1torafuyu
92. Sfiorarsi di mani
Erano pronti.
Ormai mancava poco a quello che poteva rivelarsi lo scontro tra gang
più grande di tutti i tempi e Chifuyu faticava ancora a crederci.
L'aria era pregna di tensione, vibrava di un'intensa elettricità
che rischiava di esplodere da un momento all'altro e solo per un
attimo, per un piccolissimo istante, Chifuyu si domandò se
Kazutora si trovasse ancora al suo fianco.
Era come impietrito, stranamente impossibilitato a voltarsi alla sua
sinistra per constatare se il suo ragazzo fosse ancora lì,
quando avvertì una mano sfiorare impercettibilmente la propria.
Ricambiò quel gesto, quasi non capendo cosa stesse facendo, ma
consapevole di avere la persona giusta accanto a sé.
E allora sarebbe potuto succedere di tutto e lui avrebbe avuto la forza di affrontarlo.
96. Grandine
«Cazzo, cazzo, cazzo!»
Kazutora imprecò altre cinque o sei volte prima di trovare le chiavi di casa.
Chifuyu, accanto a lui, si trattenne dall'imprecare a sua volta.
Non avrebbe mai pensato che quello che doveva essere lo scontro tra
gang più incredibile di tutti i tempi si fosse ridotto a un
nulla di fatto a causa di una violenta grandine scoppiata
all'improvviso.
Roba da non crederci, sul serio… si sentiva quasi uno sfigato.
«Dovremmo asciugarci e cambiarci» disse Kazutora una volta
entrati in casa. «Poi magari cuciniamo qualcosa, ti va? Io ho
fame».
Chifuyu ridacchiò.
Fino a cinque minuti addietro, Kazutora era sul piede di guerra, pronto a fare il culo a chiunque.
Ora, invece, pareva talmente ammansito da risultare irriconoscibile.
«Ci sto».
(Ma in fondo andava bene così).
97. Cuore che batte
Aveva ormai smesso di grandinare ma, in compenso, il pomeriggio stava proseguendo con un violento acquazzone.
Dopo essersi cambiati e aver mangiato qualcosa, Chifuyu e Kazutora si
erano accoccolati sul divano, intenti a guardare qualche programma
divertente in televisione.
Chifuyu in realtà non stava seguendo nulla poiché era
distratto da qualcos'altro: aveva il capo poggiato sul petto di
Kazutora e non poteva non lasciarsi cullare dal dolce suono del suo
cuore che batteva placido nella cassa toracica.
Eppure c'era qualcosa che stonava in tutto ciò, ed era il modo in cui Kazutora lo stringeva forte a sé, disperato.
Così Chifuyu decise di staccarsi da lui — con non poche
difficoltà — e lo guardò dritto negli occhi.
«Qualcosa non va?»
98. Libro aperto
Kazutora ricambiò lo sguardo e un sorriso rassegnato gli incurvò le labbra sottili.
«Te ne sei accorto?»
«Certo che sì. Se come un libro aperto, per me. Lo sai».
Kazutora sorrise un'altra volta. «Certo che lo so».
«Allora?» lo incalzò Chifuyu. «Cos'è successo?»
Il ragazzo si morse il labbro inferiore, gli occhi colmi di terrore.
«Ti stavano per accoltellare» ammise in un soffio.
«Durante lo scontro. Me ne sono accorto quasi all'ultimo, tu eri
girato di spalle e…»
Si interruppe, lo sguardo fisso nel vuoto.
«Ho avuto paura. E non volevo più pensarci, ma mi è tornato tutto in mente nel giro di un attimo».
Chifuyu deglutì a fatica.
Cielo, aveva davvero rischiato così tanto?
Si avvicinò a Kazutora, sfiorandogli le labbra con le proprie.
«Grazie per avermi protetto».
94. A letto, l'uno di fronte all'altro
Nonostante Chifuyu avesse giurato a se stesso che mai più
nella vita sarebbe entrato nella camera di Kazutora (la quale era, per
essere gentili, un vero e proprio pugno nell'occhio in fatto di colori e arredamento), alla fine quella notte l'avrebbe trascorsa con lui, nel suo letto.
E aveva deciso di farlo soprattutto perché Kazutora aveva
bisogno di essere rassicurato dopo quanto era accaduto quel giorno.
(Sono qui e lo devo a te).
Erano stesi l'uno di fronte all'altro e nessuno dei due era
intenzionato a chiudere gli occhi per primo, anche se Kazutora stava
pian piano cedendo al sonno.
«Non ti preoccupare» sussurrò Chifuyu. «Domani
mattina, quando ti sveglierai, io sarò ancora qui, accanto a
te».
(Non sarebbe altrimenti se tu non mi avessi salvato oggi).
(Grazie).
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