Notte
all’addiaccio
Snow
Time. Capitolo 7 – I soliti idioti
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Mentre cercava una
posizione comoda per riposare anche solo cinque minuti, nella testa di
Benji si accavallavano le parole di scherno con cui le amiche, senza
esitazione e senza remore, li avevano chiusi fuori incuranti del freddo
che avrebbero patito affrontando una gelida e lunga nottata nel capanno
degli attrezzi del nonno.
“Siamo certe
che una notte all’aperto sarà un ottimo
allenamento. Anche Gamo approverebbe. Il freddo fortifica i corpi e
rinfresca la mente, speriamo togliendovi la voglia di fare i soliti
scherzi idioti. Del resto siete talenti dalle mille risorse, troverete
il modo di affrontare anche questo. Amy, Evelyn e Patty.”
-La lista si allunga, Callaghan.-
-Taci, Benji. Stiamo cercando di dormire.-
Il portiere aprì un occhio e le parole del messaggio smisero
di danzargli provocatorie nella mente, lasciando il posto
all’oscurità appena appena rischiarata dagli
ultimi bagliori della torcia di Julian. Poi avrebbero acceso quella di
Philip, e infine l’ultima, che Tom teneva di riserva poggiata
accanto ai piedi. Non che la luce conciliasse il sonno, anzi. Eppure il
chiarore sembrava stemperare il freddo, anche se si trattava di un mero
palliativo della mente.
-Stai dormendo, Holly? Davvero?-
Del capitano vedeva solo un braccio dietro un sacco di plastica nera
ricolmo di segatura. E non aveva voglia di spostarsi per capire se il
compagno mentisse soltanto perché non voleva ascoltarlo.
-Spiegami come fai perché io non ci riesco.-
-Non ci riesci perché parli, e parli perché pensi
troppo. Rilassati.-
-Come posso rilassarmi se Callaghan non fa altro che sbuffare?-
-Il mio respiro contribuisce a riscaldare l’ambiente.
Dovresti ringraziarmi.-
-Addirittura...-
Philip sbuffava perché delle poche righe lasciate dalle
ragazze fuori dal ryokan insieme alla pila di coperte, ricordava
soltanto il post scriptum.
“Philip
sarà sicuramente felice di sapere che Jenny è
scesa alle terme insieme a Mark.”
Perché Jenny era scesa alle terme con Mark? Non si
capacitava. Doveva esserci un errore nella formulazione della frase. O
nella formulazione del pensiero di chi aveva scritto quella frase. Non
conosceva la calligrafia delle amiche quindi non poteva sapere chi ne
fosse l’autrice. Sicuramente si trattava di un malinteso.
Forse Jenny e Mark avevano semplicemente avuto la stessa idea. Forse,
entrambi infreddoliti dallo stesso gelo che stava patendo anche lui,
avevano pensato di immergersi nell’acqua calda delle terme.
Dunque potevano essersi incontrati sulle scale. Magari una delle amiche
li aveva sentiti parlare o li aveva incrociati sul corridoio e aveva
tirato le conclusioni sbagliate. Quindi la pura verità era
che Jenny e Mark si erano semplicemente trovati sul percorso delle
terme, ma non erano scesi “insieme”, per fare un
bagno “insieme”.
Del resto di cosa si stava preoccupando? Gli spogliatoi degli uomini e
delle donne erano ben separati, sicuramente Jenny desiderava la
tranquillità e si sarebbe tenuta in disparte. Forse,
ciascuno nel suo angolo, non si sarebbero rivolti la parola e, con
tutto il vapore, non si sarebbero neppure scorti. Allora
perché continuava a immaginarli che ridevano e scherzavano e
si divertivano spruzzandosi l’acqua addosso?
Si ritrovò in piedi senza accorgersene, raggiunse la porta e
l’aprì. Una folata di ghiaccio si
insinuò nel capanno spazzando via il calore emanato dai loro
corpi, che aveva permesso di raggiungere una temperatura sufficiente a
impedire l’assideramento.
-Che cazzo fai, adesso?- Benji lo avrebbe ucciso, altroché.
Si avvolse meglio nella coperta e si rivolse di nuovo al capitano -Stai
ancora dormendo, Holly?-
A questo punto il capitano non sapeva più se prendere a
pugni Benji o a calci Philip. Sapeva solo che dalla porta stava
entrando un esercito di pinguini invisibili ed essendo lui lungo il
tragitto della micidiale corrente ghiacciata, doveva prendere
provvedimenti prima di subito. Stava per ordinare a Philip di chiudere
e starsene per favore tranquillo, quando lo vide sgattaiolare fuori e
sparire nel buio.
-Julian, fermalo.- riuscì soltanto a dire.
-Perché io? Il capitano sei tu.-
-Ti ho appena nominato vice del vice e se proprio non puoi farlo da
solo, almeno accompagnami a recuperarlo.-
-Lascialo andare, Holly. Forse trova il modo di entrare nel ryokan e
per una volta fa un favore a tutti.-
Un brivido di inquietudine corse lungo la schiena di Tom, che
però era così infreddolito che lo
scambiò per un principio di assideramento. E se Philip
avesse tentato di arrampicarsi da qualche parte sul muro del ryokan per
raggiungere una delle tante finestre del primo piano e provare a
forzarla, visto che quelle del piano terra erano state tutte
accuratamente bloccate?
Si alzò addirittura prima di Holly e si affacciò
sulla soglia stringendosi addosso la coperta. Philip non era nei
paraggi. Che fine aveva fatto?
-Non c’è. È sparito.-
Il capitano comparve al suo fianco, anche lui avvolto da un plaid.
-Come è sparito? E dov’è andato?
Dobbiamo recuperarlo!-
Sul fondo del capanno Bruce intanto russava.
Holly e Tom si fecero coraggio e uscirono insieme nel freddo e
nell’oscurità mentre Benji augurava loro in bocca
al lupo. Trovarono Philip facilmente, proprio dov’era
più ovvio che fosse. Davanti alla porta
d’ingresso, provava ancora una volta a entrare forzando la
maniglia.
-Sei riuscito ad aprire?- domandò speranzoso il capitano.
-Macché, niente!- rinunciò inerme, alzando gli
occhi alle finestre del primo piano. Dai vetri della camera delle
ragazze filtrava una debole luce.
-Mark ci può aprire.-
-Hai ragione, Tom.- Holly radunò della neve, creò
una palla di ghiaccio con le dita gelate e la lanciò contro
la finestra della loro stanza per attirare l’attenzione del
compagno.
La sfera si schiantò sul vetro con un tonfo e si
sgretolò.
Attesero invano, nessuno si affacciò.
-Deve essere ancora nelle terme.-
Philip trasalì.
-Non dirlo neppure per scherzo!- che Landers fosse nelle terme
significava dover prendere di nuovo in considerazione il fatto che
fosse sceso “insieme” a Jenny nonché
tutta la sequela di ragionamenti che alla fine lo aveva
lanciato ad affrontare il freddo esterno e tentare di nuovo di
irrompere nell’edificio.
Prese a camminare avanti e indietro tra la neve prendendola a calci a
tratti, innervosito dal fatto che Mark non fosse in stanza.
-Torniamo nel capanno, fa meno freddo.- propose Tom stringendosi
addosso la coperta che gli pendeva dalle spalle.
Tutti e tre lì, intirizziti e con il naso
all’insù a cercare un modo per entrare,
intabarrati nelle coperte e figure informi nella notte, avevano davvero
l’aspetto dei malintenzionati che poche ore prima le ragazze
avevano tanto temuto.
-Sì, cominciate ad andare. Faccio un giro di perlustrazione
sul retro.-
A Holly le sue intenzioni non piacquero affatto.
-Vieni con noi, Philip.-
-Devo trovare un modo per rientrare. Non possiamo restare a dormire nel
capanno!-
-Sono d’accordo con te, ma escogitiamo qualcosa tutti
insieme.-
Philip scosse la testa. La voce della ragione non avrebbe risolto il
problema, così mollò entrambi e si diresse
comunque verso l’angolo dell’edificio.
-Perché nessuno mi sta mai a sentire?- si lamentò
Holly che ne aveva piene le tasche di tanta palese anarchia -Sono o non
sono il capitano?-
-Certo che lo sei e io condivido la tua decisione. Torniamo nel
capanno?-
-E lasciamo Philip a bighellonare nei dintorni finché non
trova il modo di fare la scalata al primo piano? Non se ne parla.
Seguiamolo.-
Per richiudere la porta che quei tre mentecatto avevano lasciato
aperta, Benji fu costretto ad alzarsi dall’angolino che aveva
scelto. Il movimento rimestò l’aria, un brivido
gelato gli corse su per la schiena. Ebbe voglia di serrare
l’anta a chiave e lasciar fuori capitano, vicecapitano e Tom,
poi un moto di pietà lo indusse ripensarci. Tornò
a sedersi in uno spazio più ampio, perché tre
corpi in meno a occupare il pavimento lasciavano molta più
libertà di sistemazione.
-Perché non telefoni a Evelyn e ti scusi, Harper? Puoi farlo
da parte di tutti voi.-
Sentir pronunciare il proprio nome lo svegliò.
-Eh? Cosa?-
-Chiama la tua ragazza e scusati.-
-Ah, sì. Ci ho già provato. Ho mandato anche un
messaggio ma ha spento il cellulare.- ripiombò nel sonno e
riprese a ronfare.
Poiché continuava a non riuscire a prendere sonno, Benji
rivolse il proprio nervosismo altrove.
-E tu, Ross? Tu che sei il genio della strategia, non puoi farti venire
in mente un modo per rientrare?-
-No, tranne mettere a repentaglio la vita di Philip per lanciarlo tutti
insieme sul tetto.-
-Non male come idea.- si trovò a sorridere guardando la
porta -Speriamo che lì fuori riescano a combinare qualcosa
di utile.-
Julian si mosse per sistemarsi meglio e si chiese come Amy potesse
mostrarsi tanto crudele. Forse era la vicinanza di Patty e di Evelyn a
condizionarla in modo tanto negativo. O forse, una volta andate a
dormire le amiche, in preda ai sensi di colpa sarebbe scesa ad aprire
la porta d’ingresso, consentendo loro di rientrare. Lo
sperava fortemente, ma come riuscire a capire il momento esatto del suo
gesto se non restando buona parte della notte a percorrere avanti e
indietro il tragitto dal capanno alla porta, al freddo, tra la neve e
nell’oscurità?
In quel momento per esempio la coperta si era scaldata rendendo
gradevole il nido che lo avvolgeva come un guscio. Di spostarsi non
pensava affatto.
Fuori intanto, fioccavano le idee.
-Se tu e Tom mi sollevate verso la gronda, io potrei...- propose Philip
prendendo mentalmente le misure tra lo spazio che separava la prima
falda del tetto da terra.
L’idea a Holly sembrò più che pessima.
-Scordatelo. Sono così ghiacciato che se tu mi salissi sopra
mi romperei.-
-Allora potremmo ammonticchiare un po’ di legna sotto la
finestra delle scale fino ad arrivare ai vetri. Certo che sei voi mi
sollevaste...-
-Philip, non hai capito! Ho le mani così gelate che se ti
facessi da perno mi si staccherebbero le dita sotto il tuo piede.-
-Se invece di guardare il cielo collaboraste, troveremmo almeno il modo
di scaldarci!- protestò alla fine lui, innervosito che ogni
sua proposta venisse scartata a prescindere.
Camminò avanti e indietro nella neve, scavando un solco nel
ghiaccio e illuminando con la torcia il muro esterno del ryokan, anche se
Tom gli aveva detto e ripetuto che sarebbe stato meglio non consumare
la batteria perché magari più tardi avrebbero
potuto averne bisogno.
Poi ad un certo punto Philip si fermò.
-Ho trovato il modo di entrare!-
Lo disse così risoluto che Holly quasi quasi gli credette.
-Sentiamo.-
-Una corda. Mi serve solo una corda.-
Li mollò lì dov’erano e
tornò nel capanno degli attrezzi, spalancando la porta
così improvviso e brusco da creare un vortice di neve che
tornò inevitabilmente a investire Benji e Julian, sbattendo
loro interamente in faccia.
-Stavolta ti ammazzo, Callaghan!-
-Mi ringrazierai, invece! Mentre tu e Julian siete qui a poltrire al
caldo, io ho appena trovato il modo di farci rientrare tutti!-
-E sarebbe?-
Philip non rispose ma frugò con la torcia tutti gli angoli
del capanno per trovare ciò che cercava. A mettere a fuoco
la corda avvolta su se stessa appesa al muro gli ci volle lo stesso
tempo che impiegarono Holly e Tom a raggiungerli e a far tornare il
capanno alla temperatura iniziale in cui lo avevano trovato, vale a
dire sotto lo zero.
-Chiudete quella maledetta porta!-
-Benji non ti innervosire.- lo placò Philip -Tra poco saremo
di nuovo dentro e al caldo.-
-Lo spero per te, Callaghan. Lo spero davvero!-
Il ragazzo afferrò la fune e imboccò
l’uscita, lasciando nuovamente aperta la porta che Julian
aveva disperatamente richiuso.
-Se non si infortuna da solo forse lo uccido. Holly!- chiamò
Benji fermandolo sulla soglia -Quale sarebbe l’idea di
Callaghan? Come pensa di rientrare?-
-Non l’ho ancora capito.- rispose e sparì
all’esterno.
Avvolto nella coperta Tom rimase indeciso nei pressi, chiedendosi di
andare a vedere o restare a racimolare quel poco calore necessario alla
propria sopravvivenza. Purtroppo per lui alla fine vinse
l’amicizia, lo spirito di squadra e il desiderio di rendersi
utile.
Il portiere cacciò un sospiro, si tirò su di
malavoglia e dopo aver mollato un calcio a Bruce, che reagì
girandosi dall’altra parte per continuare a dormire,
raggiunse la soglia del capanno e lanciò
un’occhiata fuori. Non vide traccia dei compagni.
-Vuoi che richiuda la porta, Ross?- lo schernì.
Ma Julian si stava alzando a sua volta.
-Non mi riguarda, esco anch’io.-
La lasciarono spalancata, che Bruce si arrangiasse.
Percorsero il lato lungo del ryokan
in cerca degli amici senza trovarli.
-Non saranno già rientrati?- domandò ad un certo
punto Julian, la coperta stretta addosso e il fiato che si trasformava
in nuvole di denso vapore. Il freddo si stava mostrando sempre
più crudele e implacabile.
-Lasciandoci fuori? Impossibile!-
La sicurezza di Benji convinse Julian a proseguire lungo il perimetro
del ryokan,
illuminando il percorso con la torcia dalla batteria ormai agli
sgoccioli.
Li trovarono tutti e tre, di nuovo sotto la finestra delle scale. Da
lontano non riuscirono a capire cosa stessero facendo, videro soltanto
qualcosa di scuro ricadere dall’alto dritto in testa a Tom.
-Philip! Accidenti a te!-
-Che c’entro io? Non vedo nulla, non so dove va a finire la
corda!-
Benji e Julian si fermarono a distanza di sicurezza e rimasero a
guardarli in silenzio finché il portiere capì.
-È questa la tua idea, Callaghan? Scalare la parete con una
fune?-
-Sempre che riesca a trovare il modo di agganciarla a qualcosa di
solido.- borbottò scettico Tom massaggiandosi il naso. Per
il momento le intenzioni di Philip gli avevano portato un unico
vantaggio. Sentiva ancora freddo ma non stava più gelando.
La fune che Philip lanciava con instancabile caparbietà,
raggiungeva il tetto e dopo averlo superato ed essersi deposta per un
breve attimo sulle tegole, tornava giù portando con
sé un bel carico di neve, senza trovare nulla su cui
fermarsi. Quando la neve cadeva, i giovani facevano un salto indietro e
aspettavano con il naso all’insù che anche la
corda la seguisse, perché a pensarci bene sul tetto non
poteva esserci nulla che la bloccasse così saldamente da
consentire a uno di loro la scalata fino alla finestra.
Ma tanto valeva…
Infreddolito e senza niente da fare, Julian prese a camminare su e
giù lungo il perimetro del ryokan, gli occhi
puntati in alto, la luce della torcia che riusciva a illuminare appena
il culmine dell’edificio, assorbita dalle ombre della notte.
Al terzo giro si fermò e tornò indietro per un
pezzo perché un’ombra aveva attirato il suo
sguardo. Qualcosa lassù si stagliava scuro contro il cielo
nero, ma neanche strizzando gli occhi riusciva a capire di cosa di
trattasse. La luce fioca della torcia che stringeva tra i guanti
ghiacciati non era sufficiente a svelare il mistero.
-Non servirà a nulla continuare a tirare la corda sul tetto,
tranne che a farti venire il gomito del tennista.- decretò
Holly. Ormai ne aveva piene le tasche della cocciutaggine del compagno
-Rassegnamoci a dormire all’aperto. Prima lo facciamo e
più a lungo riusciremo a riposare.-
-Rassegnati tu, Holly!- gli rispose Philip brusco, provando un altro
lancio -Io non ho nessuna voglia di dormire. L’unica cosa che
vorrei fare in questo preciso momento è un bagno nelle
terme.-
La risata di Benji riecheggiò intorno a loro.
-La tua gelosia è di una comicità assoluta.-
Julian li raggiunse.
-Prestami la tua torcia, Tom.- disse togliendogliela dalle mani -Sul
tetto c’è qualcosa ma non riesco a capire cosa
sia.-
Philip si volse di colpo, la fune gli ricadde addosso
all’improvviso, portando con sé altra neve che lo
colpì in pieno.
Benji tornò a ridere ma lui non ci fece caso.
-Qualcosa tipo cosa?- domandò interessato.
-Qualcosa tipo qualcosa a cui la corda potrebbe agganciarsi.-
-Davvero?-
Philip lo seguì spazzolandosi la neve dalla testa, dalle
spalle e dalle braccia, trascinando con sé la fune che
slittava a zigzag sulla neve come un serpente lungo quattro metri.
A metà del muro Julian si fermò e
indicò il cielo con la torcia.
-Ecco lì.-
Cinque paia d’occhi cercarono di fendere la notte e di capire
su cosa si stesse posando il loro sguardo.
-Cos’è?-
-Una tegola?-
-Un sasso ricoperto di neve.-
-Forse hanno lasciato una trave sul tetto.-
-A me sembra un comignolo!-
-Porca miseria, Tom!- esclamò Philip al settimo cielo -Hai
proprio ragione! È un comignolo!- avvolse la corda per tutta
la sua lunghezza e lanciò in alto con tutte le forze,
procurandosi uno strappo niente male che lo lasciò in
ginocchio con la schiena dolorante.
-Cazzo, Philip!- esclamò Holly -Vuoi ammazzarti?-
-Maledizione! Se invece di una corda si fosse trattato di un pallone
l’avrei centrato con un bel tiro!-
Ancora in ginocchio, si sollevò stringendosi il braccio,
mentre il dolore a poco a poco si attenuava. Spostò gli
occhi dalla fune che ricadeva inerte sulla neve, a Benji al suo fianco
che lo sovrastava e lo fissò con intensità, anche
se il buio appena rischiarato dalle torce gli rendeva difficile
incrociare i suoi occhi. Una trentina di domande inespresse gli si
formarono nel cervello mentre i jeans, a contatto con la neve, si
infradiciavano.
Il portiere sostenne il suo sguardo, perfettamente consapevole di cosa
stesse macinando la mente del compagno. Soltanto uno, tra loro, era
allenato in lanci lunghi e potenti con le mani, così potenti
che la palla dall’area di porta poteva raggiungere facilmente
la metà campo.
-Lo faccio solo se me lo chiedi in ginocchio, Callaghan.-
Philip era già in ginocchio e formulare la domanda non gli
costò nulla. Anzi, la smania di rientrare e precipitarsi
nelle terme era tale che gliela pose in modo perfettamente diplomatico
e accattivante.
-Solo tu puoi riuscirci, Benji. Nessun altro tra noi ne ha le
capacità.-
Le parole e il contegno di Philip sembrarono convincere il portiere.
Recuperò la corda, l’avvolse in quattro o cinque
giri e la lanciò oltre il tetto. La cima fendette
l’aria con un sibilo, colpì il camino ma il cappio
non si aprì e non riuscì ad avvolgerlo.
-Maledizione… C’eri quasi!-
Benji si eresse in tutta la sua strafottenza.
-Era una prova, Callaghan. Soltanto una prova.-
Si concentrò sulle proprie mani ghiacciate che erano tornate
a serrare la corda, focalizzò il tetto che li sovrastava, il
buio in cui era seminascosto il comignolo, la distanza che quel lazo
arrangiato doveva percorrere, la precisione di un tiro che gli avrebbe
consentito di dormire tra coperte e futon al caldo nella loro stanza e
non in quella merda di capanno polveroso e pieno di cianfrusaglie.
Soltanto la tecnica, la capacità e la forza del lancio lo
avrebbero salvato dal trascorrere la più scomoda e terribile
nottata della sua vita.
Ruotò il braccio a vuoto, la corda stretta nel pugno, il
cappio che sibilò libero nell’aria. Poi
lasciò che l’intera cima volasse in alto,
oltrepassasse il tetto e sparisse nella notte. Mentre gli amici
trattenevano il fiato, un’estremità della fune
spuntò dalle tegole e piombò giù lungo
il muro, portando con sé neve e ghiaccio in
quantità.
Pronti già a disperarsi della cattiva riuscita del lancio, i
ragazzi si accorsero invece che la corda aveva smesso di cadere e
restava a penzolare attaccata alla parete, verticale, dritta e
agganciata al comignolo.
-Fantastico! Benji, sei un mito!-
-Ci sei riuscito!-
-La corda è tutta tua, Callaghan!-
Philip non credette ai propri occhi. Una manciata di minuti, il tempo
di arrampicarsi e aprire la finestra, e avrebbe potuto raggiungere
Jenny nelle terme. Si massaggiò di nuovo la schiena,
ruotò il braccio sopra la testa, il dolore fu appena un
pizzico da qualche parte. Praticamente una quisquilia. Si
sistemò meglio i guanti, agitò le dita per
scaldarle, poi impugnò la corda sopra la testa e la
strattonò con forza per saggiarne la resistenza.
Venne giù solo un po’ di neve. Vi si appese
tirandola di nuovo. La corda resse, Price aveva fatto un lancio
fantastico. La fune doveva davvero essersi agganciata al comignolo.
Rassicurato si issò con la sola forza delle braccia
finché riuscì a farlo, poi puntò i
piedi sulla parete liscia, cercando un appiglio che lo aiutasse
nell’arrampicata.
-Philip, mammamia...- sentì Holly da sotto -Se cade chi lo
prende?-
-C’è la neve, vedrai che non si farà
niente.- lo tranquillizzò Benji -Saranno appena dieci metri,
una bazzecola.-
Mentre la salita si faceva sempre più faticosa e a dir poco
insostenibile, lui che la notte precedente era tornato uno straccio
imbevuto d’alcol, Philip si sforzò di ignorare le
parole del portiere, che una cosa buona l’aveva fatta ma ora
era meglio che stesse zitto come gli altri, a pregare che arrivasse
incolume alla finestra, risolvendo il problema una volta per tutte.
Philip non si capacitava che il climbing fosse così
stancante. Quelle poche volte che gli era capitato di assistere alle
arrampicate, durante le olimpiadi o le gare che oltre il calcio
coinvolgevano altri sport, aveva sempre visto gli atleti affrontare le
pareti rocciose come formiche, senza fatica, senza esitazione e senza
alcuno sforzo apparente. La verità invece era che gli si
stavano per staccare le braccia dal corpo, che non sentiva
più le dita e che i piedi ghiacciati gli erano solo
d’impiccio visto che non riuscivano a sostenerlo in nessun
modo. E la finestra la vedeva, era poco sopra la sua testa. Quanto,
mezzo metro? Gli parvero chilometri.
Quando finalmente la raggiunse, quella finestra che si affacciava su
una stanza buia da cui non filtrava nessuna luce e non sapeva neppure a
quale camera appartenesse, si chiese come avrebbe potuto tentare di
aprirla se le mani gli servivano per sostenersi a
quell’incredibile altezza.
-Callaghan! Che stai facendo?- sentì Benji esortarlo da
sotto.
Philip non riuscì a capire come risolvere il problema.
Sentì soltanto che le sue dita presto avrebbero perso la
presa e lui si sarebbe staccato dalla corda come le iguane si staccano
dagli alberi nei viali della Florida quando d’inverno la
temperatura raggiunge i freddi venti gradi. Jenny gli aveva detto che
erano uno spettacolo talmente raccapricciante da far passare la voglia
di uscire di casa. Così, allo stesso modo, anche lui si
sarebbe staccato e sarebbe precipitato tra la neve. Con i suoi
settantadue chili avrebbe aperto una voragine di ghiaccio in cui
sarebbe rimasto sepolto per sempre.
-Philip! Che succede?- era la voce di Tom.
Abbassò gli occhi e li scorse, i ragazzi, a testa in su a
sperare in lui. Come poteva deluderli? Non era stata sua
l’idea di andare lì? Non era anche colpa sua se le
ragazze li avevano chiusi fuori? Non era il vice capitano? Non era
anche suo il compito risolvere i problemi della squadra? E non era
maggiormente compito suo quando la squadra si trovava in
difficoltà in un luogo di ritiro che era stato lui a
scegliere? Ma se avesse tolto una mano dalla corda, l’altra
avrebbe avuto la forza di sostenerlo? Non lo credeva. E non era il solo.
-Holly!- chiamò Tom -Raduniamo della neve, almeno se dovesse
cadere non si farà troppo male!-
Grazie per la fiducia, pensò Philip mentre sotto fervevano i
lavori di messa in sicurezza. A lui, appeso alla fune, non restava
altro da fare se non provare. Che senso aveva altrimenti essersi
arrampicato fin lì con tanta fatica? Giù a terra
i compagni tifavano per lui, speravano in lui. Erano convinti che
sarebbe riuscito a portarli all’interno del ryokan come aveva
portato la Flynet dell’ultimo anno delle medie fino in
semifinale, finché non si era scontrato nel muro
invalicabile che si era dimostrato essere Holly. Anni fa Holly non era
riuscito a batterlo, ma adesso doveva vincere il suo scetticismo a
tutti i costi. Ne valeva della sua reputazione, del suo nome, del suo
orgoglio e della buona riuscita di quel maledetto ritiro.
E poi… e poi… come poteva accettare che Mark
fosse a bagno nelle terme insieme a Jenny?
Aggrappato alla corda si diede una spinta e si lasciò
dondolare fino alla finestra. Avrebbe staccato una mano dalla fune e, i
piedi puntati sul muro, sarebbe arrivato ai vetri. Uno…
due…
Tese verso la finestra il braccio anchilosato dal freddo e dallo
sforzo, l’altra mano sulla corda, le dita serrate come
tenaglie per non cadere, i piedi contro il muro a cercare di mantenersi
su. Il guanto sdrucciolò sul vetro gelato, si
aggrappò al bordo della finestra e cercò di
tirarla verso di sé per aprire. Non accadde nulla, doveva
essere bloccata dall’interno.
-Philip, a che punto sei?- sentì Benji.
A un punto morto, avrebbe voluto rispondere ma stringeva i denti per lo
sforzo, riusciva a malapena a respirare l’aria gelida, e non
era neppure tanto piacevole sentirsi gelare i polmoni in quella
posizione. Per un attimo pensò che non sarebbe riuscito a
fare nulla. Ritrasse il braccio e si aggrappò di nuovo alla
corda per riprendere fiato.
Doveva farcela. Doveva riuscire ad aprire la finestra. Avrebbe potuto
rompere il vetro con una gomitata e poi chiedere alla Federazione di
ripagarlo giurando, davanti a testimoni ufficiali, che era stato
infranto con un’incauta pallonata.
Ma Jenny? Jenny avrebbe accettato la balla? Soprattutto, avrebbe
accettato quel comportamento da vandalo? Niente da fare, doveva tentare
di aprire la finestra con le buone. Se solo non fosse costretto a
restare appeso alla corda come uno scimpanzé, se solo avesse
un punto d’appoggio su cui puntellarsi… se solo
non avesse le mani così gelate che a poco a poco perdevano
sensibilità.
Un ultimo tentativo. Solo un ultimo tentativo prima di darsi per vinto.
Avanzò sul muro spingendosi con i piedi come un geco, poi si
lanciò di nuovo verso la finestra. Allungò il
braccio. L’altro braccio, stavolta. Per precisione il
sinistro, perché il destro non ce la faceva più.
Toccò di nuovo il vetro, raggiunse l’intelaiatura
laterale e fece forza per aprire. Niente da fare. Non c’era
proprio niente da fare.
Il senso di disfatta e la stanchezza gli piombarono addosso di colpo
perdendo la presa alla corda. Sentì qualcuno in basso
emettere una specie di grido soffocato. Scivolò
giù per un metro, poi le sue mani reagirono al pericolo e le
dita si serrarono di nuovo sulla fune.
-Philip!- era Tom.
-Philip, tutto bene?- era Holly.
-Tanta fatica sprecata.- era Benji.
-Dovremo dormire nel capanno.- era Julian.
-Non ce la faccio più.- fu lui stesso a dirlo e
scivolò per un altro tratto.
-Sta cadendo!- esclamò Tom puntandogli addosso la luce della
torcia.
-Un ninja mancato.-
-La pianti, Benji? Sembra che la situazione ti diverta!-
-Ne sto solo valorizzando gli aspetti positivi.-
-Fai bene, perché sono davvero pochi.- concordò
Julian, valutando critico quella specie di monte Fuji in miniatura che
avevano eretto nel frattempo. C’era solo da sperare che
Philip, se proprio doveva cadere, non cambiasse traiettoria. Sarebbe
bastato mezzo metro di deviazione per finire schiantato al suolo.
Philip sentì qualcosa colpirgli la testa e scivolare via ai
lati del viso. Alzò gli occhi verso il cielo scuro, poi li
abbassò un poco fino alla falda del tetto. C’era
della neve che si era ammucchiata per gli strattoni che aveva dato alla
corda. Scivolava dalla gronda poco a poco, cadendogli precisamente in
faccia. Philip si scostò per schivarla, ma il movimento
servì solo a radunarne ancora. La quantità di
ghiaccio che si staccò dal tetto non soltanto
aumentò in quantità, ma anche in frequenza,
colpendolo con improvvise mitragliate. E alla fine, come ciliegina
sulla torta, un’enorme valanga di ghiaccio lo travolse
staccandolo dalla corda e trascinandolo con sé nel vuoto.
Philip finì preciso seduto sul monte Fuji, che nel frattempo
per sua fortuna si era trasformato nella catena
dell’Himalaya, garantendogli un sicuro atterraggio.
Schiacciato dalla neve sopra e sotto come un sandwich, per un attimo
pensò di essere destinato a morire ibernato. Invece
accorsero i compagni, che scavando nel mucchio lo tirarono fuori.
-Io lo avrei lasciato lì sotto.- si premurò di
dire Benji quando Philip poté guardarlo in faccia.
-Ti sei fatto male?- domandò Holly più pratico e
meno vendicativo -Ti sei rotto qualcosa?-
Philip mosse una gamba, poi l’altra. Si alzò in
piedi e si tastò un po’ ovunque. A parte un
indolenzimento alle dita, alle braccia e alle spalle non provava dolore
da nessuna parte. Sollevò gli occhi alla parete
dell’edificio, puntò la finestra che poco prima
aveva accarezzato con i guanti e si chiese come caspita fosse riuscito
ad arrivare fin lassù, e soprattutto ad atterrare incolume.
Pensò che gli era andata bene, poi ricordò Mark e
Jenny nelle terme e strinse i pugni, prendendo rabbiosamente a calci la
neve tutt’intorno.
-Maledizione! Maledizione! Maledizione!-
Più in là Tom recuperava la corda che era venuta
giù insieme a lui.
-Niente da fare, l’assedio alla fortezza è stato
un fiasco.- disse Julian -Torniamo nel capanno.-
-Sì!- approvò Philip sollevando un pugno -Ed
escogitiamo un altro piano!-
Girarono intorno all’edificio mogi mogi, molto più
infreddoliti e demotivati rispetto all’andata. Poi, prima di
varcare la porta mezza sgangherata della casetta degli attrezzi, si
fermarono scioccati a guardare il piazzale. Di fronte
all’ingresso del ryokan
era comparsa una vettura che prima non c’era.
-Merda! I nonni sono rientrati!- esclamò Philip.
Quattro sguardi omicidi lo puntarono.
-Imbecille di un Callaghan!- ringhiò Benji, ritrovando la
voce per primo -Se invece di venire tutti sul retro a vederti imitare
Tarzan fossimo rimasti qui, saremmo potuti rientrare con loro!-
-E Bruce?-
Corsero all’interno della costruzione e lo trovarono avvolto
nelle coperte a ronfare nell’angolo in cui lo avevano
lasciato.
Benji si rivolse di nuovo a Philip, crudele e inesorabile.
-Sai che ti dico? Che ti meriti proprio che Mark e Jenny stasera si
divertano alla faccia tua!-
-No! Non lo dovevi dire!- gemette l’altro sconsolato.
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