Al chiaro di luna...
Prologo
Erin.
Era un piovoso
pomeriggio estivo, stavo tornando a casa dopo una mattinata di shopping e di
svago che sarebbe dovuta proseguire anche quel pomeriggio. Avevo deciso di
fermarmi a mangiare qualcosa in un fastfood ma il cielo si era improvvisamente
annuvolato, la pioggia era iniziata a scendere e i miei programmi erano andati
in fumo.
Adesso ero in
macchina, l’acqua scendeva fortissima ma nonostante questo il clima era
incredibilmente caldo e umido, come sempre... Le giornate come quella mi
scombussolavano facendomi venire un forte mal di testa.
Ero venuta ad
abitare in questa città solo da poco tempo e mi ero comprata un modesto
appartamento, grazie ai soldi dei miei genitori, in modo da essere più vicina
all’università che frequentavo ma non ero ancora abituata al mio nuovo stile di
vita.
Senza
accorgermene sbagliai strada fermandomi nel bel mezzo di una stretta viuzza del
centro storico, era un vicolo cieco e anche un po’ buio. Decisi di fermarmi e
di aspettare che smettesse di piovere, dopo sarei ripartita, preferivo non
rischiare in situazioni come quella. Dopo trenta interminabili minuti, il cielo
tornò azzurro ed io mi preparai a ripartire, ingranai la retromarcia per uscire
da quel vicolo ma mentre davo un’occhiata allo specchietto notai una strana
figura stesa sulla strada, l’avrei sicuramente investita se non si fosse
spostata.
Mi assalì un
dubbio atroce: E se avevo investito un animale?O, peggio ancora un essere
umano? Sarebbe anche stato possibile con la sbadataggine che mi ritrovavo.
Mi precipitai
fuori dalla macchina sperando di non aver combinato un pasticcio e
profondamente spaventata potei constatare che quella figura era una persona in
carne ed ossa stesa sull’asfalto.
-ODDIO!!!-
Quell’individuo,
precisamente un ragazzo, che dimostrava all’incirca la mia età, giaceva per
terra completamente fradicio. La mia mente mi urlava incessantemente che era
tutta colpa mia mentre il mio cuore era già partito al galoppo per la troppa
paura; impugnai in una frazione di secondo il cellulare e chiamai un’ambulanza.
Tremante mi avvicinai tentando di capire se era ancore vivo e notai che poco
lontano da lui giaceva un tombino semi aperto, una cosa molto strana, di cui
però non mi curai in quel momento. Per fortuna respirava, anche se a fatica e nel
frattempo si poteva già udire la sirena dell’ambulanza che si avvicinava.
Arrivarono quattro uomini: due si apprestarono a soccorrere il ferito con
diverse apparecchiature mediche, i restanti iniziarono a montare la barella
mentre mi chiedevano alcuni dettagli sull’accaduto e mi pregavano di seguirli
in ospedale. Ero sempre più angosciata ma gli andai dietro senza dire nulla;
arrivammo in un batter d’occhio e dopo aver parcheggiato davanti all’entrata
corsi per raggiungere i quattro infermieri che erano già all’interno.
Alcuni medici si
apprestarono a visitare il ragazzo mentre uno degli uomini che guidavano
l’ambulanza mi fece segno di seguirlo; i corridoi pullulavano di dottori e di
malati e il caos regnava sovrano, mi chiesi come si sentivano i pazienti in un
luogo così poco ospitale... Intanto eravamo arrivati in una piccola stanzetta
assolutamente anonima che odorava di medicinali:
-La prego di
attendere fino a quando non sapremo quali sono le condizioni del paziente-mi
consigliò lui.
Annuii poco
convinta e mi accomodai in attesa; aspettai per diversi minuti e dopo un po’ una
giovane infermeria venne a mettermi al corrente della situazione: il ragazzo
non era stato investito da me ma aveva preso una forte botta alla testa e dopo
l’acquazzone si era preso anche un forte raffreddore.
Sorgeva però un
dilemma: tra gli effetti personali del paziente non avevano trovato nessun
documento o un oggetto di riconoscimento e perciò non sapevano come contattare
i suoi familiari e per di più non c’era posto in ospedale per altre persone;
questo spiegava perché i malati erano ammassati per tutto il corridoio...
Anche se non ero
stata io la causa dell’incidente mi sentivo giù di morale e colpevole, decisi
perciò che, in qualche modo, avrei dato una mano; proposi di accompagnarlo a
casa mia dove avrebbe potuto riposare fino al suo risveglio, e i medici
acconsentirono...
***
Accidenti almeno
potessi avere anche io in casa un tipo del genere svenuto... xD
Alla prossima
puntata...
Pupa
PS. Scusatemi
infinitamente se ho commesso errori o ripetizioni ma sono veramente una
frana...