qualcosa
Qualcosa
di più
«Suggerisco di prenderci una pausa,»
propone l'avvocato con malcelata impazienza. Non è difficile per
Paul capire perché: se il suo cliente sbatte un'altra volta il pugno
sul tavolo con quell'aggressività, non avrà poi molte speranze di
intenerire la giuria a cui verrà sottoposto il filmato.
«Interrogatorio sospeso alle 16:14,»
concede Natalie, ma il suo tono piatto lascia trapelare
l'insoddisfazione di dover interrompere. Non fa in tempo a premere il
pulsante che blocca la registrazione che sospettato e legale
abbandonano la stanza di gran carriera per ridefinire la strategia.
Tony, accanto a lei, china leggermente
il capo e si lascia sfuggire un sospiro. «Ci eravamo quasi.»
Natalie chiude gli occhi, le spalle che
le si afflosciano appena contro lo schienale della sedia. «Crollerà,
alla fine lo avremo noi. Ma sì, ci eravamo quasi.»
«Già.»
Anche Paul si sente sconfitto. Incrocia
le braccia, fa di tutto per rilassare i muscoli della schiena,
inspira profondamente per scaricare la tensione. Anche lui è
convinto che l'uomo cederà, che entro la fine dell'interrogatorio
confesserà di aver ucciso suo fratello, ma aver dovuto sospendere
proprio ora sembra a tutti gli effetti un'occasione mancata. Tony e
Natalie dovranno fare il doppio degli sforzi per vincere, da adesso.
Ha l'impressione che i due siano giunti
alla sua stessa consapevolezza: Tony, con solo la sua squadra ad
osservarlo, non si fa problemi a pinzarsi il naso con le dita e a
strofinarsi gli occhi con i polpastrelli, mentre Natalie si passa una
mano sul collo, arrivando a massaggiarsi la spalla.
Poi una domanda spezza il silenzio.
«Come va la mano?» chiede Natalie.
«Bene. Meglio,» ribatte Tony con un
sorriso. Si interrompe dal risistemare il fascicolo davanti a sé per
chiudere a pugno la mano un paio di volte, a titolo dimostrativo.
«Non fa più male?»
«Solo un leggero formicolio, niente di
che.»
Natalie annuisce, ma è il sorriso che
le distende le labbra e che Paul può vedere solo per una frazione di
secondo a provocargli una fitta allo stomaco. Un sorriso caldo,
perfino affettuoso, come se lei fosse davvero interessata alla mano
di Tony e non avesse solo fatto una semplice domanda di circostanza
da rivolgere a un collega in seguito a un qualche infortunio. Paul,
comunque, non è neanche sicuro di cogliere il riferimento: Tony si è
fatto male? Quando? Ma soprattutto: che importanza potrà mai avere
questo durante un interrogatorio come quello?
«Mi fa piacere,» conclude Natalie
prima di alzarsi e poggiare la mano sulla spalla di Tony in un
inequivocabile gesto di conforto. Non dura più di un attimo – Paul
è sicuro che se non avesse avuto gli occhi fissi sulla scena fin dal
principio, probabilmente avrebbe perso il movimento –, ma in
qualche strano modo ha l'aria di essere significativo.
«Tè?» domanda la detective ormai
giunta alla porta. Il fragore dello scatto della maniglia rende la
risposta di Tony inudibile e questo irrita Paul: dovrebbe aver dato
un banale assenso alla proposta, visto che la sta seguendo verso
l'uscita... Ma allora perché stanno ridendo entrambi come se uno dei
due avesse appena fatto una battuta?
Lasciano la sala senza nemmeno uno
sguardo al vetro, a loro nell'altra stanza, come se non ci fosse
nessun altro. Per un attimo, Paul ha la spiacevole impressione di
aver quasi origliato una conversazione privata, qualcosa a cui lui
non avrebbe dovuto assistere in nome del rispetto e della decenza.
Qualcosa di intimo.
Ma questo semplicemente non ha senso.
«Che ha la mano di Tony?» chiede
brusco prima di riuscire a trattenersi, lo sguardo sempre fisso
davanti a sé.
«Una leggera scottatura,» lo informa
Vanessa.
«È successo qui?»
«A casa.»
«Come?»
Paul si pente di aver insistito ancora
non appena l'ultima parola gli esce di bocca, ma ormai è tardi per
ritirare la domanda. Con la coda dell'occhio osserva l'orologio e
vede che passano trenta secondi prima che Vanessa si decida a parlare
un'altra volta.
«Il bollitore,» dice e il suo tono
non gli piace: Paul sa che sta per dire altro ed è abbastanza
sicuro che non gli piacerà. «Perché tutto questo interesse per un
incidente domestico? Può andare avanti lui anche con un po' di
fastidio alla mano, non serve che lo sostituisci.»
La mente di Paul
registra a fatica
l'ultima parte della risposta, l'insinuazione lieve ma presente che
lui possa sentirsi in qualche modo non abbastanza o messo da parte.
Ciò su cui il suo pensiero si è impigliato, tuttavia,
è una parola molto
specifica: domestico. Ha bisogno di qualche momento per capire
che a disturbarlo tanto è l'idea di familiarità, di riservatezza,
di casa che l'aggettivo evoca. Concetti che mai si sarebbe
sognato di associare a loro, a Natalie e a Tony.
Concetti che mai avrebbe voluto
associare a loro.
Improvvisamente è curioso: vuole
sapere, deve sapere se c'è qualcosa di diverso tra loro.
Se
c'è qualcosa di più.
Per forza. Deve essere così,
non c'è altra spiegazione. Altrimenti come potrebbe Natalie sapere della scottatura di Tony?
Anche Vanessa lo sa, certo, ma la casualità con cui la detective
gliene ha chiesto aggiornamenti...
Lo stomaco gli si stringe in una morsa
quando un altro pensiero si materializza nella sua mente: e se i due
vivessero insieme? L'ipotesi gli sembra di primo acchito così
assurda che gli viene persino da ridere. È impossibile, non ha il
minimo senso, non può essere.
E se invece lo fosse?
Possibile?
Tony e
Natalie.
La scena appena
vista gli si ripresenta davanti agli
occhi a ripetizione, lo sguardo della mente ogni volta puntato su un
particolare diverso. È solo dopo qualche replay, però,
che Paul si
accorge di essersi già convinto della sua folle teoria: nel
ricordo
non cerca indizi per sconfessare l'ipotesi, ma piuttosto per
avvalorarla. Il sorriso, il tocco sulla spalla, la risata, i corpi
protesi l'uno verso l'altro... per quanto adesso si sforzi di
riavvolgere il nastro e di alterare i significati che ha costruito
attorno a ogni singolo gesto, Paul non riesce a non pensare che Tony
e Natalie formino ormai una coppia, che stiano insieme, che condividano
lo stesso tetto, che si preparino la colazione a vicenda, che sappiano
l'una degli incidenti dell'altro.
Che siano ciò che Paul e Natalie non saranno più.
È come una doccia fredda, ma l'uomo non ha il
tempo di realizzarlo fino in fondo, né tanto meno di
razionalizzarlo: la sala degli interrogatori si rianima, tornano i detective
seguiti a ruota da sospettato e legale, e il tutto riporta Paul alla
realtà, al caso di omicidio che stanno analizzando e alla necessità
impellente di tirar fuori una confessione da quell'uomo il prima
possibile.
La professionalità vince in un baleno e Paul ha solo un secondo per tornare in sé: ogni singolo
pensiero riguardante la probabile relazione sentimentale tra i suoi
colleghi viene ricacciato indietro, accantonato in un angolo della
mente che l'uomo sa che, suo malgrado, non vede l'ora di riaprire, ma con il quale non farà i conti almeno fino a
quando non saranno tutti sicuri di non dover rivedere le loro strategie e
i loro ruoli.
«L'interrogatorio riprende alle
16.26.»
La sua gelosia deve aspettare.
Angolino di Menade Danzante:
Salve!
Ho il sospetto che questa non sia
proprio la serie più popolare sul fronte italiano, ma a me ha fatto
impazzire. Ho voluto provare ad analizzare la coppia più desiderata
dello show dal punto di vista di chi, alla fine, ci rimette di più.
Spero di aver restituito un personaggio che abbiamo visto
relativamente poco e che abbiamo vissuto come un antagonista, ma che
a me è piaciuto davvero molto.
La OS partecipa alla
ToBeWritingChallenge2023
di BellaLuna,
questo mese con il prompt “Unrequited Love”.
Alla
prossima!
Menade
Danzante
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