Sognosveglia o son desta?
Direi che
è superfluo
dire che questi personaggi non mi appartengono, ma sono
proprietà di J.K. Rowling e questa storia è stata
scritta
senza alcuno scopo di lucro'.
Sognosveglia
o son desta?
Hermione richiuse piano la porta del dormitorio femminile dietro di
sé e si lasciò vincere dalla stanchezza.
Era una splendida giornata di maggio e il sole splendeva caldo nel
primissimo pomeriggio di Hogwarts. Gli esami erano ormai finiti per
tutti e la maggior parte degli studenti era fuori a godersi le
temperature piacevoli e il meritato riposo prima degli esiti.
Quella mattina c’era stato l’esame di Antiche Rune,
l’ultimo M.A.G.O. previsto, per quei pochi che avevano scelto
di
portare avanti la materia fino in fondo. Il compito era stato lungo e
complicato e dopo aver spizzicato qualcosa a pranzo, l’unica
cosa
che sognava Hermione era sdraiarsi e dormire. Fra la stanchezza e il
caldo era letteralmente distrutta.
Raggiunse lentamente il proprio letto dalla parte opposta della stanza,
lasciò cadere la borsa con i libri insieme alla tunica e si
tolse il maglione, gettandolo in terra. Togliere i collant non era
bastato per non patire l’aumento della temperatura; la sua
camicia era fradicia di sudore. Si sfilò la cravatta e le
scarpe
e crollò con la testa sul cuscino.
Come se non bastasse, la cervicale la stava distruggendo: le fitte
partivano dalla tempia destra, scendevano alla mandibola e poi
giù per il collo fino alla spalla. Tutta colpa della
tensione,
quando le mollavano i nervi, come dopo un esame stressante, quelle
erano le conseguenze, ormai lo sapeva. Anche se questo non voleva dire
che non sentisse male. Tutto quello di cui aveva bisogno era riposare
ed era certa che con quel bel sole che entrava dalla finestra le sue
compagne di dormitorio non l’avrebbero disturbata per un
po’. O almeno era quello che sperava.
Ma ogni volta che provava a chiudere gli occhi, la sua mente si
affollava di soluzioni diverse alle versioni che aveva dovuto tradurre,
migliorie e rune si susseguivano senza darle tregua.
Hermione sospirò, passandosi stancamente una mano sul viso.
- Io voglio solo dormire un po’... - sbuffò,
aprendo gli occhi.
Si guardò intorno in cerca di una soluzione, quando vide il
cassetto del comodino leggermente aperto. Forse...
Allungò una mano, rimanendo sdraiata e dopo aver rovistato
un
po’ alla cieca tirò fuori una boccetta trasparente
con il
tappo fucsia. “Sognisvegli brevettati” Weasley.
Quella
fiala avrà avuto almeno un anno e mezzo, da quando i gemelli
gliene avevano regalata una, e per quel che ne sapeva poteva essere
andata a male ormai. Però l’idea non era malvagia.
Certo
la loro funzione era appunto quella di simulare un sogno a occhi
aperti, ma il principio di base era che distraeva la mente ed era
proprio quello di cui aveva bisogno in quel momento. Così
avrebbe potuto rilassare il cervello al punto da convincerlo a mollare
la presa sulle rune e lasciarla finalmente dormire in pace per un paio
d’ore almeno. Si rigirò la boccetta fra le dita
ancora per
qualche istante, titubante sull’effetto che avrebbe potuto
avere
su di lei. Poi però una fitta lungo il collo la convinse che
male non avrebbe potuto farle; dopotutto gli incantesimi e le pozioni
non andavano esattamente a male.
Svitò il tappo e bevve l’intero contenuto,
lasciando
ricadere la fiala sul letto, accanto a lei. Poi chiuse gli occhi e
aspettò che l’effetto di piacevolezza le
distendesse le
tensioni a sufficienza per farla addormentare. E anche se in qualche
modo si fosse persa il sogno a occhi aperti previsto, se ne sarebbe
fatta volentieri una ragione pur di dormire un po’.
Avrebbe potuto giurare di aver chiuso gli occhi da meno di un minuto
quando il rumore di qualcuno che bussava alla porta le
rimbombò
diritto nel cervello tramite la propria cervicale.
- Ma che diavolo..? -
- Hermione? - sentì chiamare dall’esterno del
dormitorio.
- Sì, avanti... - rispose scocciata, cercando di non alzare
troppo il tono di voce per non peggiorare il mal di testa.
La maniglia scattò e la testa rossa di Ron fece capolino. -
Ciao, - le disse lui piano.
Hermione ci mise un po’ più del normale a mettere
a fuoco
che era il suo migliore amico; la mano corse istintivamente a
nascondere la boccetta di pozione, ma non riuscì a trovarla
da
nessuna parte.
- Oh, Ron. Cosa c’è, è successo
qualcosa? - chiese
alzandosi sui gomiti, corrucciando la fronte per lo sforzo che le
richiedeva sollevare la testa.
Lui entrò, richiudendosi piano la porta alle spalle. - Oh,
no.
No è tutto ok, solo, volevamo sapere come stavi, - le disse
avvicinandosi. - Sai, dopo l’esame ti abbiamo intravista
appena a
pranzo. Poi sei andata via e ci sembrava che non stessi troppo bene. -
Hermione, che si stava chiedendo come avesse fatto Ron a raggiungere il
dormitorio femminile ma era troppo mal ridotta per affrontare quella
conversazione, si lasciò ricadere sul cuscino. -
Sì, beh,
ho la cervicale che mi sta mangiando viva. Mi fa male dappertutto... -
sospirò passandosi una mano sulla fronte.
- Hai provato a metterci della pomata? - le chiese Ron, sedendosi al
fondo del letto.
Hermione scosse appena la testa. - Non ancora. Volevo aspettare a farlo
sta sera prima di andare a dormire, per lasciarla agire tutta la notte.
- Guardandolo, si accorse che lui era stato più furbo di lei
e
non aveva indossato il maglione della divisa sopra la camicia quel
pomeriggio.
- Dovresti metterci del caldo. Mia madre lo dice sempre. Ma niente
acqua calda o lana, il calore così diretto rischia solo di
farti
male. -
Hermione lo guardò sorpresa. - Davvero? E cosa dovrei usare?
- gli chiese perplessa, sorridendo.
Lui fece spallucce. - Beh, del sale caldo oppure qualcosa che veicoli
calore senza generarlo in modo aggressivo, come le mani, per esempio.
Dai, siediti, proviamo una cosa, - le disse iniziando a sfregarsi le
mani velocemente.
Lei si tirò a sedere, piegando il ginocchio sinistro per
stare
più comoda. - Che vuoi fare? - gli chiese ancora un
po’
intontita. Certo che quella boccetta non era servita a creare un sogno
a occhi aperti e nemmeno la stava aiutando a stendere i nervi. Doveva
essere andata a male, dopotutto.
- Vediamo se con il calore delle mani provi un po’ di
sollievo. Dove ti fa male? -
- A destra, - rispose, inclinando automaticamente la testa per
lasciargli spazio.
Ron le si avvicinò e le appoggiò una mano dietro
al collo
e una sul lato destro, dove gli aveva indicato lei. - Così. -
- Oh. - Hermione chiuse gli occhi per concentrarsi sul calore che
sentiva dalle mani di Ron. - Ci voleva, - sospirò.
- Vero che funziona? - le disse lui, spostandosi per assecondare i
movimenti del collo di lei, che cercava sollievo.
- Mmmm. Un po’ più verso la spalla... - si
sentì dire Hermione.
Ron tolse le mani e le sfregò nuovamente. - Beh, per la
spalla ho bisogno di slacciare un paio di questi.
Hermione si accorse che lui le stava slacciando due, tre, quattro
bottoni della camicetta e poi infilava le mani calde sotto la stoffa
per fermarsi fra il collo e la spalla. Le si mozzò il fiato
quando aprì gli occhi e vide che il reggiseno era ormai a
vista.
Alzò lo sguardo e pensò che prima non si era
accorta che
la camicia di Ron fosse leggermente aperta sotto la cravatta lasciata
morbida. Hermione richiuse gli occhi quando sentì lui
sfilare la
mano destra per cingerle la vita.
- Possiamo provare anche così, - le sussurrò lui,
prima di avvicinarsi e baciarle il collo.
Sulle prime non seppe come reagire. Ron, così, non lo aveva
mai
visto. Forse la fine degli esami aveva disteso almeno i suoi di nervi,
per convincerlo a fare una cosa del genere.
Lei assaporò la sensazione di calore che lui le lasciava a
ogni
bacio e portò indietro la testa per fargli spazio. Ron
continuò a scendere, portandole la camicetta oltre la spalla
e
facendo seguire anche la spallina del reggiseno. Quando Hermione
aprì gli occhi i loro sguardi si incrociarono per un momento
prima che lui la baciasse sulla bocca. Il bacio la travolse e lei
portò le mani dietro al collo di lui per avvicinarlo di
più a sé.
Al diavolo la cervicale, non sapeva nemmeno più come si
scriveva quella parola.
Ron le accarezzò la schiena e poi si sfilò la
cravatta e iniziò a sbottonarsi la camicia.
- Ti fa ancora male? - le chiese sottovoce, cercando di trattenere la
propria eccitazione alla vista di lei che si toglieva la camicetta.
Lei scosse la testa. - No, - rispose sospirando, le mani a toccare il
petto di lui.
Ron annuì. - Bene, - le disse sfilandosi in fretta le scarpe
e mettendosi poi sopra di lei.
Hermione gli fece scivolare la camicia oltre le spalle e
iniziò
ad accarezzargli avidamente la schiena, mentre lui passava dal baciarla
sulle labbra, al collo e iniziava a scendere sul suo seno. Quando lui
abbassò la stoffa per toccarla e baciarle i capezzoli, lei
portò una mano a toccarlo sopra ai pantaloni. A quel
contatto
Ron si lasciò sfuggire un gemito più forte degli
altri e
poi tornò a baciarla sulla bocca, abbassandosi fino a
strusciarsi su di lei.
- Hermione... - le sussurrò all’orecchio con
urgenza. Quel
sospiro la fece eccitare ancora di più e iniziò a
cercare
con le dita la cerniera dei pantaloni di Ron.
- Hermione... - le disse ancora lui.
- Sì..? - riuscì a rispondergli lei, la voce
mozzata dall’eccitazione.
Due forti colpi alla porta la riscossero.
Hermione si alzò di scatto sui gomiti, spaventata da quel
rumore improvviso.
Si guardò intorno confusa.
Nel dormitorio c’era solo lei.
Fece una piccola smorfia di delusione e si lasciò ricadere
sul
cuscino; una fitta di dolore le attraversò il viso. La
cervicale
c’era ancora. E anche la boccetta vuota sul letto.
Si era sognata tutto.
Beh non poteva di certo dire che i Sognisvegli non funzionassero.
Di nuovo due colpi alla porta la riscossero dai propri pensieri.
- Hermione? - sentì chiamare dall’esterno del
dormitorio.
- Sì, avanti... - rispose sorridendo.
E adesso chi mai poteva essere?
Quando lo vide, per poco non le prese un colpo. Sulla porta del
dormitorio c’era Ron, con la sua cravatta tenuta larga e in
maniche di camicia.
- Ciao, - le disse lui piano.
Oh, cacchio.
Era uno scherzo?
Hermione cercò di riprendersi. - Ron! Va... va tutto bene? -
riuscì a balbettare.
Nella sue mente si affollavano migliaia di pensieri diversi, nessuno
dei quali la stava aiutando a mantenere la calma. Possibile che
stesse... ricominciando tutto da capo?
Lui entrò, chiudendosi piano la porta alle spalle. Per la
seconda volta nel giro di mezzora.
- Oh, sì. È tutto a posto. Volevamo solo sapere
se stavi
bene. A pranzo ti abbiamo vista appena e quando sei andata via non
sembravi avere una gran bella cera. Ci siamo preoccupati, - le disse
avvicinandosi al letto.
Il cuore di Hermione batteva all’impazzata. Ok, forse questo
poteva essere un piccolo effetto indesiderato dovuto alla scadenza
della pozione, in fin dei conti. E se era così, beh, chi era
lei
per non approfittarne?
- Oh, sai, mi è venuto un terribile attacco di cervicale.
Sono
proprio distrutta. Mi fa male qualsiasi cosa... - esagerò
lei,
in tono supplichevole di un aiuto.
- Oh, mi dispiace. Ci hai già dato qualcosa? - le chiese
preoccupato Ron, che si era già seduto accanto a lei.
Lei sorrise appena. Anche perché la cervicale era
lì che
si faceva sentire sul serio. - Non ancora, stavo aspettando questa
sera, sai, così ha tutta la notte per agire. -
Lui annuì, sorridendo.
- Di un po’, - iniziò Hermione; questa volta
voleva
proprio togliersela la curiosità. - Come hai fatto a salire
nel
dormitorio femminile? -
Lui sembrò spiazzato da quella domanda. - Beh, io... A dire
la
verità non ne sono sicuro. Ho solo provato a salire i
gradini
e... non è successo nulla, perciò... - rispose
imbarazzato facendo spallucce.
Lei sorrise. Certo, classica risposta vaga per domande senza
spiegazione.
Poi lui la colse di sorpresa. - Allora... io vado. Ti lascio riposare
in pace, - le disse, accennando ad alzarsi. Hermione, spiazzata da
quella mossa, lo prese per una mano e lo fermò. Lui si
voltò a guardarla, perplesso.
- Aspetta! Tu... tu non conosci qualche altro rimedio per far passare
il dolore? - provò a chiedere lei per impedirgli di
andarsene.
Certo, essere nei panni di chi deve trovare l’escamotage
giusto
per mettere in moto le cose era molto più complicato di
quanto
pensasse.
Ron tentennò un momento, imbarazzato. - Beh, dovresti
provare a non pensarci. Ti devi distrarre. -
Lo sguardo speranzoso di Hermione si affievolì. Ma come,
tutto
qui? Urgeva correre ai ripari prima che le cose si dilungassero troppo,
questa volta. Si mise seduta, avvicinandosi di più a lui, e
poi
si sbottonò un po’ la camicetta.
Ron sembrava trattenere il fiato e la fissava senza sapere come
comportarsi. - Hermione che... che stai facendo? - le chiese,
deglutendo a fatica, sforzandosi di guardarla negli occhi.
Lei si sporse verso di lui fino ad arrivare a pochi millimetri dalla
sua bocca e gli sorrise maliziosa, accarezzandogli una coscia.
- Mi distraggo... - gli sussurrò prima di baciarlo con foga.
Lui rispose subito al bacio, stringendola a sé e iniziando
ad accarezzarle la schiena.
Poi un rumore di vetro che cadeva li distrasse entrambi.
Hermione si girò, rimettendosi a sedere, adocchiando la
fiala de
Sognisvegli per terra accanto al letto e le si mozzò il
fiato.
Nel sogno precedente non c’era traccia della fiala,
perciò
se ora era lì sul pavimento, questo voleva dire una sola
cosa.
Dal canto suo Ron, quando si accorse della boccetta vuota, si
paralizzò. Ecco perché lei si comportava in
maniera
così strana e adesso chissà come avrebbe reagito.
Non
sapeva di preciso cosa sarebbe successo, ma si preparò
psicologicamente per uno schiaffo e delle urla.
- ‘Mione, questo... questo è reale, non
è...
insomma, non stai sognando... - le disse lui con un filo di voce,
cercando di difendersi.
Pochi istanti dopo Hermione, che intanto aveva ripreso a respirare,
alzò nuovamente lo sguardo e si sfregò le mani
sulle
gambe, imbarazzata. - Sì, beh, avrei dovuto immaginarlo, -
disse, cercando di darsi un contegno.
Lui la fissò interrogativo.
- Nel sogno eri molto più audace di così, - gli
disse, spiazzandolo.
Ron rimase interdetto e sembrò pensarci un po’ su.
Poi sciolse il nodo della cravatta. - Hai detto più...
audace? -
le chiese sbottonandosi la camicia e lasciandola cadere in terra.
Hermione annuì maliziosa, sdraiandosi sul letto, mentre lui
le
si avvicinava e le apriva i bottoni rimasti chiusi della sua camicetta.
- Beh, - iniziò lui, sdraiandosi sopra di lei e iniziando ad
accarezzarle una coscia. - Adesso lo vedremo... -
The end
L’autrice si nutre anche dei vostri commenti,
perciò se volete, fatemi sapere cosa ne pensate.
(Pensando sempre che sono ben accette le critiche costruttive e non
distruttive)
Rowena
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