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“Da
un grande potere derivano grandi responsabilità”,
così
si diceva. Era un concetto piuttosto estraneo a Odysseus che, seduto
sullo
sgabello vicino al suo banco da lavoro, nella vita non aveva mai avuto
potere
su quasi nulla… e che ora si trovava ad averne uno molto
grande sul suo
coinquilino.
Glitch si era
lasciato sfuggire di ricordare vagamente che
un tempo era stato in grado di disegnare in modo quasi decente e, se
inizialmente si era schermito quando Odysseus si era lasciato prendere
dall’entusiasmo e gli aveva chiesto di provare a fare
qualcosa, non aveva
impiegato molto per cedere. Non aveva neppure tentato di prendere in
mano la
penna -se non c’erano datapad in giro
riusciva a scrivere anche a mano, con qualche difficoltà, ma
disegnare era
fuori discussione- e, seppur con un po’di tensione, aveva
usato la punta di una
delle sue dita per mettersi al lavoro. Inizialmente Odysseus aveva
provato una
familiare sensazione di senso di colpa per aver messo il suo amico in
una situazione
in cui si sentiva a disagio -da lì, il discorso di potere e
responsabilità- ma
dopo un po’aveva visto la postura di Glitch diventare
più rilassata man mano
che si concentrava più sul disegno e meno
sull’ambiente circostante.
“Quando
avevi delle mani vere dovevi essere proprio bravo.
Ad avere gli shanix, Glitch, ti farei fare un trapianto prima di
subito” pensò
Odysseus che, col mento poggiato contro le braccia incrociate sul
tavolo da
lavoro, seguiva con lo sguardo ogni movimento della mano
dell’altro mech “Per
te sarebbe stato giusto finire in casa di gente più
ricca… anche se forse,
pensando a chi è ricco da queste parti, non è per
disegnare che ti avrebbero
dato delle mani nuove”.
Glitch gli
aveva parlato delle considerazioni fatte da
Scylla tempo addietro su strozzini, gentaglia varia e
cos’avrebbero cercato di
fargli fare una volta viste le sue abilità. Odysseus non
aveva potuto far altro
che trovarsi d’accordo, e immaginare quali sarebbero state le
condizioni di
Glitch in una situazione del genere gli aveva fatto male
all’anima. Il suo amico
aveva dimostrato di non avere grossi problemi a reggere violenza e
morte quando
era davvero convinto che fossero
meritate, ma se fosse finito a lavorare per quella gente avrebbe dovuto
distribuirne anche a chi non le meritava affatto, che gli piacesse
oppure no e
con tutte le conseguenze del caso.
Per
ciò che si sarebbe trovato a fare in quelle occasioni,
Glitch avrebbe finito con l’odiarsi ancora di più,
si sarebbe visto come un
mostro; e le altre persone, vedendolo anch’esse come tale per
le sue azioni
-non senza ragione- avrebbero rafforzato la sua convinzione. Sarebbe
precipitato in una spirale distruttiva per sé e per gli
altri alla quale
Odysseus non voleva pensare nemmeno: sarebbe stato tremendamente
ingiusto.
Glitch
però era capitato in casa loro, ed era diventato suo
amico e, finché Odysseus avesse potuto stargli vicino, non
avrebbe mai lasciato
che andasse a invischiarsi in brutti giri.
Glitch
iniziò a massaggiarsi la testa con la mano sinistra.
«V-va bene… ho la sensazione di star disegnando
qualcuno che conosco».
Aveva
tracciato l’immagine di un mech grosso, con la vita
abbastanza sottile, un cannone, delle spalle molto alte e due corna
degne di un
alcitron dentellate verso l’interno.
«Mh…
non ho idea di chi sia, anche se assomiglia un po’ a
una delle nostre clienti» commentò Odysseus
«Una delle nostre clienti più spaventose. Cioè, tu
hai visto Chary,
no? Per essere una femme è grande, arriva quasi a toccare i
dieci metri. È più
grossa anche di svariati mech, in effetti, ma non è quello
il punto, il punto è
che la tipa di cui ti parlo supera sicuramente i venticinque metri e ha
un
accidenti di mestolo lungo come il sottoscritto!... che hai?»
«“Ho”
che adesso oltre alla testa mi fanno male le mani e
non so perché» disse Glitch, massaggiandosi le
dita «E ho anche un’altra
sensazione».
«Dimmi».
«Questo
qui…» indicò il mech nel disegno.
«Sì?»
«Non
ricordo la sua designazione né altro, ma chiunque
fosse, o sia, dev’essere uno scassacavo»
affermò Glitch.
«È
la prima volta che ti sento parlare di qualcuno in questi
termini e in modo così convinto. E poco
spaventato» osservò il jetformer
«Questo tipo qui, per come l’hai disegnato, non ha
l’aria molto
raccomandabile».
«È
vero, però hai ragione, non mi fa paura, è
solo…»
«Scassacavo»
ripeté Odysseus.
«Sì!»
annuì Glitch
«Uno scassacavo di quelli pesanti!... e… non credo
di riuscire a fare altro
qui» aggiunse, indicando il disegno «Se avessi
avuto le mani penso che sarebbe
stato diverso, però così non posso fare di
più. Non penso».
«Ad
avere un disegno di lui visto da dietro, o andando di
fantasia, già da questo si potrebbe fare una bambola, anche
se sarebbe un
lavoro più per Scylla che per me. Io probabilmente
aggiungerei altre due teste,
degli artigli, qualche tentacolo… possiamo farglielo vedere
quando lei e
Charybdis tornano. Quando si fa un buon lavoro è un peccato
che resti nascosto,
no?»
«No!»
esclamò l’altro mech «No no no no. No.
L’ho fatto per
te, dato che me l’hai chiesto, ma per quanto alla fine non mi
sia dispiaciuto
io non… no. Mi dispiace. Spero di non averti deluso,
io…»
«Tranquillo,
se non vuoi non lo facciamo, era solo un’idea.
Non sono deluso» sorrise Odysseus.
«Sicuro?»
«Sicurissimo.
A dirla tutta sono contento di vedere che, se proprio
non ti senti di fare una cosa, dici di no anche a me. Non sono il tuo
padrone,
siamo amici».
«A
dire il vero io sono il garzone del negozio, quindi
tecnicamente-»
«…
mi vedi anche
come
il tuo padrone? Sul serio?»
«No.
No. Quel che voglio dire è solo che tecnicamente lo
saresti, perché io lavoro qui, però no, non ti
vedo così» fece una breve pausa
«Le tue sorelle un po’ sì, anche se
ormai è da un qualche tempo che ho capito…
avevi ragione. I primi giorni. Mi dicevi che non erano cattive e non
volevano
farmi niente di male, ricordi?»
«Ricordo».
«Adesso
se devo dire qualcosa a Scylla e la guardo in faccia
non è più perché me l’ha
ordinato lei, e quando a toccarmi per qualche ragione
è uno di voi tre non sono più teso come ero
prima. Con te ho smesso di esserlo
da tempo, adesso anche con loro va meglio. Anche quando Charybdis tende
le mani
verso di me per passarmi le cose non sobbalzo più, non ho
più l’istinto di
pensare che possa essere per prendermi a botte o prendermi e riportarmi
in
discarica… f-faceva anche ridere, no? Charybdis avrebbe
voluto fare la seconda
cosa, e lo sapevo, ma non ha mai alzato un dito su di me, quindi non
aveva
senso che io reagissi in quel modo».
«Non
lo facevi apposta né per divertimento, Glitch».
«È
vero, ma non posso fare a meno di pensare che sia stato…
offensivo».
«Nessuna
delle due si è offesa» “Anche
perché a Charybdis
finché fai quel che devi fare poco importa di come reagisci
e perché, e Scylla
è Scylla” pensò Odysseus
«Puoi stare tranquillo anche su questo».
Glitch disse
qualche altra cosa, presumibilmente riguardo lo
stesso argomento, ma Odysseus non capì mai le sue parole: il
grosso ragnobot
che stava lentamente e inesorabilmente calando sulla testa di Glitch
siccome
ghigliottina affilata aveva guadagnato tutta la sua attenzione.
A Odysseus
piacevano gli animali, insetti inclusi… ma c’era
un’eccezione: e quell’eccezione era rappresentata
proprio dai ragnobot.
«AAAAAAAAAAH!»
strillò mentre afferrava Glitch con tutti i propri capelli,
trascinandolo via
dalla sedia e verso la porta.
Lanciare un
cubo di energon semivuoto in faccia a un grosso
e pericolosissimo mech sconosciuto era fattibile, se proprio doveva;
condividere la stanza con un ragnobot, NO.
«AAAAAAAAAAH!»
strillò di rimando Glitch, senza capire assolutamente niente
di quel che stava
succedendo e trovandosi a fare le scale col sedere -fortunatamente
riparato dai
“capelli” altrui.
Solo quando
entrambi furono al sicuro al piano di sotto e
Odysseus ebbe bloccato la porta con una sedia
l’assurdità della situazione
tornò sotto controllo… più o meno.
«M-ma
cos… cos’è successo?!»
esclamò Glitch, ancora
giustamente allibito.
«Non
eravamo più soli là dentro, dovevamo
scappare!»
«N-non
eravamo… che vuol dire?!» il mech aranciato,
estremamente allarmato, iniziò a guardarsi attorno con fare
febbrile «C’è un
ladro in casa o q-qualcuno p-per-»
«Peggio!»
esclamò Odysseus, sinceramente terrorizzato, al
punto di nascondersi dietro il divano.
«…
i-i-i-il mech del Chosen One Day» farfugliò
Glitch, che
stava precipitando nell’isteria «era lui, vero,
è tornato, ce l’ha con me CI HA TROVATI E
CI UCCIDERà
TUTTI-»
«Peggio!»
«Cosa
c’è peggio di quel mostronzo viola?!»
«Un
ragnobot!» disse Odysseus, con voce innaturalmente acuta
«Un coso GROSSO COSì!» aggiunse,
con tanto di gesto
esplicativo.
Silenzio.
«Un…
ragnobot» ripeté Glitch, al quale
l’isteria sembrava
essere passata.
«GROSSO COSì!»
ribadì il jetformer «E stava
scendendo in direzione della tua testa, Glitch! Ti sarebbe caduto in testa!»
L’outlier,
dopo avergli dato una lunga occhiata, si grattò
brevemente la fronte. «Sì, effettivamente una
volta mi avevi accennato al tuo
poco amore per quegli animali. Grazie per… beh, avermi
evitato l’incontro a
sorpresa, immagino…»
«A-aspetta,
dove vai?!» esclamò Odysseus, vedendo Glitch
alzarsi e andare in direzione delle scale che portavano al piano di
sopra.
«A
sfrattare l’inquilino dalla nostra mansarda-»
«Non
è più nostra! È
la mansarda del ragnobot!»
«Non
per molto» replicò Glitch, togliendo la sedia.
«Aspetta,
non puoi tornare lì dentro così!»
«In
che sen-»
Odysseus
agguantò il mestolo più lungo che
riuscì a trovare
nell’angolo cottura e il coperchio della pentola
più grossa tra le presenti.
«Se proprio vuoi entrare lì dentro devi farlo
preparato. Ecco».
«Ma-»
«Quei
cosi non si arrendono senza combattere! Sono cattivi!»
Glitch si
limitò ad accettare uno scudo e una spada alquanto
improvvisati ma sempre graditi, insieme all’avvertimento, e
aprì la porta della
mansarda. Odysseus, dopo essersi “armato” a sua
volta, trovò perfino il
coraggio di seguirlo.
«Eccolo!»
bisbigliò Odysseus, nascosto dietro Glitch.
Il ragnobot li
attendeva al centro della stanza. Illuminato
direttamente da un raggio di luce che filtrava attraverso il vetro
della
finestra, sollevò due delle sue otto zampe -ognuna misurava
cinquanta
centimetri di lunghezza- e fece schioccare le fauci mentre li fissava
con un’evidente
aria di sfida nei suoi sei occhi lattiginosi.
«…
ma sul serio?»
«Te
l’avevo detto!» ribatté Odysseus
«Attento,
arriva!»
Glitch
riuscì solo per un pelo a parare l’attacco del
ragnobot, il quale si era lanciato contro di lui con
l’energia di un gladiatore
dell’arena di Kaon. Il mestolo fendette l’aria
creando un rumore metallico
nello sbattere contro le zampe delL'animale che, respinto, ricadde a
terra
zampettando rapido all’indietro.
«Sei
un avversario tosto» commentò Glitch, sollevando
lo
scudo mentre lui e il ragnobot camminavano di lato studiandosi uno con
l’altro
«Ma la nostra mansarda non diventerà il tuo regno
di ragnatele. Sei entrato
dove non ti competeva e ne pagherai il prezzo».
Il ragnobot
fece nuovamente schioccare le fauci, quasi come
se avesse voluto rispondergli.
«In
guardia, intruso!» esclamò, stavolta cercando di
attaccare il ragno per primo.
La bestia
schivò le prime tre mestolate, parò la quarta e,
dopo essersi arrampicata lungo il muro, tentò un assalto
aereo che Glitch
bloccò con l’aiuto del coperchio-scudo.
Si sarebbe
potuto obiettare che Glitch, in quanto outlier,
avrebbe potuto pensare di utilizzare la sua abilità per
liberarsi del ragnobot -se
proprio non ce l’avesse fatta in qualche altro modo- ma il
suo processore non
l'aveva neppure preso in considerazione, per una volta in cui poteva
essere lui a
fare qualcosa per Odysseus e non il contrario, sconfiggendo una
“terribile bestia”
in una battaglia epica all’ultimo energon.
A parte gli scherzi, quell’affare si stava rivelando davvero
rognoso.
Il ragnobot
attaccò di nuovo e, dopo un breve scambio di
colpi, riuscì a far volare via il mestolo dalle mani di
Glitch.
«Glitch!»
strillò Odysseus, che guardava il combattimento
restando appiattito contro una parete.
«Va
tutto bene, la battaglia non è ancora persa!»
esclamò il
mech arancio «Vieni avanti, creatura maligna!»
Dopo aver
preso la rincorsa, il ragnobot attaccò nuovamente
Glitch finendo per sbattere contro lo scudo. Vedendolo sbilanciato,
l’outlier
scattò in avanti colpendo la bestia con la sua arma di
difesa, riuscendo a
mandarlo a zampe all’aria per un solo istante, e
lì, spietato, utilizzò due
delle proprie dita per infilzare la bestia dritta al ventre.
«Ti
avevo detto che avresti pagato il prezzo delle tue
azioni» concluse Glitch, sollevando il cadavere del ragnobot
sopra di sé «Che
questo sia di avvertimento per chiunque osi pensare di invadere la
nostra
mansarda -che sia un ragnobot… o qualsiasi altra
bestiaccia!»
«Sei
pronto per l’arena, Budino» commentò
Scylla, poggiata
contro lo stipite della porta.
«AAAAAAAAAAH!»
strillò Odysseus, che non si era avveduto della presenza
della sorella.
«AAAAAAAAAAH!»
strillò Glitch di rimando, e nel muovere le mani fece volare
per errore il
cadavere del ragnobot sopra la testa di Odysseus.
«AAAAAAAAAAH!»
gridò
ancora il jetformer, immemore del fatto di poter togliere il cadavere
grazie ai
“capelli” stessi.
Infine, dopo
una breve serie di strilli sempre più acuti e
di corse in circolo, i due coinquilini della tana del luponoide
andarono a
sbattere frontalmente uno contro l’altro e caddero a terra
seduti.
L’epica
battaglia era finita nel solo modo in cui poteva
finire, ma quantomeno il cadavere del ragnobot, tra una corsa e
l’altra, era
finito tra i piedi di Scylla, che aprì la finestra e lo
lanciò fuori.
«Se
le venationes
sono finite direi di scendere giù a cena» disse la
femme «Ero venuta su
apposta».
«Ehm.
Io… noi… tra un minuto veniamo
giù» rispose Odysseus.
«Va
bene!»
Detto questo,
Scylla chiuse la porta e i due coinquilini la
sentirono scendere le scale.
Così
come sentirono altrettanto bene la risata eroicamente
trattenuta in precedenza scoppiare subito dopo.
«Io
non ci scendo, lì sotto» disse Glitch.
«Su-»
«No!
Mi vergogno!»
«Tu
ti rendi conto che gli scontri frontali dopo essere fuggiti
urlando per qualche ragione non proprio valida non sono una
novità tra me e te,
vero?»
«Sì
ma non c’era di mezzo la posa eroica con il ragnobot
morto, penserà che volessi imitare Megatronus!»
«Ah
quindi non volevi?»
«Lui è
inimitabile».
«Eppure
avrei giurato che l’avessi fatto apposta»
commentò
il jetformer, pensieroso.
«…
andiamo a cena».
Odysseus
soppresse una breve risata. «Ehi Glitch».
«Dimmi».
«Tu
quantomeno sei riuscito a batterti con il ragnobot, io
gli avrei lasciato direttamente il campo, quindi dal mio punto di vista
mi hai
fatto un favore grosso come tutta la mansarda. Grazie, amico».
«Dovere»
borbottò l’altro mech «Ma il cadavere ti
è finito
in testa, quindi non sono sicuro-»
«Quello
però non è per colpa tua, quello è
colpa di chi fa
prendere GLI ACCIDENTI ALLA GENTE, SCYLLA!»
esclamò Odysseus, alzando il tono man mano che scendeva.
In risposta
ricevette una qualche battuta che Glitch non
capì, o non volle capire conscio che tanto ne sarebbero
volate altre nel corso
della cena. Nell’avvicinarsi alla porta, l’outlier
fece un breve sospiro
nervoso e cercò di concentrarsi sull’unica cosa
positiva di tutta quella follia
a otto zampe: per una volta aveva effettivamente
aiutato Odysseus, il quale aveva riconosciuto
l’utilità delle sue azioni e
aveva espresso sincera gratitudine nei suoi confronti.
Per quanto
Glitch continuasse a ritenere che non ci fosse
paragone tra quel che Odysseus aveva fatto per lui e il modo in cui lui
invece
era ancora ben lontano dal ricambiarlo -secondo la propria opinione,
non
necessariamente condivisa- era meglio di niente.
“Prima
o poi riuscirò a farlo davvero e farlo del tutto. Mi serve
solo tempo” pensò, decidendosi a scendere per cena
“Ma lo farò”.
***
«…
sul serio? Thundercracker e Skywarp hanno fatto una cosa
buona prima di mollare l’Accademia per andare
chissà dove, una, e noi dobbiamo
davvero vanificarla così?»
«Hai
sentito Shockwave, Skids» replicò Windcharger,
alzando
brevemente le ottiche azzurre al soffitto «Va riportato
indietro. Secondo lui
la sua abilità di disattivare macchinari è
preziosa e in futuro potrebbe
esserlo ancora di più, per cui… al lavoro,
superlearner, e usiamo quella
macchina del tempo per localizzarlo e teletrasportarlo qui,
nell’Accademia».
Nessuno dei
due outlier sembrava particolarmente entusiasta all’idea:
non Skids, che sospirò nervosamente nello scambiare
un’occhiata col compagno di
lavoro, né Windcharger, che grazie alle sue
“braccia magnetiche” gli passò un
bullone che stava perdendo per strada.
«Windcharger,
dai, siamo seri, Glitch finora è stato solo in
grado di fare casino! Rompe quel che non deve rompere e, quando abbiamo
lavorato insieme l’ultima volta, è persino svenuto
lasciandomi lì a dover
finire da solo. Vale veramente la pena riportarlo qui, e solo
perché in futuro “forse,
potrebbe” imparare a usare la
sua abilità a distanza?»
«Ripeto:
hai sentito Shockwave. Shockwave è, più o meno,
tutto quel che ci separa da finire come Glitch stesso»
replicò l’altro mech «Dunque
eviterei di contrariarlo».
Skids non
replicò, conscio del fatto che Windcharger avesse
ragione da vendere. Shockwave era un membro estremamente influente
nella casta
degli scienziati, e proprio la sua influenza gli aveva permesso di
mettere in
piedi la Jhiaxian Academy of Advanced Technology, radunando poi
all’interno di
essa mechs e femmes con abilità speciali di vario genere e
aiutandoli sia a
svilupparle, sia a tenerle nascoste a un governo che non avrebbe
gradito sapere
della loro esistenza.
I motivi di
una simile scelta erano piuttosto oscuri -difficilmente
uno scienziato agiva per carità divina, e Shockwave,
pensando alla sua fama,
ancor meno- ma loro erano contenti di trovarsi in un posto che si
poteva
considerare sicuro… per il momento. Il gladiatore Megatronus
in quei tempi
stava vivendo un periodo di grandissima ascesa e, se le voci erano
vere, si
iniziava persino a pensare che avesse intenzione di scendere in
politica -il consenso
che andava raccogliendo, in fin dei conti, era sempre maggiore- con
idee che
tuttavia cozzavano il giusto con quelle portate avanti dalla
nobiltà fino a
quel momento.
Vero, c’era la voce che Spector Specter fosse tra i possibili
candidati come nuovo vice capo del Gran Consiglio, e si narrava che
nelle sue
intenzioni ci fosse anche quella di far abolire una volta per tutte
pratiche
barbare come l’empurata, ma non era detto né che
sarebbe stato eletto né che poi
avrebbe davvero messo in pratica i suoi propositi e, in ogni caso, il
provvedimento
in questione sarebbe stata una goccia nel mare.
«Bisogna
proprio
riportarlo qui, vero?»
«Eh
sì».
«E
tornare a sentire i suoi lamenti» continuò Skids,
avvitando il bullone passatogli dal collega «I suoi
“oddio svengo” qui, i suoi “non
sono in grado” di là, il modo in cui ci fissa da
lontano per un sacco di tempo
prima di avvicinarsi se vede che siamo in gruppo, il modo in cui muove
quelle
manine tridattili… brrr. I brividi, davvero. Non
è solo l’empurata, ‘Charger, quella
alla fine è il meno, è che in lui è
tutto così… così triste. Mi mette un misto di
pena, angoscia e irritazione solo a
guardarlo, ecco la verità».
«A
chi non le mette?»
«Ecco.
E magari è più felice lì
dov’è ora, che ne sappiamo?
Lo lasciamo lì, lui è felice, noi anche,
win/win».
«Shockwave
mi ha detto che nel luogo in cui si trova Glitch
c’è
stata -e, rispetto a quando è lui,
“ci
sarà a breve”- un’epidemia che ha
falciato via un buon novantacinque per cento
degli abitanti».
Skids
borbottò una brevissima preghiera a Primus prima di
fare la domanda più logica per una mente come la sua.
«Shockwave ti ha detto se
l’epidemia in questione è stata per cause naturali
o “per
cause naturali”?»
«“Per
cause naturali” fatta passare come se lo fosse stata
davvero: membri della sua stessa casta ci lavorarono su»
rispose Windcharger «Non
ha detto molto. Ha accennato a un medico coinvolto in non so cosa -ma già nel mirino di gente in alto- a
del malcontento, al fatto che all’epoca
il Senato avesse ancora un po’più potere di adesso
e che il Gran Consiglio
avesse ancora un paio di membri dediti al Funzionismo. Belli che andati, fortunatamente... ora la faccenda non
è rose e
fiori, ma ai tempi ci andavano giù ancora più
duri».
«Sembra
proprio di sì. Allora come non detto, nel caso sia
felice lì dov’è ora dovrà
ringraziare sia per il fatto di venire portato via,
sia perché finirà a dimenticare un
po’tutto. “Almeno a livello cosciente”,
citando Shockwave -per quanta importanza possa avere» fece
una smorfia «…
eppure sai, per quanto per Glitch possa essere una fortuna mi irrita
mettermi nei
suoi panni e immaginarmi con dei pezzi di memoria in meno. Credo che al
posto
suo potrei ossessionarmi all’idea di farli tornare a
galla».
«Glitch
però non è te, e ha ben altri problemi».
«A
tonnellate» annuì Skids «A tonnellate.
D’accordo,
facciamo funzionare questa roba entro domattina».
Nel prossimo
capitolo, come potete intuire, ci sarà l’epilogo.
Avrei potuto concludere qui ma volevo la cifra tonda xD
Per quanto
riguarda Shockwave e i personaggi dei fumetti che
compaiono qui, ho fatto un miscuglio tra la situazione che
c’era in TFP prima
della guerra, la situazione che c’era nei fumetti sempre
prima che scoppiasse
il casino (il Megatronus di cui parlano è sempre quello di
TFP) e un accenno
alle mie fanfic (la parte in cui si cita Spector Specter. Il padre di Spectrus e Spectra, per chi non si ricorda di lui). Stesso
dicasi per
Shockwave, che qui NON è un senatore (né è precisamente una brava persona, decisamente NO), ma un eminentissimo
membro della propria
casta, destinato in seguito a mollare la suddetta e mettersi dalla
parte di
Megatron.
E niente,
grazie a chi ha letto e apprezzato :D al prossimo
(e ultimo) capitolo,
_Cthylla_
p.s.: vi do un
consiglio... se state scrivendo una roba abbastanza seria, non guardate
questo
anime,
perché devierà il vostro cervello verso il
disagio.
MA UNA VOLTA
FINITO DI SCRIVERE, GUARDATELO,
VI
PREGO :'D p.p.s.: quello disegnato da Glitch è Megatron di Armada, alias il suo vicino di casa nella mia fic "I vicini di casa peggiori della storia". Sì, è effettivamente uno scassapalle. E la cliente spaventosa del negozio di Scylla e fratelli è babushka Valka ☝🏻
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