Una trappola a lieto fine
Era il
quinto anno che Harry, Ron ed Hermione frequentavano Hogwarts. Dolores Jane
Umbridge era da poco diventata insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure e
successivamente Inquisitore Supremo, e le sue lezioni erano talmente
disastrose, che al confronto quelle di Pozioni sembravano quasi sopportabili.
In quel
momento i tre stavano per l’appunto nell’odiata aula nei sotterranei, parlando
fra di loro a bassa voce.
“Mi era appena venuto in
mente… sapete, la McGranitt e Silente…” iniziò Harry, fermandosi.
“Cosa?” chiesero gli altri due
in coro, curiosi, cercando di tenere la voce bassa e spiando la porta sperando
che Piton non decidesse proprio quel momento per entrare.
“Ecco… secondo voi stanno
insieme? Come una coppia, intendo” continuò Harry, arrossendo un po’. Ron
sembrava fosse stato colpito da un bolide in testa, Hermione stava chiaramente
pensando sognante.
“Non so” iniziò Hermione
esitante “cioè, mi sembra chiaro che siano innamorati, gli occhi di Silente
brillano sempre di più quando c’è lei in giro e le poche volte che lei sorride
è quando lui le parla… però non hanno mai dato modo di pensare che potessero
stare insieme…”.
“ Be’, dovrebbero!” esclamò
Ron, sorprendendoli entrambi.
“Preferirei che queste
discussioni non venissero trattate durante la mia lezione, per quanto le
riteniate importanti” venne una voce da dietro di loro. I tre si girarono
orripilati solo per vedere la faccia di Severus Piton fissarli con una smorfia
dipinta sul volto. “E voglio che restiate qui dopo la lezione. Suppongo che
abbiamo qualche questione da chiarire” aggiunse minaccioso.
La lezione iniziò e continuò
come al solito, ma i tre prestavano poca attenzione, immagiando la punizione
che avrebbero avuto con Piton (non aveva intenzione di dire tutto alla
McGranitt e al preside, vero?), con il risultato che le loro pozioni furono
ancora peggio del solito (con ovvia eccezione da parte di Hermione).
Quando la lezione fu
terminata, Piton ebbe loro tolto dieci punti per i risultati scarsi, e tutti
furono usciti, il trio si avvicinò alla cattedra, esitando.
“Be’, qual è il piano?” chiese
questi, improvvisamente. I tre lo guardarono senza capire, piuttosto scioccati,
a dire la verità.
“I-il piano?”
Il professore di pozioni
sospirò.
“E dire che Minerva sostiene
che non siete stupidi… persino che abbiate un briciolo di cervello! Ma dove,
dico io?” sembrava piuttosto stufo. “Il piano per mettere insieme la McGranitt
e Silente, mi sembra piuttosto ovvio” chiarì poi, un po’ irritato, dato che i
tre non avevano mostrato barlumi di comprensione.
“ Mettere…insieme?” ripeté
Harry, molto scombussolato.
“Senti, Potter, so che ti sei
fermato in uno stadio dell’evoluzione non ben noto durante il quale l’uomo
aveva il cervello di un canarino, ma penso che potresti evitare di ripetere
tutto ciò che dico, che te ne pare?” chiese Severus tirando fuori la sua vena
sarcastica. Fu una fortuna che Harry fosse ancora molto scioccato, perché non
reagì. Il professore sbuffò di nuovo.
“Dunque, per rispondere a
tutte le vostre domande, no, non stanno insieme, sì, si amano, no, non lo
sanno, e sì, qualcuno deve farglielo finalmente capire. Tutto chiaro ora?”
“Più o meno…” disse Hermione.
“Uff… cosa c’è che non è
chiaro? Davvero, non riesco a capire come riusciate a vestirvi ogni giorno
senza chiedere aiuto a nessuno, con il quoziente d’intelligenza che vi
trovate…”
“Be’, la domanda sarebbe…
ecco, noi, precisamente, che cosa dovremmo fare?” chiarì Ron.
“Non avete neppure un piano? E
come diavolo pensavate di riuscire a… con la Umbridge in giro, poi… Non
importa. Non voglio sapere tutte le idiotiche scuse che avete di sicuro pronte”
Piton sembrava esasperato.
“Ma noi…”
“Ma voi cosa?”
“Be’, non avevamo pensato di
…”
“Cioè, avete notato che
dovrebbero stare insieme e siete intenzionati a non fare niente?”
“Se ci beccassero…” iniziò
Ronald, fermandosi non appena venne interrotto.
“Onestamente, Weasley! Voi sareste
Grifondoro? Il vostro coraggio fa ridere i polli!” sbottò.
Ron arrossì fino alla punta
dei capelli.
“Dunque, per prima cosa
dobbiamo liberarci della Umbridge” iniziò il professore di Pozioni in tono
pratico.
“Scusi, professore…” Severus
si girò seccato.
“Che c’è, Granger?”
“Perché fa questo?” chiese,
con un tono di voce che denotava la sua riluttanza a porre la domanda, ma anche
la sua curiosità. Dal modo in cui gli occhi degli altri due si illuminarono,
probabilmente anche a loro l’argomento interessava.
“Per l’amor del cielo,
Granger, sono i miei migliori amici, e sono sinceramente stufo di vedere come
sono attratti l’uno dall’altro senza combinare niente! Ci faranno impazzire,
prima o poi, quei due! Lo sto facendo per me, non per loro” aggiunse poi, poco
incline a mostrare i propri sentimenti. Dai sorrisetti sui loro volti, però,
era chiaro che nessuno dei tre aveva creduto all’ultima affermazione. Piton
alzò gli occhi al cielo.
“Ascoltate, dato che la vostra
è una compagnia di cui faccio volentieri a meno, vediamo di sbrigarci con
questo piano. E se vi beccano provvederò io, d’accordo?” aggiunse, per evitare
repliche.
I passarono ore a elaborare e
scartare piani, e quando ebbero finito si avviarono verso cena. C’era, fra
loro, una sorta di complicità.
Passarono un paio di
settimane, necessarie per mettere in atto il piano. Il trio e l’insegnante di
pozioni passavano sempre più tempo insieme nei sotterranei, tanto che lui aveva
iniziato a chiamarli per nome e Harry, Ron ed Hermione avevano iniziato ad
apprezzarlo (nonostante avesse ancora nette preferenza per i Serpeverde; a
lezione nulla era cambiato, come constatarono i due ragazzi gemendo sulla
montagna di compiti che avevano ricevuto per aver sbagliato una pozione).
Anche il preside e la sua vice
avevano notato qualcosa.
“Hai notato come Severus si
stia ammorbidendo? Sembra che non odi più Harry come prima… anzi, una volta
l’ho sorpreso a mandare nella direzione del trio, quando nessuno guardava, uno
sguardo che sembrava quasi, d’affetto…” sussurrò la professoressa McGranitt
nell’orecchio di Silente, cercando di nascondere un sorriso divertito. Questi
ridacchiò, gli occhi azzurri che brillavano.
“Sembra proprio che sia così”
concordò, ancora sorridendo.
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“Hai portato ciò che ti ho
chiesto?”
“Sì, sì, non preoccuparti,
ecco” Harry porse a Piton una busta con un sorrisetto che non prometteva niente
di buono.
Dopo che Severus ebbe finito
di leggere la lettera, sorrise pure lui (spettacolo stranissimo, ci mancò poco
che Ron svenisse).
“Oh, sì. È perfetta. Come sei
riuscito a prenderla?”
“Cosa?” chiesero Ron ed
Hermione, in coro.
Il professore passò loro la
lettera. Dopo averla letta, scoppiarono entrambi in risate che durarono a
lungo.
“Stavo di nuovo scrivendo
quelle frasi per punzione” iniziò a dire Harry, quando Piton fece un
involontario verso di disapprovazione. Quando aveva scoperto delle punizioni
della Umbridge non era stato affatto contento. “quando è arrivato un gufo, che
le ha portato quella lettera. Si è messa subito a leggerla ed è diventata
ancora più rosa del solito, quindi non appena è uscita per controllare cosa
stava succedendo fuori - penso fosse un altro degli scherzi di Fred e George -
ho colto l’occasione e l’ho infilata in
tasca.”
“E la Umbridge non si è
accorta di niente?” chiese Ron, stupito.
“No. Questo pomeriggio
sembrava ancora più rospa del solito” nessuno poté evitare di ridacchiare,
neppure Piton, che storse la faccia in una smorfia, nel tentativo di non darlo
a vedere.
“Perfetto. La prima parte del
piano è riuscita. Quando pensate che si possa procedere?” chiese Piton.
“Direi anche domani” Hermione
guardò gli altri due, che diedero la loro approvazione.
“Perfetto. Imito” pronunciò il professore, poi
prese la piuma e iniziò a scrivere, la sua scrittura divenuta nel frattempo
identica a quella di….Cornelius Caramell.
“Che ne dite?” chiese
porgendola ai ragazzi.
“Mi fa venire voglia di
vomitare” commentò Ron passandola a Harry.
“Vuol dire che è perfetta” replicò
questi prima ancora di leggerla. E aggiunse, dopo averlo fatto: “ Però hai
ragione”.
“Sdolcinata proprio come la
vuole la Umbrige.È così zuccherosa che penso mi marciranno i denti. Davvero
fantantastica.” Fu il responso di Hermione.
Severus Piton mise la lettera
(scritta su carta rosa) in una busta, e scrisse:
Dolores Jane Umbridge
Inquisitore Supremo di Hogwarts
“Bene. Domani, all’ora di pranzo, inizierà il
piano. Non possiamo che contare su un paio di ore al massimo, quindi vediamo di
essere veloci e che tutto vada come stabilito.”
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Puntualmente, all’ora di
pranzo, Severus spedì la busta dal proprio ufficio e si diresse nella Sala
Insegnanti. Lì si sedette presso Albus, Minerva e la Umbridge, e fece un breve
cenno d’intesa con il trio che stava fuori.
Con suo grande divertimento,
poco dopo Dolores Umbridge ricevette una lettera rosa, e annunciò che sarebbe
mancata tutto il pomeriggio perché avrebbe dovuto discutere di “affari importanti ed urgenti” con il Ministro
della Magia. I suoi colleghi accolsero la notizia con suprema indifferenza, ma
si poteva notare che ognuno era intimamente contento di averla via di nuovo per
un po’.
“Sono distrutto” sospirò
Severus, secondo il piano.
“Di nuovo lei?” chiese Minerva
McGranitt preoccupata, lanciando uno sguardo disgustato in direzione
dell’Inquisitore Supremo. Anche Albus Silente lo guardò interessato.
Piton annuì stancamente.
“Potter!” chiamò seccamente.
“Sì, signore?” chiese il
ragazzo sembrando in soggezione.
“Vai in cucina e portaci tre
tazze di tè. Anzi, due tazze di tè e una di cioccolata calda” decise, guardando
il Preside e alzando gli occhi al cielo.
“Va bene, signore” e si
precipitò verso le cucine.
Tornò poco dopo con due tazze
decorate da stemmi di Grifondoro, e una da Serpeverde, come da piano. Poco
prima aveva provveduto a mettere del veritaserum nelle due tazze destinate alla
McGranitt e a Silente.
Piton prese la sua senza
commentare, la McGranitt ringraziò educatamente, e Silente commentò:
“Ah, ottimo, ragazzo mio,
ottimo. Quello che ci vuole dopo un paio di mesi con la Umbridge” aggiunse
sorridendo e scrutandolo da sopra gli occhiali a mezzaluna.
I tre finirono di bere e
rimasero ancora un po’ a chiacchierare. Quando notarono che avevano svuotato le
tazze, Harry sparì opportunamente mentre Ron ed Hermione si precipitarono nella
stanza.
“Professori”
“E’ Harry…”
“Grave..”
“Non sappiamo cosa fare…”
I due erano molto esperti nel
cacciarsi nei guai e sembrarono veramente agitati.
“Calmatevi ora” li esortò la
McGranitt, con il suo solito tono brusco da insegnante. “Cos’è successo?”
“E’ Harry, professoressa… è
rimasto chiuso in una stanza, non sappiamo cosa ci sia dentro, ma sembra
davvero pericoloso” Hermione stava per andare in iperventilazione,a quanto
sembrava. “E…non sappiamo che fare” aggiunse.
Silente si alzò, preoccupato.
“Vado io” esclamò subito.
“E’uno dei miei Grifondoro,
vado io!” replicò subito la McGranitt.
“Potrebbe essere pericoloso!”
dal suo tono permeava sincera preoccupazione. Ron, Hermione e Piton si
guardarono significativamente. Gli altri due non se ne accorsero.
“Anche per te potrebbe
esserlo! Vengo anch’io.” Silente capitolò e si risolsero di andare insieme.
Correndo, i ragazzi li
portarono verso la Stanza delle Necessità, opportunamente stregata da Piton ed
Hermione (con aiuto da Ron, che aveva mostrato un insospettabile talento in
questo ambito). Non appena i due entrarono, la porta si chiuse dietro di loro.
I due trasalirono.
La stanza iniziò a
rimpicciolirsi finché non si trovarono praticamente l’uno nelle braccia
dell’altro. La severa crocchia che Minerva McGranitt portava si era dissolta
nel caos del momento e i capelli neri ricadevano ora sulle spalle.
Silente la fissò a bocca
aperta.
“Sei bellissima con i capelli
sciolti” le disse, senza capire per quale assurdo motivo avesse detto ciò che
aveva appena detto, sebbene fosse di sicuro la verità.
I suoi occhi verdi brillarono
di rabbia.
“Siamo chiusi qui dentro,
praticamente appiccicati, e ti interessano i miei capelli?” urlò.
“Ti dà così fastidio essere
così vicina a me?” le chiese lui.
“No, anzi, sono secoli che lo
desidero, ma questo spazio è opprimente!” il veritaserum stava evidentemente
funzionando bene.
“Ah, così sono secoli che lo
desideri?” chiese Albus, gli occhi che brillavano più del solito.
“Sì” ammise lei con voce
abbastanza flebile.
“Perché, Minerva?” chiese lui,
avvicinando impercettibilmente il proprio volto al suo.
“Perché ti amo” Gli occhi di
Minerva si ampliarono alla rivelazione inaspettata, ma non ebbe tempo di dire
altro perché le labbra di Albus coprirono le sue, catturandole in un bacio
dolce che presto divenne più appassionato.
“Ti amo anch’io” e benché
fosse una cosa terribilmente banale da dire, potevano essere certi che fosse la
verità.
Da fuori si sentirono dei
giubili. Silente e la McGranitt provarono ad aprire la porta, e questa volta ci
riuscirono. Hermione dall’entusiasmo aveva baciato Ron, che si stava ora
riprendendo dallo shock, rosso come un peperone e con un sorriso ebete sulla
faccia, e Piton aveva abbracciato Harry (chiamate un'ambulanza!).
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“Sai” disse Minerva McGranitt
tempo dopo “devo ricordarmi di dare un centinaio di punti a Grifondoro. E anche
a Serpeverde” aggiunse poi.
“E perché mai?” chiese Albus
Silente, sorridendo.
“Per avermi reso la persona
più felice di questo mondo” rispose, con un sorriso sempre più ampio, mentre lo
baciava un’altra volta.
“Sai, in questo caso penso sia
più appropriato dare qualche migliaio di punti” rise lui. “Ma non voglio
pensare alla scuola, adesso.”
“No? E allora a cosa vuoi pensare?”
lo canzonò lievemente Minerva, avvicinandosi di più.
“Soltanto a te, mia cara”
“Cosa ho fatto per meritarti,
Albus?”
“Sei quella che sei”
“Allora voglio rimanerlo
sempre”.
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