Ciao
ragazze,
questa
è una shot dedicata alla coppia Jexi, una delle mie coppie
preferite, semplicemente adoro Lexi, Joe e i loro contiunui scherzi.
Spero
vi piaccia!
Grazie
in anticipo a tutti quelli che leggeranno e/o commenteranno!
Album
-
Lexi, cara, grazie per essere venuta – sorrise Denise Jonas,
facendo entrare nella propria casa la sedicenne dai capelli rossi
davanti a lei.
-
Non preoccuparti, Denise, è stato un piacere, sono uscita di
casa volentieri! Maggie sta avendo una mezza crisi isterica perchè
domani ha un test di matematica e non si sente pronta, mentre Maryl è
in crisi mistica perchè sta riflettendo da sei ore se
Moda&Design sia un indirizzo adatto per l'università –
spiegò la ragazza.
La
donna la ascoltò volentieri e le offrì un bicchiere di
aranciata.
-
Cosa devo fare? - domandò Lexi dopo averla ringraziata.
-
Oh, beh se te la senti potresti aiutare Joe a dare una pulita su in
soffitta, è da tempo che nessuno ci mette piede e bisogna dare
una spolverata e fare un po' di ordine – disse la signora
Jonas.
-
Certo, nessun problema, ma dov'è Joe?
Denise
fece un sorriso complice.
-
Dorme – dissero insieme ed entrambe scoppiarono a ridere.
-
Nick e Kevin vi avrebbero aiutati – disse poi la signora Jonas,
- ma oggi hanno un controllo medico di routine, Joe l'ha già
fatto e... oddio, sono in ritardo! Lexi, ci vediamo fra due o tre
ore, dopo il controllo mi fermo con gli altri ragazzi a fare delle
commissioni.
La
ragazza la seguì fino alla porta, rassicurandola che sarebbe
andato tutto bene e che per lei non era un disturbo fare un po' di
lavoro e infine, quando Denise fu uscita, chiuse la porta e fece
scattare la serratura.
Con
un sorriso allegro la ragazza saltellò fino al piano di sopra,
canticchiando una melodia della quale non si ricordava il titolo, ma
non prima di aver preso da un tavolo un vasetto con dei fiori al suo
interno.
La
casa era silenziosa e Lexi percepì un rumore solo quando si fu
trovata davanti alla camera di Joe, dalla quale proveniva un dolce
russare.
Aprì
la porta e subito un'ondata di puzza di chiuso e di maschio la
avvolse, ovvero di cipolla, sudore e deodorante.
Con
una smorfia di disgusto entrò nella camera buia e si avvicinò
di soppiatto al letto, sul quale era disteso Joe, la bocca semi
aperta e un'aria pacifica dipinta sul viso da bambino.
Lexi
gli fece un piccolo sorriso e, mentre teneva il vaso ancora in mano,
scosse lentamente il ragazzo con il braccio libero.
Lui
non si mosse.
-
Joe, tesoro, avanti si deve andare a lavorare! - esclamò la
ragazza con entusiasmo, ma quello che ricevette fu solo il russare
che divenne ancora più forte.
-
Piccolo, se non ti muovi ti butto giù dal letto – lo
minacciò, la voce calma e micidiale che la
rendeva ancora più inquietante.
Nessun
movimento.
Con
un sorrisetto malefico Lexi prese il vasetto con entrambe le mani,
con una tolse i fiori, mentre con l'altra rovesciava l'acqua in esso
contenuta sulla capigliatura del povero diciannovenne ignaro,
facendolo scattare all'improvviso.
-
Csuced? - biascicò, gli occhi semi chiusi, la bocca asciutta e
i capelli bagnati.
-
Forza, al lavoro, scansafatiche! Ti aspetto in soffitta entro
quindici minuti e porta dei sacchetti. Ah, e Joe, tesoro bello,
riempi di nuovo questo grazioso vasetto d'acqua e rimettici dentro i
fiori che altrimenti appassiscono, grazie! - gli scoccò un
bacio sulla fronte e schizzò fuori dalla stanza, lasciando Joe
solo e alquanto perplesso.
*
Lexi
era seduta sul pavimento della soffitta, in mezzo a decine e decine
di scatoloni di ogni peso e forma, che contenevano degli oggetti
sempre più strani che passavano da un luau,
ovvero una collana fatta di fiori ormai molti secchi di quelle che si
danno alle Hawaii a quello che almeno in apparenza era un
Estrasse
una foto incorniciata da uno scatolone accanto a lei e la guardò
con attenzione: ritraeva Joe da bambino, gli occhiali tondi e la
frangetta corta che gli conferivano un'aria da secchione.
Lexi
rise guardandola e la sfiorò con la punta delle dita.
-
Eh sì, ero davvero bello – commentò Joe, facendo
il suo ingresso nella soffitta e venire un mezzo infarto alla rossa,
- come ora del resto.
Lexi
lo fulminò con un'occhiataccia.
-
Io ti devo insegnare seriamente cosa
sia la modestia – proferì. - Eri proprio un bel bambino.
Joe
sorrise e si sedette accanto a lei per darle un sonoro bacio su una
guancia.
-
Forza, mettiamoci al lavoro – disse poi, - che altrimenti mi
avrai svegliato per nulla.
-
E se si sveglia Joseph Adam Jonas per nulla sono guai, giusto?
-
Certo!
Lexi
gli fece un piccolo sorriso e lo scansò con una spallata
amichevole per poi iniziare a fare il suo lavoro.
Per
l'ora successiva la rossa spolverò ogni angolo, crepa e buco
della soffitta, mentre Joe accatastava gli scatoloni in quello che
secondo lui poteva essere definito ordine.
-
Joe, sei proprio pigro – disse la ragazza, una volta aver
riposto la scopa al suo posto in un angolo, - ma direi che va bene
così come ordine.
Ora
la soffitta era molto più spaziosa e più accogliente
senza quelle macabre ragnatele che pendevano giù dal soffitto.
Il
diciannovenne la cinse per la vita e le baciò i capelli.
-
Ti va di vedere un film, ora? - le chiese.
Lei
annuì.
-
Un horror, vero? Di quelli tutto sangue? Propongo Profondo
Rosso, mi hanno detto che merita
di essere visto! - esclamò entusiasta.
Joe,
che avrebbe preferito una commedia romantica, però non si
lamentò e sempre stringendola si avvicinò alla porta
per aprirla.
Chiusa.
Il
diciannovenne abbassò con forza la maniglia e spinse, ma la
porta rimase ferma.
Lexi
alzò lo sguardo su Joe e lo trafisse con i suoi occhi verdi.
-
Qualcosa non va? - chiese.
-
La porta – sbuffò lui, continuando a spingerla, - non si
apre!
La
rossa sgusciò via dalla sua presa e provò a sua volta
lì dove lui aveva fallito, ma non ebbe risultati migliori dei
suoi.
-
Oh porca... - bisbigliò spingendo con forza. - Non si apre!
Un
brivido di terrore percorse la schiena di Joe.
-
Vuoi... vuoi dire che siamo bloccati?
Se
Lexi avrebbe immaginato la sua reazione non avrebbe risposto, ma non
essendo una indovina non lo poté prevedere e annuì,
continuando a spingere con forza.
Il
diciannovenne fece due respiri profondi, prese fiato e...
-
Aiuto! Moriremo tutti! Di fame, di sete, saremo costretti a mangiarci
fra di noi e a bere il nostro sangue per non morire! - strillò
il ragazzo, anche se la voce in quel momento era quello di una
ragazzina.
-
Joe! Stai calmo!
-
Aiuto! Aiuto!
-
Joe...
-
Salvatemi!
-
Ah, e non pensi a me, bifolco che non sei altro! Ma quando sei
egoista... - sbuffò la ragazza, che continuava a spingere la
porta con forza.
Il
diciannovenne la ignorò e continuò a urlare, preso dal
panico.
-
Aiuto! Qualcuno ci aiuti! -strillò Joe, mettendosi le mani
sulla faccia.
-
Joseph, non c'è nessuno in casa, non ci può sentire
nessuno! - sbottò Lexi, sedendosi con uno sbuffo a terra.
-
Moriremo tutti!
-
Non essere così melodrammatico!
-
Aiuto!
-
Joe, apri ancora quella bocca per urlare e giuro sulla tua piastra
che ti ammazzo seduta stante!
Fu
solo dopo quella minaccia che il ragazzo smise di gridare e si
raggomitolò a terra, stringendosi le gambe al petto e si
dondolò avanti e indietro, preso dal panico.
-
Moriremo tutti, moriremo tutti, moriremo tutti – continuava a
sussurrare.
Lexi
appoggiò la testa al muro e chiuse gli occhi: non sapeva se
ammazzarlo in quel momento o magari in un modo più opportuno.
A
un certo punto lui smise di parlare, ma continuò a dondolarsi,
terrorizzato. Aveva il viso pallido e gli occhi grandi dalla paura.
Lexi
lo guardò: faceva tenerezza.
-
Joe... - iniziò, ma lui la zittì con un gesto secco
della mano.
Lei
lo guardò stranita.
-
Joe...
Di
nuovo lui le fece segno di stare zitta.
-
Joe!
-
Zitta! - esclamò lui. - Non dobbiamo consumare ossigeno!
Lexi
inarcò un sopracciglio, fantastico, ora non poteva nemmeno
parlare.
-
Ascoltami bene, tu, io ci potrei anche vivere qui dentro per quanto è
grossa questa stanza, l'aria passa benissimo da sotto la porta, non
moriremo asfissiati, su questo puoi starne certo – cercò
di tranquillizzarlo.
Il
vocalist la fissò terrorizzato.
-
E come moriremo, allora?
Lei
alzò gli occhi al cielo.
-
Beh, tu di sicuro per mano mia, se non chiudi subito quella ciabatta
che ti ritrovi per bocca. Risparmia il fiato per le tue canzoni –
gli consigliò vivamente.
Joe
la guardò, vivamente preoccupato e continuò a
dondolarsi sul posto, tentando di fare pochi respiri veloci.
Vedendolo
in simili condizioni Lexi si ricordò in quel momento di avere
il cellulare nella tasca dei pantaloni e lo tirò fuori per
provare a chiamare Denise per aiutarli ad uscire.
Ma
in tal caso sarebbe stata troppo fortunata, quindi, ovviamente,
scoprì che non solo non aveva campo, ma aveva anche finito i
soldi. Quando si dice sfiga...
-
Joe, hai il cellulare? - domandò, rimettendo il proprio nella
tasca.
Lui
scosse la testa e indicò con un dito il pavimento sotto di
loro.
-
L'hai lasciato di sotto? - tentò la ragazza e il diciannovenne
annuì.
Sospirò
e si avvicinò a lui, per stringerlo forte.
-
Joe – disse, quando le loro bocche erano così vicine che
quasi si sfioravano, - parla, ho bisogno di sentire la tua voce e
stai certo che l'aria non manca. Tua madre sarà di ritorno fra
un'ora o due, stai calmo.
Il
vocalist la guardò un'istante e poi posò le sue labbra
su quelle di Lexi, dandole un dolce bacio.
Lexi
gli strinse le braccia al collo e lui le cinse la vita, presi
entrambi da quegli attimi di estasi e si tennero stretti anche quando
le loro labbra si separarono.
-
Non ti lascerò mai – bisbigliò Joe, - mai, mai,
mai.
Lei
annuì e appoggiò la testa nell'incavo del collo, per
aspirare il suo odore.
-
Vale lo stesso per me.
Poco
dopo Lexi si staccò da lui e si avvicinò a uno
scatolone sul quale era scritto con una scrittura sbilenca e
disordinata “Foto” ed estrasse un album che aveva un'aria
vecchia e usata.
L'aprì
e notò che le pagine erano in alcune parti strappate e altre
ingiallite dal tempo, doveva essere davvero vecchio.
La
prima foto ritraeva un uomo e una donna giovani, molto giovani, lei
vestita in bianco e lui con lo smoking nero, una rosa bianca
all'occhiello.
Sfiorò
la foto e alzò lo sguardo su Joe, che l'aveva seguita come un
fido cagnolino e si era seduto accanto a lei.
-
Chi sono? - chiese Lexi.
-
I miei nonni – rispose lui, - vedi la data, diciotto luglio del
'60, sono i miei nonni materni, qualche anno dopo è nata mia
madre.
Lexi
fissò la donna, non doveva avere più di vent'anni e sul
volto era dipinto un grosso sorriso, stava guardando il marito quando
la foto era stata scattata e i suoi occhi brillavano.
Lo
stesso era per l'uomo, che teneva la moglie per mano e le sorrideva.
Il
loro amore era così forte che si notava anche in una foto
vecchia di quarantanove anni.
-
Stanno ancora insieme? - chiese Lexi.
-
Sì e mia nonna sta già preparando il viaggio a Las
Vegas per il loro cinquantesimo anniversario! Sembrano una coppia di
ragazzini e non degli ottantenni! - rispose Joe, con un sorriso a
trentadue denti mentre scostava una ciocca di capelli dagli occhi
della sua ragazza.
Lei
lo guardò un'istante, poi tornò a fissare la foto con
interesse.
-
Anch'io voglio un futuro così – mormorò.
Joe
le diede un bacio sui capelli e le alzò la testa con la mano,
per farle fissare il suo viso.
-
E io te lo voglio dare.
Lexi
lo baciò con foga, per poi riemergere e stringergli la mano.
-
Un giorno – sussurrò.
-
Un giorno – ripeté lui.
Lexi
voltò le pagine dell'album, guardando tutte le foto con
attenzione, finché a guardarne una non scoppiò a
ridere.
Era
moderna, doveva avere una decina d'anni e poco più e ritraeva
un Nick piccolissimo, di tre anni forse, che teneva in mano un
microfono e sembrava cantasse, al suo fianco Kevin un poco più
grande reggeva una chitarra e in disparte c'era un giovane Joe, con
il viso imbronciato.
-
Che avevi? - chiese la ragazza.
-
Oh, ero gelosissimo di Kevin e Nick da bambino! Nick fin da
piccolissimo aveva una voce bellissima e voleva diventare un
cantante, mentre Kevin sapevo che l'avrebbe seguito e avrebbe
lasciato il suo sogno di fare l'astronauta. E poi, invece, c'ero io,
quello senza la musica nel sangue, che voleva fare il comico –
spiegò il diciannovenne.
-
Beh, direi che hai esaudito il tuo sogno. Fai il comico
ventiquattr'ore al giorno! - esclamò la ragazza.
-
Grazie, tesoro – disse lui stringendola a sé e facendole
appoggiare la testa sul suo petto. - Ma ho esaudito anche un altro
sogno.
-
Sì? E quale? - chiese Lexi.
-
Ho trovato te – sussurrò, - e questo è molto
importante per me, credimi. Il sogno più grande di tutti. Per
te rinuncerei a tutto: alla mia carriera, alla mia casa, verrei a
vivere con te sull'Everest se solo me lo chiedessi e lo farei senza
ribattere.
-
Oh Joe – sospirò lei abbracciandolo e dandogli un bacio
a fior di labbra, - io farei lo stesso e non ti chiederei mai di fare
qualcosa che tu non vorresti fare!
Lexi
appoggiò di nuovo la testa sul petto di Joe e chiuse gli
occhi, mentre lui si mise a canticchiare la loro canzone.
-
When you look me in the eyes, I find my paradise –
sussurrò nel suo orecchio e lei si fece cullare da quelle
parole.
Joe
la strinse e chiuse anche lui gli occhi.
Tutto
sommato era un bene che fossero rimasti bloccati in soffitta, se non
fosse stato così non avrebbero mai vissuto un momento più
magico.
Qualche
attimo dopo, o almeno così li parve dato che ormai erano
profondamente addormentati, udirono un rumore di passi e poi un lampo
di luce li avvolse.
Lexi
grugnì e si accoccolò ancora di più a Joe,
stringendolo forte.
Il
diciannovenne appoggiò di rimando una guancia sulla testa
della ragazza e tentò di rimettersi a dormire.
-
Sono così carini – bisbigliò una voce femminile.
-
Faccio un'altra foto? - rispose una voce questa volta maschile.
-
No, altrimenti si svegliano, vado a preparare qualcosa per cena –
continuò ancora la voce femminile.
Joe
grugnì a perì gli occhi; ci mise qualche istante per
rendersi conto che quello davanti a lui era suo fratello Kevin,
mentre la donna che se nera appena andate era sua madre.
-
Buongiorno bello addormentato – commentò il fratello
maggiore.
Anche
Lexi aprì gli occhi e guardò Kevin con aria storta.
-
Kevin?
-
Esatto, Lexi cara, ma posso farvi una domanda? Perchè avete
dormito sul pavimento e non approfittato dei letti che ci sono in
tutta la casa? - chiese lui, con un sorriso ancora stampato in
faccia.
-
La porta... - grugnì lei, - è bloccata.
Kevin
storse la faccia.
-
No, non lo è – disse.
-
Sì – annuì Joe, - non si apriva – ora era
completamente sveglio.
-
Come?!
-
Già – si intromise Lexi, - spingevamo ma non si apriva.
Kevin
inarcò le sopracciglia, li guardò un'istante e poi
scoppiò a ridere di gusto.
-
Che c'è? - chiese Joe. - Abbiamo passato venti minuti a
spingere quella maledetta porta, ma
non si apriva!
-
Joe! - rise Kevin.
-
Eh?! Che vuoi?
-
Bisognava tirare!
Epilogo
La
foto che Kevin scattò a Lexi e a Joe li ritraeva così
com'erano quel giorno: lei che teneva la testa appoggiata sul petto
del ragazzo mentre lo abbracciava e lui le cingeva le spalle, come
per tenerla stretta e per proteggerla da tutto e tutti. Venne
sviluppata pochi giorni dopo e, come desiderato da Joe, fu attaccata
sull'album accanto a quella dei suoi nonni materni, con una sua
dedica tutta per Lexi:
“L'attimo
che ha catturato questa foto è magico, ma senza ti te
non
lo sarebbe mai stato. Un giorno saremo come i miei nonni,
vecchi
e rugosi, ma pieni di vita.
Non
ti lascerò mai, amore mio, anche quando mi vorrai lontano
io
ci sarò, perchè ora ne sono certo.
Ti
amo”
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