Eccomi,
buongiorno a tutti!Questa fic si è classificata prima al “I can’t stay
without music Contest” di Only_Me, che ringrazio
infinitamente^^ assieme alle partecipanti!Spero di leggere presto le
vostre storie.
Dunque, questa fic è angosciante, quindi se siete prossimi
al suicidio vi consiglio di non leggerla, se no potrebbero incolparmi
di avervi inflitto il colpo di graziaXD La fic, inoltre, è
NaruHina, una coppia che io detesto cordialmente, quindi quando parlo
di questi due poveracci devo per forza scrivere qualcosa di drammatico.
Ma ora passiamo ai caratteri generali: la fic è ambientata
negli anni novanta in Giappone e nonostante l’epoca moderna,
ho deciso si rendere la famiglia Hyuuga(che sarà
protagonista della fic) ancora molto severa e rigida, dato che sono di
stirpe nobiliare.
Le altre note autore le ho inserite alla fine di ogni capitolo. Il
titolo è la frase iniziale di Amaranth, una canzone dei
Nightwish. Buona Lettura^^
Lavinia
Baptised with a perfect
name
I've been stranded here and I'm
miles away.
Making signals hoping
they will save me
I lock myself inside
these walls.
23 Maggio 1989
Hinata, annidata a capotavola, come un’aquila, come
un’imputata, ascoltava la musica frammentata e frizzante;
quest’ultima si insinuava timida nei suo lobi ammantati da
enormi perle, che oscillavano lievemente, come se fossero terrorizzate
dalla onnipresente forza di gravità. Alla ragazza ogni nota
sembrava violenta e sadica, prepotente e crudele...o forse era lei che
era diventata troppo fragile?
Villa Hyuuga, quella sera, era un trionfo di candore, perfettamente
abbinata agli occhi puri dei suoi abitanti e alla luna eterea, appesa
al cielo. Persino il ghigno di Hanabi sembrava più candido e
innocente che mai, perfetto nella sua egoista soddisfazione.
Le tavolate, sistemate fra il giardino e la sala da pranzo,
eccezionalmente comunicanti, permettevano agli ospiti di godere in
contemporanea del profumo cristallino tipico della dimora e
dell’amena temperatura serale.
I violini sfrigolavano e i flauti fischiavano note acute, da civette,
tutte rivolte alla fragile figura di Hinata, seduta al posto
d’onore, dopo anni di ombra. La ragazza avvertiva la stoffa
morbida ma troppo, troppo larga, fasciarle il corpo minuto, come se
fosse una neonata. Si sentiva proprio così: il respiro
strozzato in gola, che vuole esplodere in pianto ma non sa come fare(
d’altra parte, non gliel’ hanno insegnato). E poi
le tracce ancora umide di sangue, come la macchia di rossetto che
chiazzava il suo viso, reso evanescente dagli spruzzi dei fuochi
d’artificio. E una mano, estranea e calda che ti stringe, ti
abbraccia.
In realtà, la mano di Itachi Uchiha era fredda, quasi
scheletrica, mentre stringeva(scorticava) la sua, in un mero gesto
formale.
Un altro fuoco d’artificio morì, sacrificato per
la gioia degli uomini.
“Leggete, Hinata?” chiese Itachi, poiché
aveva notato un leggero movimento nella mano libera della giovane, che
si era appigliata, angosciata, a una copertina di un libro color
nocciola.
La luna, curiosa ed enorme, sembrava sporgersi dal cielo stellato per
ascoltare la conversazione.
“È-è l’Eneide,
I-itachi” balbettò Hinata come un ladro esposto al
pubblico ludibrio. “V-vi piacciono le opere l-latine e-e
greche? I-io le ho studiate e-e-e…”.
L’eco eterno del suo balbettio si perse tra le note del
pianoforte, decisamente più sicure e squillanti.
Itachi condannò il libro con un’unica, infallibile
occhiata: “Io invece ho conseguito studi più
scientifici, Hinata. Non trovo appagamento nella lettura di queste
favolette” mormorò mentre dalla bocca sgorgavano
parole ottuse e glaciali.
“E neanche a voi dovrebbero interessare: se mi
sarà concesso, amplierò la vostra biblioteca con
tomi più idonei. La vita non è una fiaba,
Hinata” sussurrò annoiato, prima di gettare il
volume dietro il tavolo, dove il libro scivolò sotto il
divano e fece fuggire mosche e moscerini, desiderosi di trovare qualche
briciola di cibo perduto.
Hinata assottigliò gli occhi, e a questo movimento
parteciparono le sopracciglia fini, le ciglia sottili e le iridi
albine, prive di pupilla; se fosse stata più coraggiosa
avrebbe disegnato sul suo volto uno sguardo di sfida, avrebbe sentito
le iridi stringersi, doloranti, per esprimere l’odio nero in
quegli occhi bianchi.
Ma l’assottigliamento del suo sguardo provocò
soltanto un senso di impotenza che le punse lo stomaco come un ago e la
nascita di lacrime codarde.
Forse erano proprio loro che le facevano vedere la luna così
immensa e sfuocata, come se finalmente stesse precipitando sulla terra.
I fuochi d’artificio illuminavano e sporcavano il cielo con
le loro scintille e il loro fumo: avrebbe voluto usarli come segnale,
Hinata, come l’ SOS di un naufrago, nel mare sterminato che
era la vita, un mare pieno di anime che la stavano soffocando. Avrebbe
voluto, Hinata, che lui tornasse, allarmato dai suoi segnali, che
percorresse i chilometri che li separavano, correndo. Avrebbe voluto
risplendere e chiamarlo, non rintanarsi nei muri della sua vergogna.
Ma era Hanabi il Fuoco d’Artificio: la frigida bimba che
esplodeva di forza innata, una forza così potente che le
scappava dai polpastrelli soffici. Era lei la prediletta, colei che
poteva esplodere e farsi ammirare nella sua effimera potenza.
Hinata si voltò lentamente, come se avesse un cappio intorno
al collo, e i suoi occhi allenati ritrovarono le pagine scomposte
dell’Eneide, l’ultimo libro che si potesse definire
una favola; era la tomba senza fiori di un amore perduto.
La ragazza si voltò di nuovo verso la tavolata, mentre le
lacrime si dissolvevano, e tornò a guardare lo strano
spettacolo delle luna spiona e dei fuochi d’artificio
scintillanti.
Hinata sbirciò Itachi, e quasi si sorprese di non vedere gli
incisivi da Marmotta spuntare dalle sue labbra screpolate per poterle
mordere il cuore.
E, per l’ennesima volta, si sentì una prigioniera
in una gabbia di cristallo.
Proprio come lei, la
principessa invisibile.
In fondo, a Lavinia non
è stato permesso scegliere.
Dunque, questo è un mini-prologo. O meglio un epilogo,
perché questa è la fine della fic^^. Infatti
sotto l’atto primo ci saranno i giorni che dividono Hinata da
questa cena. Il significato dei nomi dei personaggi sarà
molto importante per il resto della fic. I riferimenti ai poteri degli
Hyuuga sono voluti e velati, ma questo ovviamente non implica che ce li
abbiano, dato che siamo in un’AU. Nella parte iniziale, ho
usato il presente perché la similitudine della nascita
è generica e non fa parte di uno specifico passato.
Lavinia è la principessa dell’Eneide, destinata a
sposare Enea e a dare inizio alla stirpe romana. Di questa figura,
fondamentale per i fini della storia, non abbiamo niente: non una
descrizione fisica o psicologica, e, a parte qualche dettaglio, non si
sa nulla di lei. Dato che io mi chiamo Lavinia(povera me=_=) ho deciso
si analizzare la figura della principessa inesistente.
Grazie per la vostra
attenzione,
LaLa
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