3
Capitolo
3 —
“Si vis pacem para bellum”
L'ala
spezzata era uno dei più vecchi
pub di Nocturn Alley. La clientela era la più strana e variegata mai
vista: ricettatori, piccoli criminali fra cui il vecchio Mundungus
Fletcher, vampiri, avventori, goblin e folletti, persino demoni ed
impuri; senza contare misteriosi individui dal volto nascosto, ma
dietro i quali si celavano “rispettabilissimi”
membri del Ministero e della comunità magica. Ma forse la stranezza
del vecchio pub risiedeva proprio nel suo proprietario, Donovan
Lennox.
Don
– come veniva conosciuto e chiamato dai suoi clienti abituali –
sembrava apparso dal nulla, proprio come il suo locale e nessuno
conosceva le sue origini. Il fatto che da tempo immemore il suo
aspetto rimanesse quello di un aitante quarantenne aveva fatto
crescere attorno la sua figura le più disparate leggende e miti: si
vociferava che fosse uscito direttamente dagli Inferi, altri
vaneggiavano che fosse in realtà un demone senza clan, mentre
l'ipotesi più gettonata era che fosse un vampiro. Donovan Lennox a
queste voci non smentiva ne confermava, e anzi sentire quelle dicerie
sul suo conto lo divertiva e contribuiva ad accrescere il fascino e
la fama del suo pub.
La
sera era calata da diverse ore su Nocturn Alley quando la porta
massiccia e cigolante de “L'ala spezzata” si aprì lasciando che,
per un momento, la vivida e chiara luce lunare inondasse l'ambiente
solitamente cupo.
La
figura che entrò indossava un mantello pregiato e calato sul volto
un ampio cappuccio che lo rendeva irriconoscibile, si muoveva con una
certa disinvoltura e si diresse subito su uno degli sgabelli
squadrati difronte al bancone in legno d'ebano tirato a lucido.
L'ambiente
del locale era ampio ma dal basso soffitto con travi in legno a vista
color ambra, la luce era soffusa e data dai sparuti candelabri in
cristallo scuro appesi al soffitto – opera dei folletti – il
bancone era largo, a ferro di cavallo e posto al centro del pub, con
alti sgabelli lungo i quattro lati, dietro un grande caminetto in
pietra perennemente accesso e i tavoli anch'essi in ebano erano
disseminati nel resto della stanza sul pavimento in cotto. Se poi uno
cercava un po' di privacy, il pub aveva delle piccole salette private
al piano superiore, con drappi color ottanio alle pareti, dove si
svolgevano loschi affari e partite a poker con personaggi poco
raccomandabili. Il suo proprietario, nonostante la clientela di
malfamati, teneva maniacalmente alla pulizia e all'ordine: guai a
creare confusione o risse.
Non
appena la figura incappucciata si sedette, Don fece la sua comparsa
dall'altro lato del bancone. Era un uomo alto e affascinante, con
capelli folti e mossi castano scuro, occhi intensi e rapaci protetti
– come sempre – da un paio di occhiali dalla sottile montatura
d'oro e lenti sfumate gialle. Indossava una camicia bianca
dall'aspetto pulito con le maniche tirate su fino ai gomiti che
lasciavano intravedere molti tatuaggi dall'aspetto intricato: alcuni
parevano rune celtiche, altri simboli mitologici nordici, altri
ancora arabi.
«Non
mi aspettavo di vederti così presto, Draco.» disse Don a mo'
di saluto; la sua voce era sempre calda e vellutata. Aveva
immediatamente riconosciuto il ragazzo; lui riconosceva sempre tutti
e sapeva sempre tutto anche quali loschi affari venivano trattati nel
suo pub, nulla gli sfuggiva.
Il
giovane si tolse lentamente il cappuccio, visto che in quel momento
il locale in quella serata estiva era poco frequentato: infatti
c'erano solo una vampira dall'aria malconcia, un paio di avventori e
un ricettatore che parlava fitto con un possibile cliente.
«Don,
non ti emozionare. Non è che io sia esaltato di trovarmi qui»
replicò l'ex Slytherin con aria a metà fra l'annoiato e lo
scocciato.
«Cosa
ti porto?» chiese l'altro con un ghigno ferino.
«Whisky
Incendiario doppio, grazie»
«Non
ti preoccupa il tuo fegato, giovane?» Draco gli riservò un'occhiata
di sufficienza; «Cos'altro posso servirti?»
«Informazioni.»
disse semplicemente il biondo e Don questa volta sorrise. Era qui per
quel
motivo. Ovviamente. Come quasi metà della sua clientela, a volte gli
Auror stessi venivano a chiedergli informazioni e dritte; d'altronde
il suo locale era terreno fertile per nuovi criminali e losche
attività, non che a lui interessasse, ma le autorità erano disposte
a pagare bene quando erano in crisi e non sapevano più dove sbattere
la testa. Mezzo dipartimento Auror gli doveva dei favori per le sue
dritte solitamente azzeccate.
«Capisco...»
disse meditabondo mentre gli serviva il suo drink; «Così la
Corporazione ti manda ancora a fare il lavoro sporco?»
osservò divertito il proprietario, mentre il ragazzo non fece una
piega. Non gli piaceva essere definito direttamente o indirettamente
spia, detestava ciò che era diventato, ma questo faceva per
pagarsi la libertà sua e della madre.
«Allora
mi puoi essere utile o sto qui a perdere tempo?».
«Ehi.
Porta rispetto ragazzo, sbaglio o le informazioni sul traffico di
Veela erano esatte? Tu dimmi quello che ti serve e io vedrò se ho
qualcosa per te...»
Draco
iniziò a parlare piano, distrattamente lo sguardo rivolto al
bicchiere di caldo liquore che aveva in mano, così da non attirare
l'attenzione anche se il pub era mezzo vuoto.
«Necromanti.
Ne è stato trovato uno morto in Russia qualche giorno fa... E non
era il primo, mi chiedono di scoprire se qui è venuto qualcuno che
potesse essere interessato o qualche traccia che possa aiutare gli
Auror» Don fece vagare il suo sguardo scuro fra i pochi clienti che
c'erano a quell'ora, in estate i loschi affari languivano o quasi,
intanto il suo cervello lavorava frenetico.
«Il
nome di questo tizio?»
«Cavendish».
Il
barista sgranò gli occhi sorpreso ed erano poche le cose che
riuscivano a sorprenderlo.
«Qualcuno
ha ammazzato un Cavendish? Doveva essere in guai seri... Però ora
che ci penso c'è qualcuno che è venuto a chiedere informazioni.»
«Chi?»
«Incredibile
ma vero ma non li conoscevo. Erano in due: un tipo prestante col
volto celato, si capiva che era straniero anche se il suo inglese era
pressoché perfetto, ma si sentiva una lieve inflessione tipica di
chi viene dall'Europa dell'est... Russia, Repubblica Ceca quei paesi
lì, sembrava interessato agli studi magici sull'evocazione e così
fra una frase e l'altra sono venuti fuori i Necromanti e che i
Cavendish erano la famiglia più potente in circolazione... Purtroppo
non gli ho visto il viso, ma posso dirti che era giovane, posso quasi
azzardare che aveva la tua età, la seconda era beh incantevole ed
Ibrida – Draco levò un sopracciglio verso l'alto – mezza sirena
sicuro, alta, pelle esangue quanto quella di un vampiro – ragazzo –
e occhi gialli. Lei non ha aperto bocca e si è limitata ad appendere
un volantino lì sulla bacheca»
«Con
chi ha parlato il tizio incappucciato?»
«Un
cliente abituale, un ex professore di Storia della Magia ormai in
pensione, un porco a cui piace fissare la mia cameriera...»
«Quando
lo posso trovare questo maiale?» chiese il biondo senza battere
ciglio.
«Passa
tra una settimana sul tardi, ha una partita a poker in programma».
«D'accordo
e invece quel volantino?», Don gli fece un cenno col capo e lui si
mosse verso la bacheca, trovò immediatamente la pergamena che
cercava: inchiostro nero su carta rossa e un simbolo.
“Secondo
Ordine”, che cazzo sarebbe?
—
Le
risate aleggiavano nella piccola e calda cucina dei Lupin; Harry
aveva le lacrime agli occhi mentre Tonks, metamorfosando il proprio
volto, gli narrava aneddoti su vecchie missioni con la sua squadra,
accanto a lei Remus ridacchiava e l'avvenente Fleur Weasley
sorseggiava divertita il suo calice di vino. Delphini e Victoire si
premevano le mani sulla bocca per non scoppiare, mentre Teddy
osservava la madre con occhi luccicanti.
«Possiamo
andare a giocare, papi?» chiese poi il bambino nuovamente
impaziente. Remus gli fece un cenno col capo e le tre pesti presero
il volo.
«Allora
quando torna Bill?», chiese Harry riprendendosi dal riso.
«Oh
fra un paio di jorni, Harrì». Con l'arrivo di
Delphini i rapporti con Fleur e Bill si erano fatti più intensi,
Delphini si era legata fin da subito a Victoire – vista l'età
simile – e con Teddy formavano un inossidabile trio di adorabili
pesti, se poi si aggiungeva quel piccolo tornado di Fred Jr., erano
da mani nei capelli. Serate come quelle erano un appuntamento fisso e
visto il lavoro di ognuno spesso i tre bambini si ritrovavano a fare
pigiama party da una delle tre famiglie – a volte anche
direttamente alla Tana – con cadenza molto più frequente di quelle
cene.
«Piuttosto
non vedo l'ora che quei trois vadano ad Hogwarts! Pronto a
ricominciore Remus?» chiese la bionda con un caldo sorriso,
«Qualcosa non va?» domandò a quel punto l'auror notando una velata
mestizia negli occhi dell'uomo.
Tonks
con premura poggiò la mano su quella del marito e si rivolse agli
altri due:
«Ieri
siamo andati al funerale di Percival Cavendish—».
«La
figlia è mia alunna, Mikayla» aggiunse Remus con un sospiro.
«Figlia
unica?» chiese Harry mentre un un groviglio di sensazioni poco
piacevoli si annodava sul fondo dello stomaco, il licantropo annuì.
«Possiede
una gran forza d'animo quella ragazza, purtroppo il padre era il
perno della famiglia, veniva sempre ai colloqui era una persona molto
piacevole e interessata. La madre è cagionevole di salute, molto
fragile» spiegò pacato e meditabondo.
«Di
che casa fa parte?»
«Slytherin».
«Hanno
la pelle dura» mormorò Harry sorridendo appena, facendo aprire
anche il professore ad un mesto sorriso.
Improvvisamente
una luce argentea schizzò nella casa e, dopo aver fatto il giro dei
commensali, si arrestò proprio davanti l'auror. Harry riconobbe
immediatamente il Patronus di Anthony, un'elegante volpe.
«Dimmi
tutto Stein!»
«Ci
sono dei disordini nei pressi della Gringott, sembra siano coinvolti
più parti, maghi e Ibridi. Ci chiedono di intervenire per sedare la
folla. Io e Ron siamo al Ministero, ho avvisato anche Cy, ci
raggiunge sul posto».
«Bene.
Arrivo» fu la laconica risposta. Harry osservò gli amici e con lo
sguardo si scusò.
«Tonks,
Remus Del potrebbe—?»
«Non
hai nemmeno da chiedere!» lo rassicurò il professore alzandosi con
lui e accompagnandolo alla porta, mentre Tonks e Fleur si scambiarono
sguardi preoccupati.
«Harry?
Dove vai?» la voce di Delphini lo raggiunse all'orecchio come un
pigolio triste.
«Ehi
scimmietta, purtroppo devo andare è...»
«Lavoro»
sbuffò la piccola, il moro sospirò e se la strinse brevemente al
petto tanto forte che la bambina gemette, ma si aggrappò ancora di
più al suo pastrano.
«Harry
stai attento. Chiama appena puoi» disse Tonks osservandolo seria.
Non
appena fu uscito da casa Lupin, Harry si smaterializzò per
raggiungere la sua squadra.
Harry
e la sua squadra giunsero sul luogo della sommossa insieme alla
squadra Alnair capitanata da Berenice Hastings e una terza, la
Sextans, guidata da un auror veterano: Evan Ledger.
Un
gran confusione di corpi, urla e incantesimi aveva completamente
invaso il piazzale davanti alla Gringott.
Ledger
informò rapidamente le due squadre più giovani che quella che
doveva essere una manifestazione pacifica e autorizzata si era
tramutata rapidamente in una guerriglia. Gli auror furono costretti
ad alzare scudi protettivi perché incantesimi di rimbalzo volavano
in tutte le direzioni.
«Regole
d'ingaggio?» chiese Harry.
«Separiamo
i due fronti, fermiamo gli organizzatori della manifestazione per
interrogarli. La squadra Alnair si occuperà dei feriti coordinandosi
con il reparto emergenze del San Mungo. Signori, signore il nostro
compito è sedare la folla, incantesimi offensivi solo in caso di
difesa estrema, niente violenza gratuita. Evitiamo in tutti i modi di
buttare benzina sul fuoco» chiarì Ledger scrutandoli con sguardo
eloquente.
Harry
annuì e si voltò verso i suoi compagni, guardando Ron con
attenzione.
«Di
cosa dobbiamo tenere conto?» gli chiese.
«Per
i maghi non ci sono problemi, ma con gli Ibridi è diverso –
rispose prontamente Ron in quanto ricopriva la posizione di stratega
all'interno della squadra –
resistono a diversi incantesimi offensivi, quindi potremmo essere
costretti a magie di un certo livello, ma questo sarebbe esattamente
buttare benzina sul fuoco, meglio—»
«Magia
vecchia scuola?» replicò Harry.
«Più
rapida e indolore» concordò Ron; tutti e tre si girarono verso
Tracey, che nel mentre aveva già tirato fuori la bacchetta e la
teneva come fosse un pennino;
«Rune
di contenimento?» domandò sapendo già la risposta.
«Vai».
L'operazione
degli Auror fu lenta ma accurata, impiegarono diverso tempo ma non ci
furono incidenti anche se quando portarono via gli organizzatori
della manifestazione questi strepitavano di essere vittime di
ingiustizie, rifiutandosi di tacere... Ne sarebbe uscito un articolo
coi fiocchi sulla Gazzetta dell'indomani.
Al
riparo dall'epicentro della rivolta, un'elegante figura femminile
osservava quanto si stava svolgendo con avida attenzione, i suoi
occhi topazio così come le sue labbra vermiglie sorrisero di
soddisfazione. “E così è
cominciata”.
—
Levi
Graves venne fatto accomodare in una delle salette per
l'interrogatorio. Stizzito si scostò i folti capelli argentei dagli
occhi, il suo giovane viso era adombrato dallo sdegno.
«Dunque,
vediamo un po': Levi Graves – lesse dal fascicolo il capitano
Ledger – diciannove anni, padre inglese, madre – esitò –
Veela.» ricevette un grugnito in risposta «Ha frequentato
Koldovstoretz! Uscito con il massimo dei voti e sei tornato qui in
Inghilterra da poco più di cinque mesi. Dico bene?».
«Con
quali accuse mi tenete qui?» mormorò altero il giovane. Evan Ledger
si scambiò una rapida occhiata con il suo compagno di squadra ed
entrambi si accomodarono di fronte al manifestante.
«Qui
nessuno ti tiene prigioniero, non sei in stato d'arresto. Vogliamo
solo capire cosa è successo» il tono del capitano della Sextans era
calmo, naturalmente canzonatorio ma senza essere fastidioso.
«Volete
farmi credere di non essere al soldo di quei maledetti folletti!?»
il tono di Graves era invece ombroso e raschiato dal risentimento.
«Da
che io sappia non sono loro a staccarmi l'assegno a fine mese, –
rispose cercando di alleggerire l'atmosfera e così il sentire del
ragazzo – sono loro quindi il problema?».
«Le
loro stramaledette regole! Chiedono lo stato di sangue per gli
Ibridi, è barbaro! Sono dei cazzo di folletti loro e chiedono
a noi di provare di meritare di essere lì! Noi abbiamo gli stessi
diritti di tutti gli altri maghi!» disse con voce livida e bassa.
«Non
ha torto» commentò pacato Harry, assistendo, attraverso il vetro,
all'interrogatorio di Levi Graves.
«Hai
sentito come ha pronunciato “folletti”?» replicò svagato
Anthony mentre puliva con cura la propria bacchetta.
«Quella
è rabbia – l'altro sollevò le iridi blu – e qualcos'altro sì.»,
il suo sguardo si fece meditabondo.
«C'è
sempre un altro,
così cerchiamo di preservare noi stessi» riprese Anthony
stringendosi nelle spalle.
«...anche
Voi-sapete-chi usava questa oscenità! Non vedete l'assurdità!?»
stava urlando nel mentre Levi dall'altro lato del vetro. Harry
sussultò appena, Stein se ne accorse immediatamente e gli posò
amichevolmente una mano sulla spalla della divisa impolverata.
«Tutto
okay?» chiese gentilmente. Il suo capitano gli sorrise appena, poi
si massaggiò la radice del naso e annuì.
«Sì...
non è per me, lo sai».
Anthony
sorrise e annuì di rimando.
«Vado
a vedere se Ron e Tracey hanno concluso quel rapporto, così ce ne
possiamo andare a casa».
«Un'ultima
domanda Graves, - lo interruppe Edwin Farley, auror veterano e
secondo di Ledeger – abbiamo trovato diversi di questi volantini
fra le borse tue e dei tuoi compagni. Cos'è il Secondo Ordine?»
—
Sibeal
Thorne si asciugò distrattamente i capelli corti e biondissimi,
faceva distrattamente tutto ciò che non riguardasse il suo lavoro,
le sue priorità le erano ben note. In quel momento la sua attenzione
era rivolta ad un plico di pergamene a cui aveva appena tolto il
sigillo.
«Cattive
notizie Sibil?».
Evan
Ledger uscì dal bagno avvolto in un accappatoio scuro, i corti
capelli ormai più brizzolati che biondi gocciolanti; si accostò
alla donna afferrandola dolcemente per i fianchi. Che i due stessero
assieme non era un mistero, ma pochi all'interno dell'ufficio auror
ne erano a conoscenza, data la riservatezza della prima e il rispetto
del secondo.
«Come
hai detto che si chiama questa fantomatica organizzazione
parapolitica di cui fa parte Levi Graves?» chiese ignorando
bellamente i tentativi del compagno di darle del “conforto fisico”.
Evan sorrise divertito per il fallimento dei suoi intenti amorosi e
così assecondò la curiosità del proprio capo in comando.
«Secondo
Ordine. Perchè?».
«Perché
Rosier mi ha appena inviato un rapporto di sessanta centimetri di
pergamena su questo Secondo Ordine».
«Dimmi
che non dobbiamo preoccuparci.»; ma dalle iridi adombrate della
donna Evan lesse che a quanto pare quella faccenda era ben lungi
dall'essere chiusa.
Therese
Travers
Theodore Nott
______________________________________________________________________________________________
Eccoci
qui, in questo terzo capitolo come potete vedere qualcosa inizia a
muoversi, i pezzi piano piano cominciano a posizionarsi sulla
scacchiera, che sarà abbastanza piena!
Spero che oltre ai canonici personaggi anche i miei OC vi possano
piacere. Io ringrazio tutti coloro che hanno inserito questa ff fra i
preferiti, i seguiti e ovviamente anche chi ha recensito, spero di
conoscere presto la vostra opinione riguardo questo nuovo capitolo, nel
mentre io vi auguro un buon proseguimento d'estate!
A presto!
|