In nome di un ricordo

di Fiore di Giada
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La cerva d’argento, rapida, balza sul pavimento e, per un istante, irradia la stanza d’una luce bianca.
Lo sguardo di Albus, sgomento, si fissa su Severus. Nessun fremito altera il suo viso impenetrabile.
Eppure, il suo Patronus è chiaro.
− Lily… − sussurra l’anziano preside.
Per un lungo, eterno istante gli occhi di Severus si velano di lacrime e fissano un punto indefinito.
Il preside, per alcuni istanti, tace. Quel nome rievoca in lui ricordi dolorosi, come frammenti di vetro.
Eppure, è rimasto fedele a quelle pur tristi memorie.
Il dolore ha dilaniato la sua anima, eppure non ha mai cercato di liberarsene.
− Dopo tutto questo tempo… − continua, gli occhi pieni di lacrime.
Sono un idiota., pensa. Davanti ad una tale costanza, simili parole appaiono vuote.
Eppure, gli sono sfuggite dalle labbra, prive di qualsiasi controllo.
− Sempre. − conferma l’insegnante, deciso.
Con un cenno del capo, l’anziano annuisce. Quella semplice parola esprime la risolutezza dell’altro uomo.
Per quell’amore negato, è disposto ad andare oltre i suoi limiti.
Fissa sul giovane uomo uno sguardo serio, rispettoso. Quella risposta ha liberato la sua mente da dubbi e perplessità.
Può abbandonare il mondo terreno senza alcun rimorso.
Di lui si può fidare.




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