– E’
la mia ora… –
La
tua voce Anfiarao, statuaria, serena, sovrasta il clamore della
battaglia.
Di
scatto, mi giro verso di te.
Una
lancia infuocata, implacabile, attraversa l’aria.
Illumina
l’oscurità d’un sinistro bagliore dorato.
Tu,
Anfiarao, calmo, ti poni sulla traiettoria, in attesa.
Comprendo.
Stai dando consistenza alle sue visioni.
Conosci
le circostanze della tua morte e le accetti.
Nonostante
questo, non ti sei risparmiato per curare le ferite del mio animo.
No,
non posso permetterlo!
Non
devi morire.
Allungo
la mano e fermo l’asta.
Poi,
la lancio verso il soldato.
Questi,
colpito al petto, cade morto dalle scale.
Tu,
amico mio, ti giri e mi fissi.
Scorgo
perplessità nel tuo sguardo.
Riderei,
se la nostra situazione non fosse così delicata.
–
Scusa,
ma era il mio momento… Il mio Fato… – urli.
– Di
niente. – replico, apparentemente ironico. Amico mio, io non
dimentico il mio debito.
Tu,
con le tue parole, hai cambiato il mio destino.
Io
ho cambiato il tuo Fato.
Ti
ho ridato la possibilità di godere delle gioie della vita,
come tu l’hai donata a me.
Grazie
a te, ho recuperato il contatto con me stesso.
Non
permetterò a dubbi e a ricordi di sopraffarmi.
Perché
io, grazie a te, so chi sono.
Io
sono Hercules.
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