Disclaimer:
Haikyu!!
non
mi appartiene e non scrivo a scopo di lucro.
Set
Point
Tsukishima
non capiva perché le persone fossero così
ossessionate dalle
relazioni interpersonali. Il più delle volte non portavano
altro che
scocciature, arrabbiature, noie… A dover soppesare i
vantaggi e gli
svantaggi, i secondi vincevano due set a uno, e quel singolo set
vinto dalle cose buone che le relazione comportavano, spesso comunque
erano tanto rumore per nulla. Finché le cose si fermavano
all’amicizia potevano essere anche tollerabili, ma quando
queste
sfociavano in un tipo di relazione pseudo-romantica, a lui veniva
solo da alzare gli occhi al cielo e indossare le sue solite cuffie
per isolarsi dal mondo e dalle chiacchiere altrui. In vita sua aveva
conosciuto di base due tipi di persone: quelle troppo innamorate
della pallavolo per farsi distrarre da qualche inopportuno
sentimentalismo, oppure le persone innamorate della vita e di tutto
ciò che li faceva sentire… beh, vivi.
I
primi erano gente come Hinata, Kageyama, Oikawa, l’assudo ex
capitano dell’Aoba Josai, che vivevano di pallavolo e in
funzione
di essa, saltando di palo in frasca (o
letto in letto)
per
trascorrere il tempo tra una partita e l’altra. Tutti erano
più o
meno amici e conoscenti e non si facevano grossi problemi a darsi una
mano: sia quando c’era bisogno di farsi spronare, sia quando
c’era
bisogno di sfogare gli ormoni che da adolescenti non avevano
ascoltato e che ora si erano riproposti più ingombranti che
mai,
complice l’età adulta che offriva tutte quelle
libertà precluse
agli adolescenti. Essere adulti però non li rendeva
più maturi, ma
solo dei ragazzini repressi con più soldi e più
libertà a
disposizione. Un
cocktail decisamente pericoloso.
Poi
c’erano quelli come Daichi e Suga, che erano una coppia
sposata
ancor prima che loro stessi sapessero di essere una coppia (il resto
della squadra non si era minimamente stupita, neanche quei due
stramboidi di Hinata e Kageyama che avevano un pallone Molten al
posto del cervello). O ancora Tanaka - che aveva sempre avuto una
cotta per nulla segreta per Kyoko e che alla fine era -
inspiegabilmente - riuscito a conquistarla e addirittura sposarla.
Anche Yamaguchi - probabilmente il suo unico e vero amico che lui
stesso riconosceva come tale, l’unico che era riuscito ad
avvicinarlo (prendendolo soprattutto per sfinimento) - e la sua cotta
per Yachi l’avevano reso una persona normale e rispettabile.
Poi
c’erano quelle creature ibride come Bokuto che da che
l’aveva
conosciuto era dipendente da solo due cose: la pallavolo e Akaashi e
alla fine era riuscito ad avere sempre entrambi - sia al liceo sia
successivamente, nonostante l’alzatore non avesse mai
intrapreso
una carriera sportiva.
Kozume,
il sociopatico alzatore del Nekoma, genio
e gamer al
limite del patologico che aveva fatto a sua volta della sua
dipendenza il suo - ben remunerato - lavoro. Per non parlare del
fatto che non era mai riuscito a capire come uno come lui fosse da
tutta la vita (o quasi) il migliore amico di colui
l’aveva
costretto a rimuginare sull’inutilità delle
relazioni
interpersonali dopo che era riuscito ad avvicinarlo dopo la partita
degli MSBY contro gli Adlers e incastrarlo in un’uscita
serale, in
nome dei vecchi tempi, con il gruppo originario della palestra #3.
Evidentemente
era vero il detto che gli estroversi non fanno amicizia con gli
introversi, loro li adottano. E pensando ad Akaashi, Kozume, Kyoko,
Asahi (che era stato letteralmente fagocitato dall’entusiasmo
di
Nishinoya) e non ultimo se stesso, tutti loro erano stati adottati
dall’estroverso di turno. Così ora lui e Akaashi
erano seduti
l’uno di fronte all’altro con un Bokuto che stava
letteralmente
bubolando
sul
collo del suo ex alzatore, sussurrando cose che stavano facendo
diventare il suddetto alzatore dello stesso colore della divisa del
Nekoma. Il tutto mentre lui stava cercando di tenere a bada un Kuroo
un po’ troppo entusiasta della partita a cui avevano appena
assistito e che stava blaterando a vanvera su quanto fossero
cresciuti i suoi pennuti e di come un pulcino di corvo fosse
diventato un ranocchio.
“Kuroo-san,
non è nemmeno originale come battuta” gli fece
notare Tsukishima
mentre l’altro gli versava dell’altro sake.
“Se
lo baci magari diventa un principe” disse improvvisamente
Bokuto,
allontanando il viso dal collo di Akaashi giusto il tempo di essere
inopportuno come solo lui riusciva. E dire che nessuno poteva dirsi
neanche lontanamente brillo per giustificare quelle
assurdità.
C’era
una ragione ben specifica se alla fine aveva scelto - senza smettere
per un secondo di amarlo - un lavoro dove passava la maggior parte
del tempo a studiare e analizzare animali estinti da sessantacinque
milioni di anni.
“I
ranocchi però sono anfibi Tsukki, non va bene.”
“Avresti
dovuto giocare per la Nohebi, almeno i serpenti sono rettili”
si
accodò Bokuto a quella dissertazione faunistica.
“Sono
stato un corvo per tre anni, è ampiamente risaputo che ci
sono meno
differenze tra un pterodattilo e una gallina che tra un tirannosauro
e una lucertola.”
Gli
altri tre rimasero in silenzio e Tsukishima emise un sospiro
affranto.
“Che
razza di nerd” ridacchiò Kuroo.
“Da
che pulpito… ripetimi qual è il tuo manga
preferito, Senku?!”
Kuroo
tossì leggermente, e non perché gli era andato di
traverso il sake.
“Ok,
mi è sempre piaciuta la scienza” ammise il moro
avvicinandosi
leggermente a Tsukishima “Mi sorprende che dopo tutti questi
anni
ancora te lo ricordi visto che l’ultima e unica volta che ne
ho
parlato è stato quando abbiamo fatto quella serie di
amichevoli un
paio di anni fa con i pochi di noi rimasti con i piedi per terra e
che avevano ancora voglia di giocare. Non ti facevo così
attento e
interessato Tsukki…” mormorò
Kuroo melifluo.
“Mi
sono laureato in paleontologia, ho imparato e ricordo dati, nomi e
date di ogni tipo. Ricordarsi il nome di un manga è una cosa
elementare" spiegò il biondo nascondendo il viso dietro la
mano
che reggeva la tazzina di sake. Per quanto fosse uno shonen
abbastanza sciocco e al limite dell’assurdo,a casa custodiva
gelosamente i primi numeri di Dr. Stone che aveva acquistato poco
dopo aver sentito Kuroo parlarne con entusiasmo. Ma
l’aveva fatto in nome della scienza.
Questo
però non gli permise di sfuggire dallo sguardo indagatore
dell’altro, che sembrava assai poco convinto, ma anche
piuttosto
compiaciuto, dalle sue parole.
“Signori…
Vi ringraziamo per la compagnia, ma io e Akaashi ce ne torniamo a
casa!” saltò su improvvisamente Bokuto, anche se
alla vista non
sembrava minimamente stanco.
“Io
devo finire di revisionare l’ultimo capitolo di Boku no Hero
Academia. Siamo all’arco finale e la situazione è
estremamente
delicata.”
“Ti
prego, dimmi cosa succede!” lo implorò Kuroo
“L’attesa mi sta
uccidendo!”
“Tsk,
non racconta mai nulla neanche a me, te ne rendi conto?! Figurati se
lo dice a te!”
“Mi
toccherà farmi raccontare la storia succulenta di qualche
fossile…”
disse il moro mettendo un braccio intorno alle spalle di Tsukishima
che si strozzò con quel poco sake che stava bevendo.
Non
riuscì nemmeno a sentire le voci dei due ex giocatori della
Fukurodani, troppo stordito dalla voce di Kuroo e dalla sensazione -
spiacevole, ma nemmeno più di tanto - del braccio
dell’altro sull
sue spalle.
“Kuroo-san”
disse Tsukishima cercando di scostarsi da quel contatto non richiesto
“Non sei minimamente ubriaco da non sapere quello che stai
facendo.”
“Sono
perfettamente padrone di me stesso” rispose Kuroo spostando
il
braccio come richiesto dall’altro ma guardandolo seriamente
negli
occhi mentre il biondo poggiava la ceramica che conteneva il sake -
oramai finito - sul tavolino di fronte a loro.
“Lo
sei mai davvero stato, Kuroo-san?”
“Così
mi ferisci Tsukki!” ribatté il moro con un tono
che aveva un che
di melodrammatico.
“L’intento
era quello” rispose Tsukishima rendendosi conto che
però l’altro
non sembrava essersi scandalizzato od offeso dalle sue parole, cosa
che capitava abbastanza di rado.
“I
tuoi amici devono avere una corazza che neanche uno stegosauro o un
triceratopo…”
“La
smetti di citare nomi di dinosauri a caso?”
“Cosa
devo fare per farmi prendere in considerazione? La pallavolo non
funziona - eppure qualcosa devo averti lasciato, altrimenti non
giocheresti nei Sendai Frogs e ti posso garantire che, se volessi,
potresti giocare assieme a Bokuto senza problemi.”
“Ma
per favore! Non riuscivo a giocare con Bokuto quando ce
l’avevamo
come avversario durante gli allenamenti congiunti, figurati in
squadra insieme…” iniziò a dire
Tsukishima prima di
metabolizzare le parole dell’altro “E poi tu cosa
ne sai di come
gioco?”
Kuroo
fece un sorriso sghembo.
“Beh,
lo sai cosa faccio per lavoro. Potrebbe essere che mi sia capitato di
passare per la tua zona ed essermi soffermato a guardare qualche
vostro allenamento. O partita. O anche più di una.”
Tsukishima
spinse gli occhiali sul naso e l’unica cosa che
riuscì a dire fu
semplicemente: perché?
Kuroo
alzò le spalle.
“Ti
ho sempre considerato un mio apprendista” si
limitò a rispondere
con un'espressione indecifrabile.
“Grazie
Kuroo-Wan-Kenobi.”
“Tsuuuukkiiiii!
Così però non vale!”
Il
problema della relazione interpersonali era proprio questo, che a
volte bastava un commento, un sorriso, una citazione per gettare alle
ortiche anni di equilibrio mentale raggiunto a suon di frustrazione,
rabbia e invidia nei confronti di coloro a cui bastava schioccare le
dita per ottenere quello che volevano, mentre per lui il suo
carattere si era rinchiuso dietro una corazza sempre più
dura e
impenetrabile in modo tale da diventare immune a quello che lo
circondava, disinteressandosi dagli altri e da tutto quello che
sembrava interessare la massa. E ora Kuroo, il suo senpai (o Maestro
Jedi) era seduto accanto a lui a fare battute stupide citando nomi di
dinosauri a caso nella speranza di strappargli un sorriso… e
Tsukishima non sapeva cosa pensare. E nemmeno cosa volere.
“Usciamo
di qui?” domandò Kuroo “Così
se vuoi puoi tornare in albergo…”
Il
biondo annuì e dopo che entrambi ebbero pagato la propria
parte,
rivolsero un leggero inchino al gestore del piccolo locale e
uscirono.
“Quindi…
da parte è il tuo albergo?” chiese Kuroo
rassegnato al fatto che
fosse giunto il momento di salutarsi. Tsukishima sospirò.
“Contavo
di tornare a Miyagi dopo la partita con il primo treno che sarei
riuscito a prendere.”
Kuroo
sbatté le palpebre per poi sorridere mellifluo.
“Se
volevi venire a casa mia bastava dirlo.”
“In
realtà siete tu e Bokuto che avete trascinato me e Akaashi
qui…
anche se immagino che per Akaashi non sia stato un problema seguire
Bokuto.”
“Per
lui non lo è mai stato e dubito lo sarà mai.
Anche se ancora
continuo a chiedermi come facciano a funzionare quei due insieme,
sono comunque perfetti.”
Il
biondo non disse nulla ma in effetti non poteva che essere
d’accordo.
“E’
un problema?”
“Cosa?”
“Posso
offrirti un tetto sopra la testa e un divano su cui dormire. Potrei
offrirti anche un materasso, ma ho paura a farti un’offerta
che non
potresti rifiutare” disse il moro cercando di metterla sul
ridere.
Tsukishima
si morse un labbro nervosamente.
“Fai
strada… un tetto sopra la testa lo accetto
volentieri.”
“E
il materasso?”
Tsukishima
scosse la testa.
Kuroo
era l’esatta metà di quello che erano tutti gli
sbandati che
facevano parte del suo mondo: amava alla follia la pallavolo ed era
riuscito a fare di essa il suo lavoro, ma da dietro le quinte, in
modo tale che se avesse voluto, avrebbe potuto diventare una persona
qualunque e vivere come tranquillamente come molti degli ex giocatori
del liceo facevano. Kuroo era riuscito a trovare un equilibrio
perfetto tra le sue passioni e, per quanto Tsukishima continuasse a
negarlo, in fondo anche lui aveva fatto lo stesso. Lavorava con i
suoi amati dinosauri e nel tempo libero giocava a pallavolo per i
Frogs. In un modo o nell’altro erano riusciti entrambi a
trovare un
equilibrio perfetto.
“Magari
anche quello…” mormorò il biondo, certo
che comunque l’altro
l’avesse sentito chiaramente.
Nessuno
dei due disse più nulla. Non serviva. Si diressero in
silenzio verso
casa di Kuroo.
In
fondo le relazioni interpersonali erano sopravvalutate, ma in fondo,
vantaggi e svantaggi ora pareggiavano due set a due.
Chissà
chi avrebbe vinto il quinto e ultimo set…
Note
dell’autrice:
Esordio
nel fandom con una oneshot che si è scritta nella mia mente
da sola
una sera mentre tornavo a casa da lavoro a piedi. Volevo maneggiare
un attimo questi personaggi e capire come muoverli.
Ci
sono un po’ di citazioni (Dr, Stone, My Hero Academia, Star
Wars),
qualche libertà narrativa ma di base volevo Tsukki
insofferente dei
rapporti umani disposto a fare però qualche eccezione.
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