Ragione
e istinto.
Edward’s
Pov
Cullen,
Cullen, Cullen. È da una settimana che non si fa altro che
parlare
di loro, del fatto che tra dieci giorni esatti verranno a frequentare
la mia scuola. Da quello che si diceva in giro erano i figli adottivi
del nuovo dottore dell’ospedale di Forks, Carlisle Cullen.
Le prime a
spargere la voce sul loro arrivo furono Lauren e Jessica, alias la
più snob e la più pettegola di Forks e fecero
talmente un buon
lavoro che il giorno seguente addirittura i muri sapevano dei Cullen
e del loro imminente arrivo.
Venerdì
mattina mi svegliai come sempre all’ultimo minuto e, dopo
aver
salutato frettolosamente mia madre, misi in moto la macchina e
sfrecciai velocemente verso la scuola, sperando di non arrivare tardi
per l’ennesima volta.
Parcheggiai
la macchina nel primo spazio libero che trovai, corsi
all’armadietto
per prendere il libro di spagnolo e mi precipitai verso
l’aula del
professor Ramonez, sperando che quel giorno, come spesso capitava,
avesse fatto tardi a lezione. Mi avvicinai alla sua classe e sentii
un brusio di sottofondo.
“Bene!”
pensai “magari
non è ancora
arrivato e questa volta potrei scamparla!”
Girai la
maniglia ed entrai in classe lanciando un sospiro di sollievo, ma
quando mi trovai davanti il professore mi paralizzai.
< Oh,
signor Masen Vedo che si è finalmente degnato di onorarci
della sua
presenza! Sa, stavo giusto cercando qualcuno da interrogare e visto
che lei è in piedi…perché non appoggia
i suoi libri e viene alla
lavagna? > domandò con un ghigno.
< Certo,
professor Ramonez… > risposi senza entusiasmo.
Mi tenne
alla lavagna per quasi un’ora intera e mi chiese di tutto e
di più
per farmela pagare del mio ritardo, ma fortunatamente riuscii a
strappargli una B+.
L’ora
successiva fu quella di trigonometria, poi ci fu inglese, chimica e
infine educazione fisica; dopodiché andai in caffetteria,
presi il
pranzo e andai a sedermi al solito tavolo, dove ultimamente, per mio
sommo dispiacere, si erano stabilite anche Jessica e Lauren, con la
loro amica Angela, l’unica delle tre ad essermi simpatica.
< Hey,
Edward, amico! Sei stato grande oggi a zittire Ramonez! Cavolo, non
so ancora come tu abbia fatto! > esclamò Mike non
appena mi vide.
< Già,
Edward, sei stato magnifico! > scimmiottò Jessica
sorridendo.
<
Ehm…grazie, Jessica > le sorrisi educatamente e poi
tentai di
ignorarla per tutto il pranzo, ma il mio piano fallì
miseramente
quando si sedette accanto a me e mi prese a braccetto, facendo
diventare di mille colori Mike.
<
Edward, oggi vieni a studiare con me in biblioteca? Sai, mi
servirebbero delle ripetizioni di biologia, e tu sei così
bravo… >
sussurrò Jessica poco dopo al mio orecchio.
< Mi
dispiace, non posso. Dopo scuola vado a giocare a baseball con Erik e
gli altri > risposi e poi mi balenò in mente
un’idea che mi
avrebbe levato Jessica di torno per un bel po’ < Mike,
visto che
non puoi giocare a baseball per via del ginocchio non è che
daresti
ripetizioni a Jessica di chimica in biblioteca oggi pomeriggio?
>
domandai rivolgendomi a Mike.
Gli si
illuminarono gli occhi.
< Sicuro,
Jess. Ti aiuterò io più che volentieri! >
esclamò entusiasta.
< Oh,
veramente…beh…grazie, Mike > rispose Jessica
accennando un
sorriso.
Finii di
mangiare e mi dileguai dagli altri, con la scusa che dovevo ripassare
biologia per il test.
Lo
iniziammo alle tre e dieci e già dopo mezz'ora l'avevo
terminato. Purtroppo però non potei uscire dalla classe e
siccome Jessica, anche se non seppi mai come, aveva terminato il
compito in classe poco dopo me, prese posto accanto al mio, visto che
il mio ex compagno di laboratorio aveva abbandonato la scuola, e mi
intontì ancora una volta con i Cullen.
Trascorsi
il fine settimana a giocare a baseball con i ragazzi e
lunedì
mattina arrivai presto a scuola. Parcheggiai la mia macchina al
solito posto e vidi che accanto al mio parcheggio non c’era
la
macchina di Mike, ma bensì una Volvo grigia.
<
Edward, hai visto? Sono arrivati! > urlò Jessica
indicando la
macchina.
La ignorai
e mi avviai a spagnolo, arrivando questa volta prima del professore.
Stavamo per
incominciare la lezione quando bussarono alla porta ed entrò
una
ragazza minuta, con i capelli corti e corvini, simile ad un folletto.
La pelle era diafana e aveva due occhi color miele.
< Lei
deve essere Alice Cullen > disse Ramonez guardandola.
< Sì,
esatto > rispose lei sorridendogli e porgendogli il classico
modulo da firmare.
< Bene,
spero possa trovarsi bene qui. Si vada a sedere nell’ultimo
banco a
destra, accanto alla signorina Stanley >
Ebbi pietà
di Alice in quel momento.
Aspettai
impaziente l’una e dopo essere entrato in caffetteria mi
avviai al
mio solito tavolo.
< Avete
visto i Cullen? > domandò Erik.
< Sì!
Edward, Mike ed io siamo allo stesso corso di spagnolo con Alice
Cullen. Certo che lei è veramente strana. Ho provato a
parlare con
lei, ma non mi ha mai degnata di uno sguardo > rispose Jessica e
come se niente fosse continuò a parlare dei Cullen,
così come tutti
gli altri nella mensa.
Sbuffando
decisi di non prestare più attenzione ai miei amici e mi
concentrai
sul mio pranzo. Quando terminai di mangiare, però, voltai
casualmente lo sguardo verso la porta e vidi entrare Alice Cullen con
un
ragazzo biondo, alto, con la pelle diafana e con gli occhi color
miele come lei, e dietro di loro entrò un ragazzo alto e
muscoloso,
simile ad un orso, con i capelli neri e con gli stessi occhi color
miele, mano nella mano con una ragazza bionda, decisamente molto
bella: sembrava una di quelle modelle venute fuori dalle riviste di
moda.
Li vidi
dirigersi verso il tavolo di fronte al mio poggiando i loro vassoi,
poi si sedettero e non fecero altro che fissarli, senza
toccare cibo.
< Ne
manca una… > sentii dire da Tyler.
< Come?
> domandai ridestandomi dai miei pensieri, sperando che avessero
cambiato argomento.
< Manca
una Cullen. Al tavolo sono in quattro, ma i figli del dottore che
vengono a scuola qui sono cinque >
< Forse
dovreste pensare più ai fatti vostri che a quelli degli
altri, non
vi pare? > domandai irritato mentre mi alzavo dal tavolo e
uscivo
dalla caffetteria.
Una volta
fuori mi preparai ad andare nell’aula di biologia, quando mi
scontrai con una ragazza. Ipotizzai fosse l’ultima Cullen,
perché
aveva i loro stessi occhi e la pelle diafana, solo che lei era ancora
più bella di loro: era minuta e non tanto alta, con i
capelli
castani e lunghi che le ricadevano morbidi. Ero ipotizzato dalla sua
bellezza.
<
Scusami > riuscii a dire, ma lei mi lanciò
un’occhiata d’odio
ed entrò dentro la caffetteria.
Con ancora
la sua immagine impressa nella testa andai nell’aula di
biologia,
dove pochi minuti dopo venni raggiunto anche da tutti gli altri
studenti.
Il
professore entrò accompagnato dalla ragazza con cui mi ero
scontrato
poco prima.
< Bene
ragazzi, lei è Isabella Cullen… >
< Bella.
Bella Cullen > lo interruppe lei con la sua voce melodiosa.
< Ehm
sì, chiedo scusa. Dicevo lei è la vostra nuova
compagna Bella
Cullen. Prego, Bella, siediti accanto a Masen, quel ragazzo
laggiù >
disse il professore indicandomi.
La osservai
avvicinarsi a me, e quando si sedette tentai di parlarle, ma dalla
mia bocca non uscì nessun suono.
Speravo che
mi degnasse di almeno uno sguardo, ma ciò non accadde,
così mi feci
coraggio e le scrissi un biglietto.
“Scusami
per la spallata di prima, non volevo finirti addosso”
Lei guardò
il biglietto, e in pochi secondi scrisse un messaggio di risposta.
“Non
fa niente”
Lessi la
sua risposta e la nostra conversazione terminò lì.
Trascorsero
giorni, settimane, addirittura mesi, ma lei continuò ad
ignorarmi.
Col tempo
iniziai a pensare che ci fosse qualcosa di strano in lei e nei suoi
fratelli a causa di una serie di coincidenze: ad esempio quando
c’era
il sole non venivano mai a scuola, stavano sempre sulle loro e la
loro temperatura corporea era fredda, per non dire gelida: lo scoprii
per caso un giorno quando durante l’ora di biologia presi
contro un
vetrino facendolo cadere, ma sia io che Bella ci avventammo per
salvarlo e così le toccai accidentalmente il braccio; la
settimana
dopo, invece, mentre stavo passando una fotocopia di spagnolo ad
Alice le toccai la mano e scoprii che anche la sua era
fredda, esattamente come quella di Bella.
Giugno
arrivò in fretta così anche l’ultima
occasione di vedere Bella
prima delle vacanze. La cosa mi dispiacque molto, perché
avevo
provato diverse volte a parlarle, ma senza mai un risultato positivo.
Ero molto attratto da quella ragazza, così come quasi tutta
la
popolazione maschile della scuola; ma io, a differenza degli altri,
non ero attratto da lei solo fisicamente: ero attratto anche dalla
sua intelligenza e dalla sua grazia.
Una sera di
luglio ero andato con il mio solito gruppo a La Push per un
falò,
quando incontrammo dei ragazzini della zona: dissero di chiamarsi
Jacob, Quil, Embry e Sam.
Si
auto-invitarono al nostro falò e chiacchierammo con loro per
tutta
la serata; quando però accidentalmente nominammo i Cullen,
dicendo
che loro erano dei ragazzi che non si erano integrati per niente, Sam
s’irrigidì e ci disse che i Cullen erano
pericolosi e che non
dovevano neanche essere a Forks, che non sarebbero mai dovuti
tornare. Disse quest’ultima frase sussurrandola, ma io la
sentii
benissimo e ciò mi incuriosì molto.
Così, quando la legna iniziò a
scarseggiare, mi offrii insieme a Jacob di andarne a cercare
dell’altra.
< Hey
amico > lo chiamai quando fummo abbastanza lontani dagli altri
<
che cosa intendeva il tuo amico Sam quando parlava dei Cullen? >
Jacob rise.
< Sam è
un ragazzo strano. Lui sostiene che i Cullen non possono venire qui
perché… > disse e poi si bloccò
< conosci la leggenda dei
Freddi? > domandò poco dopo.
< No…
>
< Beh…i
Freddi sono delle creature molto antiche e sono i nemici mortali dei
lupi o licantropi, come tu preferisci chiamarli, e, secondo la
leggenda, il mio bisnonno, che era un anziano della tribù,
li aveva
conosciuti e stipulò un patto con loro: non potevano entrare
nella
nostra riserva. Quel branco di Freddi, però
era…come dire…diverso
dagli altri… >
<
Diverso in che senso? > domandai confuso.
< Si
cibavano di animali e non di umani >
< È? >
domandai sempre più confuso < ma…cosa sono
questi Freddi? >
Jacob
sospirò.
<
Bevitori di sangue, chiamati comunemente vampiri… >
Mi si gelò
il sangue nelle vene.
< E…cosa
centrano con i Cullen? >
<
Beh…loro
sono i Freddi > disse ridendo della mia espressione < a
quel
tempo erano solo in cinque, poi si aggiunsero un maschio e una
femmina. Arrivarono a Forks e poi sparirono di nuovo prima che la tua
gente arrivasse… >
< Ma…
> tentai di dire.
< Oh,
eccovi finalmente! È da dieci minuti che vi cerchiamo!
Forza, Edward,
è tardi dobbiamo andarcene! > esclamò
Angela sbracciandosi.
Salutai
Jacob e me ne andai a casa, dopodiché iniziai a fare delle
ricerche
su questi Freddi e quello che scoprii non mi piacque per niente: la
loro temperatura corporea era fredda, avevano la pelle
diafana, erano forti e incredibilmente belli.
Trascorsi
il resto di luglio pensando ai Cullen, finché una sera non
m’imbattei in Bella nei pressi del bosco di Forks.
Bella’s
Pov
Io…non
credevo che avrei ceduto di nuovo. Non era mia intenzione, non volevo
ucciderlo. Ma ormai era troppo tardi. Il danno era fatto. Lui si era
imbattuto in me, aveva tentato di parlarmi ed io, nonostante fossi
innamorata di lui, non ero riuscita a controllarmi fino in fondo e
l’avevo ucciso. Se solo fossi stata più forte,
Edward Masen sarebbe
ancora vivo e io non starei scappando da Forks.
La sera in
cui lo uccisi lo incontrai nei pressi del bosco di Forks.
< Bella…
> mi sentii chiamare.
< Cosa
ci fai tu qui? >
< Ti
stavo cercando > rispose con voce più naturale
possibile.
< Mi
stavi cercando? Hai idea di quanto sia sbagliato questo? >
< Volevo
parlarti > rispose < io…so cosa sei
Bella… > sussurrò
piano dopo qualche minuto di silenzio, ma io lo sentii benissimo.
< Tu
cosa? > domandai sgranando gli occhi e reprimendo un ringhio.
< So
cosa sei. Me l’ha detto Jacob quando sono andato a La
Push… >
Ringhiai a
sentire quel nome.
< Non
sai cosa stai dicendo… > risposi cercando di
confonderlo.
< Ah no?
Non mangi mai quello che prendi a scuola, sei fredda, hai la pelle
diafana, gli occhi che cambiano colore a seconda del fatto che tu ti
sia nutrita o meno, sei di una bellezza assurda e sei incredibilmente
forte… >
< E se
sai tutto questo, perché non corri lontano da me? >
< Perché
sono innamorato di te >
< Tu…tu
cosa? >
< Ti amo,
Bella. Amo tutto di te. La tua bellezza, la tua intelligenza, la tua
grazia… >
< Tu non
puoi amare una come me. Non sai quanto possa essere pericolosa per te
>
< Jacob
ha detto che voi non vi nutrite di sangue umano >
< Jacob
ti ha anche detto che io in passato ho ucciso degli innocenti? Jacob
ti ha detto che se siamo ritornati qui a Forks è stato a
causa mia?
Jasper è l’ultimo ad essersi unito a noi, ma io
sono la più
debole. Per questo non posso starti accanto… >
< Temi
di uccidermi? >
<
Esatto. Il tuo sangue mi attira come non mi è mai successo e
non
voglio creare altri problemi a Carlisle >
< Bella,
io… > sussurrò muovendo un passo verso di
me.
< Stammi
lontano! > urlai acquattandomi su un ramo di un albero.
In quel
momento iniziò a piovere e per quanto tentassi di
nascondermi da
lui, Edward riusciva sempre a trovarmi.
Il vento mi
inebriava con l’odore del suo sangue. Lo volevo, lo
desideravo.
Volevo saziarmi con quel nettare proibito. Ma il pensiero di Carlisle
e dei guai che avrei potuto provocargli mi fecero placare la sete. Fu
quel pensiero che mi fece desistere dall’ucciderlo, o almeno
così
pensavo, e scesi dal mio rifugio.
Lui si
avvicinò a me e iniziò ad accarezzarmi una
guancia, mentre con
l’altra mano prese la mia. Mi sembrava di essere in paradiso.
Ma poi
tutto accadde in un attimo: un fulmine colpì un albero, il
quale
iniziò a cadere. Presi Edward e mi allontanai con lui
dall’albero
che stava cadendo, ma così facendo non feci altro che
contribuire
alla sua morte: inciampai in una radice e cademmo per terra, io sopra
di lui.
Mi scostai
da lui e notai che aveva battuto la testa su un sasso e stava uscendo
molto sangue.
< Bella,
aiutami… > sussurrò prima di svenire.
Volevo
aiutarlo, lo volevo davvero. Volevo correre in ospedale e pregare
Carlisle di salvarlo, ma l’odore del suo sangue mi diede alla
testa,
e senza rendermene conto ero già stesa su Edward pronta a
bere il
suo sangue, a nutrirmi di lui. Quando tornai lucida mi staccai da
lui, ma ormai era troppo tardi: l’avevo ucciso, avevo ucciso
la
persona che amavo e avevo tradito tutti.
Inorridita
lasciai Forks e abbandonai per sempre i Cullen.
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No, non
sono impazzita…o meglio, forse sì, ma questa
storia l'ho scritta
praticamente l'anno scorso per un contest, e dopo averla trovata
dispersa nei meandri del mio computer, l'ho riguardata e ho deciso di
postarla, giusto per farmi tirare una scarpa in testa.
Allora…ho
scritto per puro divertimento, i personaggi non mi appartengono e bla
bla bla…
Beh, spero
che vi sia piaciuta come storia. Probabilmente sarà
orribile, ma ero
troppo curiosa di postarla. Cioè, non capita tutti i giorni
di
leggere una storia dove Bella dissangua Edward (o almeno per me xD)
Grazie a
tutti per aver letto.
Un bacio
enorme, Giulls
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