I colori dell'inganno

di LuciaDeetz
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I colori dell'inganno

Opali e perle, diamanti e smeraldi,
di fini gemme cantino gli scaldi.

Lasciate a me, alla mia dolce prole,
le più impure e prudenti parole.

Vedi là fuori, come vortica la neve,
bianca si posa mentre il fumo beve.[1]

Tocca il corallo, qui al mio petto,
a serpe omonima non far dispetto.

Ambiguo è il rosso, tramonto di sera,
non lo fissare se rossa è la sclera.

Ora è notte, intrepido guerriero,
dormi tranquillo ché il cielo è nero.

Ma il suo blu, che solchi su un dreki,[2]
del freddo pericolo ti rimandi gli echi.

Quella bella maschera color zaffiro,
anche lei, sì, cela un intimo raggiro.

Stai attento: gelerà il tuo ultimo respiro.



Angolino d’autrice:
Perché io sono il mostro da cui i genitori mettono in guardia i propri figli la notte?

[1] La neve raccoglie tutti gli agenti inquinanti nel cielo, e ad Asgard ardono molti bracieri. Da piccola raccoglievo lo strato di neve più superficiale, quello più bianco, e lo mangiavo innaffiato di sciroppo, poi ho scoperto che non è esattamente un alimento salutare. La neve è bianca e sporca.

[2] Il dreki, "drago", è la forma singolare di drekar, "draghi", le navi con cui i vichinghi razziavano l'Europa. Il nome deriva dalla loro caratteristica polena a forma di drago.





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