I Nargilli del
tuo vicino
(ti sembran
più veri sai)
A Mari
«Quante volte devo ripetervelo,
principessa? Avventurarsi sulla Superficie è pericoloso,
soprattutto se volete
farlo per conoscere queste fantomatiche specie animali di cui
fantasticate!»
La precettrice Granger si
avvicinò alla giovane, scuotendo la testa spazientita: che
la principessa fosse,
sin da piccolissima, una bimba… particolare lo
sapeva bene, ma pareva
che il passare degli anni e i suoi insegnamenti non avessero sortito
alcun
effetto se non esasperare la situazione. Hermione aveva perso il conto
delle
nuove fantasie che ogni mattina popolavano i pensieri della giovane
sirenetta,
e ora che la principessa Luna stava per compiere la maggiore
età sentiva che le
stava sfuggendo dalle chele: senza più la sua guida
razionale e disciplinata,
chissà in quanti guai si sarebbe cacciata per cercare quelle
sue fole! E in
Superficie, per giunta: come se perdere la regina Pandora,
avventuratasi a sua
volta sulle sabbie grigie della Danimarca, non fosse stato un colpo
sufficiente
per il povero re Xenophilius.
«Oh, ma Hermione, io non
fantastico: è scritto tutto in questo libro che mi ha
lasciato mia madre! Sei
stata tu a insegnarmi a leggere. E dopo tutti questi anni potresti
anche darmi
del tu, te lo ripeto ogni giorno…»
Hermione sospirò affranta: le
formalità, così come tenere la testa
sott’acqua, erano state lezioni
impossibili da impartire a Luna, così come insegnarle a
moderare quell’aria
sognante con cui sapeva rigirare la situazione a proprio favore facendo
notare
al prossimo ovvietà con una logica semplicissima e allo
stesso tempo, il più
delle volte, inoppugnabile.
«Ma speravo anche di avervi
insegnato a ricercare con rigore scientifico le vostre
fonti,» ribatté
Hermione, rimarcando il voi «e un libro di fiabe e leggende
tutto mi pare
tranne che una fonte affidabile.»
Fu il turno della principessa di
scuotere la testa, divertita, come un genitore paziente che vede i
propri
piccoli commettere buffi errori nel muovere le prime bracciate:
«Nelle fiabe
c’è sempre un fondo di verità, e io
sono certa che lassù, da qualche parte, i
Nargilli esistano!»
«E come pensate di trovarli,
Vostra Altezza? Voi non potete camminare sulla terra ferma. Senza
contare che è
oltremodo pericoloso: potreste venire uccisa, ferita, o peggio, far
scoprire
l’esistenza del nostro Mondo!»
«Basta avere un paio di gambe, e
poi potrò camminare.»
Hermione arricciò la bocca in una
smorfia severa, borbottando tra sé e sé che tutto
sommato la maggiore età della
principessa non le pareva più un traguardo da temere: non
sarebbe più stata
responsabilità sua, e avrebbe finalmente smesso di sentire
tutte quelle
assurdità e seguirla in quelle sue folli ricerche per i
Sette Mari. Dopo
diciassette anni di discorsi farlocchi su Pescipalla Gommosi e Lupi
Marini del
Pacifico, avrebbe avuto un po’ di meritato riposo,
soprattutto dopo che negli
ultimi mesi la nuova ossessione della principessa pareva essere
divenuta
esplorare la Superficie e catalogare anche le creature magiche di
lassù.
«E dove pensate di trovarle, di
grazia? Non ricordo si possano acquistare in quel bazar di
cianfrusaglie terrestri
che è la “Testa di Gabbiano” del vostro
amico Aberforth.»
«No, da Ab credo non ci siano» rifletté
la principessa, attorcigliandosi pensierosa attorno al dito una ciocca
dei
lunghi capelli biondi. «Ma ho sentito dire che
c’è un tricheco pozionista eccezionale, anche
se ormai in pensione, che potrebbe esserci d’aiuto! In cambio
vuole solo
scatole di anemone candito, pare.»
«Toglietevelo dalla testa, Vostra
Altezza! Non vi consentirò di mettere la vostra vita nelle
mani di Lumacorno: è
ormai vecchio e radiato da anni dall’albo dei pozionisti di
Atlantide, e per
buone ragioni. Ha commesso fin troppi errori, in passato, non correrete
rischi inutili
finché ci sarò io a vegliarvi.»
Luna sorrise, accondiscendente:
«Ti preoccupi sempre troppo, Hermione…»
***
Letto vuoto. Niente retino di
alghe contenente tutti gli strumenti scientifici della principessa.
Niente
principessa.
Hermione si sentì svenire a
quella vista, e come se non fosse stato sufficiente lo spavento
nell’aprire la
porta della camera reale, per poco non le venne un colpo apoplettico a
leggere
il biglietto lasciato sul tavolino che confermava i suoi timori:
“Sono
andata Su a documentare la vita dei Nargilli. Non sono sicura di
tornare per
cena, dai un bacio a papà da parte mia”.
E ora, che fare? A parte, ben
inteso, non dire nulla al sovrano prima di perdere la testa e
soprattutto il
posto (figurarsi dargli un… cosa le aveva chiesto? Dai
un bacio a papà.
Quella sirenetta era davvero assurda, a volte!).
Facendo rapidamente mente locale,
Hermione concluse che il luogo migliore da cui iniziare le sue ricerche
era lo
scoglio dove si trovava la “Testa di Gabbiano” del
vecchio Aberforth (un altro
gran disgraziato, quel tritone-alleva-gabbiani, dal momento che erano
stati i
suoi vagheggiamenti misti a grugniti a far appassionare la principessa
– e
prima di lei la regina – agli animali fantastici che vivevano
in Superficie).
La precettrice nuotò quanto più rapidamente
possibile fino alla scogliera e una
volta lì si azzardò a mettere il guscio fuori
dall’acqua, e… Per tutte le
barriere coralline! Non solo la principessa aveva un paio di gambe al
posto
della coda, ma agghindata con una vecchia vela che solo lei avrebbe
potuto
ritenere un abito di foggia terrestre, stava chiacchierando amabilmente
con un umano.
O meglio, la principessa stava martellando l’umano
di domande, questi si
limitava a incassarle una dopo l’altra a occhi sbarrati e
cercando di sfuggire
a quella pioggia incessante.
«E come ti chiami? Hai un
animaletto da compagnia? Quello cosa è? Abiti qui
vicino?»
«Drac… Io… Cosa, l’orologio?
Nel
castel… La piantate con tutte queste domande?!»
«Nel castello… Ma allora sei un
principe! Anche io sono una principessa, chiamami pure Luna. E piacere
di
conoscerti, Drac. Sapresti dirmi dove posso trovare i
Nargilli?»
Il giovane, biondo e distinto
nella sua uniforme militare, squadrò dalle punte dei piedi
nudi fino agli
orecchini di conchiglie e ricci di mare la stravagante ragazza, il naso
arricciato e negli occhi un’espressione che faceva ben
intuire come ritenesse
poco probabile che quella che aveva di fronte fosse una vera principessa:
al massimo poteva essere la principessa degli straccioni.
«Il mio nome è Draco, primo del
mio nome, figlio di re Lucius II, principe di Danimarca, Islanda e
Groenlandia.
E non ho idea di cosa siano i Nargi-cosi. Così come dubito
fortemente tu… voi
siate una principessa: se dite il vero, dove è il vostro
regno? Come siete
giunta qui in queste… condizioni?»
domandò il ragazzo, altezzoso.
Hermione, che nel mentre aveva
raggiunto la spiaggia, rabbrividì a quelle parole: ecco, ora
il segreto di
Atlantide era perduto per sempre! La principessa invece la sorprese,
inventando
dal nulla una storia fatta di pezzetti di fiabe lette cuciti insieme:
«Oh, vengo da una lontana isola
nel Mar dei Sargassi, e sono qui per studiare la flora e la fauna delle
Terre
del Nord. Sono ospite della regina d’Inghilterra, le sue navi
mi hanno lasciata
qui per proseguire i miei studi: come puoi notare indosso abiti
adeguati a cercare
le creature magiche!»
Il principe non sembrò convinto
riguardo all’effettiva efficacia e appropriatezza
dell’abito scelto dalla sconosciuta,
ma a sentir nominare la regina d’Inghilterra gli si rizzarono
le orecchie. Il
Vecchio Continente era pieno di principi e principesse, ma pareva che i
partiti
migliori fossero tutti già impegnati sin da bambini in
qualche matrimonio
dinastico, tutti meno lui, erede di un piccolo e freddo regno per lo
più fatto
di ghiacci e geyser. Eppure quella ragazza veniva da regni esotici,
lontani da
tutto quel freddo, ed era pure legata al potente impero inglese, un
regno che
fino a poco prima pareva difficile da considerare un possibile alleato
al loro
fianco: forse quella sconosciuta era la chiave per un ricco futuro in
Danimarca. Poteva aiutarla con quelle sue ricerche – cosa
aveva detto di
studiare? Narvali?
– e chissà se sarebbe
potuta tornare utile alla loro politica.
Hermione, da parte sua, non poté
che assistere impotente al principe impomatato che si portava via la
sua Luna,
che anzi fu più che contenta di seguirlo alla scoperta di un
castello degli
umani e di tutte le meraviglie della Superficie. La precettrice
riuscì però ad
aggrapparsi a un lembo dell’abito improvvisato della
principessa e a farsi
trascinare con loro: quella sirenetta aveva bisogno di una coscienza
che la
seguisse, e ci avrebbe pensato lei. Hermione pensò che
quella era la volta buona
che rimanevano entrambe fregate e gettate in un acquario per pesci: se
ne
fossero uscite vive avrebbe chiesto la pensione anticipata!
***
Tre settimane, quella era la
durata dell’incantesimo secondo il pozionista da cui Luna si
era recata: entro
quel periodo avrebbe dovuto trovare i Nargilli, e guadagnare
così altre
settimane di gambe per completare i suoi studi, oppure sarebbe tornata
sirena.
E le tre settimane erano quasi
concluse, senza che di Nargilli Luna avesse visto neppure
un’ombra. Certo, aveva
imparato moltissimo sui pavoni e i gatti – che sebbene
fossero tanto diversi,
come specie, emettevano lo stesso verso: una vera meraviglia della
natura! –,
così come di unicorni e ippogrifi, ma di Nargilli nulla.
Draco aveva insistito
a lungo che fossero tutte leggende a cui era rimasta l’unica
a credere, e
Hermione non faceva che ripetere che fosse tutto per il meglio: prima
fosse
finito l’incantesimo – “E
dovremo trovarci in Mare, principessa, o lui vi
scoprirà!” – prima sarebbero
tornate a casa sane e salve. Erano fortunate
che re Xenophilius fosse abituato ai soliti viaggi
d’esplorazione che le
portavano in oceani lontani, così non avrebbe certo
immaginato dove si
trovassero davvero, ma stare via troppo a lungo lo avrebbe insospettito.
La vita in Superficie, nel
mentre, a Luna piaceva sempre di più, a poco a poco era pure
riuscita a vincere
le altezzose ritrosie del principe Draco e ora potevano sicuramente
considerarsi ottimi amici. Il sentimento non era a senso unico, bisogna
dire:
il giovane, dopo un primo momento in cui aveva prevalso
l’opportunismo, aveva
iniziato ad apprezzare genuinamente la straniera stralunata che gli era
capitata tra capo e collo, e si era fatto coinvolgere nelle sue
ricerche, per
quanto ancora scettico su molte cose.
«I Nargilli non esistono, Luna!
Quante volte devo ripeterti che è tutta una perdita di
tempo? Faremmo prima a
cercare di trovare le sirene: almeno quelle qualche marinaio ubriaco
giura di
averle viste.»
«Ma le sirene esistono, Draco, i marinai
hanno ragione.»
Hermione, nascosta come sempre in
una tasca dei nuovi abiti – decisamente più
consoni a delle esplorazioni
zoologiche – di Luna, rischiò l’ennesimo
collasso: stava veramente rivelando la
propria identità? Ma Luna era certa che Draco fosse pronto
per sapere la
verità: d’altra parte come avrebbe potuto dirsi
sua amica se non era sincera
del tutto con lui?
«Se entro sera non avremo trovato
tracce di Nargilli, ti porterò a vedere una sirena, prima di
partire»
Draco impallidì appena, preso
alla sprovvista da quella notizia: Luna non lo aveva avvisato prima
della
partenza e lui aveva ormai dato per scontato si sarebbe fermata per
Natale –
aveva già dato istruzioni a cuochi e servitori,
perché quella ragazza doveva
sconvolgere la sua maniacale preparazione? –, ma soprattutto
l’idea di
separarsi dall’amica lo intristiva – non
l’avrebbe mai ammesso ad anima viva,
ma era quasi certo di avere una cottarella per lei.
«Come sarebbe a dire partire?
Non vorrai andartene proprio ora!»
«Non posso proprio fermarmi
oltre, il mio… passaggio potrebbe
ripartire. E comunque mio padre
sentirà la mia mancanza. Ma tornerò a trovarti,
non preoccuparti. E ora,
cerchiamo questi furbacchioni.»
Draco, triste ma al contempo
rassicurato da quelle parole che gli avevano scaldato le viscere
– si sarebbero
rivisti, allora, non era un addio! –, la seguì
docile schivando una pozzanghera
per non insudiciarsi i pantaloni immacolati (Luna, invece, vi
saltò dentro con
gusto, rimproverandolo per gli abiti scomodi scelti). Tra sé
e sé, penso che un
modo per essere certi che tornasse c’era: avrebbe provveduto
a metterlo in
atto.
Il sole stava tramontando, quando
Luna, con un sospiro stanco – ma non certo rassegnato, forse
le sue scoperte di
quei giorni avrebbero convinto suo padre a fare un incantesimo con il
tridente
magico per farla andare e venire comodamente e proseguire
così gli studi –
propose a Draco un tuffo in mare.
«Ora? In pieno dicembre?»
«Già che siamo sulla spiaggia,
perché no? E poi non fa troppo freddo: se nuoti ti
scaldi» replicò la
principessa come se fosse un’ovvietà tanto
elementare da non necessitare
nemmeno una spiegazione.
«Per un animale a sangue freddo,
forse…» protestò Draco, ma, incapace di
resistere alle proposte della giovane,
iniziò a togliersi le scarpe e mettere in salvo il rametto
di vischio che,
pensando di riuscire a trovare il coraggio per tentare il tutto per
tutto e
dichiararsi, si era portato appresso per dare il proprio arrivederci.
«Luna,
cos…» domandò scandalizzato vedendo
come senza troppi problemi la ragazza
gettava a terra gli abiti in tutta fretta. Si voltò veloce,
rosso fino alla
punta delle orecchie, aspettando che Luna si tuffasse in acqua e il
sole ormai
scomparso dietro l’orizzonte oscurasse il cielo.
Ma nessun tuffo avvenne, quando si
voltò si trovò di fronte una Luna immobile che
fissava qualcosa ai suoi piedi.
E, certo, al posto di due gambe aveva una coda argentea. Una coda da
pesce! Che
diavoleria era mai quella?
«Sei… io non… che sta
succedendo?!»
«Shhh, li spaventerai!» mormorò Luna
estasiata (Hermione, per chi se lo chiedesse, era ormai svenuta alla
vista
delle sue peggiori paure divenute realtà).
«Spaventare? Spaventare cosa?! Tu
piuttosto cosa sei?!» strepitò Draco in preda al
panico, indicando tremante la
coda che scintillava sotto i raggi di luna.
«I Nargilli! Li hai sempre avuti
in tasca, Draco: sono su quel rametto. E io sono una sirena, mi sembra
ovvio.»
«Il vischio?!» chiese lui ormai
tanto sconvolto da non riuscire nemmeno a urlare e scappare via.
«Sì, certo, guarda! Fai veloce,
per piacere: passami tutto il necessario per prendere appunti»
Draco, sicuramente stregato o non
si spiegava la cosa, si mosse per raggiungere il loro zaino e passare a
Luna
blocco, penna e lente d’ingrandimento.
***
Hermione, una volta ripresasi, li trovò
ancora stesi uno a fianco all’altro sulla spiaggia
concentrati attorno al
rametto di vischio. Ebbe il suo bel daffare a staccare da lì
la propria
protetta e convincerla a far giurare a Draco di mantenere il loro
segreto, ma
il giovane, dopo lo stordimento iniziale, parve averla presa meglio del
previsto. Meno facile fu riuscire a convincere il re Xenophilius delle
buone
intenzioni degli studi della figlia, ma Hermione – per la
felicità della
propria principessa, a cui nonostante tutti i borbotti era affezionata
come a
una figlia – sfoderò tutte le proprie migliori
armi retoriche per convincerlo,
insieme alle prime bozze del nuovo libro sulle creature magiche,
finché non
strapparono il consenso – e l’incantesimo
– per proseguire l’esplorazione della
Superficie accanto al principe Draco.
Anni dopo,
dedicata alla regina
Pandora, uscì la prima edizione di “Animali
fantastici e dove trovarli”.
“Questa è l’esposizione delle
ricerche scientifiche di Luna di Atlantide, in modo che né
le specie estinte
per il tempo venissero dimenticate, né nuove specie
meravigliose, alcune di
questi nostri Mari, altre della misteriosa Superficie, rimanessero
ignote, e
oltre al resto anche alcune tavole illustrate per conoscerle
meglio…”
Note
alla storia: questa Sirenetta!AU, molto sciocchina
e demenziale, è
stata scritta per il compleanno di Mari Lace, a cui spero abbia
regalato un
sorriso. Ha poche pretese nel ricalcare la fiaba (di cui ho
più o meno seguito
la versione Disney), ma spero che possa far divertire la festeggiata in
primis
e chiunque dovesse passare di qui.
Piccolissimo
angolo credits: l’incipit del libro di Luna ricalca il
prologo alle “Storie”
di Erodoto, perché scherzando con Mari abbiamo convenuto che
Erodoto era l’equivalente
del Cavillo nell’antichità (oltre che la faccia,
con questa storia perderò
anche la laurea, lo so).
Ancora
un milione di auguri a Mari, e un milione di grazie 🧡
E
grazie anche a chi è giunto fin qui!
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