Aaw, 50 words for 50
sentences…
=ç=
Ufficialmente mi ritengo
un disastro…
Tutto questo doveva
essere KakaIru, ma mentre scrivevo il titolo la mia mente ha
irreversibilmente cambiato idea e mi è uscito un pastrogno
SasuHina/HinaSasu.
Di solito si scrivono 50
frasi per 50 parole, mentre il mio cervello ha rielaborato la parola
f-r-a-s-i a modo proprio, tramutandola in drabble.
Picchiatemi pure, se
volete… ormai ho intenzione di farlo da sola! T__T
Però
Sas’kè ed Hinata starebbero così bene
insieme *O* … anche se
né nell’anime, né nel manga si
cacano =___=
Cattivo
Kishimoto-sensei! [che la potrebbe anche piantare di fare capitoli che
ruotano intorno a Sas’kè, nemmeno lui fosse la
terra di questo buffo sistema tolemaico O__O
Dico, il protagonista
dovrebbe essere Naruto, ma… ne siamo totalmente
sicuri? =ç=]
#
01 – Air
Fissarlo
dritto in quegli occhi color pece era deleterio per chiunque tentasse
di farlo, gliel’avevano ripetuto più volte mentre
lei, silente, annuiva appena scuotendo leggermente i capelli scuri,
incapace di replicare qualsiasi cosa per la sua indole timida ed
insicura.
Ma solo una
volta aveva voluto provarci, aveva guardato in quegli occhi scuri,
perdendosi nella loro malcelata perfidia.
Ed in quel
momento si accorse di non respirare più aria, ma paura.
#
02 – Apples
Mentre
Hinata posava con attenzione la calda teglia sulla tavola imbandita e
si sfilava con delicatezza i guantoni da forno, i suoi occhi chiari non
smisero per un secondo di osservare minuziosi il volto pallido
dell’Uchiha.
Non era del
tutto sicura che la torta di mele potesse piacergli, ma sorrise serena
quando gli chiese se fosse di suo gradimento e lui, in risposta, non
arricciò le labbra com’era solito fare quando
qualcosa lo indispettiva.
#
03 – Beginning
<<
S-Sasuke-kun… aspetta… >>
Le labbra
del moro si fermarono ad appena una manciata di millimetri dalle sue,
frementi.
<<
Perché hai scelto me? >> Gli occhi chiari di
Hinata fuggirono il suo sguardo penetrante, timidi. <<
Perché me fra tutte le altre? >>
Il respiro
le morì in gola quando una mano dell’Uchiha
penetrò fra i suoi capelli scuri, facendo pressione sulla
cute ormai accaldata, spingendola con premura verso di lui.
<<
Perché entrambi abbiamo amato la stessa persona.
>>, le sussurrò. << E sappiamo
quanto ci ha fatto male non poterla avere. >>
Era quello
il momento corretto per evolversi ed iniziare, finalmente, qualcosa di
nuovo. Insieme.
#
04 – Bugs
Quell’urlo
agghiacciante fece sussultare un quasi addormentato Sasuke che,
allarmato, lanciò all’aria le lenzuola e
scattò in piedi precipitandosi verso la porta del bagno,
dietro alla quale Hinata era sparita un paio di minuti prima; la
trovò issata sulla tazza in equilibrio precario, le spalle
tremanti e le piccole mani raccolte all’altezza del viso.
<<
Sa-Sasuke-kun… >>, fece, notando la sua
presenza; tese un braccio diafano verso un angolo preciso del piccolo
locale e lì indicò insistentemente, cercando
invano di frenare il tremolio del suo indice. <<
Schiaccialo, schiaccialo… ! >>
L’ignaro
scarafaggio che, coraggiosamente, fece poi capolino da dietro il cesto
dei panni sporchi testò sulla propria pelle quanto poteva
essere vendicativo un Uchiha svegliato di soprassalto dal suo
dormiveglia.
#
05 – Coffee
<<
Sai, Sasuke-kun, pensavo… >>
<<
Mh? >>
<<
Tu sei proprio come una tazza di caffè…
>>
<<
… Caffè? >>
<<
Cupo come il suo colore, inebriante come il suo profumo, forte come il
suo gusto. >>
Ed in
momenti come questi era impossibile, per lui, non baciarla.
#
06 – Dark
Hinata aveva
sempre avuto paura del buio, era la sua debolezza maggiore e quella di
cui aveva più vergogna. Nelle notti di luna nuova era per
lei impossibile dormire tranquilla se non avviluppata nelle lenzuola
fino al capo ed ogni sera osservava il lucente satellite fino a quando
non riusciva a calarsi nel mondo dei sogni, terrificata dal buio che la
circondava e che, temeva, avrebbe potuto inghiottirla.
Ma da quando
un diafano corpo aveva preso a farle compagnia sotto le lenzuola ed una
chioma scura e fluente aveva cominciato a condividere con lei il
cuscino, la paura dell’oscurità aveva smesso di
attanagliarle lo stomaco.
E poi, si
ritrovò ad ammettere, il nero non era più un poi
così brutto colore.
#
07 – Despair
Assolutamente
no.
Era stata la
chiara e secca risposta del padre di Hinata quando Sasuke, con una gran
dose di coraggio e poco amor proprio, era andato alla grande tenuta
degli Hyuuga al fine di chiedere la mano della ragazza.
Era stato
allora per la propria disperazione, o magari per quella che aveva visto
inondare gli occhi indaco della mora, che, calpestato il proprio
orgoglio, si era inchinato ai piedi di quell’orribile uomo e
lo aveva implorato, per quanto la sua indole gli concedesse di fare,
pur di ricevere la sua benedizione.
#
08 – Doors
La luna si
stagliava ancora alta nel cielo quando, d’improvviso, quel
seccante grattare sulla superficie legnosa della porta della stanza da
letto svegliò Sasuke nuovamente, alterandolo come non mai;
deciso ad ignorare quel fastidioso suono, si avviluppò
nuovamente nelle calde lenzuola, ormai conscio del fatto che, per
quella notte, il suo beneamato sonno era andato a farsi benedire. Di
nuovo.
Gli
appartenenti del clan Uchiha non erano noti per la scarsità
di materia grigia nella loro prole. Era per questo che il moro, in
quelle occasioni, aveva dei dubbi sulle proprie origini e, soprattutto,
si domandava per quale motivo avesse regalato ad Hinata quello
stramaledetto cucciolo di cane che aveva trovato durante una missione.
#
09 – Drink
Era stato
qualche drink di troppo all’Ichiraku che, in
quell’ormai lontana notte di Febbraio, aveva costretto Hinata
ad accompagnare Sasuke a casa, timorosa del fatto che, così
mal concio, non sarebbe mai riuscito ad arrivare nel quartiere corretto.
Il moro non
lo avrebbe mai ammesso con lei ma, silenziosamente, ringraziava ognuno
di quei bicchierini di sakè che erano stati in grado di
fargli fare un po’ di chiarezza nel suo cuore, scoprendo di
avervi introdotto una nuova persona dopo quel dobe del suo compagno di
squadra.
#
10 – Duty
Fino ad un
paio di anni prima Sasuke sapeva che il suo dovere era vendicare lo
sterminio del suo clan uccidendo il fratello Itachi e riportare agli
antichi fasti il nome degli Uchiha, infangato dall’
indecoroso comportamento di alcuni dei suoi più importanti
esponenti.
Ora Sasuke
sapeva che il suo dovere consisteva nel fare la spesa al mercato il
giovedì mattina, nel tenersi buono il proprio impiego da
insegnante all’accademia ninja e nel tenere a bada quel suo
marmocchio urlante fino a quando Hinata non avrebbe terminato il turno
serale in ospedale.
#
11 – Earth
Quando aveva
trovato Hinata nel giardino dietro casa a trafficare, Sasuke le si era
avvicinato, vagamente interessato dall’occupazione della
ragazza. Le si era inginocchiato accanto e lei gli aveva timidamente
sorriso, indicandogli serena quel piccolo arbusto che lui riconobbe per
intuizione essere un ciliegio novello.
<<
Lo piantiamo insieme… ti va, Sasuke-kun? >>
Poi, senza
aspettare risposta, aveva afferrato gentilmente entrambe le sue diafane
mani e le aveva premute assieme alle proprie nella fredda terra
dissestata accanto al giovane tronco, sistemando il suo nuovo giaciglio.
#
12 – End
Pareva
essere la fine di tutto quando quel giorno Hinata, le proprie cose alla
mano, si era fiondata fuori dalla porta in lacrime, garantendogli con
voce poco più alta del normale (perché lei non
urlava mai) che indietro non sarebbe tornata. Nemmeno aveva capito il
motivo della loro lite furiosa.
Ma il giorno
dopo Sakura gliel’aveva riportata, mentre ancora tirava su
col naso come una bambina, e Naruto, giunto assieme alla furia dai
capelli rosa, gli aveva assestato un pugno in testa, assicurandogli che
se fosse capitata nuovamente una cosa del genere lo avrebbe castrato.
Doveva
davvero ringraziare il dobe e la noiosa, dopotutto.
#
13 – Fall
Era caduto.
Sasuke era
caduto così in basso che nessuno aveva tentato di redimerlo
dai suoi peccati, ritenendolo ormai un caso così disperato
da poterlo lasciare a marcire nel suo brodo senza alcun rimorso. Ormai
senza speranza, non riusciva più ad udire nemmeno le voci di
Naruto e Sakura, che lo chiamavano disperatamente.
Ma quando
quel pomeriggio di Settembre aveva visto quella certa Hyuuga inciampare
davanti ad i suoi occhi e rifiutare l’aiuto che, stranamente,
le aveva porto, aveva capito che avrebbe dovuto fare la medesima cosa:
rialzarsi in piedi con le sue sole forze, dimostrando a tutti che
c’era ancora qualcosa di valido, in lui.
#
14 – Fire
Sasuke era
il ghiaccio.
Si era
riproposta questo divertente paragone parecchie volte da quando, anni
prima, avevano condiviso gli studi all’accademia, trovando
sempre nuovi elementi in grado di dare man forte alla sua tesi. Il suo
sguardo freddo, il suo comportamento distaccato, le sue maniere
brusche, la totale mancanza di bisogno del prossimo…
Come aveva
fatto a non accorgersi prima di essere così palesemente in
errore?
Quando le
dita di lui l’accarezzavano con lentezza trascinando i
pallidi polpastrelli sulla sua pelle lattea, a malapena si ricordava di
respirare, lasciata totalmente senza fiato dal calore che le
trasmettevano le sue carezze, semplici gesti d’affetto
tramutati in un’atroce tortura per il suo rigido auto
controllo.
Doveva
ricordarsi che il ghiaccio sapeva essere bollente più del
fuoco.
#
15 – Flexible
<<
Sasuke-kun, ti prego, lo teniamo? >>
<<
No. >>
<<
Te lo chiedo come un piacere personale… ti
scongiuro… >>
<<
Non se ne parla. Non in questa vita. >>
Hinata
abbassò il suo sguardo indaco, stringendosi al petto quella “miagolante palla di
pelo” che già Sasuke aveva adocchiato
come ciò che Nara avrebbe definito una seccatura bella e buona.
<<
… Abbiamo già un cane. >>, le fece
notare dunque l’Uchiha, calando le mani nelle ampie tasche
dei pantaloni scuri mentre distoglieva lo sguardo da lei, lievemente a
disagio.
Per quale
stramaledetto motivo tutti i cuccioli del creato dovevano
minuziosamente finire sulla sua strada? E l’espressione mogia
di Hinata rimase là dov’era, gli occhi umidi di
lacrime, le labbra tese verso il basso…
<<
D’accordo. >>, sospirò
l’Uchiha. << Portalo a casa…
>>
Hinata gli
dedicò un sorriso tutto particolare ed allora, su due piedi,
Sasuke pensò di dover essere più spesso
così flessibile su certe decisioni.
#
16 – Flying
Hinata aveva
veramente invidiato solo due cose in tutta la sua vita.
Una era
stata Sakura, in grado di stare al fianco di colui che la corvina aveva
amato con tutta sé stessa per anni.
L’altra
erano gli uccelli, liberi di andare e venire tra cielo e terra come
più desideravano, incuranti della pioggia e del sole.
Si ricordava
di aver più volte pregato da bambina affinchè
qualcuno le potesse concedere un paio di ali per farla scappare
dall’astio del padre; là dove poi sarebbe andata
il fatto che fosse una ninja più incapace di Neji e Hanabi
non avrebbe importato molto, dopotutto.
Ma nessuno
sembrava particolarmente interessato ad ottemperare la sua richiesta:
anni ed anni di continuo implorare, eppure non una singola piuma era
comparsa sulla sua schiena.
Tuttavia un
mite pomeriggio di Marzo, mentre Sasuke accarezzava le sue tiepide
labbra con le proprie, si ritrovò a ricredersi: non aveva davvero bisogno di
un paio di candide ali per poter volare.
#
17 – Food
Sasuke dava
brevi lappate al suo gelato, guardandosi attorno distrattamente;
Hinata, al suo fianco, camminava silenziosa, accarezzandosi appena una
ciocca della sua chioma mora.
<<
Non hai preso il gelato. >>, le fece notare
l’Uchiha, facendola sobbalzare.
La corvina
s’irrigidì. << E’
che… I-Ino-san mi ha detto che gli uomini preferiscono le
ragazze magre, e dato che troppo cibo fa ingrassare…
così… >>
Il moro la
trattenne per un braccio e l’attirò a
sé, accarezzando appena le sue labbra con le proprie;
scoprendosele poi sporche di gelato alla vaniglia, Hinata
leccò via la deliziosa crema lasciandosi scappare un lieve
mugolio d’approvazione. Era proprio dolce.
<<
Ino è una stupida anoressica. >>,
commentò serio Sasuke, tendendo il braccio che reggeva il
cono verso di lei. << Mangialo tutto, su. >>
Ed Hinata
accolse il dono di buon grado, colmando con la propria mano la mancanza
della cialda nella mano del ragazzo.
#
18 – Foot
<<
Ti chiedo scusa, Sasuke-kun… >>
<<
Non credo tu ti debba scusare. >>
Mentre le
mani del ragazzo scivolavano leggere con la benda attorno al suo piede
gonfio, Hinata si sentì davvero una stupida. Ma in fondo
sapeva che era stato proprio da lei scivolare a quel modo sui gradini
di casa, appena lavati, bagnati e soprattutto in
attesa di quella sua caduta che sarebbe per certo arrivata.
<<
Devo essere proprio noiosa, vero, Sasuke-kun? >>
<<
Non troppo, dopotutto. >>
<<
G-grazie… anche per la medicazione. >>
Il ragazzo
legò stretta la benda, alzandosi in piedi; le
sistemò una mano fra i capelli scuri e la baciò
in fronte, facendola evaporare.
Prego.
#
19 – Grave
La pioggia
cadeva sprezzante sulla liscia superficie di marmo bianca, andando a
lappare in maniera insistente quelle lettere scolpite sulla dura pietra
che rappresentavano il nome dei suoi genitori.
<<
E’ davvero triste, Sasuke-kun. >>,
commentò Hinata, posando due crisantemi ai piedi della
lapide. << Tuo fratello non è riuscito a
ricevere una degna sepoltura. >>
Il moro si
limitò ad annuire appena, perso chissà dove. La
ragazza lo guardò con attenzione, lasciando poi cadere un
terzo fiore, l’ultimo che aveva fra le braccia, accanto agli
altri due.
<<
Quello era per la tomba di tua madre. >>, uscì
detto al moro, ma l’altra non recuperò il fragile
bocciolo.
<<
Lasciamo che resti qui… >>, spiegò
dunque la Hyuuga, alzandosi in piedi. << Per Itachi-san.
>>
#
20 – Green
<<
Ti piace, Sasuke-kun? >>, Hinata posò con
gentilezza una sciarpa di lana fra le mani dell’Uchiha,
arrossendo appena. << L’ho fatta verde
perché è un colore che non ti vedo mai addosso
e… beh, v-volevo semplicemente vedere come ti
sta… >>
L’Uchiha
la strinse constatandone l’invidiabile morbidezza, ma non
sembrava incline ad allacciarsela attorno al collo pallido; dal canto
suo, la Hyuuga lo guardava timida, in trepida attesa di un qualsiasi
apprezzamento (anche minimo) riguardo alla sua premura, gli occhi che
sfavillavano speranzosi sotto quella leggera cascata di neve.
E fu allora
che l’indomito Sasuke andò nel panico. Come
evitare di far notare ad Hinata che il verde era il colore che
più odiava fra tutti?
#
21 – Head
Ciance.
Insopportabili, inutili ciance. Le persone non sembravano saper fare
altro, ed a Sasuke pareva anche che ci prendessero un grande gusto a
produrre quel litanico chiacchiericcio come sottofondo ovunque
andassero.
Ed era
allora che la sua testa scoppiava, ricolma fino alla nausea di inutili
solfe trite e ritrite, di vane notizie che non lo smuovevano, di fatti
a lui estranei o lontani.
Ma Hinata
era diversa dalle
persone.
Lei sapeva
quando era il momento più opportuno per scambiare qualche
opinione, oppure quando era più lecito dare la
priorità al silenzio, come in quei momenti in cui stavano
seduti accanto sul balcone, guardando il cielo. Sapeva che tipo di
chiacchiere inutili poteva astenersi dal riferirgli, così
come capiva quando una cosa era abbastanza importante da essere
condivisa con lui.
Ed era
grazie a lei che la sua testa rimaneva al posto giusto, in perfetto
equilibrio con tutto il resto.
#
22 – Hollow
Vuoto.
Non regnava
altro nella sua casa, solo il vuoto più totale. E quel
fastidioso silenzio non garantiva certo un netto miglioramento della
situazione.
L’avevano
riportato a Konoha, sì, ma solo per dimostrargli che
laggiù non era rimasto nulla che avrebbe potuto
affettuosamente chiamare “casa”.
Tutto fino a
quel giorno.
Il giorno
nel quale Hinata si era presentata alla sua porta con un timido sorriso
ed un documento fra le mani. Il giorno in cui la sua vita
iniziò a cambiare.
<<
Sono appena stata dall’Hokage, Sasuke-kun. Ha detto che
saremo in missione insieme, questa volta. >>
#
23 – Honor
Quando
Hinata rincasava ed udiva delle urla animalesche provenire dal dojo nel
giardino sul retro, aveva imparato ad ignorarle bellamente. Si
accomodava al piccolo tavolo della cucina, preparava una salutare tazza
di the verde ed attendeva pazientemente che gli altri due la
finissero, ponderando su cosa le convenisse preparare per cena.
Aveva ormai
smesso di contare le volte in cui scopriva Sasuke e suo cugino Neji
litigare a suon di genjutsu, riducendosi sempre come due stracci ormai
da buttare.
<<
E’ una questione di onore. >>, aveva affermato
tempo fa lo Hyuuga, guardando con cipiglio severo il moro.
<< Stabilirò una volta per tutte che il
Byakugan è più forte ed affidabile dello
Sharingan, confermando così la predominanza del nostro clan
sul tuo. >>
Arte oculare
contro arte oculare, due abilità innate a confronto.
Ma quelle
non erano preoccupazioni che dovevano concernere anche lei. Non
più.
L’unico
suo pensiero era che terminassero per l’ora di cena,
così da non ritardarle il pasto ed il lavoro annesso.
#24
– Hope
La speranza
di essere felice.
Era qualcosa
che Hinata aveva perso quando suo padre l’aveva lasciata alle
cure di Kurenai-sensei, ritenendola troppo inutile.
L’aveva
persa anche quando Naruto e Sakura avevano iniziato ad incontrarsi da
soli un po’ troppo spesso, confessando poi di essersi messi
insieme.
Perduta,
temeva, per sempre.
Ma si
sbagliava. Era tornata a sperare un giorno, d’improvviso,
quando si accorse di aver guadagnato la stima di uno dei ninja
più forti di Konoha.
<<
Il tuo Byakugan è stato molto utile in questa missione.
>>
Grazie,
Sasuke-kun.
#
25 – Light
Fu un
istante. Un lampo più prorompente dei precedenti
squarciò in due quel cielo cupo e la luce saltò,
lasciandoli al buio nel salotto della vecchia tenuta degli Uchiha.
Hinata,
seduta sul tappeto ai piedi dell’Uchiha, scattò
come una molla quando si accorse di essere in balia
dell’oscurità più assoluta.
<<
S-Sasuke-kun… >>, mormorò affranta,
probabilmente con le lacrime agli occhi, mentre cingeva una gamba del
compagno in una morsa inaspettatamente ferrea.
<<
Vado a controllare il contatore. >>, sospirò
Sasuke nell’atto di alzarsi, ma la Hyuuga lo
strattonò con un piccolo strillo, facendolo cadere accanto a
lei.
<<
No! >>, squittì l’altra, tremando.
<< Non lasciarmi sola… >>
E lui le si
sedette vicino, ospitandola fra le sue braccia.
<<
Hai paura? >>
La mora
sorrise, inspirando a pieno il profumo fruttato della pelle
dell’altro.
<<
Non più. >>
_________________________________________
Err…
=____= sbaglio o le drabble diventano sempre più
corpose man mano che si prosegue?
Bah,
io ci rinuncio… non vedrete mai nulla di breve uscire da
questa zucca rimbambita e da queste dita. A parte il fatto che
ultimamente sono sommersa di roba da fare dato che ho alcuni compiti che,
sprezzanti e ghignanti, mi attendono con espressione bastarda
>O<
Per
carità, basta! Fortuna che è l’ultimo
anno, poi potrò mandare a farsi f…
^^’’ ogni sacrosanto professore… e giuro
che non vedo l’ora *__* me ne hanno fatte
passare così tante che la vendetta sarà dolce e
succosa, garantito! … Beh, sempre se all’esame ci
arrivo OWO *rotola sul parquet con espressione tipo
“Urlo di Munch” sul viso*.
Maa,
maa… perché divago O-VUN-QUE mi sia possibile
farlo? dovrei spararmi alle mani :D
Ah,
forse avrete notato che qui ci sono solo 25 parole (con le conseguenti
25 drabble) O-O il resto lo pubblicherò
più avanti, non volevo annoiarvi più del
necessario ed ho diviso questa tortura in due
^__^’’
Se
siete arrivati fino a qui siete davvero dei vichinghi
O__O ed io di questo vi ringrazio!
Alla
prossima, allora!
Ja
ne’ttebayo!
|