Perfino le allodole

di ariblake_
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“Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni.”
( Shirley Jackson -  L’incubo di Hill House. )
 
 
 
Gennaio 2018
 
Nell’universo di cose che appartengono a Laurits e a Laurits soltanto ci sono un’infinità di pantaloni neri e camicie bianche, le scarpe creepers con la fantasia leopardata, una vecchia edizione de Il Maestro e Margherita che cade letteralmente a pezzi – la costa rigida si è staccata dalla rilegatura -, una chitarra elettrica, i film di animazione dello studio ghibli, il k-pop, tutti i manga de l’Attacco dei Giganti allineati in modo disciplinato sulla mensola sopra il letto.
È il mondo che si è costruito. E, come ogni adolescente, il suo mondo è solo una stanza: pareti ottanio e decorazioni scarne, un cuscino rotondo con la faccia ghignante di Jack Skeletron abbandonato sul materasso. Il computer portatile che suo padre gli ha regalato per i diciotto anni appoggiato sulla scrivania, aperto su un programma di grafica e su un forum di giochi di ruolo online.
Laurits si siede spesso lì e fa le ricerche più disparate. Non quelle barbose imposte dalla scuola; ricerche sul mondo, su cosa c’è fuori dall’Islanda. Vivere in un’isola è bellissimo, ma qualche volta è soffocante – invece il resto d’Europa sembra così promettente con i suoi colori, le sue attrazioni, i suoi concerti, i suoi spettacoli a teatro, la gente scoperta già in primavera, le giornate modulate in modo diverso, le foreste.
In Islanda non ci sono foreste. Gli stranieri ci rimangono sempre male quando arrivano e lo scoprono. No, non era una diceria né una leggenda: c’è solo uno scarso due per cento del territorio dedicato alla ripopolazione boschiva. Il resto se lo sono presi i vichinghi durante la colonizzazione.
Da chi discende, il resto del mondo? Laurits si chiede anche questo. Da dove arrivano gli altri europei, gli asiatici, gli africani? La differenza tra loro è un fattore di pelle o qualcosa di più diverso – di più profondo?
Vorrebbe conoscere altra gente. Altri luoghi altri posti altri guai altri balli altre discoteche altre scelte altre paure altre emozioni altro tutto. Gli è capitato di vedere una foto, da poco, di due ragazzi americani che si baciano sotto una bandiera arcobaleno.
Nel segreto della sua stanza c’è anche quello, eccola, l’altra cosa che gli appartiene. Se Laurits si guarda allo specchio vede tante cose che non gli piacciono: i capelli chiari, il viso spigoloso, gli occhi grandi e sporgenti, la bocca da carpa – troppo carnosa per un ragazzo. Eppure riconosce che di quel corpo maschile è fiero, è vivo. Sente che potrebbe essere attratto da qualcosa di speculare, di simile a sé.
Lo è anche stato innamorato. Di Hans. Ma Hans è praticamente identico a Fjor e Fjor è suo fratello anche se loro due non si somigliano ed è strano, troppo. Hans non guarda nessuno ed è timido, abbassa lo sguardo, si morde le labbra, è bellissimo ma di una bellezza che non vuole saperne di avere, non vuole possedere, non la controlla e non la comanda anzi semmai è il contrario – è quell’assolutismo estetico che lo domina ed entra in una stanza ancora prima che lo faccia lui.
Laurits ci ha rinunciato ancora prima di provare. Hans non è la sua storia, lo sa.

Ma questa sì. Ecco, un’altra cosa che gli appartiene: la sua vita, la sua tenacia, il suo essere testardo. L’irrequieta e potente voglia di esistere.


                                                                                                                    
*

 
 
Ciao a tutt*!
Questa è la mia seconda storia ambientata all’interno del “ciclo islandese”. La prima, Dietro ogni cosa bella, è a sua volta in corso. Le due storie sono collegate tra loro, ma possono essere lette singolarmente ed esistono in tempi diversi; la prima è ambientata a ridosso del duemila mentre questa, invece, è più recente ma non troppo. Non voglio svelarvi gli intrecci, qualora voleste leggere.
Posso solo dire che Laurits è un personaggio di cui ho voglia di scrivere da tanto, tantissimo tempo. Questa storia non eccederà mai per lunghezza dei capitoli (forse!) ma cercherà sempre di parlare in modo chiaro e limpido di questo ragazzo che amo e a cui spero di rendere giustizia.
I nomi dei personaggi sono stati rubati alla serie “Ragnarok”, ma oltre a questi non c’è nessun riferimento.
Enjoy it, alla prossima.




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