette e labirintiche viuzze del Cairo, inseguendo la cesta in cui gli arabi assoldati dai nazisti avevano rinchiuso la ragazza. Doveva riuscire a raggiungerla prima che si eclissassero, altrimenti chissà dove l’avrebbero condotta. Se voleva riaverla con sé e riprendere l’interessante discorso che avevano interrotto a metà a causa di quei pazzi armati di scimitarra – stavano parlando di fare figli, e un simile discorso, con Marion, lo allettava parecchio – doveva darsi una mossa.
   Indy si fermò all’incrocio di alcuni vicoli. Un gatto, spaventato, rizzò il pelo, soffiò e corse via con un miagolio. I suoi occhi saettarono da tutte le parti attraverso le ombre delle stradicciole, cercando la direzione da seguire.
   «Indy!» La voce di Marion gli squillò nelle orecchie come un campanello d’allarme. Non era lontana.
   Si voltò di scatto e vide i due arabi che trasportavano la cesta passare in fondo al vicolo. Riprese l’inseguimento richiamando tutte le forze che aveva in corpo, senza badare al caldo e alla stanchezza. C’era abituato, dopotutto.
   D’improvviso, il vicolo lo condusse in una vasta e polverosa piazza, in cui si trovava una gran ressa, tutta gente che si affollava attorno a numerosissime bancarelle. L’ennesimo mercato, dove non sarebbe stato facile orientarsi. La folla lo circondò, ma subito si aprì attorno a lui, come il Mar Rosso dinnanzi al bastone di Mosè.
   A pochi metri di distanza da lui, ridendo compiaciuto per il trionfo che già pregustava, un arabo vestito di nero impugnava una lunga e affilata scimitarra. Cominciò a passarsela da una mano all’altra, facendola roteare con abilità e compiendo veri e propri giochi di prestigio con la sua arma. Dava proprio l’impressione di un combattente letale, che avrebbe procurato grandi rogne all’americano.
   Indiana Jones lo guardò per alcuni secondi. Con la manica della camicia, si deterse il sudore che, da sotto la tesa del cappello, gli colava negli occhi. La stanchezza minacciava di sopraffarlo. Quanto sarebbe potuto durare, in un combattimento corpo a corpo con quel diavolo di spadaccino, prima di soccombere? Non lo sapeva e nemmeno gli interessava saperlo.
   Con una smorfia insofferente dipinta in viso, passò la frusta da una mano all’altra, estrasse il suo revolver Smith & Wesson e fece fuoco. L’arabo lasciò andare la scimitarra e si abbatté subito al suolo, morto. La folla, tutto attorno, iniziò a esultare e a gridare, compiaciuta.
   Qualcuno, una volta, aveva detto a Indiana Jones che, in casi come quello, non vince il più abile, bensì il più furbo, ossia chi spara per primo. E, per sua fortuna, lui era tipo da saperli tenere a mente, i buoni suggerimento come quello.
   Senza più badare allo spadaccino e alla folla di arabi che urlavano e saltavano celebrando il trionfo della modernità sulla tradizione, Indiana Jones ricominciò a correre e a guardarsi attorno, andando alla ricerca di Marion.

 
[Scritto: giugno 2021]
 
 




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