Despair

di CatherineC94
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Despair



 

«Sul serio amico, invece di saltare ogni volta come un pazzo esaltato davanti alle pozzanghere potresti calmarti!».
Sirius alza gli occhi al cielo e per tutti il tragitto non fa che scimmiottare James.
«Sono un cane selvaggio, nudo e libero. Lasciami vivere!» ribatte accorato Sirius.
Remus invece sta sorridendo, dentro un senso di calore e pace che annienta i sensi di colpa laceranti.
«Lupin!».
«Passata una buona luna piena?»
«Auuuuhhh!».
Remus non alza nemmeno gli occhi, quelle schegge sa bene da dove arrivano.
Non ha tempo di chiudere gli occhi, si ritrova James, Sirius e Peter davanti con le bacchette tese.
«Lascia stare il nostro amico, idiota» dice James.
Amico.
 
 

E poi lo legge nei loro occhi il momento esatto, quando capiscono chi è.
Lo sguardo si fredda, il sorriso s’increspa e gli pare di annegare.
Allora alza le braccia, loro fremono, fanno un passo indietro e nell’aria 
c’è l’odore di paura mista a panico che ormai conosce così bene.
Dopo le prime volte decide ancora di sorridere; spera che quel calore che prova
a trattenere dentro li possa far aspettare per un solo istante, un momento, niente più.
Invece scappano via e Remus, che non ha nemmeno finito la frase si ritrova tra le mani
un groviglio di polvere intrisa di amarezza.
«Sono innocuo, aspetta».
Gli rimane incastrato in gola.
 
 
 
Torce le mani involontariamente, per minuti che sembrano interminabili. 
È più pallido del solito, fiacco e rattrappito.
«Sembri mia madre di prima mattina» avrebbe latrato Sirius e con ragione da vedere.
Davanti allo specchio quella mattina il vestito sembra più logoro del solito, le cicatrici più visibili.
Quando si sta dirigendo verso Dora inciampa per due volte, non lo sa se per la debolezza fisica o mentale.
Loro lo stanno osservando gelidi, sua madre non dice una parola e Remus sta per voltarsi indietro e scappare via.
Dora però sorride estasiata, i capelli che cambiano colore continuamente.
Con gli occhi angosciati implora il loro perdono, ma Andromeda e Ted rimangono immobili.
Scusatemi.

 
 
 

 
A Remus.
A tutti noi, che spesso  viviamo sul fondo




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