Nelle fotografie di inizio secolo, tutto è soffuso di una
tenera luce color sabbia, e le persone - serie come beccamorti, e con uno
sguardo vacuo e vagamente estenuato dritto all’obiettivo - sembrano
intrappolate dentro una specie di fumo giallo paglierino.
Stormi di bagnanti, avvolti in tutine di lana a strisce e
calzettoni al ginocchio, fissano il vuoto color seppia da spiagge deserte e
minacciose, accigliati come parenti ad un funerale, e ragazze bionde
dall’incarnato perfetto, pettinate a onde innaturali irrigidite dalla lacca,
rivolgono sguardi trasognati al soffitto.
Le famiglie ritratte – padre con cappello seduto in
poltrona, aria soddisfatta, madre appoggiata al bracciolo della poltrona, aria
scomoda, figli infiocchettati sparsi sul pavimento, aria sonnolenta e/o
scocciata, a seconda dell’orario dello scatto – sembrano estremamente posate e
parecchio annoiate.
Qualche volta compare una giovanotta bruna con l’aria
svagata della zitella precoce e della gattara in erba, e l’ombra pelosa di un
gattino in grembo, ma sono casi rari.
In generale, insomma, nei primi anni del 1900 tutto sembra
molto calmo, molto composto, molto quieto e, in generale, molto seppia.
1914
Mary Elisabeth Norma Jane Cleve - Libby per amici, parenti, innumerevoli gatti e quasi
altrettanto numerosi mariti – aveva sedici anni, non era particolarmente calma,
non era affatto composta, era quieta solo quando tentava di evitare uno
scappellotto da sua madre, e non era affatto color seppia.
Libby Cleve aveva un fratello più piccolo, George, detto
Piaga, un padre ferroviere, Roger, detto Papi, e una madre casalinga, Margaret,
detta Mami.
Presto avrebbe avuto anche una cognata, Mary, e due nipoti,
Eleanor ed Evelyn - ma questa è un'altra storia
Questa era la famiglia di Libby.
Sulla carta.
La vera famiglia di Libby, però, era in effetti composta da
George, Papi, Mami, Rodolfo, Lillian, Josie e William.
Rodolfo, come Rodolfo Valentino, era il gatto preferito di
Libby. Era grosso come un pastore tedesco di sei mesi e aveva l’aria un po’
tonta di chi è abituato a dormire per la maggior parte della giornata, e a cui
non piace essere svegliato.
Talvolta, con un notevole sforzo di volontà, si alzava dalla
poltrona per andare a bere un goccio di latte dalla sua ciotola – ma,
generalmente, a metà del laborioso processo si bloccava, rivolgeva uno sguardo
ispirato al soffitto, e poi crollava, improvvisamente, drammaticamente, su un
fianco, addormentato di nuovo.
Lillian, come Lillian Gish, era un’abissina a pelo raso
magra come uno stuzzicadenti e morbosamente attaccata alla padrona.
Non che fosse magra perchè meno amata di Rodolfo – solo che,
per una particolarità metabolica nota solo ai gatti abissini e ai padroni di
abissini, oltre a essere bicolori come un paio di scarpe Spectator, essi sono anche
una razza di gatti anoressici, che raramente superano i due etti di peso.
William, così chiamato per la somiglianza spiccicata con
William Gladstone, che era primo ministro l’anno in cui era nata Libby,
era grosso, grasso e aveva l’aria
torva. Solo l’aria, però; in realtà, il minaccioso animale era amato da
piccioni, mosche, cavallette e topiragno, perchè si cibava quasi esclusivamente
di tonno in scatola e fagiolini*, ed inoltre era troppo pigro per dare la
caccia ad alcunchè.
Josie, diminutivo di Josephine, era una gatta nera dotata di una somiglianza
strabiliante con Josephine Baker, e, come lei, vantava un’estensione vocale di
più di tre ottave, specialmente quando aveva fame o si cacciava in qualche
guaio.
Per Libby, che in genere si rifiutava categoricamente di
riconoscere alcun tipo di parentela con George La Piaga, erano i fratelli e le
sorelle che non aveva.
Li amava per varie ragioni, ma la principale di queste era
che, a loro, non sarebbe mai venuto in mente di chiamarla “Bruffolo Bill” in
pubblico.
Principalmente perchè non sapevano parlare.
Non che Piaga non l’avesse pagata cara, per inciso. La
piccola canaglia era andata in giro per una settimana vantandosi, coi ragazzini
più piccoli, di avere una mano tatuata sul collo, laddove Libby gli aveva
mollato una sventola tale da lasciarlo stordito per cinque minuti buoni.
*Se credete che sia impossibile che a un gatto piacciano i
fagiolini lessati, ricredetevi. Ho testimonianze oculari del contrario.
Per avere un'idea delle foto a cui mi sono ispirata, date un'occhiata su Flickr e non fatevi mancare queste due o tre:
Bellezze al bagno
http://www.flickr.com/photos/13108733@N00/310627662/