inverno
L'inverno nel cuore
John non era sicuro che presentarsi a
casa sua fosse stata una decisione saggia, ma quando Higgins gli
aveva comunicato la triste notizia della morte di Mr. Hale non era
stato in grado di fermarsi: si era precipitato da lei nella
speranza – vana, lo temeva – di poter essere in qualche modo di
conforto, d'aiuto. Soltanto dopo aver picchiato le nocche sulla porta
era stato sfiorato dal dubbio di non essere un ospite gradito,
soprattutto in tali circostanze. Quando, tuttavia, sulla soglia
apparve il viso stravolto di Dixon, John Thornton seppe di non avere
più alternative: aveva scelto di essere lì e non avrebbe potuto
tirarsene fuori nemmeno se l'avesse desiderato con tutto sé stesso.
Senza una parola, si lasciò scortare
in salotto, il cilindro in mano e la mente occupata a prefigurarsi
ciò che avrebbe trovato. Realizzò con sconcerto che nulla avrebbe
potuto prepararlo all'apatia che la figura di Miss Hale gli trasmise
non appena entrò nel suo campo visivo. Appoggiata al davanzale,
vestita di scuro, rifletteva tutto il suo dolore con composta
dignità, come se non le fosse del tutto concesso di mostrarsi
onestamente sconvolta da quello che aveva vissuto.
Oh, Margaret. Se solo potessi...
La donna si voltò verso di lui.
«Miss Hale,» la salutò con un lieve
inchino del capo.
«Mr. Thornton,» ricambiò lei,
flebile e affaticata. Non lo invitò a sedere, non gli offrì del tè,
né il dono di una conversazione. Rimase immobile, vagamente protesa
verso la poltrona al suo fianco e a John diede la sensazione di poter
collassare su di essa da un momento all'altro. Ma l'elemento
peggiore, fu costretto a notare, erano senz'altro i suoi occhi: gonfi
e provati dal pianto, emanavano un così forte senso di stanchezza
che John si sentì profondamente in colpa per essersi introdotto in
casa sua quando a regnare in lei erano solo il lutto e il dolore.
Margaret abbassò a sua volta il capo e
per un lungo minuto nessuno disse niente.
«Volevo vedervi,» John ruppe il
silenzio a bassa voce, quasi temesse di disturbarla. «Avevo bisogno
di accertarmi della vostra salute.»
Margaret annuì un tenue ringraziamento
e fece per sollevare un angolo della bocca in un sorriso, ma il
tentativo non le riuscì: il volto rimase una maschera di serietà
attraversata appena da un'ombra di gratitudine.
«Mi dispiace molto,» proseguì John,
il cuore in mano. «Richard Hale era un brav'uomo. E un degno amico.»
Fece una piccola pausa per trovare le parole giuste, per non essere
banale, per dire ciò che meritava di essere detto. Optò per la
verità. «Mi mancherà molto.»
Margaret finalmente alzò il volto ad
incontrare il suo sguardo. «Vi ringrazio, Mr. Thornton.» disse,
stavolta accennando un timido sorriso. I suoi occhi, però,
rimanevano tetri.
«Posso... Posso fare qualcosa per
voi?»
La vide deglutire e sbattere
velocemente le palpebre prima di esalare un sospiro. Che fosse di
spossatezza, fastidio o di pacata accettazione, John non avrebbe
saputo dirlo.
«Per quanto apprezzi la vostra
gentilezza, temo di no. Solo il tempo saprà fare qualcosa per tutti
noi.»
Malgrado la sensazione di impotenza
fosse schiacciante, John si ritrovò a darle ragione: a meno che non
fosse riuscito a riportare in vita suo padre, o persino sua madre,
difficilmente qualcos'altro al di là del tempo avrebbe permesso a
entrambi di far rimarginare le rispettive ferite. Fino a quel punto
non avrebbero potuto fare altro che resistere, sopravvivere e
sperare.
«Mi chiedevo se...» disse
d'improvviso Margaret, sorprendendolo al punto tale che John fissò
le sue iridi su di lei a bocca aperta. «Ecco, mi chiedevo se voleste
accettare un regalo.»
L'uomo la guardò meravigliato e fece
per ribattere, per protestare, per accettare, per dire qualsiasi
cosa, ma Miss Hale non gli concesse alcuna azione e si mosse
verso il tavolo ingombro di libri.
«Sono certa che a mio padre avrebbe
fatto piacere,» gli assicurò, la voce leggermente tremula, mentre
afferrava un volume e lo portava più vicino a John. «È il suo
libro di Platone. Ve lo avrei consegnato più tardi, ma dal momento che
siete qui... Perché aspettare?»
John si sentì infinitamente commosso.
Non si era aspettato un dono, né parole di conforto dirette a lui –
un paradosso, quasi una blasfemia considerata la situazione. Eppure
non poté pensare neanche per un momento che fosse il caso di
rifiutarlo: era un regalo che veniva dal cuore, lo sentiva, e che
recava davvero la benedizione e la benevolenza di Richard Hale.
«Lo custodirò come un tesoro,»
garantì, sincero, devoto, adagiando il cilindro sul tavolo
con un sorriso tenero sulle labbra.
Eppure...
Fu quando sfiorò il libro per
prenderlo dalle mani di Margaret che qualcosa gli sembrò fuori
posto, una nota stonata in una già deprimente armonia. Aggrottò la
fronte.
«Avete detto che avevate in mente di
venire a Marlborough Mills... Perché?». Avrebbe dovuto rimanere in
casa e riposare, ritrovare la sua energia e alleviare il suo spirito,
non far visita ai Thornton. Non aveva senso. Non doveva loro nulla:
non avrebbe dovuto sprecare il suo tempo così.
«Per salutarvi,» fu la replica
sottile – esile come una confessione. «In verità, andrò comunque
per salutare vostra madre e vostra sorella.»
Se possibile, le rughe sulla fronte di
John si intensificarono. «Salutarci? Ve ne andate?»
Margaret si accigliò e gli parve
sinceramente stupita. La vide deglutire a fatica prima di stornare lo
sguardo per un secondo. Tanto bastò perché John indovinasse già la
verità prima ancora di sentirla pronunciare direttamente dalle sue
labbra.
«Sì, Mr. Thornton.» Il petto di
Margaret si alzò e abbassò al ritmo dell'ampio respiro che la donna
prese prima di continuare. «Tra non molto mia zia sarà qui e
andremo via da Milton.»
John non avrebbe saputo dire quale tipo
di espressione gli avesse atteggiato il volto, ma da come Margaret si
sforzò di sorridere capì di doverle sembrare sconvolto oltre ogni
dire.
«Ovviamente non sarei andata via senza
salutarvi e ringraziarvi per tutto.»
John la osservò alla ricerca di un
qualunque minimo, insignificante indizio che avesse potuto
rivelargli lo scherzo, la bugia, la truffa... ma non lo trovò.
No.
Margaret non poteva andare via, non
adesso.
Mai.
Non poteva lasciare Milton.
Non poteva lasciare lui.
«Perché?» fu tutto ciò che gli
riuscì di esalare.
Miss Hale evitò deliberatamente il suo
sguardo e lo posò sul libro di Platone sospeso tra di loro. «Non ho
più nulla che mi permetta di restare,» disse, la voce
pericolosamente incrinata. «Sono sola, qui, ormai. Ora che mio
padre... non è più tra noi... non ho alcun motivo per non tornare a
Helstone o a Londra.»
Hai me, pensò John disperato,
ma ebbe l'accortezza e l'autocontrollo di non dirlo ad alta voce.
Sapeva fin troppo bene di non essere all'altezza del suo amore, di
non poter aspirare a tanto. Sapeva che Margaret non lo avrebbe
mai considerato una motivazione degna per restare a Milton,
che non avrebbe mai accettato di divenire sua moglie.
E tuttavia John non credeva nemmeno di
avere la forza di chiedere di nuovo la sua mano: l'immagine di
Margaret con un altro uomo era ancora troppo vivida nella sua mente
perché potesse perdonarle quel segreto.
L'amava, l'amava davvero, ma non
avrebbe potuto fare nulla per trattenerla.
«E non tornerete più?» disse in un
filo di voce – e si sentì stupido e infantile, patetico.
Margaret incontrò nuovamente il suo
sguardo. «Temo proprio di no.»
Gli occhi di John si persero
momentaneamente nella stanza senza vederla. Si sentì mancare il
respiro e per un attimo rimpianse di non essere stato invitato a
sedersi. Intanto la realtà, le reali implicazioni di quanto gli era
stato appena rivelato si facevano sempre più incalzanti nella sua
testa.
Margaret se ne stava andando.
Stava andando via, lontano da
lui.
E non sarebbe tornata mai più.
La confusione in lui era tale che non
si accorse nemmeno di aver mosso le dita sulla superficie del libro.
Quando accidentalmente le loro mani si sfiorarono, si ritrovò a
sussultare insieme a lei e ad osare una tanto involontaria quanto
disperatamente vagheggiata carezza. La trovò calda, fremente, e al
pensiero di interrompere il contatto tra la loro pelle ebbe un
tuffo al cuore. La lasciò andare piano, avendo cura di imprimere
nella propria mente ogni singola scanalatura della sua pelle. Sorprendentemente, Margaret non si sottrasse al suo studio.
«Si sentirà molto la vostra mancanza
qui a Milton, Miss Hale,» mormorò.
«Ed io sentirò la vostra, Mr.
Thornton,» rispose Margaret, arrossendo appena. «Di Milton.»
John fu sul punto di abbattere ogni
muro, di chiamarla per nome e di chiederle se non potesse fare nulla
per convincerla a rimanere, se non esistesse anche una sola minima
possibilità di farla tornare sui propri passi e di darle un motivo,
uno soltanto, per cui valesse la pena restare, ma qualcosa si
intromise prepotentemente nel filo dei suoi pensieri. Una voce
dabbasso, una voce squillante, decisa, autoritaria, una voce di
donna.
L'incantesimo tra loro si spezzò:
Margaret lasciò il libro di Platone tra le mani di John e si
allontanò da lui per tornare a una distanza socialmente accettabile,
uno sguardo di scuse stampato in volto. Anche John indietreggiò di
riflesso, ugualmente mortificato e all'improvviso consapevole
dei rischi a cui erano scioccamente andati incontro.
Registrò
l'arrivo della zia, Mrs. Shaw, con la testa annuvolata da un fosco
torpore, come se qualcun altro si fosse impadronito della sua volontà
e l'avesse indotto a reagire con la dovuta cortesia e le consuete
buone maniere per salvarlo dall'imbarazzo di mostrare quel nuovo
dolore, che ora si mescolava al primo. La sua mente era altrove,
fissa su un unico, devastante pensiero: non avrebbe più rivisto
Margaret. Non avrebbe più potuto sperare di cambiare le cose, di
porre rimedio a quel che era stato, né di far avverare ciò che non
era mai stato. L'aveva persa per sempre e non c'era più nulla che
potesse fare per alterare il futuro già scritto.
D'un
tratto il salotto gli divenne troppo piccolo, troppo stretto,
soffocante, come l'idea di condividere ancora lo stesso spazio con
Margaret per l'ultima volta. Capì di non poter rimanere lì ancora
per molto, di dover scappare via, lontano da tutto e tutti –
lontano da lei.
«Vi prego di scusarmi,» s'intromise
di getto nella conversazione, uno sguardo rivolto ad entrambe. «Devo
andare. Mrs. Shaw.» Guardò solo Margaret per aggiungere: «Addio,
Miss Hale.»
«Addio, Mr. Thornton.»
John non attese di essere accompagnato
all'uscita: si strinse il libro sotto braccio, conquistò le scale in
fretta e si diresse alla porta, dilaniato tra la necessità
impellente di fuggire da quella casa e la voglia ardente di tornare
indietro e supplicare Margaret in ginocchio di rimanere a Milton. La
lucidità che gli rimaneva gli suggerì di affrettare il passo prima
che fosse troppo tardi.
Mise una mano sulla maniglia, ma non
fece in tempo ad abbassarla che sentì dei passi dietro di sé,
seguiti da quella voce femminile che non avrebbe potuto sentire mai
più.
«Mr. Thornton, aspettate.»
John si accorse di tremare, pieno di
speranza, ma quando, voltandosi, vide Margaret con il suo cilindro
tra le mani non poté fare altro che darsi dello sciocco.
«L'avevate dimenticato,» spiegò la
donna, come a spazzar via ogni dubbio: non era
tornata indietro per lui, ma solo per restituirgli una sua proprietà.
«Vi ringrazio,» disse, sincero,
recuperando il cappello.
Margaret gli tese la mano e il sorriso
che la irradiò quando John la strinse lo ripagò di tutte le
emozioni contrastanti che stava provando, di tutto il tormento che lo
stava distruggendo.
Di colpo qualcosa mutò in lei, nel suo
sguardo, o forse era solo la fioca luce dell'ingresso che le rendeva
gli occhi più lucidi e brillanti di quanto ricordasse. Gli sembrò
più bella e dignitosa che mai in quella tenue aura di cristiana
rassegnazione che l'avvolgeva e per un attimo pensò anche di
sentirsi in pace, di poter accettare quella separazione con muta
arrendevolezza: era quello che era e avrebbe fatto bene a ricordarlo
per il resto della sua vita.
Ma John non aveva previsto che Margaret
si sarebbe liberata dalla lieve presa della sua mano per sporgersi in
avanti e passargli le braccia intorno alle spalle in un dolce
abbraccio. Non aveva previsto di avvertire il calore di un corpo –
il suo corpo – contro di sé, né l'ondata di felicità che
lo stava pervadendo. E non aveva previsto nemmeno la tristezza: neanche per un attimo John fu
in grado di dimenticare che il gusto di quell'abbraccio era quello
della separazione, dell'addio, dell'abbandono. Tra le braccia di
Margaret non v'era più il desiderio di proteggerlo da una folla di
operai inferociti; semmai vi era il tentativo di alleviare in qualche
modo il suo dolore, o forse quello di entrambi; lo stavo salutando con affetto, nonostante tutto. Questo pensiero gli
diede la forza di stringerla in vita con il braccio libero nella vana
illusione di prolungare quel contatto per qualche secondo in più,
magari per sempre.
Ma per sempre finì in fretta.
«Vi auguro ogni bene, Mr. Thornton,»
disse piano Margaret sciogliendosi dall'abbraccio, un sorriso
malinconico sulle labbra.
John chinò il capo nella silenziosa
consapevolezza che, con lei lontano da Milton, non avrebbe mai
raggiunto quel bene che gli aveva appena augurato.
«Ed io a voi, Miss Hale.»
La guardò ancora per un ultimo istante
prima di indossare il cappello, voltarle le spalle e aprire la porta.
L'aria gelida lo aggredì appena uscì
in strada, ma John non se ne accorse neanche: là dove il corpo di
Margaret aveva aderito al suo, la pelle sembrava bruciare di
inappagato ardore e disperato rimpianto. L'inverno era solo nel suo
cuore.
Angolino di Menade Danzante:
Salve!
Anche il mese di maggio, ovviamente in
extremis, vede la pubblicazione della quinta puntata della
ToBeWritingChallenge2023
di BellaLuna
indetta sul Forum delle Penne! Questa volta il prompt scelto è
“Forbidden/Starcrossed Love”. Sappiamo che il canon va a finire
diversamente, ma ho voluto analizzare con un “What if?” un
momento in cui a tutti gli effetti non abbiamo ragioni per sperare
che la situazione cambi. Sono stata indecisa se far valere la OS per
Unrequired Love, ma alla fine ho optato per la storia d'amore
travagliata che non può svilupparsi per una serie di ragioni
socio-culturali prima ancora che per l'iniziale antipatia reciproca
dei due protagonisti.
Vi ringrazio per essere arrivat* fin
qui!
Alla prossima!
Menade Danzante
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