Il Ballo delle Apparenze

di fenice64
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Nessuno puō, per un periodo che non sia brevissimo, indossare una faccia da mostrare a se stesso e un’altra da mostrare a tutti gli altri, senza alla fine trovarsi nella condizione di non capire pių quale possa essere la vera.
(Nathaniel Hawthorne)

 

Cercando di sembrare ciō che non siamo,
cessiamo di essere quel che siamo.
(Ernst Junger)

 
 

Quella non era la sua vita.
Non lo era mai stata.
Ancora non sapeva
come si fosse trovata ad interpretare una parte.
Aveva perō cercato di essere
come gli altri volevano che fosse
accorgendosi perō di quanto,
ogni giorno,
perdesse un pezzettino di se stessa.
Per gli altri apparire
era diventato pių importante che essere.
Continuava pertanto a danzare
in quell’eterno ballo delle apparenze
che, presto o tardi,
avrebbe presentato il conto.
Era tutta una finzione.
Infatti,
in quell’ultimo ballo,
lei aveva preso la decisione di recidere,
con un taglio netto,
i fili che la collegavano alla marionetta
che tutti avevano sempre visto e ammirato,
ma che altri,
erroneamente,
avevano creduto di poter manovrare.
E cosė era scesa dal palcoscenico,
sul quale si era sino a quell’istante esibita,
e al tramonto aveva salutato tutti,
ritrovando la Libertā,
e con essa,
la sua vera Identitā.

 
 
 
 




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