Tic Toc

di Baudelaire
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Tic Toc.
No, non è lo stupido social, dimora degli idioti, di chi il cervello l’ha svuotato, riempito di rumore, chiasso assordante, per soffocare la voce dell’Anima urlante e piangente.
 
Tic Toc.
No, non bussano alla porta.
Nessuno verrà a salvarti, a donarti un sorriso, a porgere la mano.
Il vuoto dietro quella porta.
Il silenzio in questa casa.
Mille voci dentro la tua testa.
Mille lacrime inespresse.
Mille suppliche inascoltate.
 
Tic Toc.
Il tempo che batte, scorre, fugge, inesorabile, irraggiungibile.
Vorresti fermarlo, a volte. Corre troppo in fretta.
Non stai al passo.
Lui avanza, tu resti indietro, antiquato, atterrito, impaurito dal mostro del futuro che ti divora.
Tu vuoi pace, serenità.
Calore.
Ma lui fugge.
 
Tic Toc.
Il battito del cuore.
Pulsa, lo senti?
Il sangue scorre veloce come il tempo, nemmeno lui si ferma.
Porta ossigeno, ti tiene in vita.
Quale vita?
Vita di stenti, tormenti, inutili unguenti su piaghe putride.
 
Tic Toc.
Il social.
La porta.
Il tempo.
Il cuore.
 
Un unico suono.
Un solo perdono, quel che devi a te stesso.
 
Tic Toc.
Fugge.
Non lo fermerai.
 
Tic Toc.
Batte.
Arrestarlo non potrai.
 
Tic Toc.




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