L'amore è un sentimento egoista, cela sempre qualche interesse di fondo. Questa è la cruda verità.

Si ama per convenienza, quando non ci va più bene quella persona, quando non si trae più un vantaggio per sé stessi insomma, si dice che l'amore è finito, terminato, concluso. 

Quindi il ruolo della persona che amiamo è di appagare un nostro desiderio/bisogno?
Un po' come l'altruismo, lo si fa per avere un tornaconto personale, ossia il senso di appagamento nell'aiutare gli altri.

Mi riferisco all'amore tra due persone che non hanno legami di sangue, perché l'amore di una madre per un figlio, di un nonno per suo nipote o di una sorella è disinteressato, così come quello di un animale verso il proprio padrone che è puro. Questa purezza e verità non esiste altrove.

Di riflesso nasce un'altra riflessione; l'amore è quello che vogliamo o semplicemente quello che ci capita?

In quello spazio e in quel dato tempo, quindi limitato a questo. 

La persona che scegliamo è quella che più ci completa o semplicemente quella che ci è capitata in quel momento di conoscere?

Tra 8 o 9 miliardi di persone al mondo, ci sarà qualcuna più compatibile o no?

Tralasciando la sovrastruttura che ne hanno voluto cantare o decantare nel corso della storia, poeti e scrittori in primis, per dare una connotazione più pulita e sognatrice dell'atto carnale. Ci hanno inculcato l'idea che il sesso fosse una cosa sporca e non un atto di amore, il concedersi ad un'altra persona ed avere la sua stessa concessione fisica e mentale, fiducia.
 

Quindi, quanto può essere incondizionato l'amore se, appunto, vive di condizioni precise?

E in questo caso, significa semplicemente che ci illudiamo di aver trovato la persona giusta?