Bene bene...come
spiegare queste storielle?
Diciamo che avrebbero dovuto essere parte
di una raccolta contenente una storia per ogni lettera dell’alfabeto, ma visto
che ultimamente i Jonas non mi ispirano nemmeno per sbaglio, ho deciso di
pubblicare come singole shot quelle che ho già scritto... se un giorno tornerà
l’ispirazione, poi, terminerò il lavoro.
Sono Jhris (Joe +
Chris) quindi se non vi piace lo slash siete nel
posto sbagliato. J
Comincio dall’ultima in ordine alfabetico:
la y.
Ovviamente, Joe Jonas non mi appartiene e
la storia non è scritta a fini di lucro.
E tutte, nonostante tutto, sono comunque
dedicate a Marta.
Temperance
Y - Yoga
Combattere per la pace
È come fare l’amore per la verginità.
-John Lennon-
“Christian, dove lo tieni lo zucchero?”
“Nel pensile a destra, sopra al lavandino.”
Chris prese un profondo respiro, ripetendosi che lui era
calmo, rilassato, che non c’era niente per cui scomporsi, niente per cui
agitarsi... niente, a parte l’inquietante rumore di ceramica infranta
proveniente dalla cucina, dove il suo ragazzo stava trafficando da mezz’ora
senza sosta nel tentativo di trovare tutto l’occorrente per farsi un caffè, facendogli
venire voglia di alzarsi, prepararglielo e chiudergli una buona volta quella
ciabatta in cui sembrava essersi improvvisamente trasformata la sua bocca.
E invece no.
Sarebbe rimasto lì, fermo, impassibile e, soprattutto,
rilassato come non mai.
Joe era adulto e vaccinato, poteva benissimo pensare da solo
a prepararsi una semplice bevanda calda. Non aveva bisogno di lui, non...
“Chris?”
Inspira.
Espira.
Inspira.
Espira.
“Sì, amore?” Ok, la voce forse gli era uscita un po’forzata,
ma pazienza...almeno era rimasto al suo posto.
“Non ci sono cucchiaini puliti o sono io che non li trovo?”
Calmo.
Rilassato.
Rilassato.
Calmo.
“Sono in lavastoviglie, Joey, ma sono tutti puliti.”
Bene, c’era qualcosa che non andava.
La posizione, ecco cos’era. La posizione del loto,
evidentemente non era per lui.
Sì, doveva essere quello per forza: era il loto ad attirare
tutta quella negatività, quel nervosismo e...
“Christian, non sono puliti!”
“Lavane uno!” Ululò, senza riuscire a trattenersi, mentre si
alzava in piedi, allargando le gambe e chinando il busto in avanti, fino ad
appoggiare a terra le mani ben aperte.
Ecco, quella sì che era una buona posizione... e risultava
persino terapeutica per il mal di schiena assassino di cui soffriva da quando
Joe aveva deciso che dormire su un materasso ad acqua sarebbe stato meglio per
entrambi e lui, di conseguenza, si era stabilito in sede stabile sul divano,
perché di passare la notte su quella sottospecie di budino gonfiabile non aveva
nessuna intenzione.
No, fermo, fermo, niente materasso ad acqua.
Cattivo, il materasso ad acqua era cattivo.
Era il male.
Lui doveva concentrarsi sulla positività, pensare che
quell’accidenti di coso gli aveva evitato una crisi isterica da parte di
Joe...e non che fare l’amore lì sopra era come farlo su di una gigantesca panna
cotta.
Dolce.
Dolce era buono.
Decisamente.
Si ripromise che, se fosse riuscito a terminare tutta l’ora
di yoga che si era prefissato di fare, si sarebbe regalato un gelato a quattro
gusti, di quelli della gelateria in centro, con sopra minimo mezzo chilo di
panna.
E al diavolo la linea.
Dopotutto non sarebbe stato difficile... insomma, mancavano
solo... cinquanta minuti, constatò, sconsolato, lanciando un’occhiata
all’orologio che occhieggiava dal suo polso, il bottoncino di metallo per
regolare l’ora ben premuto contro la sua mano.
Non faceva male.
Il male non contava.
Rilassato, Christian. Calmo e rilassato.
Molto calmo e...
che cos’era quel silenzio?
Pace, finalmente.
Evidentemente, Joe era riuscito a prepararsi il caffè e
ora...
Una mano gli sfiorò la spalla, facendolo sobbalzare.
Alzandosi in piedi di scatto, andò a sbattere contro il
giovane, che si era avvicinato senza farsi sentire, allo scopo di non
disturbare, facendogli versare l’intero contenuto della tazzina da caffè sul
tappeto multicolore e pulitissimo, uscito due giorni prima dalla lavanderia.
“Scusa...” Mormorò Joe, con aria colpevole, chinandosi per
raccogliere la tazzina.
“Oh, al diavolo!” Sbraitò, però, Christian, facendo fare un
altro salto all’indietro al moro, che rischiò di ribaltare il tavolino del
soggiorno con relativo vaso di fiori. “Tu e lo yoga, al diavolo tutti e due!”
“Chris, io...”
“Da domani” Sibilò il biondo, puntandogli contro un dito
accusatore. “Da domani dieta ferrea. E quel coso, quel...quell’affare”
Continuò, indicando la camera da letto. “Lo voglio fuori da casa mia! Prima di
stasera!”
Joe annuì, basito, gli occhi scuri spalancati e le mani
aggrappate al legno del piano del tavolo.
“Do...dove vai?” Mormorò, senza osare guardare Christian negli
occhi, neanche questi fossero stati in grado di sprigionare fiamme o simili.
“Fuori!” Fu la lapidaria risposta. “E pulisci!”
“Ma io...”
“Pulisci....” Sibilò, richiudendosi la porta alle spalle.
No, lo yoga non era veramente la sua disciplina...
Il modo più veloce di finire una guerra
È perderla
-George Orwell-