BLESS YOU
Il
comandante dell’Armata Ricognitiva Erwin Smith ricordava
benissimo
quella piovosa notte.
La
notte che cambiò tutto, che segnò la fine di
un’era.
La
fine di come lo avevano sempre conosciuto, o
creduto di
conoscere.
Quella
giornata era iniziata nel peggiore dei modi. Dopo essere usciti dalle
mura erano stati investiti da un tremendo temporale che non faceva
vedere ad un palmo dal naso, rendendo nulli i fumogeni e di fatto la
formazione, rendendoli facili
ed ignare
prede
per i giganti.
C’erano
state delle perdite, ma si erano difesi bene.
Avevano
resistito come avevano potuto, alcuni di loro si erano distinti in
battaglia, fino ad arrivare a quel castello ormai segnalato sulle
loro mappe come luogo di accampamento sicuro e ben difendibile.
La
cena era stata frugale, dovevano razionare il cibo quando erano in
spedizione, ma come sempre il Comandate aveva voluto fare quella
riunione per tirare le somme e confrontarsi con i suoi Capitani
e Capi
Squadra.
La
stanza era illuminata dalle candele, il tavolo pieno di scartoffie da
compilare, ognuno di loro aveva davanti una tazza di tè
fumante per
aiutarsi a combattere il freddo, perché la legna nei camini
sembrava
non bastare a riscaldare quegli ambienti deserti da fin
troppo tempo.
La
Capo Squadra Hanji si sfregò le braccia e si strinse nel
cappotto,
facendo una smorfia sofferente.
Aveva
ragione, si gelava.
“Totale
delle perdite?” chiese Erwin prendendo un sorso di
tè. Voleva
chiudere in fretta quella riunione, si meritavano tutti un bel
riposo.
“Quattro”
Troppi.
Aveva
ideato quella formazione per ridurre al minimo lo scontro con i
giganti e di conseguenza il numero dei morti, eppure si rendeva conto
di quanto fosse troppo soggetta a variabili.
Perdere
quattro soldati a causa della pioggia e della scarsa
visibilità era
una cosa che non poteva accettare.
Non
se lo poteva permettere.
“Di
quali squadre?” alzò lo sguardo sui suoi soldati
migliori,
incrociando lo sguardo di Mike seduto di fronte a lui.
“Uno
dei miei” sospirò l’uomo, e lo stesso
fece anche Hanji alla sua
destra, con Moblit al seguito.
“Due”
disse invece mestamente Klaus.
Levi si
limitò a scuotere la testa.
Il
comandante lo guardò di sbieco, studiandolo ancora una volta.
Lui.
Lui
aveva cambiato tutto.
Era
stato la sua scommessa, il suo salto nel vuoto, ma il tempo gli aveva
dato tutta la ragione di cui era capace; i migliori risultati nella
storia del Corpo di Ricerca, impareggiabile, nessuno era al suo
livello sul campo di battaglia. Nel giro di poco si era guadagnato il
rispetto di tutti e la promozione a Capitano.
Il
soldato più forte dell’umanità, lo
chiamavano.
L’unico
capace di opporsi ai giganti e di dare speranza alle persone.
Erwin
ne era più che convinto: lui era la perfetta incarnazione
delle Ali
della Libertà.
Ed
era entrato nella sua vita con una prepotenza degna di un Titano, sin
dal primo momento in cui lo aveva visto nella penombra della
Città
Sotterranea.
Levi
intercettò il suo sguardo e lo sostenne per diversi secondi,
distogliendolo solo per posarlo su qualcosa al momento per lui molto
più interessante, la sua tazza di tè.
Aveva
quel modo di tenerla così inusuale che era quasi impossibile
non
guardarlo.
Lo
vide arricciare appena il naso in una smorfia, ma durò solo
un
secondo, tanto che Erwin penso di esserselo immaginato.
“E’
stato a causa della maledetta pioggia, non si vedeva niente”
“Come
sempre quando piove, Quattrocchi”
“Non
era una pioggia comune, e lo sapete. Eravamo fradici, i ragazzini
erano bagnati come pulcini” ironizzò Hanji che
come suo solito cercava di smorzare un po’ la situazione,
proseguendo poi con un “E anche tu” indicando
proprio il
Capitano.
Lui
ancora una volta si limitò a rivolgerle uno sguardo truce.
Era
di poche parole quella sera, realizzò il Comandante. Meno
del
solito, almeno.
Doveva
essere la pioggia, sapeva bene come il suo umore si rabbuiasse in
quei giorni, probabilmente lo
obbligava a ricordare
la sua prima spedizioni fuori dalle mura. Anche quel giorno pioveva,
e fu una carneficina.
Levi
perse entrambi i suoi migliori amici.
Poi
lo minacciò, ma questa è una storia che erano
riusciti a cambiare.
Si
erano trovati, in quell’abisso di disperazione e
solitudine
che era quel mondo.
Il
soldato più forte chiuse appena gli occhi trattenendo il
respiro, la
testa che arretrava appena,
poi sospirò piano.
“Devo
trovare un modo per rendere utilizzabile la formazione anche con
condizioni meteorologiche avverse” corrugò la
fronte Smith,
portandosi una mano alla tempia sovrappensiero.
“I
fumogeni sono inutilizzabili” constatò Mike
davanti a lui, e
sarebbe stato giusto da parte sua dargli la giusta attenzione,
ma ancora una volta il
suo sguardo
venne attratto
da Levi che nuovamente inspirava a
labbra dischiuse
e socchiudeva gli occhi, per poi schiarirsi appena la voce e tirare
debolmente su col naso.
Erwin
inarcò un sopracciglio, guardandolo
incerto,
ma lui lo fulminò di rimando.
Odiava
essere guardato, lo sapeva.
Eppure
non poteva proprio fare a meno di farlo.
“Potrei
provare a rendere i colori più vividi e visibili”
buttò lì
Hanji, “Ma non garantisco che...”.
Occhi
chiusi, testa leggermente indietro mentre inspirava forte.
Poi
successe.
Levi
starnutì, portandosi
una mano davanti al viso rivolto verso la sua spalla e imprecando a
mezza voce subito dopo.
Tutto
si fermò.
Smith
rimase con la tazza a mezz’aria.
Mike
sgranò gli occhi.
Klaus
si lasciò andare sullo schienale della sedia, basito
come mai lo avevano visto,
mentre Hanji
Zoe
spalancò occhi e bocca in
un urlo silenzioso.
Nella
stanza calò un silenzio opprimente.
Quella
sera il Comandante dell’Armata Ricognitiva e tutti i suoi
uomini
migliori vennero a conoscenza di una incredibile ed inaspettata
verità.
Un
segreto inconfessabile:
il Capitano Levi, il Soldato più Forte, il
più letale e pericoloso tra tutti loro, capace di uccidere
anche
solo con uno sguardo,
starnutiva in maniera adorabile.
Si.
Aveva
starnutito ed era stato un verso così... no, non
c’era altro modo
per descriverlo se non adorabile.
Sembrava
un pigolio.
Quel
giorno doveva
aver preso freddo sotto la pioggia, probabilmente gli era entrato fin
nelle ossa e nonostante l’apparenza normale non riusciva a
combatterlo. A volte Erwin si chiedeva se l’essere
così minuto di
statura avesse per lui un qualche effetto collaterale.
Il
Capitano si ricompose subito, sentendo tutti gli sguardi su di
sé.
“Che
avete da guardare?” domandò col suo solito modo
brusco, la
voce profonda che davvero mal si sposava con quello a cui avevano
appena assistito, soffermandosi
in particolar modo su Hanji che aveva intanto assunto la sua tipica
espressione di quando vedeva un gigante anomalo. Era rossa in viso,
il volto deformato
in un sorriso ben
poco
rassicurante e sembrava tremare dall’eccitazione, quasi
come se
fosse
sul punto di
esplodere,
Mike
tentò di tirarle un calcio sotto al tavolo con scarso
successo, era
fuori portata.
Erwin
intanto aveva ancora la tazza di tè a mezz’aria e
guardava il suo
Capitano con uno
sghembo
sorrisetto incredulo.
Questo
non se lo aspettava.
“Che
c’è?” domandò ancora Levi,
nolente al centro dell’attenzione,
questa volta assottigliando lo sguardo per scoccare le peggiori
occhiate del suo repertorio ad ognuno di loro.
Il
Comandante dell’Armata Ricognitiva Erwin Smith non poteva
mentire a
riguardo: per lui Levi continuava ad essere una adorabile
sorpresa anche dopo anni.
[NdA]:
Che cos’è questa cosa? Boh,
un delirio serale, presumo.
Perchè
ho scritto questa cosa invece che continuare il nuovo capitolo di
Ogni promessa è debito? Anche questa
è una bellissima
domanda.
Non
so perché ma il pensiero che un uomo tutto d’un
pezzo come Levi
possa starnutire in maniera adorabile mi ha fatta sorridere
più del
dovuto, e quindi ecco questa piccola one-shot.
Il
titolo è Bless You perché è quello che
dicono gli inglesi quando
starnutisci, una traduzione del nostro “salute” ma
che suona
meglio xD
Spero
di avervi strappato un sorriso,
Buona
serata a tutti/e!
ladyElric23
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