“…Grasso d’oca… fa tutta la
differenza.”
Il ruminare osceno delle ganasce
di Santino D’Antonio attorno al boccone tagliato alla batonnet,
non riesce
a nasconderne il compiacimento: perché per quanto la mano giocata fino
ad ora
gli sia costata quasi tutto, ancora gli restano carte da giocare.
Sono già in molti però, quelli
pronti a giudicarlo come un empio arrogante:
“Jonathan…”
È un avvertimento, quasi una
preghiera, quella di Winston, che però muore nel vento che è la furia
di John
Wick:
“Hai visto il menù? Ha un sacco di
alternative.” e quando diviene inevitabile che un cane morda la mano
che lo batte?
“Jonathan, dammi ascolto...”
Né Wick né D’Antonio però, hanno
occhi, bocca, orecchi o sensi per qualcun’altro: ci sono solo loro in
quella
stanza, assieme con l’odio. Si riesce perfino quasi a respirarne
l’afrore, mentre
aleggia sui divani e le poltrone in pelle, scempiando le tende, i muri
e i
quadri del ricco lounge del Continental Hotel di New York.
“Un uomo può stare qui per molto
tempo… senza mai mangiare lo stesso piatto due volte.”
“Jonathan… vai via.”
“Sì Jonathan…”
Ma…
TANG!
E perfino John Wick, l’uomo che in
passato è stato mandato ad uccidere il fottuto uomo nero, si scopre a
provare
una nuova emozione oltre l’odio.
La Kimber Super Carry che
brandisce è una .45 ACP con telaio in allumino: un souvenir della
guardia
personale di D’Antonio. Quella muta faccendiera che ha lasciato
cadavere a
raffreddarsi alla galleria d’arte neanche un’ora fa: è un’arma potente
e
leggera… ma il coltello da lancio in titanio che l’ha trapassata,
occludendone
la canna, non è tra le opzioni modulari con la quale sia normalmente
equipaggiata.
È necessaria una forza e una mira
non comune per compiere una simile azione, perfino nel loro ambiente:
solo una
persona saprebbe farlo eludendo i sensi di mister Wick… ma fino a quel
momento
almeno, era stata solo una leggenda.
“Baba Yaga.” l’accento è
indefinito, ma inconfondibile: vagamente orientale, vagamente slavo.
È strano per Jonathan non essere
la persona più pericolosa in una stanza: una sensazione sgradevole
perché quasi
dimenticata, che gli riporta alla mente i giorni del suo addestramento.
“…Santa Muerte.” mormora in un
soffio e lieve inchino, distogliendo lo sguardo da D’Antonio.
Quanti se ne sono succeduti negli
anni della violenta e felice storia del loro mondo! Quante volte i 12
Seggi
della Gran Tavola hanno visto i loro occupanti succedersi uno dopo
l’altro,
così come del resto vale per colui che ne siede al di sopra…
Ma fin da quando il loro mondo
esiste, fin da quado le sue regole furono scolpite nel sangue per la
prima
volta e i dobloni battuti nell’oro, solamente una è stata la mano
impietosa di
tutti i Reggenti, ereditata dal loro predecessore fin dai tempi di
Caino:
“Può chiamarmi V, Jonathan.”
afferma dal suo sgabello del bar con un sorriso nella voce, una
bottiglia di
tequila vuota per metà ed un minuscolo shot a farle compagnia.
L’aspetto è inconfondibile: metallo
le adorna le fini cicatrici chirurgiche sul viso e sul collo, mentre
occhiali a
specchio ne celano completamente lo sguardo… da dove qualcosa di
orribilmente
crudo e primordiale osserva ogni cosa. La sua livrea espone i colori di
antiche
stragi: grigio canna di fucile, rosso sangue rappreso e l’oro che si
usa come viatico
per i morti. Santa Muerte non è come il resto di loro: l’ipocrita
apparenza di
civiltà che nel loro mondo prende la forma di completi antiproiettile
tagliati
su misura, in lei è completamente assente.
E che V sia l’iniziale del suo
nome, perduto assieme alla sua lingua natia nel Diluvio, o un semplice
pseudonimo, nessuno l’ha mai saputo: Santa Muerte non è famosa per
soddisfare
la curiosità altrui.
“Winston…” commenta poi alzandosi
flessuosa dallo sgabello del bar e dirigendosi verso il tavolo di
D’Antonio:
“…Sei invecchiato.”
Un complimento che il direttore
del Continental riceve nello stesso spirito con cui gli è stato
tributato:
“Mentre voi siete rimasta uguale
al nostro primo incontro, milady Santa Muerte.”
“Bellissima?” chiede, osservandolo
da sopra una spalla.
“Letale.” risponde con un sorriso il
direttore, affrettandosi poi per aggiungere una sedia al tavolo di
D’Antonio,
così che possa accomodarsi.
Lo sguardo che rivolge a Jonathan lo sprona
a
fare lo stesso per sé:
“Mercì.” lo ringrazia V,
aspettando che anche il famigerato John Wick si unisca a loro.
Non c’è scampo: la letalità di
Santa Muerte è dopotutto la sola ragione per cui sia rimasta la Mano
del
Reggente. Se anche assassini famigerati possano sorgere negli anni,
ricevendo
per le loro leggendarie gesta pittoreschi soprannomi… mai nessuno ha
pensato di
poterla eguagliare. Ma per il resto della sala, che è rimasta in
silenzio ad
osservarli fino a quel momento, lo spettacolo è ormai giunto alla fine:
da una
tasca interna della giacca, Santa Muerte pesca ed espone sul tavolo un
largo
doblone color onice, con esposto lo stesso memento mori che porta come
cammeo
sul bavero, in oro e avorio.
“Faccia sgomberare la launge, direttore.
Lei potrà restare, se lo desidera, ma dovrà rispettare il silenzio
dell’uomo
morto.”
Per parte sua, Winston non deve
ripeterne l’ordine: l’autorità di cui Santa Muerte è allo stesso tempo
rappresentante e fonte da tempo immemorabile, fa sì che ogni altro
occupante
della sala soddisfi la sua richiesta, abbandonando all’istante tavoli e
sgabelli, pasti e sigari, in un operoso trapestio compiuto in timorato
silenzio.
È gentile Santa Muerte ad aver
formulato la sua richiesta in quel modo: senza prevaricare, almeno
nella forma,
l’autorità di Winston nel suo hotel. Una gentilezza che il direttore
naturalmente coglie:
“Posso portarle qualcosa nel
frattempo?”
“Il mio favorito, prego.”
“Vodka on the rocks, succo
di lime e ginger beer se ricordo bene…” recita Winston alzando il
divisorio e
portandosi dietro il bancone: “…E uno spruzzo d’amore, ovviamente.”
aggiunge
con un paterno sorriso, cominciando a scolpire il ghiaccio necessario.
Un breve sospiro divertito è
l’unico commento che la Mano del Reggente tributa al direttore, facendo
cenno
allo stesso tempo a John di passarle la pistola, ancora con la lama
incastrata.
“Devo ricordarle, mister Wick, che
le regole proibiscono di condurre affari sul territorio del
Continental.”
comincia con dolce lentezza: “…Incidentalmente, questa è anche la
ragione per
cui la sua mano sia ancora attaccata al polso.”
Un lieve rimprovero, sottolineato però
dall’estrazione della lama dalla canna… e seguita dalla distruzione di
ciò che
ne resta nel pugno: il breve gemito del metallo che cede nella stretta
risulta
piuttosto sgradevole ai presenti. Schegge e frammenti le cadono dalla
mano
guantata sulla tovaglia: una mano strana, dalle dita… piuttosto spesse.
“…Allo stesso tempo, mister
D’Antonio…” aggiunge prima che il famigerato temperamento di Baba Yaga
possa
riaccendersi: “…purché nel frattempo lei non riceva danno, le stesse
regole non
proibiscono affatto al mister Wick di trascinarla in mezzo alla strada,
dove
potrà poi abbatterla come un cane con agio.”
“…Sembra che nessuno abbia mai
avuto il coraggio di verificare fino in fondo quanto le nostre regole
ci
lascino comunque spazio di manovra. Confesso, che ne sono un po’
delusa.”
“Io siedo alla Gran Tavola…”
“Non ancora mister D’Antonio: non
del tutto. E in ogni caso, io rappresento colui che ne siede al di
sopra.” con
una rara dimostrazione di assennatezza, Santino D’Antonio decise di
chiudere la
bocca.
Ogni cosa, in quel momento,
dipende dalla donna seduta con loro… e dal cocktail che Winston le
serve,
posandoglielo davanti e segnandosi le labbra con la mano libera: da
quel
momento in poi, fino al termine di quella seduta, il suo sarebbe stato
il
silenzio della tomba. Sarebbe rimasto un mero testimone di quel raro
portento
che è V in carne e ossa, a cui era proibito sia interferire, che sedere
con
loro al tavolo. Anche con la sua lunga vita, era solo la seconda volta
che Winston
vi assisteva, e non ve ne sarebbe stata una terza.
Santa Muerte si concede un momento
ancora, osservando D’Antonio e Wick da sopra il suo bicchiere e dietro
gli
occhiali a specchio, gustando a piccoli sorsi il cocktail guarnito con
una
singola fetta di lime: quasi perfetto. Quasi come quello che un’altra
persona
aveva preparato per lei, in altri luoghi e tempi… per celebrare una
vita finita
troppo presto.
Santa Muerte percepisce l’odore
della paura negli uomini seduti al suo tavolo: è appagante sapere di
avere
quell’effetto perfino sul famigerato Baba Yaga.
“Mi trovo qui poiché il Reggente si
dispiace dei recenti eventi... la lettera della legge e il suo spirito
sono in
contrasto.” pronuncia solenne.
A questo serve la mano del
Reggente: a portare giustizia in un mondo di assassini come il loro, in
cui lo
stesso concetto è… effimero. La sua ovviamente è una giustizia
draconiana,
spietata… ma è giustizia non di meno. Nel loro mondo, coloro che
invocano di aver
servito e che sarebbero stati al servizio, lo fanno alla volontà
collettiva
di un mondo di cui V è da sempre l’ago della bilancia. Giudice, giuria
e morte
ineluttabile… ma soprattutto, allo stesso tempo, giusta: lei è
il morso
che spezza. La prova che porta alla distruzione in caso di fallimento:
non deve
sorprendere che anche Baba Yaga si sia arreso ad essa. Dopotutto,
cos’altro gli
resta da perdere?
“Un membro della Gran Tavola è
stato ucciso recentemente: da lei mister D’Antonio.”
“È stato John Wick a farlo…”
interrompe Santino con appena un cenno della sua consueta arroganza.
“Mister John Wick è stato solo
l’accessorio all’atto. Il coltello se vuole, mister D’Antonio. Ma la
mano che
l’ha brandito? Quella è stata la sua.”
D’Antonio riesce a non urlare
mentre Santa Muerte gli spezzava la terza falange del mignolo
destro: interrompere
V aveva i suoi rischi e la falange gli era stata quasi estirpata di
netto.
“…Normalmente, l’assassino di un
membro della Gran Tavola al di fuori dei rituali sanzionati incorre in
gravi
penalità… come sono sicura lei sappia. L’aver usato un pegno non è
però, almeno
di fronte alla lettera della legge, una violazione delle nostre regole:
lei ha
usato un tecnicismo, ma è riuscito ad ottenere ciò che desiderava.
L’investitura, almeno in potenza: le mie congratulazioni.”
“…Tuttavia, il modo in cui l’ha
ottenuta, per non parlare poi del suo fallimento nell’eliminare l’arma
con cui
ha fatto uccidere Gianna D’Antonio, e il penoso spettacolo dei suoi
uomini per
le strade di Roma e New York, alimenta molti dubbi nel cuore della Gran
Tavola.
Ci si chiede, se lei sia all’altezza del ruolo che rivendica. Senza
dimenticare
che, mentre le disposizioni di successione lasciate da suo padre per il
Seggio che
occupava erano pubblicamente note, la stessa cosa non può dirsi per
quelle del
suo predecessore, sostenitori della quale ancora hanno un peso
all’interno
delle Famiglie.”
“…In breve, mister D’Antonio, il
suo insediamento causerà come minimo una… mhh… decimazione
disciplinare
nella sua organizzazione, e un periodo d’instabilità, che molti nella
Gran
Tavola non vedono al momento di buon occhio. Le è concessa ora la
parola.”
“Ne avevo il diritto.” afferma
Santino, tenendosi il dito fratturato: “…Ne avevo il diritto e l’ho
esercitato:
l’ha detto lei, no? La lettera della legge è stata rispettata. Se c’è
qualcuno
che deve pagare per la morte di mia sorella, è l’uomo che mi siede di
fronte.”
“Mister D’Antonio, lo stesso
cavillo vi protegge entrambi: costretto com’era dagli obblighi di un
pegno,
anche Baba Yaga è nominalmente al riparo dalle conseguenze in cui si
incorre
quando si elimina un membro della Gran Tavola. Cosa che lei certamente
sapeva,
o non avrebbe emesso una taglia così cospicua sulla sua testa. E a
questo proposito:
il suo cellulare, prego.”
La lezione inflitta nella carne,
convince D’Antonio a soddisfare la richiesta di Santa Muerte con la
massima
celerità: con brevi e rapidi gesti, V accede al registro delle chiamate
nel
cellulare di Santino, premendo un’icona e mettendo poi in vivavoce per
il resto
del tavolo.
“Come posso aiutarla?”
“Vorrei chiudere un conto aperto
di recente.”
“…Nominativo?”
“Jonathan Wick.”
“Codice?”
“Zero Uno.”
“…Rimanga in attesa prego.”
“C’è qualcosa che vuole chiedere,
mister Wick?” il sorriso che Santa Muerte espone la fa apparire più
giovane di
quanto già non sembri:
“…Non credevo che un conto potesse
essere chiuso.”
“È relativamente facile conservare
i privilegi amministrativi di un sistema che si è contribuito a creare.”
“…Codice accettato e ordine
processato. Che termine preferisce?”
“Immediata, con disseminazione
globale.”
“Procediamo, milady Santa
Muerte.”
Per parte sua, è solo dopo aver
chiuso la chiamata che V infligge al cellulare di Santino D’Antonio lo
stesso
destino già subito dalla Kimber Super Carry: anche questa volta, il
breve
sfrigolio e le scintille liberate dai componenti interni non sembrarono
disturbare
affatto la Mano del Reggente.
“Lo trovo… profondamente
ingiusto.”
“Mister D’Antonio: si tratta di
una misura necessaria verso il soggetto di un’udienza formale. Non
vorremmo
certo che elementi esterni causino ulteriore disordine in questa
situazione già
così complicata…” è la suoneria del cellulare di Winston questa volta
ad
interrompere la seduta.
Dopo aver letto la notifica
ricevuta, e sempre senza proferire un fiato, il direttore del
Continental
avvicinò il suo cellulare a Santa Muerte, perché anche lei potesse
prendere
visione della conferma che la taglia sulla testa di Baba Yaga era stata
annullata.
Un breve cenno del capo di V, e il
direttore tornò ad assistere da 2 passi di distanza, placido come un
mare in
bonaccia: probabilmente, anche a causa del fatto che al suo cellulare
fu
concesso di restare intatto.
“Anche in questo caso, è chiaro
che lei lo favorisce. Forse la Gran Tavola dovrebbe sapere che la Mano
del
Reggente non è affatto equa come si dice…”
“Attento, mister D’Antonio: dubitare
delle mie azioni è un insulto al Reggente. Ma comprendo il suo punto di
vista:
mi permetta di essere quanto più chiara possibile: quella che le appare
come
preferenza, altro non è che considerazione.”
“…Considerazione?”
“Verso i numerosi raggiungimenti di
mister Wick. Raggiungimenti che, e perdoni la franchezza, al momento mi
appaiono… difficili da eguagliare. Anche nel caso che intendesse
procedere
nella sua investitura.”
“…Credo di capire.”
“Ne sono lieta. Le nostre regole
sono importanti: senza di esse, vivremmo… come gli animali. Ma allo
stesso
tempo la Gran Tavola, e ancor di più il Reggente, guardano ai risultati
raggiunti. Lei ha acceduto, mister D’Antonio: se la sua scelta fosse
ricaduta
su una lama di minor pregio, non mi troverei qui.”
“No… non lo sarebbe, ha ragione.”
“Conseguenze, mister D’Antonio: conseguenze.
E dunque, le sue scelte: lei può decidere di non procedere oltre. Il
ritiro
della sua candidatura verrà accettato lietamente, e il Reggente in
cambio
nominerà un successore al Seggio di sua sorella tra i membri delle
Famiglie. La
sua organizzazione beneficerà del prestigio che ne deriva per molti
anni a
venire.”
“Ma questo non impedirà a mister
Wick di… freddarmi come un cane in mezzo ad una strada, non è vero?”
“Purché non riceva danno fino a
quando non ha lasciato l’ultimo gradino del Continental, no.”
“E l’alternativa?”
“L’alternativa è che lei proceda
nell’investitura, rinnovando il suo giuramento alla Gran Tavola qui e
ora. In
quel caso verrà insignito di tutti i privilegi che le competono a valle
di una
seduta straordinaria della Gran Tavola, da tenersi tra quattro albe.”
Quattro, così da dare tre giorni
di lutto per commemorare il proprio predecessore secondo creanza… e per
dare
alle organizzazioni che sostenevano i Seggi della Gran Tavola, il tempo
necessario per appianare eventuali contrasti interni sul candidato.
La velocità con cui Santino
D’Antonio mise il ginocchio a terra, abbandonando il tovagliolo che
aveva
ancora sulle gambe, avrebbe fatto invidia ad un assassino comune:
“Io ho servito e sarò al
servizio!” recitò a mani giunte e testa bassa, con la falange del
mignolo spezzato
come unica nota stonata alla sua posa da postulante.
“…Come Mano del Reggente, prendo
atto ufficialmente della sua dichiarazione d’intenti. E dove
organizzerà la
seduta della Gran Tavola?”
Oh, l’espressione di interdetta
sorpresa sul volto di Santino D’Antonio fu un balsamo per Winston, che
non poté
impedirsi di sorridere: un’espressione riprodotta in modo quasi
simmetrico nel
volto di Baba Yaga, per quanto in modo più riservato.
Lo tenevano per il gozzo:
“Come ho fatto menzione a mister
Wick, sul territorio del Continental nessun affare può essere condotto,
mister
D’Antonio. Ed esiste forse qualcosa di più ufficiale dell’investitura
ad un
Seggio della Gran Tavola?”
Solo in quel momento Santino D’Antonio
davvero comprese.
“…E mi permetta di ricordarle: i
suoi privilegi entrano in vigore solo a valle della sua investitura
formale.”
“Ca… capisco.”
“Me ne compiaccio: la prego ora di
determinare il luogo per la sua investitura.”
“…Glielo farò sapere a breve.”
rispose D’Antonio, cercando di inghiottire il suo terrore.
La sua morte era sempre stata inevitabile,
fin da quando era venuto ad esigere il suo Pegno da John Wick. E ora lo
sapeva:
perché in un modo o nell’altro, avrebbe lasciato il territorio del
Continental…
e quando questo fosse avvenuto, la sua morte sarebbe giunta
ineluttabile.
“Non oltre l’alba, mister
D’Antonio: ho altri doveri di cui occuparmi.”
Santino riuscì solo ad annuire:
“Questa udienza è terminata.”
annunciò Santa Muerte, riafferrando il doblone sul tavolo e ponendolo
di nuovo
nella tasca.
“Direttore, accompagni mister
D’Antonio nella sua camera prego: appare… affaticato. L’emozione, senza
dubbio.”
“Senza dubbio.” le fece eco
Winston, posando una mano sulla spalla di Santino e aiutandolo ad
alzarsi.
“…Poi mi raggiunga con il suo
concierge: questa situazione ha alcune conseguenze anche per lei.”
“Certamente, Santa Muerte.”
La Mano del Reggente attese di
essere sola nella stanza con Wick per parlare nuovamente:
“È soddisfatto della risoluzione,
mister Wick?”
“Sì.”
“Eccellente. Se avesse… sfortunatamente
ecceduto nei suoi intenti al Continental, la Gran Tavola sarebbe dovuta
cadere su
di lei come un maglio. Mister D’Antonio è ancora un pretendente, per
quanto
poco gli resti. Conseguenze, mister Wick. La Mano del Reggente è stata
stesa su
di lei, ma spero comprenda che questo non la pone al riparo da future
prenotazioni fatte a suo nome, o dai rituali di Vendetta.”
“Ne sono al corrente.”
“…Tuttavia, essendo questi affari che
si compiono al di sotto della Tavola, non credo avrà troppo di cui
preoccuparsi.”
Una considerazione a cui Baba Yaga
rispose con un cenno d’assenso:
“La lascio, mister Wick.”
“…Posso chiederle…” la interruppe
quando Santa Muerte si era già alzata dal tavolo: “…Come mai ha deciso
di
intervenire?”
“…C’è stato un uomo un tempo: Braccio
d’Argento. Era importante. E lei me lo ricorda abbastanza.”
“…Buona sera, Santa Muerte.”
“Buona sera, Baba Yaga.”
***
Charon e Winston si presentarono
nello studio di quest’ultimo pochi minuti dopo: al contrario di molte
altre
stanze del Continental, questa aveva una rara atmosfera, di pigra
intimità.
Santa Muerte non sarebbe stata sorpresa se avesse scoperto che Winston
ne
calpestava i pavimenti calzando più frequentemente comode espadrillas.
“Milady.” la salutò il concierge,
chinando lievemente la testa.
“Charon, corretto?” chiese senza
girarsi, restando ad osservare in piedi le fiamme che danzavano nel
camino.
“È così.”
“Grazie per essere venuto.”
“È un piacere.”
Solo Winston prese posto a sedere:
aveva un sorriso decisamente compiaciuto.
“…Non sono soddisfatta, Winston.”
“A che proposito? Per quanto mi
concerne, trovo la sua risoluzione degli eventi… impeccabile.”
“La sua condotta. Lei mi ha…
deluso.”
Frase che fece scomparire il
sorriso dal volto di Winston con repentina subitaneità:
“Lei è sempre stato un bastione di
neutralità. Lei è New York. È suo dovere. Ma neutralità non significa
affatto
indipendenza: poco o nulla è stato fatto da parte sua per prevenire o
guidare
gli eventi che si sono appena conclusi. Vi ha assistito, senza fare
molto altro
che registrare pegni e ascoltare istanze.”
“…Ammetto che riferire la
situazione non è qualcosa a cui abbia pensato.” affermò contrito il
direttore
dopo un momento.
“Ecco perché ho deciso di farlo
io, signore.”
Una delle rare occasioni in cui
Charon riuscì davvero a stupirlo: al punto, che Winston non riuscì
davvero ad
infuriarsi del fatto che il suo concierge avesse agito alle sue spalle.
“Sembra che abbia rari amici,
Winston. Ma la sua condotta avrebbe potuto metterli in pericolo.”
“…Ci saranno conseguenze?”
Prima di rispondere, Santa Muerte
si girò a guardarli: si era tolta gli occhiali, e il suo sguardo nudo
fu
estremamente sgradevole da incrociare, perché aveva orbite color
tenebra.
Niente sclera, iride o pupilla: solo oscurità.
“…No. Si tratta di una
riprovazione informale. Potrebbe però essere giunto il momento di
scegliere il
suo successore: suo figlio ad esempio potrebbe trarre gran beneficio
dalla
posizione. E forse anche lei.”
“…”
“Crede davvero che ci fossero
informazioni del nostro mondo che io non possa conoscere? La madre di
suo
figlio è stata una mia allieva, dopotutto.”
“Ah. Questo spiega alcune cose...”
commentò il concierge con un compito sorriso.
Il trillo del telefono interruppe
l’imbarazzo di Winston e fu per questo estremamente benvenuto: Charon,
premuroso come sempre, non fece aspettare, afferrando la cornetta prima
che il
quarto trillo si fosse concluso.
“Sì? … Capisco.” affermò,
riagganciando la cornetta e tornando a raggiungerli: “…Sembra che
mister
D’Antonio si sia appena sparato nella sua stanza, signore.”
“È morto?”
“Temo di sì, signore.”
“…Eppure gli era stato ricordato
più volte che affari ufficiali non possono essere condotti sul
territorio del
Continental.” sospirò infastidito Winston.
“Forse era un po’ duro d’orecchi?”
“…Pare dunque che la mia
permanenza nel suo stabile sia giunta alla fine, direttore.” affermò
Santa
Muerte inforcando di nuovo gli occhiali a specchio.
Un gesto che Winston corrispose
alzandosi a sua volta e porgendole la mano:
“Così sembra. Come sempre, siamo
onorati dalla sua visita, Santa Muerte. Spero che la permanenza l’abbia
soddisfatta e le porgo i miei ringraziamenti, assieme alla gratitudine
per i
suoi profondi consigli. Col suo permesso, andrei a risolvere l’ultimo
problema
lasciatoci da mister D’Antonio.”
“Vada pure: le auguro che quello
sciocco arrogante abbia almeno lasciato una moneta per i servigi che
renderà.”
“Le maniere fanno l’uomo, Santa
Muerte, ma non si preoccupi: sono certo che in caso contrario le
Famiglie salderanno
il conto.”
“Le faccio strada, milady.” esalò Charon,
aprendo la porta dello studio:
“Grazie Charon. Direttore.”
“Santa Muerte.”
L’ultimo pensiero che il direttore
si concesse prima di lasciare lo studio a sua volta fu: quale sarebbe
stato il
modo migliore di rivelare a John Wick la loro parentela?
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