Non
so come mi sia venuta in mente. fatemi sapere che ne pensate. un
abbraccio gigante.
Chichilina
Era sicuramente trascorsa
più di un’ora da quando Ghinta
Tenoku aveva
cominciato il suo
silenzioso stazionare d’avanti al fuoco. Non era
più che una fiammella in
verità. Chiamarlo “fuoco” era eccessivo,
ma era quanto di meglio Ghinta fosse
riuscito a fare da solo.
Il povero salsicciotto
infilzato malamente in un ramo, era oramai
bruciato del tutto. I pensieri di Ghinta non gli avevano concesso
l’attenzione
che meritava.
Non poteva accettare di
tornare all’accampamento. Era meglio
restare digiuno e davanti ad un fuoco misero che
tornare e farsi
prendere in giro dagli altri ragazzi del
campeggio.
Chiuse un momento gli
occhi come per raccogliere decisione e
coraggio. Infondo la notte stava per arrivare.
Uniche compagne le stelle,
care amiche dei suoi nove anni.
- Vorrei venire
lì da voi, e non stare qua giù!
- E da chi
vorresti andare, dimmi un po’?!
Perso
com’era nel suo pensare non aveva sentito nessuno
avvicinarsi. La voce del suo
disturbatore era però inconfondibile.
- Stavo solo
pensando a voce alta, Yuichiro
- … E quindi
vorresti andartene, ecco perché ti sei appartato.
E’ un’ora che ti cerco
dappertutto!
- Volevo
solo stare per conto mio.
Un
broncio non nascosto.
- Ma in
campeggio si va per stare tutti insieme, e poi … stasera
è il tuo turno di
raccontare una storia agli altri. Anche Rei ti sta cercando.
Ecco,
una fitta allo stomaco.
- Non ho
niente da raccontare.
- Ma dai!
Non ci credo. Un bambino in gamba come te non può non
conoscere una bella
storia da raccontare ai suoi amici!
- Io non ho
amici!
- Ma dai! Non
ci credo proprio.
- E’ così
invece.
Il
piccolo Ghinta con convinzione continuava a sostenere lo sguardo del
suo
interlocutore. Non ammetteva repliche. Lui non aveva amici. Punto e
basta.
- E come
mai?
- Non lo so!
- Non ci
credo.
- Pensala
come vuoi. Però è la verità, io non
dico bugie.
- Bhè, forse
se stasera venissi a raccontarci la tua storia faresti nuove amicizie.
- Ma te l’ho
detto! Io non conosco nessuna storia, mi prenderebbero tutti in giro.
- Facciamo
così…te ne presto una delle mie e , in cambio, mi
consideri il tuo primo amico.
Con
una mano Yuichiro
si tirò indietro i
capelli, solita copertura per il suo sguardo sincero.
- Ehm…ok, ma
solo se si tratta di una storia bellissima!
- Bene
ragazzi, questa sera è il turno di Ghinta di raccontarci una
storia intorno al
fuoco. Sicuramente sarà una storia bellissima. Su
Ghinta… vieni qui!
Gli occhi di Rea, il
capo scout, non ammettevano repliche. Quella ragazza
era insieme dolce e amara. Aveva un fascino indiscutibile. Anche per
uno
ancora poco interessato alle ragazze come Ghinta.
Salì sul
mezzo tronco fino a quel momento utilizzato a mo’ di palco.
Deglutì e
respirò a fondo.
Tutti lo stavano
guardando. Anche Youchiro accanto a Rei.
- Ecco…
allora…
… C’era
una volta, tanto tempo fa, un regno bellissimo sulla Luna, si chiamava
“Regno
argentato”.
Questo
regno era protetto da quattro guerriere con i nomi dei pianeti
dell’universo. Erano le Sailors: Sailor Mars,
Sailor Mercury, Sailor Venus e Sailor
Yuppiter.
Queste
guerriere proteggevano la Luna e il nostro pianeta, ma, soprattutto
proteggevano la Principessa Serenity …
- Ma questa
storia è solo una favola!
- Uffa, che
noia!
- Non siamo
più bambini dell’asilo!
Come a spezzare
l’incanto del racconto appena cominciato, le proteste dei
suoi compagni di campeggio investirono Ghinta e il suo effimero
coraggio.
- Veramente…You
…lui… mi ha detto che è una storia
vera!
- Ma
figuriamoci. Credi ancora a queste storielle. Sei proprio un moccioso
Ghinta!
- Vogliamo
un’altra storia e un altro narratore!
Ghinta Tenoku non era un
moccioso, ma di certo non era nemmeno un adulto. La reazione del suo
pubblico,
di quei bambini cout come lui, che secondo You sarebbero potuti
diventare suoi
amici dopo quella storia, non era certo quella che in cuor suo sperava.
Di piangere,
però, non
se ne parlava.
Sguardo basso e corsa
lontano. Si, erano le soluzioni migliori
- Ma cosa
gli hai raccontato? Si può sapere?
- Bhè… Rei …
gli serviva una storia speciale e, glie l’ho raccontata.
- E gli hai
pure detto che è una storia vera!
- Bhè, lo è!
- You, ma
non avevi pensato che gli altri bambini avrebbero potuto non credergli?
Hai
ottenuto l’effetto contrario.
Il
sorriso sghembo di You aveva solo un’interpretazione:
“pensavo di fare bene… Rei
aiutami a rimediare!”
- Ehi, non
guardarmi così, … e
non pensarlo nemmeno
…
- Come fai a
sapere cosa sto pensando ?
- Youchiro!
Dopo tutti questi anni dovresti saperlo che ti conosco meglio di te
stesso.
Era
così raro vedere gli occhi di
Youchiro diventare seri. Però, in quel momento lo erano.
- Rei, ti
ricordi com’era la tua vita prima di conoscere Usagi?
Un nome importante.
Una domanda ricca di passato. Mille ricordi insieme
in un istante. La sua prima amica, la sua medicina contro lunghi,
dolorosi anni
di solitudine.
- Io
… ero sola…
Gli occhi di You
erano tornati quelli di sempre.
- Come
me prima di incontrarti amore mio. Sappiamo
bene cosa si prova. Magari … potremmo essere noi due
l’ “Usagi” della
situazione! O meglio… potresti essere tu …
- No
…, non posso. Non ho nessuna intenzione di …
Può
essere un bacio infame? Secondo Rei quello lo era. Ma, lo sapeva, era
anche un
bacio carico d’ amore e buone intenzioni.
- Ma … credi
davvero di convincermi così?
- Perché…
non ci sono riuscito?
Un
sorriso condiviso. Un si silenzioso.
- Di nuovo
tu?
- Mi
mancavi!
- Lasciami stare
You! Mi hai già preso
in giro. Mi avevi
detto che era una storia vera e invece … ora tutti ridono di
me.
- Non ti ho
preso in giro. Nemmeno per un momento!
- Non voglio
più ascoltarmi. Lasciami in pace!
- Ascoltami
bene Ghinta, ormai non sei più un bambino. Non è
scappando dalle situazioni che
riuscirai a risolverle, e non è
certo
restando da solo che troverai degli amici. Fidati, torna
all’accampamento con
me e vedrai che tutto si risolverà. Devi solo affrontare i
tuoi compagni e
sostenere le tue ragioni come fai tanto bene con me.
- Ma loro
dicono che la mia storia è solo una favola per bambini.
- E’ tu
sostieni il contrario. Se ti fidi di me devi anche fidarti di quello
che ti
dico. Io sarò dalla tua parte. Così ci si
comporta tra amici!
Una piccola
fiammella nel cuore di Ghinta cominciò a scaldargli un mezzo
sorriso. Forse era quella la sensazione che si prova a sapere di avere
un amico
dalla propria parte.
…
Erano di nuovo tutti
seduti intorno al fuoco. You aveva richiamato tutti
senza spiegare loro il motivo dell’ennesima riunione dopo il
fallimento di
quella precedente.
Ghinta era poco
distante.
Come aveva fatto You
a convincerlo di nuovo? Non lo sapeva proprio.
Strinse di nuovo i
pugni e fece di nuovo un respiro generoso. Stava
per avvicinarsi al tronco mozzo e
affrontare quella poco ben disposta platea per la seconda volta quella
sera. Un
passo, due passi e …
…
Il fuoco
all’improvviso perse la sua fiamma.
Era buio.
Non si vedeva
più niente. Solo le stelle.
Gridolini di paura
in sottofondo.
Cosa era successo?
Non c’era vento. Come poteva essere scomparsa la
fiamma del focolare?
…
D’un
tratto cerchi di fuoco illuminarono il cielo.
Lo stupore e la
paura azzittirono tutti.
Le fiamme circolari
sembravano danzare. Anzi danzavano di sicuro. Un
vortice di fuoco come un turbine.
Era incredibile
ma…
…ad un
certo punto una mano spuntò fuori dalle fiamme
incandescenti. Fu
il panico.
Ghinta
era immobilizzato dal
terrore, i suoi compagni, invece cominciarono a scappare verso ogni
direzione
possibile.
- Fermi
dove siete!
Era una voce di donna
- Ho
detto di fermarvi!
Il tono risoluto non dava
possibilità di diniego. Come statue
di pietra i tigrotti di Tokio* si immobilizzarono.
Le fiamme si diradarono.
Il focolare tornò a scoppiettare. Ora
si poteva vedere di chi fosse quella voce apparsa dal nulla.
- Piccoli
mocciosi, tornate a sedervi, è un
ordine.
Era
bellissima. Lunghi capelli neri e occhi come la notte. Uno strano
vestito bianco
e rosso e uno sguardo che non lasciava scampo.
- Ma…
ma tu chi sei?
Nemmeno
Ghinta sapeva dove aveva trovato il coraggio di farle quella domanda. I
suoi
amici erano terrorizzati. Nessuno di loro avrebbe mai proferito parola.
- Io
sono Sailor Mars e tu, se non sbaglio sei
Ghinta.
- Sailor
Mars?!? Ma… come fai a conoscermi?
- Io
conosco sempre chi racconta la storia delle
guerriere Sailor.
- Ma…
allora tu sei quella della storia di
Youchiro?
- Io
sono quella della TUA storia!
- E…come
mai sei qui?
- Qualcuno
mi ha detto che qui c’è qualcuno che
non crede all’esistenza mia e delle mie colleghe Sailor. Non
posso permettere
che qualcuno si prenda gioco delle paladine della giustizia!
- Ma…ma…
Con fare deciso
Sailor Mars si voltò verso gli altri spettatori e rivolse
loro uno sguardo minaccioso.
- Chi
di voi ha deriso le Sailor? Si faccia avanti
se ne ha il coraggio?
Stupore e paura si
specchiavano negli occhi di tutti.
Nessuno parlava.
Solo Ghinta.
- Ehmmm,
i miei compagni non volevano offenderti.
E’ tutta colpa mia. Ho raccontato male la storia e loro si
sono lamentati di
me, ma, stavano scherzando!
- Mhhhh,
non so se crederti. Tu mi stai dicendo
che sono tutti tuoi amici e che stavano scherzando.
- Si,
si
I tigrotti si
guardarono fra di loro. Forse quel Ghinta non era poi tanto
male. Se quella strana guerriera gli credeva magari riuscivano a
cavarsela.
- Va
bene, facciamo così. Mi siederò su questa
roccia e ti ascolterò mentre racconti tutta la storia per
bene fino alla fine. Vedrò
da sola se qualcuno si prende gioco delle Sailors e della nostra
principessa.
E così
fece. Ghinta salì sul tronco e, lentamente,
ricominciò il suo
racconto così come lo aveva ascoltato da Youchiro. Nessuno
osò fiatare fino
alla fine. Dopo poco i suoi compagni furono così affascinati
dalla storia di
Sailor Moon e delle sue compagne che quasi dimenticarono la presenza di
una
stessa delle protagoniste.
La storia era finita.
Un applauso
scrosciante.
- Ghinta,
che storia fantastica!
- Wow,
e chi se la scorda!!
- Io
lo sapevo che le Sailor erano vere!
- Anche
io.
- Io
pure…
In un minuto o poco
più tutti sostenerono di credere
fermamente nella storia di Ghinta. Una specie di conversione di massa.
- Bene,
bene Ghinta. Hai raccontato benissimo
tutta la storia.
In
silenzio fino a quel momento Sailor Mars si alzò dalla sua
postazione e si avvicinò
a Ghinta per accarezzargli con fare amorevole i capelli. La sua voce
era
cambiata. Era…dolce e amara insieme…gli ricordava
qualcuno .
- Spero
che questa storia vi sia servita da
lezione, piccoli tigrotti. Ringraziate il vostro amico se non vi
punisco in
nome di Marte.
Un
evidente occhiolino stemperò la, di nuova improvvisa
tensione.
- Ti
rivedrò?
- Bhè
… diciamo
che se comincerai a cercare gli amici sulla terra ferma e non fra le
stelle, ci
sarà una
buona possibilità di
rincontrarsi mio caro Ghinta.
Un
altro occhiolino. Per lui soltanto però.
Un
leggero rossore gli colorò le guance.
Il
tempo di una fiamma luminosa. Sailor Mars era scomparsa.
- Ehm…
Ghinta…
- Che
c’è, Tomiko?
- Io
volevo dirti che…
- Anche
io, Ghinta…
- Anche
tu cosa Ryo?
- …
noi…
- Volevamo
chiederti scusa per prima. La tua storia
era bellissima, saremmo felici se volessi diventare nostro amico!!
- Ehi,
mettetevi in fila!
A
parlare era stato Youchiro
- Sono
io il suo primo amico.
Risate
di amici insieme a quella di Ghinta coprivano il silenzio.
Di
nuovo quella sensazione di calore nel cuore. Qualcosa di magico aveva
cambiato
la sua vita. Ora non era più solo.
*I
"tigrotti di Tokio" nella mia testolina sarebbero un gruppo di scout
tipo "le coccinelle" o "i lupetti".
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