Nari fu assassino del
proprio migliore amico. Era estate e la piazza era deserta.
Bastò
uno sbuffo di vento a rianimare la discussione su Clara, scemata da
troppo poco tempo. Questa volta però le parole non
bastarono.
Ci fu una confusa mescolanza di mani e spinte e le scarpe logore di
Mario lo fecero cadere proprio sulla strada dove quell'aumbulanza
aveva bisogno di passare. Come un miraggio, di cui si avverte la
presenza solo per pochi attimi, Mario sparì. Nari a Clara
raccontò tutto, piangendo e disperandosi. Non a caso i
due amici si erano innamorati della medesima ragazza: quella,
sorridendogli, lo invitò a redimersi e, in quegli occhi
verdi
smeraldo, a Nari sembrò la più piacevole delle
cose.
Era però come se lei fosse su una distante collina erbosa,
eterea, angelica, e dalla sua altezza gli gridasse: "che
fai, vieni?".
Nari scappò, prese
il largo, abbandonando anche chi, di quella storia, non seppe mai
nulla.
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