Torna

Ikki li guarda uno ad uno.
Hanno aperto gli occhi solo in quattro.
Seiya giace ancora inerme, troppo immobile per far loro credere che sia davvero tornato insieme a loro.
Anche i gold saint sono tornati: è stata lenta la loro ripresa, sono ancora spaesati e confusi, ognuno affronta i propri demoni interiori e le proprie paure.
Ma sono tutti svegli.
Seiya no…
Sono passati giorni e lui rimane così, in quel letto, privo di ogni flusso vitale, immerso nel sonno…
Ancora troppo simile al sonno della morte.
Ikki li guarda, la mano stretta a quella di Shun, gli occhi affondati in quelli di Hyoga, ascolta il respiro di Shiryu e, insieme a tutti loro, insieme ad Athena, prega…
Prega il loro quinto frammento di cuore, perché anche lui possa tornare a guardarli negli occhi, possa tornare a stringere le loro mani, possa finalmente vivere insieme a quattro fratelli ritrovati.
Perché mai, come in quel momento, Ikki sta accettando, sta sentendo…
Mai come in quel momento li vuole tutti intorno.
Il fratello che è la sua certezza è accanto a lui, sa che quella mano nella sua è viva e concreta, sa che niente e nessuno al mondo lo strapperà più alla sua mano.
Ma sa anche un’altra cosa, Ikki: che ora non ha solo un fratello.
Non lo ha mai accettato del tutto, ma ora sì, ora li vuole, vuole i suoi fratelli, tutti.
Rivuole quel fratello che si ostina in un sonno malato, che sembra non voler tornare da loro.
La sua mano si stacca da quella di Shun e, non sa come, non sa quando si è mosso, ma si ritrova in ginocchio accanto al letto di Seiya e ora è la sua mano che stringe e lo fa con rabbia, la scuote:
“Dannato testone, svegliati! Quanto pensi di restare lì a poltrire? Svegliati, razza di bastardo, non osare farci un simile scherzo!”.
Piange e grida Ikki, come mai avrebbe pensato di fare per qualcuno che non sia Shun.
Piange per un altro fratello, si porta la mano alla fronte e la sua voce si fa più calma:
“Torna, Seiya… permettimi di esserci questa volta, permettimi di essere un fratello, anche per te”.