ALBA DI ARRAS
L'ALBA DI ARRAS
PALAZZO
JARJAYES, estate 1787
Un
rumore assordante di tuoni e saette imperversava rumorosamente nel
cielo, preannunciando l'imminente arrivo di uno quei violenti e
furiosi temporali che rompono la placida e tranquilla quiete di afose
e torride notti estive portando con sé sprazzi di refrigerio. Oscar,
se ne stava accucciata nell'enorme letto della sua stanza, mentre il
continuo avvicinarsi del fragore dirompente della pioggia rimbombava
sonoro accompagnato dall'improvviso baluginare fulmineo di lampi, che
le provocavano da sempre un' immenso terrore.
Rammentava
quando bambina alle prime avvisaglie di un temporale si rifugiava
impaurita in camera di André trovando conforto e tranquillità nel
tepore del suo abbraccio, fino a quel giorno in cui le venne proibito
di abbracciarlo e dormire con lui.
La
vita aveva messo alla prova quei due "innocenti ragazzi",
adesso l'affetto fraterno si era trasformato nel dolce turbamento
amoroso, che Oscar aveva visto crescere in lei come un fiore appena
dischiuso. Aveva gridato quel sentimento che silenzioso si annidava
in lei, in quel vicolo dove un attonito conte di Fersen l'aveva
tratta in salvo da un tumulto di folla inferocita, mentre Andrè
restava in balia di quell'orda che minacciava di ucciderlo.
Oscar
continuava a rigirarsi nel letto, non riusciva in nessuna maniera a
tranquillizzarsi abbandonandosi ad un sonno ristoratore, la mente
intorpidita andava correndo al pensiero di André, aveva bisogno di
lui, della sua presenza, tra quelle gelide coltri.
Oscar
spostò il leggero lenzuolo di lino e si pose a sedere sul letto,
senza neanche badare ad infilarsi la vestaglia in punta di piedi
raggiunse il corridoio. I suoi passi erano guidati dal bagliore dei
lampi, non aveva bisogno di luce conosceva a memoria il percorso che
l'avrebbe condotta da lui. Esitò pochi istanti quando si trovò di
fronte la porta che la separava da André, come avrebbe potuto
giustificare la sua presenza a tarda notte negli alloggi della
servitù se qualcuno l'avesse notata? Dopo questi scrupoli entrò
furtiva, mentre una candela da notte ancora accesa lanciava
evanescenti riflessi del corpo di Andrè che giaceva addormentato
profondamente. Dormiva scoperto, aveva lanciato a terra le lenzuola
per la calura estiva.
Oscar
immobile ai piedi del letto lasciava spazio alla sua immaginazione
contemplando quel corpo scolpito come una scultura greca, avrebbe
voluto perdersi in lui, assaporare il nettare di quelle labbra che
l'avrebbero fatta impazzire. Non riuscì a dominarsi tanto che
scivolò rapida vicino a lui, era imbarazzata e nervosa ma non poté
fare a meno, una volta che gli fu accanto, di accarezzare quelle
ciocche d'ebano che gli ricadevano sul viso. André sentì un corpo
caldo accanto a lui, Oscar gli si era avvicinata e aveva appoggiato
la sua mano sul petto per addormentarsi con il ritmo dei battiti dei
battiti del cuore di André. Si svegliò e guardò meravigliato che
c'era Oscar accanto a lui. – "Oscar che ci fai qui? Posso fare
qualcosa per te?" – gli chiese mettendosi seduto.
– "No
André, volevo vedere come stavi. Non riuscivo a dormire ripensando a
ciò che è successo." – disse con gli occhi lucidi
–
"Oscar. Dai non piangere
sono quì e sto bene a parte qualche contusione." –
– "Oh
André, ho avuto così tanta paura di perderti. Non posso e non
voglio vivere senza di te, ti amo Andrè, io ti amo. Il mio Andrè,
il mio Andrè." –
Glielo
aveva confessato stringendolo a sé e versando calde lacrime che non
riusciva a fermare Andrè era rimasto fermo, immobile, non poteva
credere a ciò che aveva appena udito.
–
"No...non può essere sto
sognando. Tu mi ami? Oh amore mio, anch'io Ti amo. non sai quanto
Finalmente mi hai trovato, ero lì nel tuo cuore e mi hai trovato,
sono sempre stato lì. Aspettavo solo che mi trovassi." –
–
"Andrè, il mio Andrè."
–
Lui
le catturò la bocca che lei aveva dischiusa come ad aspettare
sapevano di miele le sue labbra morbide come di seta iniziando così
la danza dell'amore. Baci e carezze di fuoco ora si scambiavano
vicendevolmente senza nessun timore da parte di Oscar che si lasciava
amare dal suo André. I loro cuori erano colmi di gioia, ora erano
uniti oltre che con l'anima anche con il corpo e non c'era gioia più
grande che potevano provare, donarsi l'uno all'altra. La flebile luce
del mattino attraversò i tendaggi cogliendo i due innamorati avvinti
in un dolce abbraccio, si erano confessati di amarsi e avevano unito
i loro corpi nell'estasi amorosa.
Oscar
si destò a quel raggio di luce che investì i suoi occhi, si voltò
verso André che ancora dormiva profondamente e si avviò alla
finestra. Oscar fece capolino dal tendaggio, il cielo era terso e
sereno e si rammentò quel lontano giorno di molti anni prima, quando
due giovani, durante una delle loro scorribande si erano trovati
sulla collina di Arras ad assistere al fantasmagorico spettacolo del
nascere del giorno.
André
accorgendosi che Oscar non era accanto a lui ebbe il timore di aver
sognato. Poi la vide in piedi accanto alla finestra, si alzò e andò
da lei, l'abbracciò da dietro posandogli piccoli baci sul collo che
al tocco dolce di André la fecero gemere di piacere.
–
"Che succede amore mio,
perché sei in piedi a quest'ora." –
–
"Niente André, volevo
vedere sorgere l'alba." –
Le
opache trasparenze della notte, erano sfumate lasciando intravedere
all'orizzonte piccoli squarci che spandendosi sempre più ampi nel
cielo, lo riempivano costellandolo di fasci luminescenti che si
allargavano colorandosi di varie e muliebri tonalità di sfumature
rossastre, disegnando scie sempre più accese per poi apparire
nell'apoteosi dell' astro nascente. Oscar ed André, erano seduti
estasiati e meravigliati dal quell'ancestrale bellezza, adesso erano
esseri nuovi rinati come quell'alba nel segno dell’amore.
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