Implacabili,
i ladri si avventano contro i due contadini.
Le
loro mani, inesorabili, dilaniano i corpi.
Il
sangue sgorga dalle loro ferite.
Autolico
osserva, il corpo pietrificato dal terrore.
Gelidi
brividi percorrono la sua schiena, come una scarica elettrica.
I
suoi occhi, sgranati, non riescono ad allontanarsi dalla mattanza.
Il
debole calore delle lacrime bagna le sue pallide guance.
E
quasi il suo cuore si ferma.
Di
scatto, Autolico apre gli occhi, il petto scosso da respiri
affannosi.
Fissa
lo sguardo sul soffitto ligneo e, d’istinto, la sua mano destra
si stringe attorno al lenzuolo.
Sospira.
E’ di nuovo tornato quel ricordo doloroso.
Ha
rivisto l’uccisione dei suoi genitori, ad opera di un brigante.
Ha
sentito le loro urla strazianti levarsi verso un cielo silenzioso,
prima di perdersi nel silenzio.
I
suoi occhi, ad un tratto, diventano lucidi. Nonostante gli anni
trascorsi, quell’evento è sempre straziante per lui.
Perché
è sopravvissuto? Che cosa lo rende diverso rispetto ai suoi
genitori?
Erano
brave persone…
Due
braccia forti e gentili si stringono attorno alle sue spalle e la sua
testa si posa su un petto robusto.
Sorpreso,
Autolico alza la testa e il suo sguardo nero si riflette nelle iridi
castane, calde di preoccupazione, di Hercules.
Gli
sorride e cerca di rassicurarlo. Non vuole che si preoccupi per lui.
Tanti,
troppi incubi sovrastano la mente del suo compagno, come ombre
crudeli, e non può caricare le sue pur larghe spalle di un
ulteriore peso.
No,
non è giusto, per quanto sia forte il loro legame.
Anzi,
per rispetto alla loro amicizia, deve affrontare da solo le sue pene.
Prova
a spostarsi, ma il braccio di Hercules, fermo, si stringe attorno al
suo corpo.
Il
corpo di Autolico si irrigidisce, come una sbarra di metallo, poi
cede alla gentile stretta dell’altro. Si vergogna ad
ammetterlo, ma ha bisogno di quel contatto.
Vuole
sentire la presenza concreta del suo amico, per non precipitare nel
gorgo della solitudine.
Quell’abbraccio
silenzioso avvolge entrambi in una dolce sfera di calore.
Hercules
accenna ad un amaro sorriso. Come lui, Autolico è orfano.
Ha
conosciuto la sofferenza di una infanzia priva di affetti.
Tale
vuoto lo ha condotto all’esercito e, in quell’ambiente
ruvido, la loro amicizia è germogliata e si è
consolidata.
La
sua mano, distratta, sfiora i capelli neri del compagno. Non gli ha
mai rivelato la verità sulla fine dei suoi genitori.
Tale
segreto è per lui causa di angoscia e pena, nonostante cerchi
di celare tale emozione con una maschera di sarcasmo.
La
loro amicizia, ne è cosciente, è ombreggiata da segreti
e da sofferenze remote, che si sono incistate nella carne.
Ma
non si può pretendere qualcosa che non si è in grado di
dare.
Anzi,
tale fragilità accomuna entrambi, malgrado la loro forza di
guerrieri.
– Grazie…
– sussurra Autolico, il tono vibrante di commozione. Hercules,
malgrado l’imponente corporatura, è dotato d’una
intelligenza acuta e ha ben compreso le sue necessità.
O
forse, memore della tragedia a lui accaduta, non ha preteso nulla.
Il
suo spirito empatico ha saputo trovare punti di contatto tra le loro
pene e ha saputo accogliere senza giudicare.
Sorride.
Forse, malgrado l’aspetto imponente, è questo il
riflesso divino di Hercules…
– Di
nulla. – risponde l’altro, tranquillo.
E,
insieme, attendono l’arrivo del sonno.
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