Rieccomi con una nuova
fiction, questa volta una AU.
In genere le
AU non sono il mio genere, anzi tutto il contrario xD. Ma questa
fiction l'ho scritta per partecipare ad un contest: I
diari della famiglia Dracula indetto da xXLady_NeneXx, dove
(incredibilmente, non lo avrei mai detto xD) è arrivata
primaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa (pari merito con un’altra
partecipante^^).
Cosa dire,
è stata un’ammazzata scriverla dato il linguaggio
che ho usato e perchè doveva essere sottoforma di diario ma
ne è valsa la pena^^
Pensavo di
aver combinato un vero disastro e di essere andata fuori tema, ed
invece no **
Ho preso il
premio speciale di attinenza alla traccia XD
Incredibile><
Troppo
felice!!!!
Voglio
dedicare questa fiction alla mia gemellina, che mi ha sostenuta e
convinta a mandarla quando mi ero impanicata xD Grazie =******
E’
stato il primo contest a cui partecipavo, ancora non ci credo
><
Fonte di
ispirazione, a parte i vampiri xD, le immagini di Lily e ringrazio la
giudice che è stata gentilissima poichè,
avendoglielo scritto, mi ha fatto il banner di partecipazione con un
suo disegno!!!
Ringrazio e
faccio i complimenti anche alle altre partecipanti, ed in particolar
modo araya94 che è
arrivata prima parimerito con la sottoscritta^^
1^
Classificata (a pari merito): Hiko_chan con “Inganno e
perdizione”
Grammatica e
sintassi (10/10 punti).
Attinenza al tema (10/10 punti).
Stile di scrittura (10/10 punti).
IC dei personaggi (10/10 punti).
Giudizio personale (5/5 punti).
Per un totale di 45 punti.
Cavolo.
Questa storia mi ha davvero colpita.
E’
semplicemente perfetta sotto tutti i punti di vista, e rispecchia
appieno il contest.
Tanto per la
cronaca… sei riuscita a farmi piacere una Madara/Itachi,
ciò equivale a riuscire una missione impossibile XD.
I personaggi
sono assolutamente IC, specie se paragonati a quel periodo
storico; lo stile di scrittura, sempre seguendo il periodo storico,
è
quello che più mi ha impressionata: così
verosimile da mettere i
brividi.
Complimenti
vivissimi^^.
Ps: Per il
banner ho usato proprio una immagine di Lily XD.
Basta, vi
lascio alla fiction, spero vi piaccia, fatemi sapere =)
I
Primo mese
7 Ottobre 1752
Londra
Non
è mai stata mia abitudine tenere un diario su cui annotare
quanto avviene nella mia vita, ma ciò che mi sta accadendo,
dopo aver conosciuto una certa persona, mi ha lasciato talmente
sconcertato che non posso esimermi dal farlo, se voglio arrivare a
comprendere alcuni silenzi ed alcuni miei atteggiamenti.
Io, Itachi
Uchiha, primogenito di due maschi concepiti dall’unione del
granduca Fugaku Uchiha e della contessa Mikoto Uchiha, designato a soli
tredici anni guardia personale del regnante Hiruzen Sarutobi III grazie
alla mia destrezza con la spada, la mia conoscenza delle lingue, la
cultura e l’elevato intelletto, oggi, per la prima volta da
quando mi è stato assegnato tale compito dal mio nobile
padre, capitano delle guardie reali, con una scusa mi sono allontanato
dalla reggia di sua maestà per incontrarmi furtivamente con
colui che, da due mesi a questa parte, colma con la saggezza le mie
giornate. O per meglio dire, le mie serate.
Sapienza,
conoscenza, intelligenza, eloquenza, passione… eppure Lord
Madara, codesto il suo nome, non è solamente questo. Lui
è anche domande, risposte, silenzi e mistero.
Di
bell’aspetto ed elegante, mi ha tratto a sé
facendomi capire, in una muta promessa, che poteva donarmi quanto ad
altri non è concesso: un’immensa e sconfinata
erudizione.
Lui
è a conoscenza che la mia vita, satura di balli di corte,
delle nobildonne che li frequentano e dei compiti assegnatimi, oramai
mi va stretta. È a conoscenza del fatto che ho bisogno di
qualcuno che mi insegni tutto ciò che ancora mi è
ignoto, che mi ascolti e si confronti con me. Ne è a
conoscenza ora che ha avuto modo di frequentarmi ma, per qualche
ragione a me ignota, ne sono certo, ne era consapevole anche la prima
volta che mi ha veduto pattugliare le buie e desolate vie della deserta
Londra antelucana.
Facevo una
delle solite ronde notturne istituite anni addietro dalla mia casata,
stanziata a corpo di polizia dopo che la nostra città era
stata invasa dal crimine, quando, riportando l’attenzione
poco prima distolta per guardare in un vicolo alla strada, me lo
ritrovai dinanzi che mi fissava intensamente negli occhi. Ancora oggi
non mi capacito di come abbia potuto prendermi alla sprovvista,
sembrava comparso dal nulla.
Ma non
è stato quello ad attirare la mia attenzione,
bensì il suo aspetto.
Alto, snello,
pelle chiarissima sulla quale si rifletteva luminosa la flebile
fiammella all’interno della lucerna al di sopra delle nostre
teste, abiti scuri, nessun pizzo che faceva capolino da sotto la giacca
all’altezza del petto, né cappello o bastone, come
si addice ad un gentiluomo quale sembrava. Come adornamento solo un
mantello nero, dei bellissimi e lucenti capelli corvini che ricadevano
ribelli sulle spalle al posto di quelle odiosissime parrucche che ogni
tanto mi obbligano a portare, e una sorta di frangia che copriva la
parte sinistra del viso.
La prima cosa
che fece fu eseguire un riverente inchino, la seconda fu guardarmi con
aria beffarda ed informarmi che il rosso non è un colore che
mi dona.
Dell’ironia
che generalmente avrei punito, nessuno può permettersi di
mancarmi di rispetto. Nonostante la mia giovane età faccio
parte del corpo delle guardie reali e non tollero insubordinazioni o
villanie di alcun tipo, ma con lui fu diverso, i suoi occhi, il modo in
cui lo disse…
Il modo in cui
lo disse, perché lo ho scritto? Ora che mi soffermo a
pensarci, non posso fare a meno di notare che non sono neanche in grado
di rievocare alla mente il modo esatto in cui enunciò tali
parole. Ricordo unicamente di aver fissato i suoi occhi neri come il
cielo che si ergeva sopra di noi, privo di stelle a causa
dell’assenza della luna - neri esattamente come i miei - e di
averci letto qualcosa di speciale poiché lo degnai di una
risposta.
Gli risposi,
ma cosa? Neanche questo ricordo.
Era la prima
volta che lo incontravo eppure, inspiegabilmente data l’ora
tarda, il mio carattere piuttosto introverso ed il fatto che mi trovavo
in quel posto per svolgere un compito, rimasi a conversare e lo feci
per ben due ore, anche se a me sembrarono pochi minuti. Questo lo
rammento bene, come rammento il leggero stupore che riuscii a
strappargli quando affermai di avere quindici anni.
Parlò
quasi unicamente lui; io ascoltai, affascinato, la sua voce.
Ma questo
capita tuttora. Anche oggi sono stato seduto sul divano della sua
abitazione a prestargli la mia totale attenzione. È una
persona estremamente colta e, come promesso, può darmi tutto
ciò a cui aspiro. Con lui posso dialogare di tutto senza
temere alcun giudizio, rimprovero ingiustificato o ritorsione. Mi
è concesso aprire la mente, e questo mi lascia libero di
mostrarmi più umano, diverso da come sono normalmente.
Distaccato, posato, indifferente e accondiscendete con chi detiene il
potere.
Ha viaggiato,
ciò che a me non è concesso di fare. I suoi occhi
hanno veduto la Scozia, Parigi, Roma e persino il lontano Oriente...
Ogni qual
volta che mi dirigo presso la sua dimora, si premura di prestarmi un
libro affinché io lo legga, per poterne poi discutere
assieme una volta terminato. Mi parla in altre lingue, delle usanze e
delle religioni di mondi a me ignoti.
Il suo studio
è colmo di albi di ogni genere. Ricordo che la prima volta
che vi ho messo piede, in un piovoso e scuro pomeriggio di circa tre
settimane or sono, rimasi ad osservare i ripiani su cui erano
ordinatamente disposti con estrema ammirazione, incurante delle gocce
fredde che ancora mi colavano lungo il viso o dei vestiti zuppi a causa
del violento temporale. Neanche la mia famiglia ne possiede
così tanti e di così svariati generi, dato che
molti di essi sono considerati fuorvianti e vengono malvisti.
Mi ha
insegnato più lui in due mesi, che i pedagoghi che il
granduca mio padre ha pagato profumatamente per me e paga tuttora per
istruire il mio diletto fratello, ed io ne sono felice.
La sete di
sapere finalmente si sta placando ed io mi sento vivo, forse per la
prima volta da quando sono nato. Tuttavia, scrivere queste poche righe,
ha fatto sì che io notassi che sono assai rare le volte in
cui ho incontrato Lord Madara ad un’ora diurna e, ogni qual
volta che ciò è accaduto, c’erano
sempre dei violenti temporali. Ma in fondo è grazie ad essi
se ho varcato la soglia della sua residenza poiché, tempo
addietro, uno di questi mi ha colto proprio mentre ero di ronda dalle
sue parti, a qualche miglio di distanza dalla città di
Londra. Un posto molto isolato dove, ovviamente, non giunge
l’illuminazione.
Inizialmente
sono stato tentato di declinare il suo cortese invito poiché
ero solo ma, essendo una guardia armata e ben addestrata e lui in una
carrozza al riparo dalla pioggia, mi sono lasciato convincere senza
troppi convenevoli visto il pietoso stato in cui ero riverso, e sono
contento di averlo fatto.
L’abitazione
di Lord Madara è grande e piena di stanze in disuso, dalle
quali ogni tanto sento provenire qualche sinistro rumore a cui cerco di
non badare, per non mettere a disagio il padrone di casa in quanto essa
è molto vecchia. Le finestre sono coperte da tende nere e la
residenza non mostra particolari sfarzi se non quelli culturali, ma a
lui questo non importa; non bada a tali sottigliezze. Personalmente, a
dispetto della mia natura solitaria e riservata, non potrei vivere in
un luogo tanto isolato. E non potrei farlo nonostante la presenza di
quattro cani lupi che pendano dalle mie labbra e capiscano ogni singolo
ordine che gli impartisca, come accade a quelli di Lord Madara.
Comunque tale luogo, e quanto vi è dentro, si addice in
pieno alla sua riservatezza. Inoltre credo che odi il sole a causa
della sua carnagione chiara ma, come la casa, anche la città
sembra fatta appositamente per lui: a Londra il cielo è
spesso velato.
È
una persona misteriosa, fuori dagli schemi e questo in qualche modo mi
attrae… e lui ne è a conoscenza.
Non conosco
molto di Lord Madara e, anche se mi parla di sé
raccontandomi dei suoi viaggi, il mio istinto mi suggerisce che mi stia
celando qualcosa. Qualcosa di profondo ed importante e sono molte le
cose che, oltre ad esso, mi portano a questa conclusione. Il suo modo
di porsi nei miei confronti, lo scarso contatto con la gente,
l’aspetto giovane e forte di trentenne che contrasta con il
suo sguardo vissuto. La sua pelle delle volte estremamente nivea ed
altre colorita, come se fosse imbellettata seppure non vi sia traccia
di trucco, a seconda di quando lo incontro. Il fatto che si avvicini,
ma al contempo mi tenga a distanza.
Alle volte
sembra che debba svanire da un momento all’altro, ed in altre
ho l’impressione che mi sia sempre accanto anche quando non
c’è, che sia onnipresente.
Un maestro, un
amico, un confidente… Tutto questo è Lord Madara,
un uomo che mi ritrovo quasi a venerare e di cui non conosco neanche il
cognome.
Come
è possibile?
Sono certo che
me lo abbia rivelato… Eppure non lo ricordo.
Il
sottoscritto, che non ha mai scordato nulla e capace di risolvere
quesiti di elevato livello, ultimamente ha cominciato a non ricordare,
a smarrire fatti o parole, e questo ha avuto inizio con la comparsa di
Lord Madara, ma è anche per tale motivo che ho deciso di
redigere questo diario.
Per capire se
a destabilizzarmi è la mancanza di sonno, causata dagli
orari bizzarri a cui spesso mi incontro con Lord Madara, dai turni
pesanti a cui il granduca mio padre ultimamente mi sottopone e dalle
troppe informazioni che pervengono alla mia mente. Oppure se
è lui a confondermi e a sviare i miei discorsi ogni qual
volta che cerco di conoscerlo più profondamente.
Dubbi che non
riesco ad ignorare dato che molte domande non hanno risposta; ma
è tempo di andare. I rintocchi dell'abbazia di Westminster
mi avvertono che sono le sei, ed io sento che sto fremendo al pensiero
di poterlo incontrare, di potervi discorrere di nuovi e coinvolgenti
argomenti.
Persino questo
mio entusiasmo è insolito e spiazzante, qualcosa che non
è mai avvenuta con nessun altro all’infuori della
sua persona, ma avrò tempo di pensarvi nei prossimi giorni.
Ora mi sono solo premurato di annotare ogni cosa.
Mi sento uno
sciocco.
Basta,
è ora di attendere che l’inchiostro si asciughi e
di chiudere questo folle diario, Lord Madara mi sta aspettando.
8 Ottobre 1752
Londra.
In base a
quanto scritto un giorno or sono, ieri sera ho provato a parlare con
Lord Madara del suo passato, di quando aveva la mia età ma,
come già è avvenuto in precedenza, il mio
tentativo è miseramente fallito.
Non so come
sia riuscito a sviare il discorso, eppure dalle domande a cui lo stavo
sottoponendo, mi rendo conto quasi come se fosse un interrogatorio,
siamo finiti a parlare del drammaturgo William Shakespeare. Delle sue
opere teatrali, dei poemi ed i sonetti con cui mi ha deliziato
recitandone alcuni versi.
Abbiamo
discorso per più di tre ore e, come ogni volta, la sua voce
ed il suo sapere sono fluiti in me, affascinandomi e travolgendomi a
tal punto che ogni cosa è finita col passare in secondo
piano.
Ero talmente
assorto che ho persino perso la cognizione del tempo. È
stato Lord Madara a farmi notare che era giunta l’ora di fare
ritorno alla mia residenza e a far preparare la carrozza.
Ha nuovamente
cambiato cocchiere. La settimana scorsa era un ragazzo sulla ventina,
quella precedente un uomo sulla sessantina e, questa volta, un
fanciullo poco più giovane di me.
Lord Madara
sostituisce spesso anche la servitù, cosa strana data la sua
riservatezza ma evidentemente, nel suo piccolo e soprattutto prese in
basse dosi, ama circondarsi di gente nuova e per lo più di
bella presenza dato che tutti i domestici sono di
bell’aspetto. O magari scappano per la paura dei fantasmi
dati i rumori…
Basta
fantasticare su tali sciocchezze, piuttosto, ora che mi soffermo a
rifletterci, non ho mai veduto individuo alcuno fare capolino nella sua
dimora oltre il personale, anch’esso mutevole. Ma forse
questo non dovrebbe stupirmi data la sua stravaganza.
Malgrado
ciò devo prendere atto del fatto che, da quando lo ho
conosciuto, non vi è giorno che non pensi a lui e leggere
queste parole un po’ mi intimidisce, sembra quasi che per me
sia un’ossessione. Comunque, al di là di questo,
ho ragione e presunzione di credere che il sottoscritto e Lord Madara
si somiglino molto. Entrambi chiusi, riservati e alla costante ricerca
di qualcosa che vada ben oltre il necessario e l’ordinario.
Ultimamente,
poi, stavo notando che vi è una notevole rassomiglianza
anche nell’aspetto esteriore.
Identici occhi
neri, medesimi capelli corvini, che il qui presente però usa
raccogliere in una coda bassa, corporatura snella e longilinea,
nonostante la mia non sia definitivamente sviluppata data
l’età, e pelle molto chiara, sebbene la sua dia
l’impressione di essere di porcellana. Sì, ha
tutte le peculiarità della discendenza Uchiha e, devo
ammetterlo, ogni tanto mi sono chiesto se non sia uno di noi, arrivando
persino ad ipotizzare che sia questo il motivo di tanto mistero, ma
ovviamente so che non è possibile. Non esistono altri Uchiha
oltre noi e, se esistessero, lo saprei. Ho imparato a memoria tutti i
discendenti della nostra dinastia, come ogni membro di elevata casta
è tenuto fare, e non vi è nessun Madara tra essi.
Perbacco mi
sono spinto a scrivere addirittura delle congetture! Anzi, direi che il
problema risiede nel fatto stesso di averle pensate. Il punto,
fondamentalmente, è che non sono abituato a prendere le cose
come vengono, succede a passare troppo tempo a corte o con i membri
della mia casata che vedono intrighi e misteri ovunque. Ma non potrebbe
essere diversamente essendoci di mezzo la famiglia reale, un enorme
potere politico e molteplici delitti. Inoltre Lord Madara non mi
fornisce delle risposte ed io tento di darmele da solo, come ho sempre
fatto. E sono gli unici quesiti da me posti che non beneficiano di una
delucidazione da parte sua, forse è per questo che mi
intestardisco tanto…
Vorrei mettere
Lord Madara al corrente di tali pensieri, ma temo che possa deridermi.
È incredibile come tenga in considerazione la sua opinione,
cosa che generalmente è prerogativa del granduca Fugaku, mio
padre. A me interessa solo mantenere l’ordine, per il resto
so di essere un gradino al di sopra degli altri e non intendo farne un
vanto né ostentarlo, al suo contrario che non perde
occasione per lodare ogni mia gesta.
Ma forse, per
una volta, l’essere speciale non mi si ritorcerà
contro. Se non fossi quel che sono Lord Madara non perderebbe il suo
tempo in mia compagnia, ed io non avrei avuto la possibilità
di imparare tutto ciò che mi ha insegnato.
Questa notte
sono di ronda con il conte Shisui Uchiha, mio cugino e confidente, ma
neanche a lui ho menzionato l’esistenza del Lord
perchè temo che possa parlarne al granduca, mio padre, e che
questo costituisca un problema, in quanto io non conosco altro che il
suo nome. In particolar modo ora che in città, oltre ai
soliti crimini di cui è satura, sono avvenuti i decessi di
diverse meretrici ed alcuni giovani cittadini. Un caso anomalo
poiché, in ognuno di essi, la causa del decesso parrebbe
essere dissanguamento, sebbene non presentino tagli o ferite visibili,
e che ha tutta l’aria di doversi ripetere dato il consistente
numero delle vittime.
Un’indagine
di cui però non intendo parlare oltre, Londra è
colma di criminali, sarà solo l’ennesimo caso e
questo scritto riguarda unicamente Lord Madara.
Mi domando se
si presenterà in città nel tardo pomeriggio, dato
che io non posso recarmi alla sua residenza ed abbiamo un discorso da
portare a termine.
9 Ottobre 1752
Londra.
È
l’alba ed io sono appena rincasato. Lord Madara non si
è recato in città, non che mi aspettassi che si
presentasse dato che non ci eravamo dati un appuntamento, anche se
dovevamo finire di parlare. Mi è dispiaciuto molto ed ero
talmente desideroso di incontrarlo che, un paio di volte, ho avuto la
netta impressione che mi stesse chiamando. Tuttavia, quando mi sono
volto in direzione del punto in cui mi sembrava di aver udito la sua
voce, lui non c’era. Pensandoci però non
è la prima volta che mi accade, anche in altre occasioni ho
avuto la sensazione di percepire la sua presenza.
Deve avermi
stregato, sebbene sia sconsigliato parlare di sortilegi dato che
l’ultimo processo di stregoneria svoltosi nella mia madre
patria fu nel 1712.
Eppure non vi
sono altre teorie per spiegare il motivo per il quale il suo nome ed il
suo pensiero affollino costantemente la mia mente solitamente presa da
altro, come il dovere che ho nei confronti di sua eccellenza Hiruzen
III, lo studio e gli incarichi assegnatemi dal granduca, mio padre.
Oggi non ho
molto tempo da dedicare a questo diario: è già
tardi, quasi l’alba, e tra cinque ore devo alzarmi. Sua
maestà vuole dare un pranzo con ospite sua eminenza, il
vescovo Hiashi Hyuga. Io non sono anglicano, non credo in Dio,
così come il granduca mio padre, e questo non ci mette in
buona luce agli occhi di sua eminenza che ne è a conoscenza,
nonostante ogni domenica la mia famiglia si rechi in chiesa. Anche se
spesso, io ed il granduca Fugaku, ci esimiamo dal farlo con la scusa
degli oneri a cui siamo obbligati.
Le apparenze
sono tutto, questo è qualcosa che mi è stato
detto sin da bambino, quando iniziai a porre domande scomode a cui
ancora nessuno ha saputo dare una risposta.
-
Figlio mio diletto, non importa quel che pensi, quello che realmente
conta è che tu faccia credere di pensarla come loro. Cerca
la tua verità, ma fallo di nascosto. La tua nobile madre ha
bisogno che tu sia credente e quindi lo sarai, per essere la guardia
personale del monarca c’è bisogno che tu creda e
tu lo farai. Sii quello che loro vogliono che tu sia, solo
così raggiungerai una posizione.
All’epoca
non capii bene il significato delle parole pronunciate dal mio nobile
padre, avevo solo sei anni. Lo feci qualche tempo dopo, quando i miei
quesiti e la mia sete di sapere misero in seria difficoltà i
preti della cattedrale. E questi, visibilmente preoccupati
perché una pecorella del loro gregge aveva smarrito la retta
via, si lanciarono in lunghe ed elaborate spiegazioni che finivano con
lo sviare dal fulcro della questione e che non servirono a fornirmi le
risposte a cui auspicavo. Solo promesse e minacce velate e ben
mascherate su punizioni divine qualora non fossi stato come gli altri.
Con quella
frase il nobile padre mi aveva fatto intendere di smetterla di porre
certe domande e di documentarmi per conto mio, dato che ne avevo sia la
possibilità che le capacità.
Diverso
è Lord Madara: lui mi ascolta, mi spiega, abbracciando tutti
i rami a cui la conversazione conduce. Bene, male, sacro e profano si
alternano, si intrecciano, si mischiano, mi affascinano.
Risposte,
conoscenza, ancora una volta, quando si parla di lui, emergono. Sebbene
le risposte non scavino nell’animo della sua persona.
Ma il sole
è ormai alto, gli occhi si chiudono, è tempo di
dormire…
10 Ottobre
1752 Londra.
Ieri il pranzo
è stato duraturo e stancante.
Il fulcro
della conversazione la politica, che ha finito con il toccare tematiche
piuttosto delicate e complesse, le quali hanno tenuto impegnati il re
Hiruzen III e sua eminenza Hiashi Hyuga fino a tardo pomeriggio.
Per mia
fortuna, in un momento di pausa, sono riuscito a chiedere il cambio al
baronetto Kakashi Hatake, anch’egli una guardia del corpo di
sua maestà nonché figlio di uno dei suoi
consiglieri di fiducia, il barone Sakumo Hatake. Tornato a casa mi sono
cambiato d’abito e quindi mi sono diretto a Rotten Row, luogo
in cui generalmente avvengono i miei incontri con Lord Madara.
Sembra un
paradosso, data la riservatezza del mio nobile amico, eppure tale
strada, che di giorno è una delle più trafficate
di Londra, in inverno, dopo il tramonto, si ridimensiona ad una
qualsiasi via in cui il traffico si riduce ad una manciata di
aristocratici che si affretta a fare ritorno alle carrozze e alle
proprie abitazioni in seguito ad una lunga passeggiata presso Hyde Park.
Fortunatamente,
essendo una delle principali strade di Londra, come per le sue simili
è stata dotata di lampioni ad olio che permettono di
percorrerla e sostarvi nonostante la discesa delle tenebre.
Vedendo la
carrozza di Lord Madara all’entrata della via tra le poche
ancora parcheggiate, compiaciuto per aver appurato la sua presenza, mi
sono diretto alla consueta panchina; ovviamente quella più
lontana dalla luce per non attirare l’attenzione.
Non mi
abituerò mai alla sua scura figura che, immobile ed assorta,
scruta apparentemente impassibile gli esigui passanti che gli camminano
a pochi metri di distanza.
Ho usato il
termine apparentemente perché, ad uno sguardo più
accurato ed approfondito quale io sono solito rivolgergli, si capisce
che il suo è dedito a studiare il singolo individuo. Di
tanto in tanto ho addirittura avuto l’impressione che li
osservasse con estrema attenzione, come se fossero qualcosa di
estremamente complesso, prezioso e, allo stesso tempo, invitante.
Vederlo tanto
assorto però delle volte mi inquieta, specialmente se
è il sottoscritto la causa di tale interesse. Uno sguardo
che, quando è così intenso e profondo, mi porta a
pensare a qualcosa di oscuro o proibito, come i discorsi che ogni tanto
ci prestiamo ad intraprendere. Tipo quello
sull’immortalità e di un’eventuale
esistenza dopo la morte, argomenti impensabili da affrontare con
qualcun’altro. Una volta mi domandò se mi sarebbe
piaciuto essere immortale, ed io gli risposi che sarebbe stato bello
poiché, in tal modo, avrei potuto acquisire tutte le
conoscenze del mondo. Risposta che suscitò un sorriso amaro
seppure stranamente sardonico, che mi lasciò alquanto
sconcertato. Fa spesso di queste espressioni...
Tuttavia,
ieri, Lord Madara non era solo. Al suo fianco c’era uno dei
suoi fedeli cani lupo che, ammetto, non avrei mai notato se non avesse
volto il muso nella mia direzione, facendo sì che nelle sue
iridi gialle si riflettesse vivace la fiammella del lampione alle mie
spalle. Riconoscendomi è venuto a salutarmi, al contrario
del suo padrone che ha atteso il mio arrivo senza muoversi di un
millimetro. Non mi è stato possibile vederlo a causa
dell’oscurità, ma non mi è difficile
immaginare la sua espressione: occhi leggermente assottigliati, labbra
socchiuse, spalle poggiate allo schienale, così come un
gomito, ed il braccio piegato con una mano a tenergli la testa e le
dita lunghe e sottili tra i capelli. Quando sta a quel modo assume le
fattezze di una statua di cera, persino il battito delle ciglia o il
movimento del petto che inala l’aria sono impercettibili,
diventa surreale.
Solo quando
gli sono giunto dinanzi si è mosso, mi ha guardato con la
sua solita aria beffarda e mi ha salutato, facendomi poi segno di
accomodarmi al suo fianco. Mi guarda spesso a quel modo, come se
sapesse cosa penso di lui ed il potere che ha su di me e, sicuramente,
su chiunque gli parli. Avvicinandomi ulteriormente ho potuto notare che
aveva le gote colorite, e quando ciò accade il suo viso, se
è mai possibile, diventa ancora più bello. Mi
domando come possa accadere che nessuna dama e nessun gentiluomo si sia
mai intrattenuto per fare conversazione nonostante il posto che sceglie
e la sua singolare persona, ma la risposta è semplice: si
sentiranno tutti in soggezione a causa del suo fascino. Persino il
sottoscritto delle volte si lascia soggiogare da esso.
Avrei voluto
invitarlo ad andare in una locanda, ma la presenza del lupo mi ha fatto
intendere che quella sarebbe stata una visita breve. Solo il tempo di
scambiare qualche parola.
Del resto,
anche se lo avessi invitato, probabilmente a mangiare sarebbe stato
soltanto il qui presente.
Lord Madara
non si nutre in compagnia, anzi, ora che ci penso non lo ho mai veduto
toccare né cibo, né acqua o vino in mia presenza.
Ciò mi porta a credere che soffra di una qualche
intolleranza, la quale gli impedisce di mangiare diversi alimenti e che
lui lo voglia nascondere oppure, più probabilmente, che si
senta semplicemente a disagio ad alimentarsi di fronte a qualcuno.
Rammento che una volta mi ha persino fatto pranzare da solo a casa sua.
Certo, in
quell’occasione fu colpa mia che, essendo dalle sue parti, mi
sono preso la libertà di presentarmi senza appuntamento.
Tuttavia mi è parsa una reazione esagerata far imbandire
un’intera tavola unicamente per il sottoscritto e presentarsi
circa un’ora dopo il pasto.
Una stranezza
a cui non avevo mai fatto caso ma che, scrivendo, mi accorgo essere
davvero irrazionale. Come è irrazionale il fatto che,
nonostante il cielo quel giorno fosse limpido, si sia annuvolato ed
abbia iniziato a piovere poco prima che facesse la sua comparsa.
Inizio a
pensare che non sia stata così malvagia l’idea di
cominciare questo diario. Quantomeno ho la possibilità di
constatare che le sue stranezze non sono una mia convinzione e,
perché no, carpire piccoli indizi che magari si lascia
sfuggire sul suo passato.
Tornando a
ieri sera, come previsto, siamo stati a tenerci reciproca compagnia
molto poco e mi è dispiaciuto. Specialmente
perché domani non potremo incontrarci, in quanto
sarò impegnato in una riunione indetta dai membri della mia
casata per discutere sul caso, di cui ho velatamente accennato qualche
pagina or sono, che in questi giorni sta turbando ancora di
più la malsana Londra. Un’indagine su cui siamo
stati chiamati ad investigare il sottoscritto, mio padre il granduca
Fugaku Uchiha, il conte Shisui Uchiha, ed il visconte Obito Uchiha.
Temo che
questo incarico mi sottragga tempo prezioso a quello già
ristretto che trascorro con Lord Madara, spero che ciò non
avvenga .
Ora
è meglio che mi affretti se voglio incontrarlo, il sole
è tramontato ed io ho tempo solo fino all’ora di
cena.
11 Ottobre
1752 Londra.
Ieri sera,
dopo una piacevole passeggiata, con Lord Madara mi sono diretto in una
locanda che, come tutte quelle scelte dal mio giovane amico,
scarseggiava in quanto ad illuminazione ma, fortunatamente, godeva di
un vino di ottima qualità.
Poiché
ne ho bevuto molto a causa della pesante giornata, non ricordo bene
tutti gli argomenti su cui abbiamo conversato. Rammento solo che Lord
Madara non mi è sembrato molto entusiasta quando gli ho
riferito che mi sarei occupato dell’ennesimo caso che sta
ingiuriando Londra.
Credo che sia
preoccupato, probabilmente, avendogli spiegato le dinamiche incerte
delle morti, rivede in me una possibile vittima.
Tale pensiero
però mi fa sorridere. Il sottoscritto è tutto
fuorché un fanciullo indifeso, ma questo Lord Madara non
può constatarlo dato che non ha mai avuto l’onore
di vedermi in azione.
Ai suoi occhi
probabilmente non appaio altro che un ragazzo di tenera età,
esile, di bell’aspetto e dal carattere mansueto e
all’apparenza indifferente, sebbene sia a conoscenza dei
molteplici ed ardui incarichi che mi sono stati affidati e che ho
diligentemente portato a termine. Sì, credo che gli sia
impossibile credere che possa uccidere un criminale a mani nude. Eppure
è così, ed è per tale motivo che non
temo le buie e maleodoranti strade della notturna Londra, per non
contare che, oltre al conte Shisui Uchiha e gli altri membri del
comitato poliziesco, posso fare affidamento su una fedele amica: la mia
inseparabile spada. Ma a turbarlo, probabilmente,
c’è anche la prospettiva di dover interrompere i
nostri incontri sino a caso risolto. Però intendo impegnarmi
affinché ciò non accada.
Tornato alla
mia dimora, il granduca mio padre mi ha domandato dove fossi stato,
nonché il motivo del mio stato leggermente alterato, ed io
ho mentito dicendo di essere stato con il baronetto Kakashi Hatake. Non
lo ho mai fatto tanto quanto in questo periodo, ma vi sono abituato, io
sono la spia del re. Un segreto di cui solamente Lord Madara
è a conoscenza.
Rivelazione
che, ancor oggi, non mi capacito di come sia riuscito ad estorcermi
datane la segretezza, eppure lo ha fatto.
Ed il qui
presente membro della polizia che non riesce neanche a farsi rivelare
il suo cognome… ma non dovrei lamentarmi poiché
con lui non ho mai fatto seriamente. Non potrei mai con Lord Madara.
Devo escogitare un modo per farlo parlare senza sottoporlo a degli
interrogatori come è già erroneamente accaduto,
con lui non posso e non intendo essere un poliziotto. Soprattutto non
devo lasciare che la curiosità, dettata spesso dal suo
atteggiamento riservato, prenda il sopravvento oppure
rischierò di allontanarlo.
Si
è fatto tardi, temo che dovrò pensarci in
seguito, ora la giornata ha inizio e sarà lunga e
faticosa…
14 Ottobre
1752 Londra.
Sono
già passati quattro giorni dall’ultima volta che
ho veduto Lord Madara.
La protezione
di sua maestà, le riunioni, le ronde ed il caso che sto
seguendo mi tengono impegnato tutto il giorno ed anche parte della
sera. Tutto questo mi affatica a tal punto che, quando faccio ritorno
alla mia residenza, riesco a malapena a mettere qualcosa nello stomaco
prima di lasciarmi cadere addormentato sul letto.
Sento la
mancanza di Lord Madara e dei nostri discorsi, sebbene non sia passato
molto tempo dall’ultimo incontro. Inoltre mi chiedo se stia
bene poiché, in codesto lasso di tempo, non mi è
parso di notare la sua persona in città, ma forse
è meglio: in questi giorni di scompiglio il crimine
è aumentato e non è prudente passeggiare per le
vie non illuminate.
Ieri notte
sono stati rinvenuti due cadaveri, uno era di un bambino, probabilmente
dell’orfanotrofio ad est della città,
l’altro di un cocchiere sulla quarantina. Bisogna aspettare
l’autopsia per sapere se le morti sono analoghe a quelle del
caso assegnatomi, se il decesso è stato causato da un trauma
cranico dovuto ad una zuffa, oppure in seguito ad una rapina.
Temo per Lord
Madara che risiede in un posto assai isolato, e delle volte ho paura
che possa esserci il suo corpo steso a terra in un vicolo o sulle rive
del Tamigi. Sono cosciente del fatto che il mio sia un timore
irrazionale in quanto egli è perfettamente in grado di
badare a se stesso, ma non posso esimermi dal preoccuparmi per un
cittadino. Soprattutto se questi è un amico ed ha la malsana
abitudine di girare in piena notte quando vi è un assassino
a piede libero per la città, a meno che non abbia la
certezza che suddetto assassino non sia il mio amico.
Sciocchezze a
parte, spero che domani sia una giornata più tranquilla
così da potermi recare a Rotten Row.
15 Ottobre
1752 Londra.
Neanche ieri
sono riuscito a liberarmi dai miei obblighi ed inoltre stamani, al mio
risveglio, la contessa mia madre mi ha recapitato una lettera della mia
giovane promessa, Haruka Kuran, figlia del principe Aoki Kuran e della
principessa Yukino Sarutobi, figlia di sua maestà Hiruzen
III.
In essa mi
rimproverava di averla trascurata in questi mesi e mi chiedeva di farle
visita al più presto ma, prima di lei, nutro il desiderio
incontrollabile di incontrarmi con Lord Madara.
Ogni giorno
che passa cresce in me la voglia di udire la sua voce e quella di
vedere il suo viso, ed a volte ho quasi l’impressione di
stare male fisicamente poiché questo non avviene. Mi rendo
conto di trascurare la principessina Haruka, ma non riesco a
comportarmi diversamente. Data la sua giovane età, la
medesima di mio fratello, ossia un lustro più giovane di me,
non abbiamo argomenti su cui conversare. Più che una sposa
la considero una sorella, sebbene sia consapevole che tra qualche anno
il suo corpo si tramuterà in quello di una donna piena di
grazia e fascino, tentazioni che tuttavia non saranno minimamente
paragonabili a quelle di Lord Madara.
Ma cosa vado a
scrivere… Come mi è venuto in mete di paragonare
Lord Madara ad una donna, lui è molto meglio!
Sì,
devo aver proprio perduto il senno per scrivere certe cose…
la stanchezza inizia a farsi sentire pesantemente, meglio che chiuda
prima che intinga la penna nell’inchiostro e stenda altre
stranezze.
16 Ottobre
1752 Londra.
Quest’oggi,
finalmente, sono riuscito a recarmi da Lord Madara. Lo ho fatto al
termine del turno di guardia a sua maestà Hiruzen III,
avvenuto nel primo pomeriggio.
Non avevamo
alcun appuntamento, ma dileguarmi era il solo modo che avevo per
incontrarlo e quell’orario l’unico libero dato che,
alle cinque, mi sarei dovuto trovare con il conte mio cugino per
discutere ancora del nostro caso.
Ad aprirmi,
una volta giunto alla residenza, è stata una nuova cameriera
la quale, non sapendo chi fossi, comprensibilmente ha provato a
mandarmi via. Ho dovuto insistere molto affinché mi facesse
entrare ma, alla fine, le mie abilità persuasive hanno avuto
la meglio e la donna mi ha permesso di accomodarmi in salone. A quel
punto mi ha offerto del the e mi ha riferito che Lord Madara stava
riposando e che avrei dovuto attendere il suo risveglio, ma io ho
perseverato affinché lo chiamasse subito. Ero troppo
impaziente per poter aspettare. Era come se avessi bisogno di vedere il
suo viso, una cosa che non mi è mai successa con nessuno. La
poverina era disperata, non voleva disobbedire agli ordini impartiti,
ma non sapeva neanche come negarmi qualcosa.
Ammetto di
aver abusato del mio titolo, della mia bellezza e della mia parlantina
che deve aver fatto assai rumore, tanto da arrivare a destare Lord
Madara, il quale ha fatto il suo ingresso assieme ad un fulmine,
seguito da un assordante tuono, che ha fatto sobbalzare tanto me quanto
la mia giovane interlocutrice. E dire che fino a pochi minuti prima
c’era un sole abbagliante, ma Londra è
così… si esce con il sole e si rischia di tornare
con la pioggia.
Ora che ci
penso, in quel momento sembrava quasi che il cielo rispecchiasse in
pieno i sentimenti di Lord Madara, infastidito per essere stato
disturbato.
Senza
curarmene troppo, poiché eccessivamente preso
dall’irrefrenabile ed inspiegabile felicità per il
solo fatto di essermelo trovato dinanzi, e che va sempre più
in contrasto con il mio carattere chiuso e composto, gli sono andato
incontro, mentre la cameriera si affrettava ad uscire.
Lord Madara
era molto pallido, ma non era la prima volta; già in altre
lo avevo trovato in tale stato.
Era evidente
che l’avessi svegliato e me ne rammaricai, tuttavia la voglia
di vederlo era troppa. Ma, a smorzare la mia gioia, ci ha pensato lui
stesso folgorandomi con una domanda fredda, lapidaria e che
testualmente cito:
-
Cosa ti spinge a farmi visita a quest’ora? Sai bene che nel
pomeriggio riposo e non gradisco ospiti.
Lord Madara
doveva essere davvero di pessimo umore per rispondermi in quel modo,
forse anche il fatto di essermi assentato per diversi giorni ha
contribuito a far nascere tale risentimento, ma avevo degli impegni
inderogabili.
Tornando a
quelle parole, mi hanno fatto sentire davvero strano. Una sensazione
che non mi era mai capitata di provare prima di allora e che non riesco
neanche a spiegare. Guardare il suo volto perfetto scrutarmi in modo
tanto duro, gelido e distaccato, mi ha ferito; e lui deve averlo capito
semplicemente osservando il mio viso, da cui era sparito il lieve
sorriso che vi era quando, poco prima, avevo varcato la soglia
dell’abitazione. Ma è a questo punto che
è avvenuta una cosa davvero bizzarra. Nel momento in cui mi
sono scusato ed ho fatto per andarmene, Lord Madara mi ha afferrato il
braccio per trattenermi e, quando mi sono volto verso di lui, il suo
volto era mutato. Non vi era più traccia di
quell’espressione fredda, essa aveva lasciato il posto ad una
assai più morbida e tranquilla. La diversità e la
stranezza consistevano nel fatto che Lord Madara mi era a pochi
millimetri di distanza. Non siamo mai stati tanto vicini, nemmeno
quando siamo stati seduti l’uno al fianco
dell’altro. Penso che abbia addirittura percepito il mio
respiro infrangersi sulla sua pelle, anche se io non avvertivo il suo,
evidentemente poiché più controllato.
Non
è mia abitudine farmi dominare dalle emozioni, anzi
è assolutamente il contrario, ma oggi… Fissarlo
mi inquietava, eppure mi affascinava al tempo stesso. Non riuscivo a
distogliere lo sguardo dai suoi occhi scuri, quasi ipnotici, e dire che
rimasi sorpreso quando Lord Madara pose le sue labbra sulle mie
è un eufemismo.
Mi ha
letteralmente spiazzato e, al contempo, inspiegabilmente deliziato. Il
mio cuore ha perso un battito ed io sono restato fermo, immobile, con
gli occhi sbarrati, ad imprimermi nella mente la sensazione di puro
benessere che quel contatto freddo, eppure soave e vellutato, mi stava
donando. È assurdo, lo so bene, noi siamo due uomini,
ciononostante il suo fascino mi impediva di respingerlo. Forse, per la
prima volta in vita mia, mi sono sentito smarrito e confuso, e il
vedere la sua bocca piegarsi leggermente all’insù,
in una sorta di ghigno... Ora che ci penso, non ho mai veduto sorridere
Lord Madara, solo incurvare le sue sensualissime labbra. Non che io lo
faccia molto spesso certo, anzi, praticamente mai, però con
lui mi sorge spontaneo.
Ma sto
divagando… stavo scrivendo del suo sguardo che mi aveva
paralizzato, incantato e scioccato allo stesso tempo mentre lui si
gustava tutte le espressioni che tali sentimenti affioravano tramite il
mio viso.
-
Perdonami, non è stata una buona giornata…
Quella frase
ha interrotto l’attimo surreale che si era venuto a creare,
ed ero talmente sconvolto che, in quel momento, non ho neanche badato
al fatto che Lord Madara mi stesse ponendo delle scuse. Inoltre, a
lasciarmi esterrefatto, vi era il suo atteggiamento tranquillo, pacato,
come se ciò che aveva fatto fosse la cosa più
normale del mondo. Ma lui deve averlo capito perché,
guardandomi, mi ha schernito dicendo:
-
Granduca Itachi Uchiha, non ti avrà sconvolto il modo in cui
ti ho porto i miei saluti. Mi sembrava di averti messo al corrente che,
in altri paesi, è una pratica usata… E poi la
colpa è unicamente tua che ti sei fatto desiderare.
È
incredibile come a volte riesca a serbare memoria di ogni singola
parola che Lord Madara abbia pronunciato, e come altre, invece, mi
dimentichi persino di come arriviamo a certi discorsi. Ad ogni modo le
sue parole beffarde, la voce bassa e profonda, il sorriso sornione con
cui mi scrutava ed il suo atteggiamento naturale e tranquillo, alla
fine hanno tranquillizzato anche me. E dire che è stato il
mio primo bacio. Il mio primo bacio dato ad un uomo che neanche mi usa
la cortesia di darmi del voi, cortesia dal sottoscritto ampiamente
ricambiata.
Tuttavia non
riesco ad essere arrabbiato. Dopo il primo attimo di imbarazzo, che
trasparì cristallino dal rossore delle mie gote, la
conversazione è ripresa come al solito, come se nulla fosse
accaduto. Ripensandoci ora, mi vergogno molto per le strane sensazioni
da me provate, e non parlo solo di quel fugace contatto. Anche per il
modo in cui mi sono precipitato alla sua dimora senza usargli
l’accortezza di pensare che potessi risultare inopportuno,
l’impazienza con cui desideravo incontrarlo… No,
non è normale. Eppure quando ero lì lo era.
Abbiamo
parlato tranquillamente, come siamo soliti fare, malgrado io non gli
abbia staccato gli occhi di dosso un attimo e, ripensando al suo
atteggiamento, posso affermare che lo strano non era lui
bensì il sottoscritto che si è impressionato.
Come ho potuto stupirmi data la sua eccentricità?
Ovviamente lo
ho messo al corrente del motivo della mia assenza, informandolo che
è stato per via dell’indagine di cui gli avevo
accennato e poi, non so come sia stato possibile, gli ho riferito ogni
minimo particolare. Il numero delle vittime, le dinamiche ed il fatto
che non abbiamo ancora idea alcuna su come e chi indagare. Tutto, ogni
minimo particolare e lui, al contrario della prima volta, mi
è sembrato più tranquillo ed accondiscendente.
Conversando ed
esponendogli i dettagli, però, mi ha suggerito
un’opzione che io, e come me anche il resto dei miei
collaboratori, abbiamo sempre escluso: ovvero che non sia una persona
ad uccidere, ma che la causa della morte sia dovuta ad una strana forma
di malattia.
Questa
eventualità non è da sottovalutare ma, se
così fosse, sarebbe terribile in quanto, dati i numerosi
decessi, mi porterebbe a pensare ad un’epidemia. A
tranquillizzarmi, malgrado ciò, il fatto che sino ad ora
nessuna delle persone entrate in contatto con le vittime abbia perso la
vita. È anche vero che tutte le persone decedute sono
povere, e quindi con basse possibilità di effettuare visite
o procurarsi medicinali. Domani avanzerò
l’ipotesi, voglio pensarci bene prima di creare allarmismi.
Stanotte
avrò davvero molte cose su cui rimuginare. Sì,
piuttosto che pensare a quanto avvenuto con Lord Madara è
meglio che mi concentri su questioni ben più
importanti…
17 Ottobre
1752 Londra.
Dopo averci
pensato un’intera notte, sono giunto alla conclusione che
quanto discusso ieri con Lord Madara potrebbe avere un certo
fondamento, e che sarebbe inutile quanto stupido da parte mia non
rivelarlo per timore di creare del panico. Se dovessimo essere stati
contagiati, sarebbe meglio venirne a conoscenza subito piuttosto che
aspettare. Per tale motivo, nella riunione tenutasi oggi, ne ho parlato
e, come temevo, i miei compagni si sono spaventati.
Ovviamente
anche io sono turbato, ma ho cercato di mostrarmi tranquillo e di
valutare obbiettivamente ogni aspetto di quanto avevo appena rivelato,
riuscendo così a tranquillizzare anche i presenti.
La teoria di
Lord Madara ha riscosso credibilità ed io sono contento di
essere andato a trovarlo ieri… Purtroppo oggi non ho potuto
farlo, ma domani rimedierò a questa mia negligenza.
18 Ottobre
1752 Londra.
Stasera Lord
Madara non era in casa, mi è stato riferito che aveva delle
questioni da sbrigare. Mi è dispiaciuto molto
perché, oltre al desiderio di incontrarlo, avrei voluto
discutere ancora di quanto detto riguardo al mio caso. Essendo infatti
Lord Madara un uomo colto ed in possesso di una moltitudine di libri,
avrei voluto chiedergli il permesso di consultare quelli riguardanti
medicina, nella speranza di trovare qualcosa di riconducibile a quanto
sta accadendo. Purtroppo sua maestà Hiruzen III ha vietato
qualsiasi fuga di notizie, e quindi dovremo essere molto discreti nel
tentare di capire se codesta malattia manifesta dei sintomi. Appena
possibile inizieremo a parlare con dei medici, ma nell’attesa
intendo documentarmi e sono certo che Lord Madara possa aiutarmi a
riguardo. In fondo lo ha già fatto aprendoci questa strada
che io stesso mi ero precluso non pensandoci. Ora abbiamo due piste
poiché non ho abbandonato quella in cui ritengo che sia
opera di un uomo, anche se devo capire come esso riesca ad agire.
Spero di
incontrarlo domani.
19 Ottobre
1752 Londra.
Quest’oggi
è accaduto qualcosa che mi ha notevolmente colpito: ho
veduto Lord Madara discutere con qualcuno. È bizzarro che
una cosa tanto normale abbia suscitato il mio stupore, eppure
è la prima volta, da quando ho fatto la sua conoscenza, che
lo ho veduto parlare con una persona che non sia il sottoscritto.
Inoltre la loro conversazione non sembrava essere molto amichevole, ma
desidero andare con ordine.
Verso
le sei e mezzo, quando finalmente mi sono liberato dagli
oneri giornalieri, mi sono diretto a Rotten Row dove speravo vivamente
di imbattermi in Lord Madara, poiché non me la sono sentita
di andarlo nuovamente a disturbare nella sua abitazione e, poco
distante dal consueto posto in cui siamo soliti incontraci, ho notato
il soggetto in questione in compagnia di un ragazzo. Questi sembrava
essere abbastanza arrabbiato a giudicare dal modo in cui gesticolava e
dal tono di voce, udibile a me che ero a diversi metri di distanza da
loro. Ovviamente, a causa della lontananza, non ho capito cosa quel
giovane gli stesse dicendo e, se lo ho veduto gesticolare, è
solo grazie alla mia ottima vista dato che entrambi erano lontani dalla
luce per non attirare l’attenzione. Anche se devo ammettere
che, ad un certo punto, ho come avuto l’impressione che fossi
il solo a riuscire a vederli oppure udirli. Tuttavia mi è
sembrato che Lord Madara non si fosse affatto scomposto.
Mentre
l’altro gesticolava lui, che gli era davanti e che quindi mi
mostrava le spalle, si limitava ad ascoltare. Osservando la scena
però, non ho potuto fare a meno di immaginarmi il suo volto
impassibile e scocciato mentre l’altro parlava. Il che non
è tanto difficile, Lord Madara tiene sempre la stessa
espressione quando si toccano argomenti che non attirano la sua
attenzione o gli sono scomodi.
Mi
è venuto da ridere anche ora a rinvangarla, come in quel
momento. So che non è carino nei confronti del suo
interlocutore, ma non sono riuscito a trattenermi. Comunque, vedendoli
insieme, ho pensato di andarmene per non recargli disturbo ma, prima
che potessi girarmi, Lord Madara si è voltato nella mia
direzione e, vedendomi, ha interrotto la conversazione e liquidato il
suo amico, a mio avviso, irritandolo solo di più. Ma la mia
è solo una sensazione in quanto, ad un gesto di Lord Madara,
è calato il silenzio.
È
incredibile il potere che possiede, gli è bastato un minimo
movimento della mano per far sì che quel ragazzo, che solo
poco prima strepitava agitato, si calmasse e tacesse prima di
allontanarsi.
Andandosene mi
è passato vicino e, quando lo ha fatto, un brivido mi ha
percorso lungo la schiena a causa dell’occhiata di profondo
astio che mi ha rivolto. Uno sguardo in netto contrasto con il suo viso
angelico. Leggermente più basso del sottoscritto, capelli
che sembravano color del grano sotto la flebile luce del lampione al
mio fianco e raccolti, come i miei, in una coda bassa. Occhi chiari e
pelle pallida e luminosa, leggermente rosata sulle guance. È
durato solo per un attimo, ma la sua bellezza, seconda solo a quella di
Lord Madara, e la sgradevole sensazione di malessere che ho avvertito,
mi hanno profondamente colpito. Ma quest’ultima è
sparita non appena lui mi ha oltrepassato e Lord Madara si è
avvicinato.
Stavo per
domandare chi fosse ed invece sono stato interrotto ancor prima di
aprire bocca dalla voce di Lord Madara, il quale ha proposto di
allontanarci da quel luogo per dirigerci in una locanda. Ovviamente non
c’e stato verso di essere informato
sull’identità di quel ragazzo, anzi, sono stato
messo a tacere con l’accusa di essere un indiscreto
ficcanaso. È la prima volta che mi dicono una cosa del
genere, ma è anche la prima volta che qualcuno desta a
questo modo la mia attenzione. Mi sono vergognato moltissimo a tale
dichiarazione, e quindi mi sono ammutolito. Sono una persona che parla
poco e solo quando è necessario, ma con Lord Madara
è diverso; mi prendo molte libertà e penso che
sia questo a piacergli di me.
Accorgendosi
del mio risentimento, Lord Madara mi ha detto che stava scherzando ma,
vedendo che continuavo nel mio silenzio, alla fine ha deciso di
svelarmi quel nome.
Lord
De… Lord De… Accidenti, non ricordo.
Non capisco come sia possibile dato che me lo ha rivelato neanche due
ore or sono. Lord Demitria? No, Lord Dertiara… Sono sicuro
che iniziasse con la lettera D… Demika? Forse era con la
M… Mediata…Non riesco a ricordare…
Devo richiederglielo.
Lord Madara
cosa mi fate?
Ricordo che mi
ha detto di stargli alla larga, ma ovviamente non riesco a rammentarne
il motivo.
Alla fine non
siamo riusciti a parlare di quanto volevo, sarà per la
prossima volta. Ora ho un’altra cosa da scoprire oltre il suo
cognome e qualche aneddoto sul suo passato…
20 Ottobre
1752 Londra.
Con quella di
oggi, le vittime sono ammontate a venti.
Sono
sconcertato, non mi sento di scartare l’ipotesi avanzata da
Lord Madara e che, solo fino a ieri, ritenevo plausibile ed
illuminante, però ho il presentimento che ci sia
dell’altro. Parlandogliene, questi si tiene sul vago ed il
massimo dello sbilanciamento è il rinforzo della sua teoria.
Afferma che,
se è avvenuto un contagio, non è strano che le
persone muoiano una dopo l’altra poiché,
evidentemente, esse si sono ammalate nel medesimo periodo.
Possibilità assolutamente probabile eppure… non
riesco a non pensare che potrebbe essere anche opera di qualcuno,
sebbene non mi capaciti di come possa essere possibile.
Comunque
quando mi sono recato alla dimora di Lord Madara, giacché i
medici non si pronunciano, come sono solito fare mi sono documentato da
solo e, come avevo preventivato senza riuscirci giorni addietro, gli ho
chiesto di prestarmi alcuni albi su cui poter cercare delle risposte.
Libri che
ovviamente Lord Madara non mi ha negato e, al contrario, con mia somma
sorpresa ha deciso di darmi una mano. È molto paziente con
me, abbiamo cercato insieme per ore qualcosa che potesse riguardare
questo caso ed il tutto con il solo ausilio della luce creata dalle
candele le quali, oltre al camino che ogni qualvolta arrivo si premura
di far accendere, riscaldavano la stanza.
Purtroppo non
abbiamo scoperto nulla ma sono fiducioso, la nostra ricerca
è appena iniziata. In compenso però ho avuto la
conferma che Lord Madara è riluttante a parlare di questo
caso, ma che lo fa per starmi accanto e passare più tempo al
mio fianco. O almeno credo…
21 Ottobre
1752 Londra.
Ancora nessun
risultato.
I medici non
si sbilanciano, temo che questa indagine esca dalle loro competenze
anche se non vogliono ammetterlo. Sua maestà Hiruzen III ed
i sui consiglieri sono molto preoccupati, ed io non riesco a trovare
una soluzione nonostante mi sia aperto varie piste di cui non
parlerò ora.
Con
l’aiuto di Lord Madara ho consultato più di dieci
libri, me ne ha addirittura tradotti alcuni che erano scritti in altre
lingue, ma l’unico risultato da noi raggiunto è
quello di esserci fatti una straordinaria cultura in medicina. Nessuna
malattia attualmente conosciuta porta al prosciugamento del sangue,
certo non escludiamo che possa trattarsi di un aggravamento di una di
queste, ma le conoscenze mediche di questo periodo ci permettono ben
poco. Specialmente se i dottori temono per la loro
incolumità e quindi non eseguono alcun esame post- mortem.
Domani
continueremo le ricerche. Tutto ciò mi avvicina ancora di
più a Lord Madara.
24 Ottobre
1752 Londra.
Giorni duri e
frenetici, in cui quasi non ho il tempo di sedermi a scrivere.
Sono avvenuti
altri quattro decessi, ed io sto per abbandonare definitivamente
l’ipotesi della malattia che sino ad ora non mi ha portato a
conclusione alcuna. Stavolta la vittima è il figlio del
marchese Iida Hyuga. Le urla di sua madre, la giovane marchesa Kyuoko
Hyuga, colei che lo ha rinvenuto privo di vita nel suo letto, sono
state udite persino dalle abitazioni adiacenti a causa delle finestre
che, nonostante il freddo dell’inverno, la mattina vengono
aperte dalla servitù.
È
stato agghiacciante. Non appena abbiamo saputo, io ed il granduca mio
padre, ci siamo diretti sul luogo dell’accaduto, e la scena
che ci si è parata di fronte mi ha lasciato senza parole.
Sono abituato alla morte, in particolar modo a quella che avviene in
questa indagine, ma essa non mi lascia mai indifferente, specialmente
se ad essere colpite sono persone da me conosciute.
Non appena
finito di svolgere le pratiche, mi sono diretto immediatamente da Lord
Madara mettendolo al corrente, ancora una volta, di ogni cosa. La
descrizione del luogo, quella del cadavere, le dichiarazioni della
nobildonna, la quale affermava che solo fino al giorno prima il piccolo
fosse in piena salute, ed il fatto che io stesso potevo confermare tali
dichiarazioni.
Nessun
sintomo, nessun malore e, se davvero fosse un uomo a procurare tali
morti, si avvarrebbe di qualche strumento di cui nessuno conosce
l’esistenza.
La cosa inizia
a spaventarmi poiché si tratta di qualcosa che non posso
controllare con le mie capacità, su cui invece sono abituato
a contare. Siamo tutti a rischio, noi e i nostri cari, e forse
è questo a spaventarmi maggiormente. Poteva esserci il mio
amato fratello al posto di quel fanciullo… ed io, cosa avrei
fatto se fosse accaduto? La cosa mi terrorizza e Lord Madara, come ogni
volta, ha percepito il mio turbamento nonostante la mia voce ferma ed
il comportamento posato poiché mi ha fatto sedere, porto una
tazza di the e poi ha iniziato a parlare, rassicurandomi. Se non
sapessi che è impossibile, direi seriamente che Lord Madara
ha il potere di leggere nella mente altrui e, non so come abbia fatto,
ma è riuscito a tranquillizzarmi. Sì, con il solo
ausilio delle proprie parole mi ha fatto uscire dalla sua dimora con il
cuore più leggero sebbene ora, nel buio e nella solitudine
che regna nella mia stanza, lo spettro dal nome Inquietudine si fa
nuovamente strada nel mio cuore.
25 Ottobre
1752 Londra.
Una nuova
perdita tra la nobiltà, e con essa la certezza assoluta che
sia una persona a commettere i delitti. La finestra della camera della
giovane contessa Midori Nara era spalancata, segno che qualcuno deve
averla aperta. Non mi capacito di come sia stato possibile senza essere
veduti poiché, chiunque abbia agito, lo ha fatto
dall’interno dato che la finestra non presenta segni di
scasso. Inoltre, a farmi capire che il colpevole è una
persona, sono i segni che la contessa portava sul collo,
all’altezza della giugulare, due piccoli fori. Era stata
morsa.
Mi domando
quale animale, o strano marchingegno, il sospetto abbia introdotto in
quella stanza, e per quale motivo. Sicuramente deve trattarsi di una
mente squilibrata.
Ho continuato
a pensarci a lungo ed ho smesso solo nel pomeriggio, quando mi sono
recato al centro e sono andato a teatro assieme a Lord Madara. Un
po’ di svago era quello di cui necessitavo in quel momento
per non arrovellarmi sugli stessi quesiti a cui non riuscivo, e non
riesco tuttora, a dare una risposta. Ma sulla strada del ritorno,
mentre lo mettevo al corrente degli sviluppi, inaspettatamente mi ha
detto di abbandonare il caso.
-
Non ti porterà a nulla di buono amico mio, rinuncia fino a
che sei in tempo.
Ovviamente mi
sono opposto, è fuori discussione che il sottoscritto si
sottragga ad un ordine o che lasci libero un assassino. E non agisco in
tal modo per ostentare la mia persona, ma per il bene della
città e dei suoi abitanti, per le persone che amo.
Per la prima
volta da quando ho avuto l’onore di incontrarlo, eravamo in
netta contrapposizione: lui mi dava dei buoni motivi per non
proseguire, io altrettanti per non lasciare. Inoltre la discussione era
talmente delicata che mi ha portato ad agitarmi, un evento assai raro.
Non mi piaceva quanto Lord Madara affermava, e mi urtava il suo modo
calmo di esprimermi la propria opinione, a mio avviso errata.
Così ho espresso il mio parere usando parole pesanti,
sebbene le abbia dette con tono pacato ed apparentemente atono, come
è mio solito fare per non rivelare i miei stati
d’animo. Ad un gentiluomo non è concesso lasciarsi
sopraffare in pubblico da sentimenti come l’ira, la rabbia e
la gelosia. Gli ho fatto presente che non deve permettersi di mettere
in discussione il mio operato, perché lui non ha neanche il
coraggio di parlarmi di se stesso. Gli ho rinfacciato di nascondermi
qualcosa e poi, vedendo la sua espressione immutata, cercando di
mantenermi anche io impassibile, lo ho salutato con lo stesso tono sino
ad allora tenuto e me ne sono andato lasciandolo solo.
Sulla via del
ritorno mi è parso di sentirmi osservato e seguito,
inizialmente ho creduto che fosse Lord Madara che volesse chiarire ma,
quando mi voltavo a controllare, la strada dietro di me era deserta. La
cosa mi ha lasciato interdetto, ero sicuro che vi fosse qualcuno ed ho
avuto la medesima sensazione fino a che non ho varcato la soglia di
casa.
Ora che sono
più calmo, sono in pensiero per Lord Madara e mi spiace di
essermi comportato in quel modo, lui si stava solo preoccupando per la
mia persona. Il fatto di non riuscire a risolvere questo caso mi
innervosisce, tuttavia non intendo rivolgergli le mie scuse. Non mi
è piaciuto il modo in cui si è posto, quello con
cui ha palesemente ignorato le mie provocazioni ed anche quello
apparentemente disinteressato ed indifferente con cui mi ha lasciato
andare via. Sì, aspetterò che sia lui a
venire… io mi limiterò a farmi trovare nei luoghi
in cui è solito andare.
29 Ottobre
1752 Londra.
Sono trascorsi
cinque giorni da quando è avvenuta la discussione con Lord
Madara e, da allora, non ci siamo più incontrati. Non si
è neanche presentato nei consueti luoghi
d’appuntamento, ma so che sta bene, mi sono informato. Tale
comportamento mi porta a dedurre che voglia spingermi ad andare alla
sua residenza, e ciò mi fa solo più rabbia.
Vorrei
vederlo, parlargli, ma il mio orgoglio mi impedisce di andare da lui.
Mi fa rabbia, una tremenda rabbia specialmente perché, come
è già successo, sento come uno strano malessere
fisico nello stargli lontano.
Probabilmente
ha ragione Lord Madara, questo caso mi sta spossando…
30 Ottobre
1752 Londra.
Lord Madara
non si è fatto vedere, né mi ha fatto pervenire
sue notizie neanche oggi e questo, inutile mentirmi, assieme alle
indagini che avanti a rilento, mi rende nervoso. Lo ha notato persino
il conte, mio cugino Shisui, il quale ha affermato che non è
da me comportarmi in codesto modo. Inoltre, mi ha rivelato che, da
qualche tempo a questa parte, mi sta tenendo d’occhio e che
trova il mio atteggiamento molto strano. Afferma di vedermi stanco,
inquieto e, delle volte, assente. Ovviamente è stata mia
premura assicurarlo del fatto che è tutto a posto e di non
preoccuparsi, non vorrei si mettesse a seguirmi o mi facesse domande.
Alla fine ho attribuito lo stato d’animo
all’indagine che stiamo seguendo e alle pressioni che ci
vengono fatte. Fortunatamente sembra averci creduto, in fondo non ha
motivo di dubitare.
|