Epilogo
«No,
no, NO,
voglio
tornare indietro, fatemi tornare indietro-»
«Glitch,
falla finit- AAAH!»
«Windcharger!... Trailbreaker,
campo
di forza, fermalo!»
«Ho
detto che voglio tornare indietro! Toglietevi di mezzo!»
L’ultima
esclamazione di Glitch causò una sensazione
estremamente spiacevole all’altezza della Scintilla di Skids,
il quale crollò a
terra quando il suo sistema di ventilazione smise di funzionare per qualche
attimo.
Sempre meglio
di quando fosse andata a Windcharger, comunque,
che era stato toccato da Glitch e ora si trovava a terra svenuto.
«Lo
tengo, Skids! Fai qualcosa!» esclamò Trailbreaker.
Glitch emise
un lamento rabbioso, in larga parte per una
forte emicrania. «Lasciatemi
andare! Lasciami…»
Una delle
braccia nerastre di Trailbreaker iniziò ad andare
in pezzi. L’outlier urlò, l’espressione
terrorizzata quanto dolorante.
«…
andare!» esclamò Glitch «Devo tornare,
devo tornare
indietro, devo, Odys-»
Il mech
aranciato, nonostante il mal di testa peggiore mai
avuto in tutta la sua esistenza, era ancora abbastanza lucido da
sentire
qualcosa colpirlo due volte alla base del collo.
«I
miei pronostici sull’abilità utilizzabile a
distanza si
sono rivelati veritieri» disse una voce profonda.
Glitch
crollò in ginocchio. Quel che l’aveva colpito era
un
tranquillante.
«Ma
continuare a
sforzare il tuo sistema in questo modo, senza un’adeguata
preparazione, e
rischiare danni difficilmente riparabili sarebbe
alquanto…»
“Odysseus,
Odysseus, devo tornare da loro, Scylla,
Charybdis, Odysseus-”
«Illogico».
L’espressione
totalmente impassibile di Shockwave -un mech
che si vociferava avesse praticato lo shadowplay* su se stesso- e i
suoi sensori ottici rossi furono l’ultima
cosa che vide. Poi, buio.
***
«…
andato! C’è stato un lampo di luce e poi non
c’era più
Scylla, non c’era più, l’hanno portato
via, dobbiamo fare qualcosa!» gridò
Odysseus, tremante e coi sensori ottici pieni di lacrime
«L’hanno portato via,
p-potrebbero stargli facendo del male, potrebbero-»
«Potrebbero,
o magari no. In ogni caso non possiamo fare
nulla per lui, Odysseus, noi non abbiamo una macchina del
tempo» disse la
femme, con aria estremamente cupa «Credo che non ce ne sia
una funzionante da
nessuna parte, non in questo periodo storico».
Il giovane
jetformer, fin troppo conscio del fatto che la
sorella maggiore avesse ragione, crollò a sedere sulla
cuccetta piangendo.
Scylla per una volta non disse nulla a riguardo.
“Spero
che tu stia bene… o che tu ora abbia abbastanza forza
mentale per cercare di difenderti, Budino”.
Ricordò
il momento in cui avevano parlato del fatto che
forse la domanda giusta da farsi non fosse “da
dove” veniva Glitch, piuttosto “da
quando”, e nel farlo si rese conto che l’immagine
del mech in questione
cominciava già a farsi un po’ confusa nel suo
processore. Di che colore era il
suo sensore ottico? Azzurro o verde? Non riusciva a focalizzarlo.
Giustamente:
Glitch finendo lì aveva perso i ricordi del
proprio tempo, e adesso che l’avevano riportato indietro
stava portando con sé
anche i loro -i ricordi relativi a lui.
Non avevano un
video né una fotografia, perché Glitch, col suo
rapporto estremamente conflittuale con la propria immagine per ovvi
motivi, non
ne aveva mai voluti, ed era una cosa che loro avevano rispettato. Forse
era
stato uno sbaglio, perché mantenere vivo almeno il ricordo
del Budino di casa -che
a modo suo aveva dato molto anche a Odysseus rendendolo un
po’ meno codardo in
alcune cose- sarebbe stato dovuto. Almeno
quello, dato che non potevano, né forse avrebbero mai
potuto, fare nient’altro
per lui.
Guardò
Odysseus, rannicchiato a piangere sulla cuccetta.
“Erano
molto legati, dunque magari impiegherà più tempo
di
me, ma arriverà un momento in cui la sua amicizia con Glitch
non gli sembrerà
altro che una fantasia articolata. Arriverà un momento in
cui inizierà a vedere
Glitch come uno dei classici sconosciuti che compaiono durante i sogni,
uno di
quelli di cui si cerca di tenere a mente le fattezze…
finendo inevitabilmente a
dimenticarle, presto o tardi”.
Fece un gesto
per lei estremamente inconsueto: si sedette
sulla cuccetta e strinse a sé il fratello, il quale non si
oppose minimamente.
“Ma
a volte ricordare è una maledizione, soprattutto quando
sei del tutto impotente. Dimenticare Glitch per lui
significherà anche
dimenticare il motivo per cui sta soffrendo. Cerca di mantenere quel
po’ di
coraggio che hai acquisito, Odysseus, ma quanto al
resto…”
«È
meglio così» disse, molto piano, a un fratello
troppo
pieno di dolore perché potesse sentirla.
***
Nascosto sotto
le coperte dell’infermeria, Glitch aprì per
l’ennesima
volta quel carillon dalla forma strana.
Le note
dell’Empyrean Suite, una melodia che aveva sempre
amato, tornarono a risuonare vicino ai recettori uditivi. Tornare dal
viaggio
nel tempo -nei giorni che erano trascorsi gli avevano detto che era
reduce da
uno di essi, e la sua stanchezza rivelava che non si era ancora
ripreso- lo aveva messo sottosopra, e non ricordava come avesse avuto
quell’oggetto,
né da chi.
Le sensazioni che provava nel toccarlo, nell’esaminarlo e
nell’ascoltarlo
riprodurre musica però gli erano estremamente chiare: la
nostalgia profonda di
qualcosa al quale il suo processore non riusciva a dare forma, il
dolore, il
rimpianto, e soprattutto un confortante senso di calore che prima di allora
non aveva mai provato in vita sua.
Era una croce,
era una delizia, come lo era sognare se
stesso a guardare la neve da una finestra posta chissà dove, la stretta gentile di braccia amichevoli, e delle lanterne luminose volare nel cielo;
e come lo era
stato, più di una volta, ritrovare in sogno il candido
sorriso rivoltogli da un
giovane mech sconosciuto con ottiche di diverso colore.
*Lo shadowplay
è per i cybertroniani è un processo che altera la
personalità di un individuo rendendolo del tutto (o quasi)
incapace di provare emozioni. Era utilizzato tanto come punizione,
quanto come "mossa politica".
È finita!
Avevo detto
che questo sarebbe stato l’epilogo, e tal è.
Per chi se lo
stesse domandando, sì, il regalo di Odysseus a
Glitch esiste ancora: al momento è negli appartamenti di
Tarn (e se Scylla lo
vedesse riconoscerebbe il marchio che Odysseus apponeva sulle proprie
creazioni). Idem per il biglietto scritto da Glitch a Odysseus che,
nonostante
siano passati vorn su vorn su vorn, è ancora da qualche
parte in casa di Scylla.
Ringrazio
tutti coloro che hanno letto e apprezzato questa
breve storia. A presto (spero) su The Specter Bros’ 2!
_Cthylla_
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