II
II.
Quando, circa sei ora prima, la
compagnia si era trovata davanti il mezzo, le reazioni erano state in
apparenza diverse, ma espressioni tutte di uno stesso sentimento: la
preoccupazione più nera.
Betty si era limitata a spalancare la
bocca (nemmeno troppo) e Daniel aveva aggrottato un sopracciglio. Già Matt
aveva dovuto ricorrere a un sorrisetto tirato per non mostrare troppa
inquietudine, per arrivare a Marc che aveva dovuto far ricorso all’inalatore
per l’asma, passato poi a Wilhelmina, dal momento che era l’unica cosa a
disposizione per tentare di sedare l’attacco d’isteria che l’aveva colpita.
Amanda era la sola a non aver avuto reazioni particolari, ma aveva anche fatto
tutto il tragitto da casa a Mode semi-addormentata sulla spalla di Marc.
In comune, per l’appunto, avevano tutti
la sensazione che quel pulmino della Volkswagen, modello type 2,
immatricolato nel 1963, con quei fiori dai vivaci colori su sfondo azzurro
cielo che ne tradivano il passato in una comune hippy, non aveva nessuna
possibilità di farli arrivare sani e salvi fino in Florida, e probabilmente
nemmeno in New Jersey.
Dello stesso avviso era anche lo zio
Bob, nonostante si fosse presentato all’appuntamento con il miglior sorriso che
anni di cattiva igiene orale gli permettevano, e che aveva assicurato che il
prezzo di noleggio, cinquanta dollari, era così basso solo in virtù
dell’affetto che lo legava alla nipote Lily, e nient’altro.
D’altronde, Lily non era presente per
confermare quanto più o meno legata fosse allo zio. La cagionevole salute della
ragazza era stata infatti duramente messa alla prova la sera prima da un forte
temporale scatenatosi in serata e dal suo essere sprovveduta d’ombrello, con la
spiacevole conseguenza di provocarle in breve febbre alta e tosse
incontrollabile. Costretta dunque a letto, mandato a Matt un SMS che doveva
essere d’avviso e invece suonava più come un testamento, era stata esclusa
dalla missione, con il principale risultato di minare ulteriormente le scarse
possibilità di successo (già prima gravemente ferite dal basso budget, e
dall’aspetto poco rassicurante del mezzo).
Alla fine comunque, confidando un po’
nel memo di Lily e un po’ in un santo a scelta (per qualcuno la vergine
Maria, per altri Coco Chanel) ognuno di loro era salito sul mezzo,
cercando quanto meno di sistemarsi il più comodamente possibile per il viaggio.
Erano finiti con Marc alla guida, Betty accanto, Daniel e Matt nella fila al
centro, e Amanda e Wilhelmina in fondo, “perché quei due cuscini abbandonati
laggiù sembrano fatti apposta per noi”.
***
“Dieci, nove, otto…”
“Amanda, cosa stai facendo?”
Betty si era dovuta rivolgere
nuovamente al fondo del pulmino. Da quando Amanda si era svegliata e aveva di
avere fame, non c’era stata tregua.
“Lily nella sua guida dice che la pausa
pranzo è prevista per mezzogiorno in punto giusto? Mancano pochi secondi,
guarda qua” e mise in bella vista l’orologio di Daniel, che in verità solo
allora si accorse di non averlo più al polso.
“Ed è ora! Marc ferma, ferma!”
“Amanda, siamo su un ponte… appena
troveremo un posto adatto, ci fermeremo” tentò di calmarla Daniel,
riprendendosi nel contempo l’orologio.
“Marc, laggiù, alla fine del ponte. C’è
uno spiazzale, vedi?”
Seguendo quindi le indicazioni di Matt,
il mezzo andò a parcheggiarsi in un grande spiazzale in quella che
doveva essere una vecchia zona industriale abbandonata, poco distante
dall’argine del fiume.
“Qui?”
Per Wilhelmina, ancora scossa per la
scelta del mezzo, la vista del ristorante vista fiume fu un colpo
se possibile ancora più duro.
“Ah!”
Aveva urlato.
“Che c’è?”. Ma Marc non fece in tempo a
chiedere altro, perché la stessa cosa che aveva spaventato quasi a morte
Wilhelmina fece altrettanto con lui.
“Laggiù… c’è.. un topo enorme!”
E in effetti, a pochi metri dal mezzo,
un simpatico topolino aveva fatto capolino, e dopo una breve pausa sembrava del
tutto intenzionato ad un approccio più ravvicinato con Wilhelmina e Marc, che
aveva abbracciato il suo capo in cerca di conforto.
“Betty… Betty, dagli qualcosa da
mangiare, veloce” Marc con una mano afferrò Betty e la spinse verso la bestiola
“Basta che fai qualcosa!”
Betty si voltò per rientrare nel
pulmino e prendere dalla borsa dei viveri qualcosa per l’amico peloso (definizione
di Matt e Daniel), ma prima di fare nient’altro fu fermata da Amanda.
“Non osare sprecare il nostro
cibo. Ci penso io”
E subito dopo si diresse dal roditore,
finché fu abbastanza vicina da accovacciarsi e accarezzarlo. Con una mano
l’accarezzava, con l’altra slacciava uno degli stiletti che portava ai piedi…
TAC!
L’amico peloso finì i suoi giorni
infilzato da un tacco 12 dell’ultima collezione primavera/estate di Marc
Jabobs.
“Tutto apposto qui”
Come se niente fosse, Amanda ripulì
velocemente la scarpa, se la risistemò e tornò al pulmino. “Allora, vogliamo
mangiare?”
“Wow… davvero... impressionante.
Davvero, complimenti”. Con queste parole, Matt dimostrò di essere l’unico della
compagnia a non avere avuto fino a quel momento un’idea precisa di cosa poteva
fare Amanda affamata.
Betty recuperò la borsa del cibo, e
tutti ricevettero il sandwich che gli spettava. Sandwich che la brava Lily,
anche grazie ai consigli di Betty, aveva accuratamente personalizzato. E così,
se quelli di Matt e Daniel erano normalissimi sandwich di tacchino, quelli di
Wilhelmina e Marc difettavano di carne, maionese e pane, quello di Betty era
gonfio di pomodori, e quello di Amanda era gonfio di qualunque cosa.
La ragazza stava appunto per terminare
il suo Kamikaze 2009 (così per l’appunto si chiamava la creazione
culinaria di Lily e Betty) quando Marc con uno slancio le strappò di mano quel
che ne restava per gettarlo nel fiume che scorreva poco vicino.
“E’ per il tuo bene tesoro... non vuoi
diventare come la nostra Betty vero?”
Betty non ci provò neanche a
contraddirlo. Era quasi un complimento, conoscendolo.
“Bene, sarà meglio rimetterci in
marcia, o non arriveremo in tempo”
Battendo le mani, Daniel invitò tutti
ad affrettarsi a risalire sul pulmino.
“Posso mettermi davanti io, capo?”
Amanda era balzata, ancora una volta, alle spalle di Betty, e le aveva rivolto
la richiesta “Il sandwich era piuttosto impegnativo, e ho paura a stare
dietro adesso”
“Mi lasci un cuscino?”
“Ovviamente no”
Poco dopo, risistemati ai vecchi o ai
nuovi posti, la compagnia fu di nuovo sul pulmino, e riprese il viaggio.
***
“Dormi?”
“No, credo sia bastato stamattina”
rispose Amanda, soffocando però pochi istanti dopo uno sbadiglio.
“Oh sì, si sente” ribadì Marc “anche se
ti riconosco che l’essere resistita più di due ore dopo quel … panino …
non è cosa da poco. Gli altri sono crollati tutti.”
Amanda sorrise “E hanno mangiato di
meno. Oddio, in realtà anche il sandwich di Betty non era così piccolo, con
tutti quei pomodori... sai, credo ne abbia presi di nascosto anche dal mio.
Quella ragazza è malata, davvero.”
Marc annuì in accordo.
“Parlando di Betty e tutto..” Amanda
smise di ridere, e assunse un’espressione quasi seria. Beh, per quanto
potesse apparire seria una come lei “come va? Voglio dire, per la
faccenda della promozione..”
“Va meglio... Davvero” aggiunse, quando
si accorse che Amanda era passata alla sua espressione dubbiosa.
“Non lo dici per evitare il discorso
come fai ogni singola volta che tento di affrontare l’argomento, vero?”
“No. Anzi, stavo per affrontarlo io
stesso. C’è una novità”
“Hanno cambiato idea e danno il posto a
te? E di Betty che ne faranno, la butteranno nelle paludi della Florida? E il
mio posto… oh mio dio, sarò la tua assistente!”
“Eh... no no, è un’altra cosa.”
“Ovvero?”
“Conosci James, il ragazzo inglese che
esce con il fratello di Rick del reparto Beauty?”
“Oh, ben tre gradi di separazione gay!
Deve essere qualcosa di grosso”
“Beh… potrebbe esserlo. Questo James ha
contatti a Vogue UK, e dice che stanno cercando nuovi editor – pare abbiano
approvato un piano di espansione e investimento di nuovi capitali, è una cosa
straordinaria, vista l’aria che tira nell’ambiente dell’editoria.”
“Oh.. rallenta un attimo…Vogue? Ti
hanno richiamato nonostante tu abbia dato loro buca per Wilhelmina?”
“No, non proprio Vogue… Vogue UK.
Comunque, ho provato a mandare il mio curriculum, così per vedere...”.
“E cosa ti hanno risposto?”
“Mi hanno chiamato per un colloquio. Ci
sono andato, e mi hanno detto che per loro, posso iniziare quando voglio.”
Amanda aveva sgranato gli occhi. Pochi
istanti dopo gettò le braccia al collo di Marc, entusiasta.
“Ma è magnifico! Cosa aspettavi a dirmelo? Quando cominci?”
“Ma hai capito? Vogue UK” ribadì
Marc, alzando forse un po’ troppo il tono di voce.
“Vogue UK” ripeté ancora, quasi più per
sé stesso che per Amanda “La sede è a Londra”
“Oh, e diventerai un autentico Lord!”
gli rispose lei, scimmiottando l’accento inglese.
“Amanda!” si accorse solo troppo tardi
di aver praticamente urlato “Se accetto davvero, dovrò trasferirmi lì. Partire,
andare via!.”.
Stavolta la comunicazione era arrivata
forte e chiara. Amanda sciolse l’abbraccio, lo guardò per qualche secondo, non
sapendo bene come reagire.
“Quando?”
“Il prima possibile... ma non ho ancora
deciso. Ci sono ancora alcune cose da sistemare.”
Amanda non lo stava più guardando. Ora
teneva lo sguardo fisso davanti a sé, lo sguardo ormai appannato da lacrime
trattenute sempre più a fatica.
“Amanda... tesoro, non fare così ti
prego. Davvero, nulla è ancora definitivo…”
“Smettila!” esclamò lei “è tutta la
vita che aspetti un’opportunità del genere.”.
Marc non seppe cosa rispondere, per il
semplice motivo che era vero.
Dietro, intanto, tutti erano stati
svegliati dal grido acuto di Amanda. Ben presto, mentre Wilhelmina sbottava
cosa avessero da gracchiare, Betty s’asciugava imbarazzata un nuovo rigagnolo
di bavetta alla bocca, Daniel tentava di stiracchiarsi senza mettere dita negli
occhi a Matt e Amanda riprendeva la parola con frasi sconnesse e sconvolte
sulla questione Vogue, Marc cominciò a respirare sempre più affannosamente.
Ma prima che gli altri se ne rendessero
conto, il mezzo interruppe la sua corsa nel bel mezzo di un campo di
grano.
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