Questa storia è stata scritta
per la “Writeptember Challenge”, indetta dal gruppo Facebook Hurt/Comfort
Italia, con i seguenti prompt del “Day 3”: “Non dirlo a nessuno!”
e “Ricovero”.
L’aggiustacuori
Non se
lo aspetta mai, quando gli capita.
A volte
è qualcosa di specifico a scatenarlo – un ricordo casuale, stralci di
conversazione, delle fotografie – ma in genere succede e basta.
Il
respiro si mozza; i battiti impazziscono.
È un
cuore bastardo, il suo: un sopravvissuto .
Ha
rischiato d’incepparsi più volte, ma in momenti come quelli non lo diresti. Batte
come un dannato e quasi lo sfida, sbeffeggiandolo per ricordargli che, ancora
una volta, c’è qualcosa che non può aggiustare.
Il
notiziario in televisione rincara la dose.
Tony
cerca di spegnerla – la mano che trema – ma quello che ha visto lo marca
stretto e non molla la presa, nemmeno quando lo schermo torna nero: mani
intrecciate di fronte a un monumento commemorativo; lanterne liberate in cielo
e sguardi umidi che le inseguono; persone che cercano di ricordare qualcuno
senza scomporre l’equilibrio maldestro che hanno cercato di ricostruire nel
corso degli ultimi anni.
Il
telecomando cade a terra e Tony impreca a mezza voce – le dita che annaspano
sui bottoni della camicia.
"Fai
aaah!"
Una
flash di luce lo sorprende dal basso, dando uno strattone al circuito di panico
in cui è rimasto incastrato; una manina guantata, munita di torcia LED, lo sta
illuminando da sotto il tavolo.
“E tu da
dove spunti?”
Tony
fa del suo meglio per far rientrare il fiato corto, mentre si china per
prendere in braccio la figlia.
“Cos’è,
una nuova moda fare il riposino sotto i tavoli?”
Il
cuore non accenna a smettere di martellargli nel petto, ma il contatto caldo
con il corpicino di Morgan ha un effetto balsamico sui suoi nervi. Inspira più
a fondo, sforzandosi di riprendere il controllo.
“Non
faccio il riposino” ribatte Morgan, puntando nuovamente il guanto LED contro il
viso del padre. “Ho un lavoro, io!”
Tony
strizza gli occhi, ma la lascia fare.
“Un
lavoro, eh?” commenta - un guizzo divertito a smussare la stanchezza sul suo
viso. Si abbandona sul divano con la bambina in braccio. “E quale sarebbe, di
grazia? La torcia umana?”
“Na-ah!”
Morgan
ride e scuote la testa.
“Sono un
supereroe aggiusta cose,” spiega, chinando la testa per studiare meglio il
volto del padre. “Ma aggiusto anche le persone... e i papà. E gli alpaca, come
Gerald.”
“Sei
piuttosto specializzata,” osserva Tony. “Quindi i papà non sono persone? Alla
mamma divertirà saperlo. Se non altro, non rientro nella categoria degli
alpaca.”
Morgan ride,
ma non si lascia distrarre. Appoggia l’orecchio al petto del padre e resta in
ascolto, le sopracciglia aggrottate e un’espressione concentrata.
“Il
cuore ti batte velocissimo,” osserva, scuotendo la testa. “Forse ti serve una
medicina. Vedi, questo?” chiede, mostrandogli il guanto. “Mi serve per capire
come mai respiri strano. Dai, apri la bocca!”
Tony
studia a lungo il viso di sua figlia, come gli capita di fare spesso.
“Sto
alla grande, Maguna,” la rassicura, tornando a chiudere gli occhi per
difendersi dalla luce del led.
Sospira,
ma alla fine gliela dà vinta.
Morgan
visita il suo paziente con minuzia, prima di annunciare il verdetto.
“Posso
curarti, papuno, ma ci vorrà un po’,” confessa, con sguardo serioso, “ti
devo ricore…ricorevare…”
“Wow…”
Tony fa
una smorfia, fingendosi impressionato.
“Sono
messo così male?”
Morgan arriccia
il naso e ci pensa su un attimo.
“Non
proprio tanto male, però ti devo coumunque rico… ricolevare. E dovrai mangiare
cento ghiaccioli,” prescrive, appoggiandogli le mani sulle spalle. “Anzi, quarantuno!
E poi dobbiamo andare in garage.”
Un
accenno di sorriso tradisce la serietà nello sguardo di Tony.
“Il
garage è parte della cura?”
Morgan fa
spallucce.
“No,
però mi piace quando mi ci porti,” commenta furbetta, allacciando le braccia al
collo del padre. “Adesso andiamo a comprare i ghiaccioli?”
Il
viso di Tony si rilassa; il respiro è tornato regolare.
“Sbaglio
o la mamma aveva detto basta ai ghiaccioli per un po’?” osserva, dandole un
bacio sulla fronte.
Morgan
china la testa per nascondere un sorrisetto birichino – le mani occupate a
giocherellare con il cordino della felpa.
“Sì,
ma se ti servono per guarire…” si giustifica, tornando a stringersi nelle
spalle.
Tony
sospira in maniera drammatica, fingendo di soppesare la situazione.
“In
tal caso non ci sono alternative,” osserva infine, posando la bambina a terra. “Urge
un rifornimento di ghiaccioli. Fammi strada, dottoressa Maguna: ti copro le spalle
nel caso arrivi la mamma!”
Morgan
ridacchia a mezza voce.
“Sì,
ma tu non glielo dire!” sussurra, guidandolo fuori dal soggiorno – la manina
guantata stretta in quella del padre.
Tony
fa il segno di chiudersi le labbra con la cerniera.
“Bocca
cucita.”
“Non
dirlo a nessuno!”
“Nemmeno
a Gerald?”
Morgan
ridacchia ancora.
“Nemmeno
a Gerald.”
Tony
si lascia condurre in garage, sorridendo della camminata furtiva della figlia.
Quando arrivano all’auto, il suo cuore ha ormai recuperato un incedere
regolare.
“Ci sai
fare come supereroe dottore, Maguna,” ammette, prendendola in braccio
per sistemarla sul seggiolino. “Mi hai rimesso in sesto.”
Si bussa
sul petto e la bambina ci appoggia contro l’orecchio.
“Fammi
sentire…” commenta, aggrottando seriosa le sopracciglia. “…sì, mi sembra tutto
a posto!”
Il
sorriso di Tony si fa più pronunciato.
“Sei un’aggiustacuori
professionista,” si complimenta, scompigliandole i capelli. “Questo l’hai preso
dalla mamma” aggiunge – la voce ammorbidita da una punta di tenerezza.
“Anche
la mamma sa aggiustare i cuori?”
“La
mamma è la regina degli aggiustacuori. Una volta ha perfino impedito che il mio
si fermasse. È un tipo tosto, tua madre, che ti credi?”
Sorride
al ricordo, permettendo a quel pensiero, e alla risata di sua figlia, di
spazzargli via di dosso tutto il resto – almeno per un po’. Giusto il tempo di
ricaricarsi.
È
un cuore bastardo, il suo: un sopravvissuto. Ogni tanto fa le bizze e dà di
matto, ribellandosi al suo controllo.
“Papuno?”
“Comandi,
dottoressa Maguna!”
Ma
con il tempo Tony ha trovato il modo di fregarlo.
“Sei
sicuro che adesso stai bene? Sicuro sicuro?”
Gli
è bastato trovare le persone giuste a cui affidarlo.
“Mai
stato meglio, Maguna.”
Gli
è sufficiente disinserire, almeno ogni tanto, il pilota automatico da supereroe
per permettere a qualcun altro di salvarlo.
“Mai
stato meglio.”
«Mommy told me to come and save you.»
«Good job. I'm saved. »
Morgan & Tony. Avengers Endgame
Note
Finali
Buongiorno a tutti! Probabilmente
sono fuori tempo massimo perché Endgame è uscito nel 2019 e non so quante
persone bazzichino ancora su questi lidi, ma ho iniziato ad appassionarmi all’MCU
da poco e in questo periodo porto nel cuore queste due personcine; ci tenevo molto
a provare a scrivere qualcosa.
Non scrivo praticamente nulla
da almeno due anni e credo di non esserne più capace, ma la voglia di provarci
era tanta e per una volta ho dato un calcetto alla tesi e ho deciso di buttare giù
qualcosina. Non è un granché, e il tempo presente non mi convince un granchè,
ma è uscita così, spero pian piano di migliorare.
Un’ultima nota: nella storia,
Morgan chiama il papà “papuno”: è stupido, ma una cosina prelevata dal folle
head-canon che ho in testa e spero di riuscire a raccontarne le origini prima o
poi in qualche racconto.
Grazie a chiunque abbia
dedicato un po’ del suo tempo a leggere questa one-shot.
Un abbraccio!