La pioggia del 2 febbraio

di gabryTheGift
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Durante i primi anni di scuola, la sua maestra le spiegò che la pioggia non era altro che il risultato di una spietata battaglia tra le nuvole bianche e le nuovole grigie.

La pioggia era il risultato della vittoria di quelle più scure e cattive. Il sole, invece, decretava la vittoria di quelle più candide e pure.

Con il tempo capì che quella era una menzogna, come la storia di Babbo Natale.

Parole dolci, storie che raccontano la vita e allo stesso tempo la trasformano con la speranza di non far troppo male al cuore degli ingenui bambini.

Pochi anni dopo, quella stessa bambina guardava la pioggia attraverso i vetri di una casa che conosceva molto poco.

Il giorno prima le avevano detto che sua nonna era andata in cielo.

Cosa significasse esattamente quella frase ancora doveva capirlo.

Le avevano detto che non l'avrebbe più vista e allo stesso tempo le negarono di vederla un'ultima volta.

Così facendo le avrebbero risparmiato un dolore, almeno così le spiegarono.

Intanto pensava che, visto che non l'avrebbe più potuta vedere, avrebbero potuto concederle un ultimo strano saluto.

Mai più. Non l'avrebbe più vista. Mai più.

Non aveva mai analizzato quelle due piccole parole anche se da sempre le piacevano tanto le parole.

Le piaceva leggerle e scriverle per tutto il giorno ma il vero significato di quelle due brevi paroline messe insieme non le era ancora molto chiaro.

Significava davvero che dopo quei momenti non avrebbe più rivisto sua nonna? 

Che non avrebbe mai più sentito il suo profumo e riempito di baci la sua guancia?
Tutto finito.
In un battito di ciglia tutto terminava.

Ad un tratto ricordò vagamente che la sera prima le aveva chiesto di rimettersi presto in forze perchè non vedeva l'ora di mangiare ancora una volta i suoi piatti.
Si sentì una sciocca, una vera stupida, nel ricordare il sorriso dolce su quel viso bianchissimo, delicato e morbido, e ricordare il tono di voce con cui le diceva che l'avrebbe fatto, che avrebbe cucinato ancora per lei.

Ricordava perfettamente l'inclinazione della sua voce e soffrì immensamente, come solo una bambina di appena dieci anni può fare, consapevole che,  innavertitamente, le aveva procurato una dolorosa punturina nel cuore. 

Capì con chiarezza che sua nonna le aveva mentito per regalarle un ricordo, un ultimo dolce ricordo insieme, da conservare nella mente e nel cuore.

Si chiese se avrebbe ricordato per sempre la sua voce, visto che non l'avrebbe mai più sentita.

Si chiese se avrebbe per sempre ricordato il suo profumo e il calore del suo abbraccio.

E si chiese, per l'ennesima volta, se davvero era sparita nel nulla. Se davvero una sola notte bastava per portare via una persona per sempre. 

Sarebbe quindi andata via per sempre? È cosa significava per sempre? In quel caso significava solo non tornare più? E non tornare più per andare dove?

Nessuno le aveva spiegato niente e lei, che tanto amava le parole, non riusciva a mettere in fila quelle giuste da usare. Nella sua testa un po' ci riusciva ma con la voce le risultava impossibile.

Che avrebbe fatto adesso? Lei era l'unica che la capiva, da cui si sentiva capita. Questo significava che non avrebbe più nemmeno potuto guardarla negli occhi?

Era davvero tutto così definitivo?

Intanto guardava ancora quella pioggia scendere giù dal cielo e un pensiero nacque spontaneo dal suo cuore: anche il cielo è triste, anche il cielo piange.




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