Allora,
questa fic è una fic in cui ho immaginato una situazione
diversa: Shew può riavere il corpo del figlio, Shiba, e il
dolore per la sua morte gli fa perdere la ragione... In fondo è
un padre anche lui, un padre che piange lacrime di sangue per la
morte del figlio... Il titolo è di una canzone che accompagna
il film disneyano di Dumbo (dove ci ho pianto come una
fontana)
BIMBO
MIO
-
Ci dispiace... -
Parole
che sfiorano la mente del guerriero dai capelli azzurro cupo. Niente
più esiste. Solo lui e il corpo del suo bambino. Il piccolo
Shiba, figlio dell'amore...
-
Non importa... Lasciatemi solo... Solo con mio figlio... -
Una
preghiera sommessa e triste, a cui i soldati non sanno dire di no. Un
sussurro che fa male più di un lacerante grido di dolore.
Perchè sanno bene che il loro capo non vuole angustiarli con
la sua sofferenza.. Vuole apparire sempre forte e generoso, per
spingerli alla lotta contro la tirannide del Sacro Imperatore.
-
Va bene, se ha bisogno di noi ci chiami. - Un mormorio spezzato dalla
tristezza. Shiba oramai era considerato il figlio di tutti. Il figlio
di tutti i guerrieri che consideravano i bambini la luce in un mondo
che sprofondava nella tenebra.
Con
tenera dolcezza il guerriero stringe tra le mani il corpo del figlio.
Quasi sembra scomparire tra le sue possenti, anche se snelle, braccia
di combattente duro e abituato ad una vita in guerra.
E
lacrime che scorrono su un viso segnato da cicatrici di un passato
remoto. Perchè non vede? Perchè i suoi occhi sono
segnati da cicatrici così profonde?
Non
lo sa. O forse quel ricordo è come un sogno, una illusione
lontana.
Ora
ci sono solo loro due.
Lui
e suo figlio.
Shiba
e Shew.
Con
dolcezza gli accarezza i capelli rossi. Il suo tocco è lieve,
dolce come una piuma che si posa al suolo danzando al vento.
Le
sue mani, malgrado la loro superficie ruvida, retaggio di
combattimenti passati, sono capaci di carezzare delicatamente i
capelli di suo figlio.
E
con voce dolce inizia a cantare.
"Bimbo
mio vieni qui...
No,
non piangere così...
Ti
terrò stretto al mio cuor
con
tanto amor
con
tanto amor..
Se
si burlan di te...
Non
badarci perchè...
Il
mio amor sol ti darà...
Tanta
tanta felicità..."
Guarda
il figlio. Sorride.
Ma
il suo è un sorriso privo di luce.
Buio.
Spento.
E'
il sorriso di un padre la cui ragione si sta perdendo.
E'
il sorriso di un uomo che non vuole, non può credere di avere
perso la sua luce.
Suo
figlio.
-
Il mio piccolo dorme... -
Una
carezza ancora su quei capelli così rossi.
Rossi
come quelli della sua compagna.
Ancora
lacrime che scorrono sul viso.
La
madre di Shiba è morta dandolo alla luce.
Per
soli sessanta minuti ha potuto godere della gioia della maternità.
Un
tempo breve, troppo breve.
Un
ricordo che strazia il cuore del combattente di Nanto.
Un'ombra
di tristezza ha sempre visto negli occhi del suo piccolo
angelo.
Spesso
si svegliava piangendo, perchè gli mancava la mamma. Sentiva
la lacerante mancanza di un tenero abbraccio. Dell'abbraccio dolce e
caldo di una mamma.
E
allora lui lo cullava dolcemente, cercando di trattenersi dallo
scoppiare a piangere e mormorava: - Non devi essere triste piccolo
mio... Tua madre non è qui, ma ti ama ancora... Ti ama ancora
e ti protegge... E protegge anche il tuo papà, come ha sempre
fatto... -
-
Perchè? Anche lei era una guerriera di Nanto? -
Una
domanda innocente, tipica di un bambino di quattro anni. E Shew non
poteva fare a meno di sorridere. Shiba aveva l'intelligenza pronta e
vivace ed era sempre molto maturo, ma il suo intelletto era innocente
e limpido come acqua di ruscello.
-
No... Era semplicemente un angelo... - Mormorava dandogli un bacio
sulla fronte. Aveva perso un angelo, ma il Signore gli aveva fatto il
dono di un'altra creatura straordinaria, nata dall'amore tra lui e
sua moglie...
-
Chissà cosa starà sognando, il mio piccolo e dolce
angelo. - mormora guardando il corpo di suo figlio, che giace tra le
sue braccia abbandonato.
-
Dimmi piccolo, stai sognando di essere con la mamma? - continua
tracciando una curva a forma di S sulla sua guancia, fredda come
marmo.
La
sua mente è proiettata nel ricordo di un tempo che non è
più.
La
follia si è impadronita della mente del coraggioso generale
cieco, che continua dolcemente a cullare il corpo del figlio morto
come se fosse ancora vivo.
Gli
parla, come se potesse reagire alle sue parole.
Cosa
gli prende?
Che
gli succede?
E'
solo un padre.
In
quel momento la sua esperienza di combattente non lo protegge dal
dolore lacerante che si insinua nella sua anima come un serpente.
Non
è più il coraggioso combattente che lotta con
determinazione contro Souther, Sacro Imperatore di Nanto.
E'
solo un padre che ha perso il figlio in una lotta terribile contro il
male rappresentato dal solitario e aggressivo guerriero della Fenice
di Nanto.
E
soffre.
Soffre,
malgrado non se ne renda conto.
Soffre,
come qualsiasi padre costretto a seppellire un figlio morto troppo
giovane.
E
la sua mente non accetta che suo figlio sia morto.
Non
accetta il buio della solitudine, priva della sua luce, della
speranza.
Della
sua unica speranza.
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