Nec sine te, Nec tecum vivere possum.

di New Moon Black
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*Iniziativa: questa storia partecipa a “Diario di Degenza”
a cura del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction di facebook.

*Fandom: Tokyo Revengers.
*Numero Parole: 1162.
*Genere:  Hurt/Comfort, Angst, Introspettivo.
#DiariodiDegenza
#Entry1
TW: piccoli accenni a violenza, linguaggio scurrile e disturbi alimentari.

 #DiariodiDegenza #Entry1 TW: piccoli accenni a violenza, linguaggio scurrile e disturbi alimentari



3̶0̶ D̶i̶c̶e̶m̶b̶r̶e̶ 2̶0̶1̶7̶
3 Gennaio 2018.

 

Centro Medico della Croce Rossa Giapponese, Shibuya, Tokyo.



È notte.
Molti pazienti dormono nelle loro camere, mentre io… non riesco a chiudere occhio.
Anche se mi sforzassi di prendere sonno e chiudere gli occhi… è inutile, sono sempre sveglio.
C'è qualcosa che m'impedisce di dormire.
E, no, non sono i botti di Capodanno che sento solitamente in lontananza, fuori da queste quattro mura,
con annesso lo schiamazzo delle persone e le risate dei bambini per celebrare l'anno nuovo.

C̶h̶e̶ f̶a̶s̶t̶i̶d̶i̶o̶, v̶o̶r̶r̶e̶i̶ c̶h̶e̶ s̶t̶e̶s̶s̶e̶r̶o̶ t̶u̶t̶t̶i̶ z̶i̶t̶t̶i̶ .

È continuo e costante.
Tum tum.
Tum tum.
Tum tum.
Forse saranno i passi, frenetici, di vari infermieri, se non addirittura,
le imprecazioni colorite di due o più dottori?
So che alcuni fanno il turno di notte,
fanno la ronda e aiutano i colleghi che sono rimasti lì dentro, per tutto il giorno…
Non so come facciano ad avere questo ritmo, così o̶s̶t̶i̶c̶o̶…
pesante, ma sono davvero dei cazzo di eroi.
Non scherzo, fanno cose pazzesche ed incredibili quelle persone…
sono quasi geloso.
Tralasciando i rari casi di isteria e panico al pronto soccorso,
ove entravano pazienti di tutti i tipi con ogni ferita possibile ed inimmaginabile,
sono convinto che non sono “loro” a disturbarmi.
Si, ne sono certo… anche perché, al momento, quella sala è vuota.
Ringraziando agli Dei, non devo più subire quel starnazzare continuo di quello dottore di merda che,
inizialmente, mi aveva insultato per via del mio “insolito” aspetto.

A detta sua:“Troppo magro… e non riesce nemmeno a reggersi in piedi, sembra una mummia.”

R̶i̶n̶g̶r̶a̶z̶i̶a̶m̶i̶ c̶h̶e̶ n̶o̶n̶ t̶i̶ h̶o̶ d̶a̶t̶o̶ n̶é u̶n̶o̶ d̶e̶i̶ m̶i̶e̶i̶ c̶a̶l̶c̶i̶, n̶é u̶n̶o̶ d̶e̶i̶ m̶i̶e̶i̶ p̶u̶g̶n̶i̶, v̶e̶c̶c̶h̶i̶o̶ d̶i̶ m̶e̶r̶d̶a̶...
f̶o̶s̶s̶e̶ s̶t̶a̶t̶o̶ d̶i̶p̶e̶s̶o̶ d̶a̶ m̶e̶, s̶a̶r̶e̶s̶t̶i̶ g̶i̶à m̶o̶r̶t̶o̶.
S̶a̶r̶ò a̶n̶c̶h̶e̶ g̶r̶ac̶i̶l̶e̶, m̶a̶ p̶i̶c̶c̶h̶i̶o̶ d̶u̶r̶o̶.

Comunque, credo di aver capito cosa mi da fastidio: è quell’orologio dentro questa stanza,
quello appeso al muro, che non mi da pace.
Fa un rumore tremendo.
Tic tac.
Tic tac.
Tic tac.
Credo che sia proprio quello la causa del mio…
come si dice in questi casi… malessere?
Sì, malessere.
Ammetto di non essere una cima in grammatica, infatti questa parola me l'aveva suggerita una infermiera,
molto gentile aggiungo, mentre si occupava di cambiarmi le fasciature alle mani.
Non ricordo molto bene come mi sono procurato queste ferite…
magari, prima di venire qui, avrò fatto a pugni con qualcuno?
Non ne ho proprio idea.
Fatto sta che, con queste bende intorno alla pelle, riesco a malapena a tenere in mano questa penna.

*Interruzione*

È ancora buio fuori.
Sto usando una piccola lampada sul comò, per aiutarmi a vedere cosa sto scarabocchiando in queste pagine,
la luce è flebile ma… chissà perché, la trovo accogliente.
Rassicurante.
Calda.
Guardo di sfuggita quell'orologio appeso al muro e segnano le 01:30 di sera.
Non smette di ticchettare.
Mi fa sentire nervoso.
Irrequieto.
Incazzato.
Vorrei alzarmi e prendere a pugni quel fottuto aggeggio, ma al momento…
sono bloccato in questo letto d'ospedale.
Spesso ho varie fitte alla schiena e, più mi muovo per raddrizzarmi,
più sono le volte in cui sento le mie stesse ossa scricchiolare tra loro.

C̶o̶m̶e̶ s̶e̶, d̶a̶ u̶n̶ m̶o̶m̶e̶n̶t̶o̶ a̶l̶l̶'a̶l̶t̶r̶o̶, d̶o̶v̶e̶s̶s̶i̶ r̶o̶m̶p̶e̶r̶m̶i̶ i̶n̶ d̶u̶e̶.

Molti dottori mi hanno detto che sono sopravvissuto, per miracolo, da una brutta caduta da un palazzo,
che ero scivolato giù, senza che io potessi aggrapparmi a una delle grate.
E considerando che ero, e tuttora, sono sottopeso, molti non si aspettavano affatto un mio risveglio…
Anzi, hanno creduto di più al fatto che… non avrei mai aperto gli occhi.
Convinti che avrei passato mesi, se non anni, bloccato su questo letto, immobile.
Proprio come un vegetale.
Quali erano le parole esatte per descrivere la mia disavventura?
Ah, sì, lo “Stress post-traumatico”.
È vero, sono molto stanco, ho vari incubi e sono perennemente incazzato,
ma non capisco perché si ostinano così tanto a dirmi che avrei qualche serio problema con il mio peso e dovrei,
per forza, sforzarmi a prendere le medicine e mangiare di più.

*Interruzione*

Mi hanno fatto alcune domande del tipo, chi ero, di dove fossi e come sono finito in questa situazione,
dicendo che fosse la procedura standard del loro lavoro.
Ho ammesso di non ricordarmi nulla se non il mio nome…
e il mio soprannome che usavo quando ero bambino.

L̶o̶ s̶c̶r̶i̶v̶o̶ p̶e̶r̶ a̶s̶s̶i̶c̶u̶r̶a̶r̶m̶i̶ d̶i̶ n̶o̶n̶ d̶i̶m̶e̶n̶t̶i̶c̶a̶r̶m̶e̶n̶e̶ a̶f̶f̶a̶t̶t̶o̶.

Mi chiamo Manjiro Sano, alias Mikey, ho all’incirca 27 anni e non ho la minima idea di cosa mi sia successo.
Non ho molti ricordi di quello che mi è successo, prima di arrivare qui…
sono in questo ospedale da già più di tre mesi e solo adesso,
sono riuscito ad avere abbastanza forza per prendere in mano questo diario.
All'inizio, non sono stato molto “collaborativo”
con i dottori e i vari infermieri…
tra seguire uno schema per le medicine, essere puntuale a mangiare il cibo della mensa…
e tenermi con me un diario della degenza.

T̶r̶a̶ l̶e̶ t̶a̶n̶t̶e̶ r̶e̶g̶o̶l̶e̶ c̶h̶e̶ d̶e̶v̶o̶ s̶e̶g̶u̶i̶r̶e̶,  r̶i̶g̶i̶d̶e̶ p̶e̶r̶ g̶i̶u̶n̶t̶a̶, s̶o̶l̶o̶ l̶'u̶l̶t̶i̶m̶a̶ m̶i̶ e̶r̶a̶ s̶e̶m̶b̶r̶a̶t̶a̶ u̶n̶a̶ g̶r̶a̶n̶d̶i̶s̶s̶i̶m̶a̶ s̶t̶r̶o̶n̶z̶a̶t̶a̶.

Ho ignorato per giorni interi quella cosa, troppo stanco e scettico da poterlo accettare come se nulla fosse,
e in più occasioni… l'ho usato come arma per colpire quegli stupidi infermieri,
che mi avevano fatto male durante il prelievo del sangue, “ronda di ruotine” avevano detto…

S̶e̶ avessi detto: “b̶r̶u̶t̶t̶i̶ f̶i̶g̶l̶i̶ d̶i̶ p̶u̶t̶t̶a̶n̶a̶, c̶o̶m̶e̶ v̶i̶ p̶i̶g̶l̶i̶o̶, v̶i̶ d̶o̶ c̶o̶s̶ì t̶a̶n̶t̶i̶ c̶a̶l̶c̶i̶ s̶i̶a̶ a̶l̶l̶a̶ f̶a̶c̶c̶i̶a̶ c̶h̶e̶ n̶e̶i̶ c̶o̶g̶l̶i̶o̶n̶i̶
c̶h̶e̶ m̶a̶n̶c̶o̶ v̶o̶s̶t̶r̶a̶ m̶a̶d̶r̶e̶ v̶i̶ r̶i̶c̶o̶n̶o̶s̶c̶e̶r̶e̶b̶b̶e̶!” e̶r̶a̶ s̶i̶a̶ t̶r̶o̶p̶p̶o̶ l̶u̶n̶g̶o̶ c̶h̶e̶ p̶o̶c̶o̶ e̶d̶u̶c̶a̶t̶o̶.

Eppure… giorno dopo giorno, sentivo un profondo senso di solitudine che mi divorava le viscere,
poco a poco; faceva così male da togliermi il respiro, lasciando quel senso di vuoto e dolore acuto nel petto.
Cazzo, se faceva male.
Ho ceduto solo perché c'era quell’infermiere con me,
il primo che ho visto dopo quel sonno lunghissimo, e incitandomi con i suoi occhi determinati e luminosi,
e la sua voce ferma e sicura… eccomi qui che faccio quel passo importante.
Mi disse che usando questo diario, poteva aiutarmi a “comprendere” chi ero,
che vita conducevo e, cosa più importante, mi avrebbe aiutato a superare le mie profonde paure.
Non lo conoscevo, eppure… ho avuto la vaga sensazione di averlo già visto prima.
Ma dove?
Perché?
Quando?

*Interruzione*

Ho visto di sfuggita quel maledetto orologio, le lancette segnano le 02:00 di notte e,
mentre diffonde il suo “tic tac” nelle mie orecchie,
mi sta ritornando quell'irrefrenabile impulso di alzarmi e distruggere quell'aggeggio infernale.
Ma rimasi fermo dov'ero, ricordandomi come stava messo male il mio corpo,
e varie volte mi capitava di rigirarmi tra le coperte.
Perché siamo onesti: chi ce la faceva a dormire con un trapano nelle orecchie?
Chi mai mi avrebbe aiutato a tenermi su mentre mi contorcevo solo io dal dolore, proprio durante la notte?
Sto bestemmiando a denti stretti…
e non so per quale motivo mi sto sfogando con questo stupido diario tra le mani.
Eppure, avevo proprio bisogno di scriverlo.

Q̶u̶a̶n̶t̶o̶ o̶d̶i̶o̶ g̶l̶i̶ o̶r̶o̶l̶o̶g̶i̶, c̶a̶z̶z̶o̶.

Q̶u̶a̶n̶t̶o̶ o̶d̶i̶o̶ g̶l̶i̶ o̶r̶o̶l̶o̶g̶i̶, c̶a̶z̶z̶o̶


Angolo dell'autor*:

Anche se in ritardo, buon 2023 gente!

La sfida/challenge in cui sto partecipando, ed è anche la prima del nuovo anno, si chiama
“Diario di Degenza” in pratica il protagonista, il sick, per motivi/ragioni più disparate,
metterà nero su bianco tutti i suoi pensieri, le sue emozioni, sensazioni,
tutto ciò che concerne il decorso della propria condizione (in questo caso, del sick).

La persona che si prende cura di lui/lei, il caretaker,
è presente nella storia, ma non può vedere il suo diario, perché appunto, è personale.

Il bello arriva qui: l'evoluzione della storia narrata deve avvenire attraverso un diario, 
tenuto dal SICK, totale di massimo 7 pagine, entrys, 
scritte in prima persona.
Tutta la struttura è caratterizzata dalla introspezione personale.
Dunque, il SICK descrive il procedere della malattia, annotandolo appunto, in un diario personale.

(dalla fase iniziale sino alla fase acuta, per poi concludersi con guarigione finale...
ammesso che ce ne sia una  V__V)

Chiusa questa parentesi, inauguro questa piccola fanfiction, perché ho proclamato (si fa per dire)
il 2023 con... Tokyo Revengers!

(E per di più è uscita la seconda stagione, aiuto, c'ho l'ansia-)
Wow, che inizio con il botto-
E chi potevo mai scegliere come Sick se non il nostro amato Mikey???
Volevo iniziare l'anno con una storia particolare e, questa challenge,
mi ha dato lo spunto per buttarmici a capofitto.

Ve lo dico già, ne vedrete di tutti i colori in questa specie di “diario”.

Ringrazio, come sempre, le organizzatrici del gruppo “Hurt/Comfort Italia”
da lasciare queste challenge interessanti come il 
Diario di Degenza” e nulla,
sono curios* di sapere cosa gli farò combinare a 'Jiro con il diario!

Btw, spero che vi sia piaciuta,
n
on esitate a lasciarmi qualche recensione/messaggio/commento carino nel feedback,
o magari qualche critica costruttiva, mi farebbe un sacco piacere fare con voi qualche chiacchierata.

Ci vediamo al prossimo aggiornamento!

Distinti saluti,
Artemìs.

 





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