Dieci Ragazze
Ho
visto un uomo che moriva per amore
Pazzesco
quanto questa guerra possa sconvolgere la mente delle
persone… d’improvviso
ogni sentimento, ogni pensiero, ogni parola diventano precipitosi,
affrettati,
nella paura che possano concludersi prima di essere stati formulati.
Un
esempio
lampante? Ora sono tutti disposti a giurare amore eterno ai soggetti
delle loro
cotte, non si preoccupano più di analizzare i loro
sentimenti, si torna
all’antica concezione dell’amore unico ed eterno.
Ho
addirittura
visto un uomo, o meglio un ragazzo, visto che era poco più
grande di me,
giurare che per amore sarebbe morto.
Sono
l’unico
ad accorgersi di quanto sia menzognero questo giuramento?
ne
ho visto un altro che più lacrime non ha.
O
come non
ricordarsi di quel memorabile giorno in cui Thomas Taylor si
dichiarò a Mary
McDonald e, di fronte ad un suo rifiuto, rimase talmente impietrito dal
dolore
da piangere senza neanche accorgersene fino a quando le lacrime stesse
decretarono uno sciopero?
Nessun
coltello, sai,
ti
può ferir di più
di
un grande amore che ti stringe il cuor…
Però
una cosa
che questi pazzi esaltati hanno detto è vera: una volta che
sei sicuro che quello che provi
è amore, e
non semplicemente una cotta, se non è corrisposto fa male.
Molto male.
Come
se un
pugnale ti fosse stato conficcato all’altezza dello sterno, e
anche peggio,
perché non puoi fare nulla per mostrarlo.
Non
ti è
permesso, non puoi scendere così in basso.
Devi
soffrire
le pene dell’inferno in silenzio, restando perennemente con
un sorriso sulle
labbra.
O
forse questa
è solo la mia personale esperienza?
Dieci
ragazze per me
posson
bastare!
Dieci
ragazze per me, io voglio dimenticare…
«Prongs,
vuoi
un sano e spassionato parere dal tuo migliore amico?»
Mi
volto verso
Sirius acchiappando un’ultima volta il Boccino. Non ho
neppure bisogno di
vederlo, vorrei far notare. «Sono tutto orecchie,
Pad» sbadiglio voltandomi
verso di lui.
«Cambia
un po’
obbiettivo» dice sibillino.
Tuttavia
questa semplice frase basta a farmi rizzare le orecchie ed a mettermi
in
posizione di difesa. «Cosa vorresti dire con
questo?» domando guardingo.
Lui
sogghigna
e risponde soltanto: «Esattamente quello che ho
detto.» Di fronte al mio
sopracciglio inarcato, sospira teatralmente e spiega: «Levati
la Evans dalla
testa. Guardati intorno» prosegue indicando con un ampio
gesto della mano le
persone – o per meglio dire, le ragazze – che ci
stanno attorno, «ci sono
decine di ragazze che pagherebbero per poter uscire con te e tu ti vai
a
incaponire…»
«Cos’hai
detto?» lo interrompo mentre un’idea a
metà fra l’idiozia e la genialità mi si
affaccia nella mente.
«Ho
detto che
tu ti vai a incaponire…»
«No,
no
prima!»
Lui
mi guarda
perplesso. «Ti ho detto di guardarti intorno, visto che ci
sono decine di
ragazze che…»
«Eccolo!»
sussurro io mentre l’idea acquisisce forza. «Decine di ragazze…
decine… Pad, lasciati dire che sei un genio!»
Lui
scrolla le
spalle con aria modesta. «Oh, Prongs, così mi fai
arrossire… ma se proprio ti
può aiutare, prego, dimmi pure che sono un genio.»
«Sei
un genio»
ripeto io alzandomi in piedi. «Siccome non ce la faccio
– è inutile che fai
quella faccia, Pad, è proprio così –
non ce la faccio a dimenticarmi della
Evans con una ragazza sola, posso
fare di meglio: posso provare con dieci ragazze!»
Lui
mi guarda
per un secondo a occhi spalancati, poi riprende a sogghignare:
«Ti prego di non
dirlo a Remus se io non sono presente, perché ti avviso che
in quel caso non ti
perdonerei mai! Non so che darei per vedere la sua faccia quando glielo
dirai…»
Io
sorrido.
«Be’, credo che, per dimenticare, dieci ragazze
possano bastare persino a me…»
Lui
per tutta
risposta scoppia a ridere e mi fa segno di cominciare.
capelli
biondi da accarezzare
e
labbra rosse sulle quali morire
dieci
ragazze per me!
solo
per me…
Personalmente
credo che l’appellativo “geniale” sia
assolutamente riduttivo nei confronti
della mia idea. Tanto per cominciare, quante altre persone potrebbero
fare
quello che ho fatto io, e cioè scegliersi una ragazza per
ogni momento della
giornata a seconda del tempo, dell’umore, del colore dei
capelli e simili?
Nessuno. Forse solo Sirius, anche se lui ha uno stile talmente diverso
che non
credo lo farebbe.
Quindi
ora ho
dieci ragazze a disposizione, solo per me, talmente giubilanti
all’idea di
diventare le mie ragazze che hanno
persino accettato di avermi solo per un decimo… e dicono che
la popolarità non
porti a niente!
Per
esempio,
ora è venerdì pomeriggio, splende un bel sole e
io sto accarezzando la chioma
bionda di Ginevra Allonby, Tassorosso, ma siccome vedo che stanno
già
cominciando ad arrivare diverse nuvole cariche di pioggia, tra un
po’ potrò
andare da Aleessa Illingworth, Serpeverde. Confesso che al solo ricordo
di
quelle sue labbra fatte apposta per essere baciate sento una sensazione
piacevolissima
irradiarmi per tutto il corpo…
Una
la voglio perché sa bene ballare,
una
la voglio perché ancor non sa cosa vuol dir l'amore
una
soltanto perché… ha conosciuto tutti tranne
me…
dieci
ragazze così, che dicon solo di si!
«Ehi,
James!»
Oscar
Jackson,
il miglior battitore che Grifondoro abbia mai avuto da parecchi anni a
questa
parte, mi sta venendo incontro con un gran sorriso e l’aria
da cospiratore.
«Senti,
pensavamo di organizzare un festino nella torre di Grifondoro, per
festeggiare
degnamente la nostra prossima vittoria. Volevamo la tua partecipazione
nei
preparativi…»
«E
c’è da
chiederlo?» ribatto con un sorriso a trentadue denti mentre,
poco dietro di me,
Melissa Arbuthnot, Serpeverde, mi aspetta con un ghigno carico di
sottointesi.
«Vogliamo
fare
una cosa in grande» prosegue Oscar passandomi un braccio
attorno alle spalle.
«Abbiamo già preso la musica e insonorizzato le
pareti, in modo da non
richiamare la McGranitt» Se penso a come una splendida festa
è stata rovinata
dal suo arrivo in vestaglia scozzese e bigodini ancora
rabbrividisco… «e per di
più siamo riusciti ad ampliare la sala comune in modo da
farci entrare anche
una pista da ballo…» Ottimo, il ballo è
proprio quello che ci voleva. «Ma
mancano ancora vivande ed alcolici, pensavamo di lasciarli a te e
Sirius, di
solito riuscite sempre a procurarveli…»
«Infatti!»
conferma una voce dietro di me.
Mio
fratello è
lì con un sorriso a trentadue denti e sta facendo levitare
una cassetta di
notevoli proporzioni ad altezza testa.
Vedo
Oscar
sbiancare e sogghigno. «Ma sei pazzo? E se la vedono? Rendila
invisibile,
almeno, per l’amor di dio…»
«Tranquillo,
Oscar, è invisibile a tutti… tranne a chi vuole
favorirne, ovviamente» conclude
Sirius con una delle sue risate made in Padfoot. Ci sarà un
motivo per cui si
trasforma in un cane…
«Ah»
commenta
lui sollevato. «Bene, vedo che allora sai già cosa
fare… grazie! Ora devo
chiamare gli altri e fare in modo che i più piccoli vengano
messi a parte, o
saranno casini…»
Sia
lui che
Sirius – che ha comunque il tempo di farmi un occhiolino di
passaggio e
sorridere a Melissa – mi superano e spariscono, mentre io
ritorno da lei e
riprendo a baciarla, e non solo.
Però
devo
ammettere che nel frattempo sto pensando che devo chiamare Sasha
Leight, una
mia compagna di Grifondoro e una delle mie dieci: è in
assoluto un asso nella
danza e pretendo di avere una brava ballerina stasera, come compagna.
Di fatto
quel suo piede leggero è uno dei motivi per cui
l’ho scelta…
Ah,
e poi c’è
anche Jane Chasuble, che vuole perdere la verginità con me.
Contenta lei, per
me non è assolutamente un disturbo, e poi ha un modo
innocente di vedere le
cose che mi affascina. È stata la ragazza numero sei non
appena l’ho conosciuta
meglio. Posso chiamarla dopo aver finito con Sasha.
E
quasi dimenticavo
Honorata Prism, che invece potrebbe avere qualcosa da insegnare a me. Ho perso il conto dei suoi ragazzi
dopo il decimo, e tutti loro sono usciti da una storia con lei
estremamente
soddisfatti. Potrebbe essere interessante, ho pensato, e le ho
immediatamente
offerto un posto fra le mie ragazze. Il primo, a ben pensarci.
La
cosa più
meravigliosa?
Probabilmente
che, dopo una vita a sentirmi rifilare dei continui due di picche da
una certa
rossa di mia conoscenza, queste dicono tutte, sempre, di sì.
“Sì, James”, “Sì,
per favore, James!”, “Sì, che magnifica
idea, James”…
Un
piacevole
diversivo dopo tanti – troppi –
“Sparisci, Potter!”
Vorrei
sapere chi ha detto
che
non vivo più senza te…
Devo
ammettere
che avere Sasha durante un ballo è quasi meglio che andare a
letto con Honorata…
che sensazione meravigliosa! È brava, si muove in autonomia,
riesce a seguire
le figure più complicate… un sogno, insomma!
È
leggera,
agile, veloce, aggraziata… mi chiedo come faccia. Forse che
a Hogwarts esista
un club del ballo di cui non sono a conoscenza?
Non
sono in
tanti sulla pista, quindi riusciamo a muoverci anche più
liberamente, e io non
riesco a staccare gli occhi dalla mia compagna.
Fino
a quando
un’altra coppia non ci passa vicino e io vedo un paio di
occhi di giada ridere
divertiti.
È
un pugno
allo stomaco. Alzo lo sguardo e, fra le altre coppie rimaste, noto
quella
formata da Oliver Bell e Lily Evans. Non ci posso credere,
semplicemente.
Lei
sembra
felice, ride serena, gli occhi scintillanti e spensierati come le
capita
raramente. È palese che si stia divertendo, senza di me.
Rischio
quasi
di sbagliare un passo.
Finito
questo
ballo, comunque, torno a sedermi con la scusa di avere sete. Sasha
sembra un
po’ contrariata ma non dice niente: non mi dicono mai niente.
Mi
avvicino a
Sirius, che si è improvvisato barman, cabarettista e
mazziere e sta reggendo il
banco di una decina di ragazzi mentre shakera con l’altra
mano un qualcosa.
Ma,
per la
prima volta in vita mia, non ho voglia di parlare con il mio migliore
amico. Ho
voglia di fermarmi e di distrarmi un po’ con Sasha, o con
Honorata, o con
Melissa, o con Jane, o con qualunque altra purché mi levi da
davanti agli occhi
quella chioma color tiziano e quegli occhi di giada.
Anzi
no,
meglio ancora. Ho voglia di cominciare a bere.
Perciò
mi
volto verso Sirius e gli dico con un sorriso spavaldo: «Ehi,
barman! Vodka
martini shakerato, subito!»
Lui
sghignazza
un po’ e poco dopo reggo in mano un bicchiere e bacio Jane.
Sasha è andata a
ballare con qualcun altro. Non so chi, non credo di averlo proprio
visto.
Però
non
riesco a distrarmi. Continuo ad aprire gli occhi e guardare di nascosto
la
pista da ballo, dove lei è
ancora fra
le braccia di quel Bell.
Con
un gesto
forse troppo brusco, mi separo da Jane, che mi guarda stupita.
Mi
alzo e mi
prendo la testa fra le mani, mandando giù in un sol sorso
quel che restava
della mia vodka. Il riflesso istantaneo che ha sul mio cervello mi
calma un
po’. Ne basteranno altri quattro per mandarmi fuori di testa
abbastanza da
concludere questa serata in bellezza.
Me
li faccio
fare e li mando velocemente giù sotto lo sguardo stupito di
Jane. Che mi guardi
a fare, bambolina? Non pensavo ti fossi messa con me solo per
guardarmi, per
quanto tu ne abbia tutti i motivi del mondo…
Finisco
anche
il quinto e rialzo lo sguardo. Remus mi è talmente vicino
che sobbalzo.
«Mo-ony?»
chiedo, non del tutto in me.
Tendo
una mano
per dargli una pacca sulla spalla e incontro solo aria.
Guardo
meglio
l’immagine e noto che è sfocata. Dannazione, non
sono ancora così ubriaco!
Il
Moony-spirito mi guarda e sogghigna leggermente. «Te
l’avevo detto o no che non
avresti resistito?» mi canzona. «Te
l’avevo detto o no che non puoi vivere
senza di lei, perché è lei
che ami?»
matto!
quello
è proprio matto perché…
forse
non sa che posso averne
una
per il giorno, e…
una
per la sera…
Scoppio
a
ridere talmente forte che mi pare di vedere diverse paia
d’occhi attorno a me.
«Tu… sei completamente… matto,
Moony!» biascico guardando l’immagine del mio
amico guardarmi con beffardo scetticismo. «Non so
se… se te ne sei accorto, ma io»
provo ad avanzare verso di lui ma
barcollo soltanto, «sto benissimo senza di lei!
Guardami!» aggiungo aprendo le
braccia e mostrandomi meglio. «Posso cambiarle più
volte al giorno, senza di
lei. Una pacchia, non ne hai idea… ne ho una per il giorno,
una per la sera,
una per la notte e una per… per…»
Barcollo
ancora e cado su un divano, accanto a Jane, che riprendo a baciare con
rabbia,
per dimostrare a me stesso che credo fermamente in ciò che
dico.
però
quel matto mi conosce perché
ha
detto una cosa vera!
Però
non
basta. Non so perché ma la mia testa è
completamente altrove. Trasportata
dall’alcool, certo, io da
solo non mi
sarei mai ridotto in questo
stato…
Però
i miei
occhi continuano a cercare, sulla pista da ballo, quei meravigliosi
capelli
ramati.
Accidenti
a
Moony! Possa patire le peggiori pene dell’inferno!
È solo un matto, non ha
capito niente!
Una
parte di
me, quella ancora lucida, è tuttavia abbastanza obbiettiva
da ammettere: Però quel matto ti
conosce abbastanza bene
da dire la verità…
Dieci
ragazze per me,
posson
bastare!
Dieci
ragazze per me, io voglio dimenticare
Senza
neanche
accorgermene, porto Jane su nel nostro dormitorio e comincio a
spogliarla.
Glielo avevo promesso, no? Di sicuro non mi tirerò indietro
solo perché sono
troppo ubriaco per potermi rendere conto di ciò che
è vero e ciò che non lo è…
Una
prima
serata con lei, ed una seconda con Honorata, basteranno
senz’altro a distrarmi.
capelli
biondi da accarezzare
e
labbra rosse sulle quali morire
dieci
ragazze per me!
solo
per me….
Accanto
a me,
Jane si è addormentata. Le accarezzo appena i capelli e lei
si volta dall’altra
parte, completamente abbattuta. Meglio così, mi facilita il
compito di andare
da Honorata.
Mi
rivesto
alla meno peggio e vado da lei, che mi afferra da dietro la testa e mi
bacia.
O
meglio,
potrei dire che mi sfida le labbra, che cerca di mordermi, di
mangiarmi, di
succhiarmi, ma di sicuro non è un bacio normale.
Ammazza…
Finiamo
in un
altro dormitorio, non so neanche di chi, e là ci diamo alla
pazza gioia.
Vorrei
sapere chi ha detto,
che
non vivo più senza te…
Il
tutto alla
faccia tua, Moony!
Visto?
Riesco
benissimo a stare senza di lei, posso fare quello che preferisco e
nessuno me
lo può impedire! Sto passando una nottata magnifica e la sto
passando senza di
lei.
matto!
quello
è proprio matto perché…
forse
non sa che posso averne
una
per il giorno, e…
una
per la sera…
Anzi,
sto
andando da un opposto all’altro: prima una verginella che si
prova ad
atteggiare a donna di mondo e che poi si dimostra solo una cagnetta in
calore e
poi una vera donna di mondo che
è
capace di farmi scordare chi sono.
Visto,
Moony,
visto?
Devi
essere
assolutamente pazzo: guardami, mentre passo dall’una
all’altra senza nessun
problema, senza niente di niente che me lo impedisca o…
però
quel matto mi conosce perché
ha
detto una cosa vera!
Honorata
è
accanto a me e mi sta stringendo la vita. Abbiamo appena superato
entrambi un
orgasmo stravolgente, in due tempi completamente diversi ma ugualmente
appaganti.
Sta
sorridendo
soddisfatta.
Dopo
un po’
anzi si tira su e dal comodino prende la sua bacchetta, con cui appella
un
pacchetto di sigarette. «Vuoi?» mi chiede
offrendomene una.
Io
la prendo
quasi in automatico e me l’accende lei con la sua, prima di
riprendere a
baciarmi.
Sul
collo, sul
petto, fino a scendere giù…
Eppure
ancora
non sono distratto. Ho ancora un chiodo fisso piantato in fronte.
Sospiro
un
attimo prima di recuperare le labbra di Honorata.
Sì,
accidenti
a lui, ma Moony mi conosce proprio bene.
dieci
ragazze per me…
dieci
ragazze per me…
dieci
ragazze per me…
Però
io muoio per te!
…
però
io muoio per te!
…
però
io muoio per te!
La
mattina
dopo mi alzo presto con un mal di testa sconvolgente e dopo essermi
rivestito
esco dal dormitorio. Honorata se n’è
già andata, e la mia ragazza della mattina
presto, Cecily, è giù che mi aspetta.
Le
do un bacio
del buon giorno e ci dirigiamo giù a colazione. Ho bisogno
di qualcosa contro i
postumi di una sbornia colossale.
Un
sorriso un
po’ triste mi appare sulle labbra mentre mi ricordo di una
volta in cui ero
finito talmente ubriaco che ero uscito ed avevo concluso la notte sulla
torre
di astronomia ad urlare come un pazzo.
La
mattina
dopo, quando mi ero svegliato, c’era lei
vicino
a me che mi porgeva un calice con dentro un liquido effervescente.
«Bevi»
mi
aveva detto con quella sua voce ricca, da contralto. «Ti
farà bene.»
Ed
effettivamente era stato così. Aveva annullato in un istante
il mal di testa e
la lingua di legno, lasciandomi come nuovo. L’avevo guardata
sbalordito, lei
aveva sorriso ed era scesa prima che potessi ringraziarla.
Fra
noi non
era cambiato niente, avevamo ripreso ad urlarci contro quello stesso
giorno, ma
il ricordo restava. Vivo, penetrante, pulsante.
Oh,
al
diavolo!
Lascio
andare
Cecily e corro indietro, su per le scale, superando diversi studenti
che mi
guardano stupiti, la testa che mi scoppia, gli occhi che mi bruciano ed
una
generale sensazione di malessere che non ha niente a che vedere con le
mie
gozzoviglie della sera scorsa.
Continuo
a
salire, ogni gradino mi si conficca in fronte come una scheggia di
vetro,
trapassandomi il cranio, ma alla fine riesco ad arrivare alla scala a
chiocciola che porta alla Torre di Astronomia.
Come
un
ossesso, le comincio a salire con versi sconnessi ma, una volta
arrivati in
cima, mi pietrifico.
Appoggiata
alla balaustra, lo sguardo verso il sole nascente ed i capelli al vento
che
sembrano lingue di fuoco, c’è lei.
Si
gira e mi
guarda un po’ stupita.
Non
ti aspettavi di trovarmi qui, vero?
«Potter?»
chiedi come per averne conferma.
Io
resto
zitto, immobile, a guardarti dalla parte opposta a cui mi trovo io.
«Che
ci fai
qui?» prosegui mentre mi guardi.
Il
mio stato
deve essere pietoso: mi sento gli occhi gonfi come se mi avessero preso
a pugni,
il fisico spossato peggio che dopo un giorno intero di allenamenti di
Quidditch
e la testa completamente andata. Come diavolo ti appaio, Lily Evans?
Sorridi
appena. «Cosa c’è, il gatto ti ha
mangiato la lingua?»
Be’,
se è un
modo per darti del gatto, sì.
Mi
sventoli
una mano davanti, inarcando un sopracciglio. «Yuhu! Potter!
Ci sei?»
Cerco
di
riscuotermi. «S-sì» dico incerto. Faccio
qualche passo indietro e sbatto contro
la balaustra dalla parte opposta.
Restiamo
solamente a guardarci per quelle che mi sembrano ore, ma che sono
comunque
troppo brevi. Come fai a essere così bella?
«Cosa
ci fai
qui?» mi ripeti dopo un po’.
E
io ho
finalmente una risposta: posso avere tutte le ragazze del mondo, posso
avere
una ragazza diversa per ogni momento della giornata ma non me ne
importerà mai
niente; perché l’unica ragazza
che
per me esiste davvero sei tu.
Avrò
anche
dieci ragazze, ma io muoio per te.
E
questo è
quanto.
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